Dante Corneli

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Dante Corneli (Tivoli, 6 maggio 1900 – Tivoli, 10 settembre 1990) è stato uno scrittore italiano, convinto antifascista, comunista, antistalinista, per molto tempo fu perseguitato sia dal fascismo che dallo stalinismo.

	« La peggiore democrazia è melgio del migliore comunismo »

^[1].

[modifica] Cenni biografici

Dante Corneli per necessità di famiglia inizia a lavorare a 10 anni; subisce in un incidente di lavoro l'amputazione di due dita di una mano e si dedica all'attività sindacale iscrivendosi nel 1919 al PSI; dopo il congresso di Livorno passa al Partito Comunista d'Italia.

È costretto alla fuga in URSS nel 1922, in quanto ferisce a morte in uno scontro con una revolverata uil segretario del fascio di Tivoli (Guglielmo Veroli), probabilmente in una azione degli Arditi del popolo che erano ben organizzati nel periodo a Roma e dintorni^[2]. Dopo diverse peregrinazioni arriva a Pietrogrado e sposa una sovietica. Dante Corneli è oppositore di Stalin aderendo al gruppo di Lev_Trotsky, Grigorij_Zinov'ev, Lev_Borisovič_Kamenev.

Con l'arresto di Trotsky e la sconfitta dell'opposizione interna bolscevica viene emarginato dal partito comunista russo a cui si era iscritto ma nel 1927 fa autocritica e viene reintegrato. Il suo passato e la sua autocritica non seguita da una chiara dimostrazione di fedeltà a Stalin nonché i suoi trascorsi di Trotskista lo portano all'arresto dal NKVD nel giugno 1936 ed all'internamento nel campo di Vorkuta, oltre il circoli polare artico, in Siberia.

Prima dell'arresto si era risposato e grazie alla sua capacità di lavoro, dovuta alla sua ingegnosità nel risolvere problemi pratici, nonché grazie ai buoni rapporti con i detenuti che erano destinatari delle sue "invenzioni", aventi come effetto un minimo di allegerimento nel duro lavoro, riesce a sopravvivere più dei dieci anni tipici del campo e nel 1948 può tornare dalla moglie e dal figlio nato poco prima dell'arresto. Nel 1949 è di nuovo fermato ed inviato al soggiorno obbligato con la famiglia a Igarka, paese situato nel circolo polare artico. Solo nel 1960 potrà stabilirsi, sempre con la famiglia, in Ucraina, e infine nel 1965 può tornare in Italia in cui ha contatti con il dirigente comunista Umberto Terracini che lo aiuta ad ottenere il visto per il rientro nel paese di origine.

Nel 1970 si stabilisce in Italia definitivamente mentre la famiglia rimane in URSS e subisce le conseguenze della scelta di Corneli. Dante Corneli comunque non cede ai ricatti e resta per denunciare la persecuzione di Stalin a danno dei comunisti che non si erano allineati alla stategia stalinista. Tenta di srivere le sue memorie di denuncia dello stalinismo ma viene ostacolato e tramite l'aiuto di Umberto Terracini nel febbraio 1977 può far uscire il libro "Il redivivo tiburtino" presso la casa editrice La Pietra, collegata a Pietro Secchia.

Il periodo in cui vengono rese pubbliche le memorie di Corneli è quello relativo al compromesso storico e non vi è interesse ne' per il PCI ne' per la DC alla propaganda del libro. In questo periodo sono ancora forti i gruppi antistalinisti della sinistra comunista sviluppatisi coi movimenti studenteschi e le frange di Autonomia Operaia sono in sviluppo. Dunque le testimonianze di Corneli potrebbero portar acqua al loro mulino. Solo anni dopo con le vicende legate alla dissoluzione dell'URSS e la caduta del muro di Berlino e grazie all' accesso ad archivi riservati russi e tedeschi, il libro viene riconsiderato.

Nel 1990 Corneli muore, senza avere la soddisfazione di vedere come le sue critiche, dunque quelle di un comunista di fede, avessero portato utilità ai movimenti della sinistra italiana, e avessero rinforzato le posizioni critiche allo stalismo ed alla linea del PCI.

La risonanza attorno ai suoi libri fu massima dopo la caduta dell'Urss. Si tentò di distorcere il pensiero di Corneli, confondendolo con una critica del comunismo, e non della sua deviazione stalinista. Esiste una seconda edizione del libro "Il redivivo tiburtino", con una prefazione che non ha nulla a che vedere col pensiero di Dante Corneli. ^[3]

	« Al racconto di Corneli è premessa un’ampia introduzione di Antonio Carioti, tutta tesa a dimostrare che Corneli aveva abbandonato il comunismo (potrebbe anche darsi ma non risulta da nulla scritto da Corneli), che considerava il comunismo un errore e un crimine (niente nei suoi scritti afferma ciò), »

[modifica] Bibliografia

Corneli Dante, 50 anni in Russia, Terzo Libro. L'annientamento della guardia bolscevica, s.e., Tivoli, 1975
Corneli Dante, L’annientamento della vecchia guardia bolscevica, edito in proprio, Tivoli, 1975
Corneli Dante, Rappresentanti del Comintern, dirigenti e funzionari. Persecutori e vittime, s.e., Tivoli, 1979
Corneli Dante, Il dramma dell’emigrazione italiana in Unione Sovietica, edito in proprio, Tivoli, 1980
Corneli Dante, Elenco delle vittime italiane dello stalinismo (dalla Lettera A alla L), edito in proprio, Tivoli, 1981
Corneli Dante, Elenco delle vittime italiane dello stalinismo (dalla lettera M alla Z), edito in proprio, Tivoli, 1982
Corneli Dante, Il redivivo tiburtino, casa editrice la Pietra