Contratto con gli italiani
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Il Contratto con gli italiani è un documento presentato e firmato da Silvio Berlusconi l'8 maggio 2001, cinque giorni prima delle elezioni politiche, nel corso della trasmissione televisiva Porta a Porta condotta da Bruno Vespa. Con esso l'allora capo dell'opposizione si impegnava, in caso di vittoria elettorale, a varare varie riforme riassunte in 5 punti e si impegnava, in caso di mancata realizzazione di almeno 4 punti, a non ricandidarsi alle successive elezioni politiche.
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[modifica] Precedenti
Il Contratto con gli italiani non è un invenzione di Silvio Berlusconi, egli non ha fatto altro che copiare il Contratto con l'America che fu il manifesto elettorale dei Repubblicani durante le elezioni parlamentari del 1994. In quel caso il contratto prevedeva che se eletti i Repubblicani avrebbero realizzato un numero impressionante di riforme nei primi 100 gioni del mandato. In realtà la maggior parte delle riforme erano solo delle promesse populiste che facevano leva sulle paure del cittadino medio. L'espediente funzionò facendo conquistare ai Repubblicani il Congresso[1].
[modifica] Il testo del Contratto
Contratto con gli italiani
tra Silvio Berlusconi nato a Milano il 29 settembre 1936 leader di Forza Italia e della Casa delle Libertà, che agisce in accordo con tutti gli alleati della coalizione, e i cittadini italiani si conviene e si stipula quanto segue.
Silvio Berlusconi, nel caso di una vittoria elettorale della Casa delle Libertà, si impegna, in qualità di Presidente del Consiglio, a realizzare nei cinque anni i seguenti obiettivi:
- Abbattimento della pressione fiscale:
- con l'esenzione totale dei redditi fino a 22 milioni di lire annui;
- con la riduzione al 23% per i redditi fino a 200 milioni di lire annui;
- con la riduzione al 33% per i redditi sopra i 200 milioni di lire annui;
- con l'abolizione della tassa di successione e della tassa sulle donazioni.
- Attuazione del "Piano per la difesa dei cittadini e la prevenzione dei crimini" che prevede tra l'altro l'introduzione dell'istituto del "poliziotto o carabiniere o vigile di quartiere" nelle città, con un risultato di una forte riduzione del numero dei reati rispetto agli attuali 3 milioni.
- Innalzamento delle pensioni minime ad almeno 1 milione di lire al mese.
- Dimezzamento dell'attuale tasso di disoccupazione con la creazione di almeno 1 milione e mezzo di posti di lavoro.
- Apertura dei cantieri per almeno il 40% degli investimenti previsti dal "Piano decennale per le Grandi Opere" considerate di emergenza e comprendente strade, autostrade, metropolitane, ferrovie, reti idriche, e opere idro-geologiche per la difesa dalle alluvioni.
Nel caso che al termine di questi 5 anni di governo almeno 4 su 5 di questi traguardi non fossero stati raggiunti, Silvio Berlusconi si impegna formalmente a non ripresentare la propria candidatura alle successive elezioni politiche.
In fede,
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Il contratto sarà reso valido e operativo il 13 maggio 2001 con il voto degli elettori italiani
[modifica] Valore giuridico del contratto con gli Italiani
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Motivo: possibile ricerca originale (vedi aggiunta anonima in cronologia) Vedi anche: Progetto diritto Portale diritto Segnalazione di MarcoK (msg) 02:13, 27 mar 2008 (CET)
Non esiste alcun elemento certo a favore della tesi della non giuridicità del Contratto con gli italiani. E' priva di pregio, infatti, la tesi - già sostenuta in questa voce di Wikipedia - secondo cui esso non avrebbe la natura giuridica di un contratto, perché secondo l'art. 1321 del Codice civile tale è "il negozio con il quale due o più parti costituiscono, regolano o estinguono rapporti giuridici patrimoniali" e nel contratto con gli italiani invece, nonostante il preambolo ("si conviene e stipula quanto segue"), l'unica firma è quella di Berlusconi. E ciò, non solo perché per la validità del contratto con gli italiani non è prevista alcuna forma scritta, ma anche perché la suddetta tesi non considera che il contratto con gli italiani può essere qualificato come contratto con obbligazioni del solo proponente (art. 1333 del Codice civile), visto che l'unico impegno in esso previsto è quello assunto dal solo proponente Silvio Berlusconi di non ricandidarsi, alle successive elezioni politiche, per il caso della mancata realizzazione di almeno