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Diffusione del cristianesimo in epoca precostantiniana - Wikipedia

Diffusione del cristianesimo in epoca precostantiniana

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

La diffusione del cristianesimo in epoca precostantiniana fu un procedimento complesso in cui, accanto a guadagni ci furono anche perdite significative, rappresentate da 'conversioni' superficiali o ritrattate in momenti di difficoltà e di prova decisivi come le persecuzioni; né è sicuro che tutti coloro che, a vario titolo, provenendo dal mondo pagano, provavano una simpatia per la nuova fede, morissero poi in essa.

Per giudicare il progresso missionario del cristianesimo, basta osservare i risultati: fin dal tempo degli apostoli, quasi da un decennio all'altro, la carta geografica si copre dei nomi delle nuove comunità cristiane, finché al termine del III secolo non sarebbe stato facile trovare in tutto l'Impero romano località di una certa importanza in cui non esistessero cristiani.

Paolo fu un grande missionario, ma non l'unico. Secondo una tradizione, Marco fondò la comunità di Alessandria d'Egitto. Per quanto riguarda Roma, non si sa chi vi abbia portato per primo il cristianesimo. Quando nella primavera del 60 Paolo vi giunse, vi trovò già una comunità numerosa. Sappiamo che Tacito registrò la notizia del mutamento di vita della nobile romana Pomponia Grecina facendolo cadere nell'anno 43, e cioè proprio nel tempo in cui Pietro da Gerusalemme si era recato "altrove". Indubbiamente tale coincidenza non basta per affermare con certezza che Pietro fosse presente a Roma così presto.

Il massimo centro di diffusione del Cristianesimo fu l'Oriente. Per la Bitinia, nell'Asia minore, possediamo la testimonianza certo non sospetta del pagano Plinio il Giovane (61-113), senatore e console romano, che nominato governatore imperiale nella Bitinia e nel Ponto aveva incontrato, già nel 112], un così grande numero di cristiani, che si vide costretto a chiedere all'imperatore Traiano come dovesse comportarsi di fronte ad essi. In Siria nelle città più importanti si era già insediata alla fine del I secolo una comunità di cristiani. Dall'Asia Minore e dalla Siria il cristianesimo si propagò nella Mesopotamia. In Egitto la missione cristiana penetrò abbastanza presto. Alessandria fu certamente il suo maggior centro di diffusione.

In Occidente Roma continuò ad essere il maggior centro della nascente chiesa. Ai tempi di Decio (III secolo) la comunità cristiana di Roma apparve tanto minacciosa che egli avrebbe accolto con maggior tranquillità e rassegnazione la notizia dell'elezione di un suo rivale al potere imperiale, piuttosto che quella di un nuovo vescovo di Roma. Nel 251 si riunirono a Roma in un sinodo circa sesanta vescovi italiani.

Nell'Africa settentrionale, nel II secolo, il cristianesimo aveva piantato profonde radici. Sulle origini cristiane dell'Africa esistono due tesi contrapposte: per alcuni il cristianesimo africano è venuto dall'Oriente, attraverso l'Egitto e la Libia, per altri da Roma.

In Gallia, Marsiglia aveva probabilmente fin dal I secolo una comunità cristiana. Nel II secolo, le comunità di Lione e di Vienne acquistarono grande importanza. Nell'anno 177, 49 cristiani subirono il martirio a Lione. Nel III secolo il numero delle comunità crebbe in tutta la Gallia.

Le più recenti scoperte archeologiche hanno rivelato l'esistenza di luoghi di culto cristiani nella Germania meridionale, tutti risalenti al III secolo.

Oltre i confini dell'impero romano, nel 226 esistevano circa 20 vescovati nella regione del Tigri.

I successi missionari per quanto riguarda il numero dei convertiti sono piuttosto ridotti. Ben raramente essi riuscirono nelle singole città a guadagnare più di qualche famiglia o piccoli gruppi familiari. Non si trovano infatti in nessun luogo tracce di conversioni in massa.

L'idea di alcuni storici recenti, che il cristianesimo si sarebbe diffuso alla maniera di un'ondata di entusiasmo, è errata. Il modo di diffondersi così poco appariscente e silenzioso rende per altro difficile riconoscere come siano andate le cose nei singoli casi.

L'amicizia personale formava la base per attirare molti a Cristo; tuttavia ci si serviva pure di incontri più casuali. Spesso l'apostolato personale era completato da gesti di aiuto e di bontà. Lo stesso modo di vivere dei cristiani era già di per sé un grande annuncio del vangelo. Anche la testimonianza dei martiri produceva i suoi effetti. Certamente il cristianesimo si diffuse soprattutto mediante la predicazione orale e in proporzioni assai minori mediante la propaganda degli scritti. Fin quasi alla metà del II secolo sentiamo parlare di profeti o maestri che si recano da un luogo all'altro. Il filosofo] e martire Giustino era uno di questi. Convertitosi dal paganesimo, divenne l'apologista più importante del II secolo. Sembra però che tali predicatori privati non sempre fossero graditi ai vescovi.

Altri fattori favorirono la rapida diffusione del cristianesimo in questo breve periodo:

  • l'esistenza di una sola lingua e cultura;
  • lo straordinario sistema viario e di comunicazioni.

Però i cristiani costituivano una piccola minoranza. Soprattutto le campagne rimasero a lungo pagane (da pagus, pagani erano detti coloro che abitano nei villaggi, in campagna); dovevano divenire oggetto di una vera e propria spinta missionaria solamente molto più tardi.

Per quanto riguarda la recezione sociale, la diffusione del cristianesimo si realizzò in prevalenza tra le persone libere di condizione più umile o fra appartenenti al 'ceto medio' che, nella società del tempo, oltre ai liberti, comprendeva cittadini liberi come mercanti, artigiani e altri del variopinto mondo delle professioni manuali; gente che non aveva, in genere, accesso all'educazione superiore e che godevano di una modesta proprietà personale. Il cristianesimo fu escluso a lungo dalle classi superiori, anche perché le cariche senatoriali comportavano inevitabilmente una serie di compiti religiosi, come il pubblico sacrificio, che agli occhi di un cristiano non potevano non apparire idolatriche.

Un posto a parte occupano le donne, facilitate nella loro adesione alla nuova fede per un verso dal fatto di non essere legate da mestieri "difficili", come il militare o l'insegnante, per un altro dalla natura stessa della comunità cristiana, con quel concetto di fratellanza universale che offriva loro una dignità e un'uguaglianza in genere ignote nella società antica.


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