quattro dei cinque traguardi indicati nello stesso contratto. Dal fatto, poi, che non è immediatamente individuabile un contenuto patrimoniale dei vincoli nascenti dal contratto con gli italiani non può farsi discendere tout court l'affermazione della non vincolatività giuridica dello stesso contratto, ma, al massimo, solo l'affermazione dell'inesistenza di un rapporto contrattuale nascente dal contratto in questione. Il rapporto giuridico, infatti, è diverso da quello contrattuale e non coincide con quest'ultimo. In ogni caso, non può negarsi che il contratto con gli italiani era rivolto agli elettori italiani e che questi ultimi, volendolo, potevano accettare il contratto e, più precisamente, la proposta contrattuale in esso contenuta, inviando al proponente Silvuio Berlusconi una semplice dichiarazione di accettazione della proposta, con tutto ciò che ne deriva in termini di nascita di un vincolo, se non contrattuale, certamente giuridico, specie considerando il fatto che il contratto con gli italiani è stato predisposto da Silvio Berlusconi utilizzando una terminologia strettamente tecnico giuridica. E ciò, al fine - dichiarato dallo stesso Silvio Berlusconi - di differenziare il suo contratto con gli italiani da qualsiasi promessa elettorale pronunziata in Italia prima del 2001. La tesi del valore solo politico del contratto con gli italiani è, dunque, priva di qualsiasi appiglio e, soprattutto, smentita dalla stessa dichiarata intenzione di Silvio Berlusconi di sottoscrivere qualcosa che si differenziasse da qualsiasi altra promessa politica.[citazione necessaria]
In data 15 novembre 2005 il Circolo di Lecce di Italia dei Valori, unitamente a tutti i cittadini sottoscrittori, diffidarono apertamente Berlusconi dal ripresentarsi alle elezioni politiche del 2006.
La riforma delle aliquote IRPEF del 2005, introdotta dallo stesso Governo Berlusconi, aboliva la fascia esente da tasse che nel 2003 riguardava i redditi fino a 7000 euro. Chi aveva ricevuto un "aumento" fino alla pensione minima, subiva con le tasse una sottrazione di quanto erogatogli: chi riceveva 518 euro per 12 mensilità, con un reddito inferiore a 7000 euro, veniva a ricadere nello scaglione tassato col 23% di IRPEF.
Nel febbraio 2006 una pensionata di Udine (R.G.) di 77 anni tramite il suo avvocato Vitto Claut ha denunciato Silvio Berlusconi per inadempienza contrattuale riguardo al punto 3 del contratto, che prevedeva l'innalzamento delle Pensioni minime a 516 euro. Il Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, è stato convocato davanti al giudice di pace di Udine alle 9 di mercoledì 29 marzo 2006. L'iniziativa è promossa a livello nazionale dall'associazione dei consumatori Codacons, dalla Lista Consumatori e dall'Italia dei Valori. Il legale della donna ha affermato che tramite il "Contratto con gli italiani" Silvio Berlusconi ha "unilateralmente emesso un'offerta al pubblico, rivolgendo a tutti gli italiani una proposta di contratto che, con il voto, poteva essere accettata e sottoscritta". Un contratto che, si legge nell'atto di citazione, con la vittoria della CDL, "obbligava Silvio Berlusconi, in qualità di Presidente del Consiglio a realizzare nei cinque anni di governo, diversi obiettivi", tra i quali l'"innalzare le pensioni minime ad almeno un milione di lire al mese (516 euro)". Malgrado quelle promesse e dichiarazioni, prosegue l'atto, "il contratto non è stato rispettato: R.G. tutt'ora non gode di una pensione minima pari ad un milione di lire".
[modifica] L'applicazione dei cinque punti
Un grande dibattito è nato sul fatto che tali punti siano stati rispettati o meno, prima della candidatura alle elezioni del 2006.
[modifica] Abbattimento della pressione fiscale
Berlusconi si impegnava a passare ad un sistema a due aliquote, una al 23% (per i redditi fino a circa 100.000 euro) e una al 33% (per i redditi oltre i 100.000 euro), con l'aggiunta dell'esenzione dalle tasse per i redditi minori di 11.000 euro; prevedeva inoltre l'abolizione totale delle tasse sulle successioni e sulle donazioni.
La manovra ha portato alla modifica degli scaglioni fiscali: fino a 7500 € vi è l'esenzione totale, da 7.500 a 26.000 il 23%, da 26.000 a 33.500 il 33% da 33.500 a 100.000 il 39%, oltre i 100.000 il 43 %.
Secondo i dati dell'ISTAT la pressione fiscale dal 2001 al 2004 è diminuita dello 0,1%, dal 40,7% al 40,6%. Secondo le stime del governo Berlusconi la pressione fiscale dal 2001 al 2004 sarebbe diminuita dello 0,4%, dal 42,2% al 41,8% del prodotto interno lordo[2].
Secondo le stime di Marco Travaglio e Peter Gomez, invece, la pressione fiscale nel corso della legislatura è complessivamente aumentata, tenendo conto degli aumenti delle tasse degli enti locali e delle tariffe[3].
Durante il mandato del Governo Berlusconi, le due aliquote non sono state introdotte, mentre le tasse sulle successioni e sulle donazioni sono state effettivamente abolite anche per i redditi oltre i 350 milioni di lire. L'estensione dell'esenzione totale dal pagamento del'IRPEF ha raggiunto 10.000.000 di italiani.
[modifica] Poliziotto di quartiere e diminuzione dei reati
Il contratto siglato nel 2001 prevedeva «l'introduzione del poliziotto, carabiniere o vigile di quartiere nelle città col risultato di una forte riduzione del numero dei reati rispetto agli attuali 3 milioni».
I poliziotti di quartiere sono stati introdotti gradualmente e secondo le stime del ministero dell'Interno ad agosto 2005 sono arrivati a circa 2200, coprendo circa 500 dei quartieri o delle zone da 10.000 abitanti (ovvero in teoria circa il 9% della popolazione italiana).
Il numero dei reati è tuttavia aumentato nel corso della legislatura: nei primi 2 anni, dal 2001 al 2003, l'incremento è stato del 6,7% annuale[4], e dal 2003 al 2004 le denunce di reato che hanno portano ad azione penale sono aumentate del 3,7%[5] [3]. Nel 2001 inoltre, in base ai conti dell'Istat, il numero dei reati non era di 3 milioni ma di 2.163.826.
Questo è dovuto all'aumento vertiginoso delle truffe telematiche, quasi inesistenti nel 2001. Invece sono diminuiti in modo consistente molti reati di forte impatto sociale: omicidi (-17%), rapine in banca (-9,7%), rapine agli uffici postali (-19%), furti in abitazione (-34,4%), furti di autoveicoli (-26,2%), scippi (-24,8%), furti nei negozi (- 21%), borseggi (-9,2). Per non parlare dei reati connessi alla droga (-14,5%) e alla prostituzione (-25,2%). Anche per le rapine in villa, fenomeno recente e di tanto vasta risonanza, nel 2005 si è registrata una diminuzione del 18%.
[modifica] Aumento delle pensioni minime
Il terzo punto del contratto prevedeva «l'innalzamento delle pensioni minime ad almeno 1 milione al mese» (cifra espressa nelle vecchie Lire, ovvero 516 Euro).
Nel 2001 la UIL ha calcolato che gli anziani che ricevevano meno di un milione al mese di pensione, erano 5.901.244; e alla fine del 2002 sono saliti a circa 8 milioni, secondo le stime dell'economista Tito Boeri. Coloro che hanno effettivamente incassato l'aumento a un milione di lire (516 euro) sono stati 1 milione e 800 mila, circa il 25%, mentre circa 6 milioni continuano a percepire una pensione inferiore. Per mantenere la promessa infatti sarebbero serviti da 11 ai 17 miliardi di euro (circa 1 punto e mezzo del PIL). Per questo Berlusconi secondo la UIL decide di aumentarle solo a chi ha più di 70 anni e che non cumuli un reddito di coppia superiore a €6.800 annui (clausola non menzionata nel contratto) [3].
Secondo il sociologo analista dei dati Luca Ricolfi, questo punto del programma è stato invece pienamente raggiunto, perché gli anziani aventi diritto alla minima, hanno avuto l'aumento, incrementato successivamente per l'inflazione a €551. Sempre secondo Ricolfi in un'intrevista al Corsera Magazine, alla domanda se Berlusconi avesse onorato il contratto con gli italiani, risponde: No. E non doveva presentarsi alle elezioni se era un uomo d'onore. Aveva mantenuto completamente solo una promessa su cinque, quella delle pensioni. In media le promesse di Berlusconi erano state mantenute solo al 60%.
[modifica] Apertura cantieri
Il quinto punto prevedeva «L'apertura dei cantieri per almeno il 40% degli investimenti previsti dal "Piano decennale per le Grandi Opere"».
Il ministro per le infrastrutture Pietro Lunardi sostiene che se si considerano oltre alle opere cantierate previste dal Contratto con gli italiani anche quelle affidate, si arriverebbe a giugno 2006 al 45%.
Va considerato tuttavia che il tempo che intercorre dall'affidamento, non conteggiato dal Contratto con gli italiani, fino all'apertura del relativo cantiere può essere parecchio. Considerando unicamente le effettive aperture dei cantieri, i dati del ministero delle Infrastrutture mostravano che a gennaio 2006 si è raggiunto il 21,4% degli investimenti previsti; nel caso si avverassero le previsioni del ministero per le Infrastrutture, riportate nel documento denominato bilancio sulla Legge obiettivo a quattro anni dalla sua approvazione, si arriverebbe entro giugno 2006 al massimo a coprire il 25,4%[6].
[modifica] Dimezzamento della disoccupazione
Il quarto punto prevedeva il dimezzamento dell'attuale tasso di disoccupazione con la creazione di un milione e mezzo di nuovi posti di lavoro.
L'obiettivo del dimezzamento non è stato raggiunto. Secondo l'Eurostat al gennaio 2001 il tasso di disoccupazione era il 9,9% (il dimezzamento avrebbe richiesto di scendere quindi al 4,95%); cinque anni dopo, nel 2006 era sceso al 7,1%, il minimo storico secondo l'ISTAT, ma comunque al di sopra del 4,95%.
L'obiettivo della creazione di 1 milione e mezzo di nuovi posti di lavoro, in base ai dati pubblicati da Il Sole 24 Ore non è stato raggiunto. Infatti, nonostante nel 2006 si sia raggiunto il massimo storico di occupati pari a 22,5 milioni [citazione necessaria], all'8 gennaio 2006 l'incremento totale degli occupati era stato 1.074.000 unità, da cui andrebbero detratte 343.000 persone frutto della regolarizzazione del sommerso degli immigrati ammessi alla "sanatoria", scendendo così a circa 700 mila. Da considerare anche che nel 2001 il riferimento era inplicito alla creazione di posti di lavoro con i tipici contratti a tempo determinato o indeterminato. È vero anche che l'80% dei contratti precari in scadenza vengono convertiti in quelli a tempo indeterminato, ma bisogna considerare che solo il 32% del totale di quei contratti arriva al suo termine previsto
[modifica] Il dibattito sull'attuazione
La realizzazione degli impegni del Contratto con gli italiani è discussa.
Silvio Berlusconi ha più volte affermato pubblicamente che quattro dei cinque sono stati rispettati. Il primo punto, vale a dire la riduzione delle aliquote, non è stato attuato a causa delle resistenze all'interno della coalizione di centrodestra.
Studi scientifici in questo senso sono stati condotti da Luca Ricolfi e secondo quanto dice Berlusconi, dall'università di Siena; stessa università che precisa però che per '...realizzazione dell' 84% del contratto...' intende la '...presentazione dei suddetti punti tramite disegni di legge...' mai votati.
I critici di Berlusconi invece hanno affermato che nessuno dei cinque punti è stato rispettato. Riguardo alla promessa di non ricandidarsi in caso di non raggiungimento degli obiettivi, i giornalisti Peter Gomez e Marco Travaglio hanno commentato ironicamente: «Pur avendo mancato tutti e cinque i traguardi, Silvio Berlusconi si ricandida. Così non mantiene nemmeno il sesto e ultimo impegno»[3].
[modifica] Note
- ^ Pietro Scaruffi - Il terzo secolo - cap. Il Contratto con l'America e i 100 giorni - Feltrinelli (1996)
- ^ Governo Berlusconi, Documento di programmazione economica e finanziaria per il 2006-2009.
- ^ a b c d Peter Gomez e Marco Travaglio, Le mille balle blu, pp. 397-404 (2006, Rizzoli, ISBN 8817009431).
- ^ Rapporto del Censis pubblicato il 3 dicembre 2004
- ^ Francesco Favara, procuratore generale, Inaugurazione dell'anno giudiziario 2005.
- ^ Il Sole 24 Ore, 6 gennaio 2006
[modifica] Bibliografia
- Peter Gomez, Marco Travaglio. Le mille balle blu, BUR Biblioteca Universale Rizzoli, 2006, ISBN 8817009431
- Luca Ricolfi. Dossier Italia. A che punto è il "Contratto con gli italiani", Bologna, Il Mulino, 2005
- Luca Ricolfi. Tempo scaduto. Il «Contratto con gli italiani» alla prova dei fatti, Bologna, Il Mulino, 2006, ISBN 8815108882
[modifica] Voci correlate
[modifica] Collegamenti esterni
- Diffida a Berlusconi sul Contratto da parte di Italia dei Valori di Lecce
- Sondaggio APCOM-IPSOS: contratto non rispettato per il 60% degli Italiani (25/01/2006)
- Articolo (documento .pdf) del quotidiano economico Il Sole 24 Ore
- Una "bufala" sul Contratto
- Articolo di Luca Ricolfi su La Stampa.it, 15/02/2006