Polizia di prossimità
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Per Polizia di prossimità s'intende quel settore della Polizia di Stato e dell'Arma dei Carabinieri particolarmente legato al territorio. In Italia, la Polizia di prossimità è attuata attraverso i Poliziotti ed i Carabinieri di Quartiere. Tali figure professionali sono nate nel dicembre 2002, dapprima in forma sperimentale in 28 province, per poi estendersi progressivamente su tutto il territorio nazionale. Il loro inserimento era previsto nel cosiddetto contratto con gli italiani sottoscritto da Silvio Berlusconi nel corso della campagna per le elezioni politiche del 2001.
Indice |
[modifica] Origini
Il concetto di Polizia di prossimità trae le mosse dalla Polizia di comunità, proposta negli Anni '60 negli Stati Uniti d'America. Particolarmente significativa anche l'esperienza francese degli Anni '80 che, per la prima volta in Europa, ha realizzato nuove modalità operative di polizia radicate sul territorio. Il modello francese è stato poi ripreso dai Paesi Bassi, dal Belgio e dalla Spagna.
[modifica] Che cosa fa
La “polizia di prossimità” si realizza mediante un nuovo approccio operativo, ispirato dall'esigenza di avvicinare sempre di più la polizia - innanzitutto tramite i suoi operatori - ai cittadini. In questa prospettiva si colloca la sperimentazione su larga scala del poliziotto, carabiniere o vigile «di quartiere» : il Poliziotto ed il Carabiniere di quartiere si associano all'attività svolta dalle altre pattuglie "automontate" che si occupano del controllo del territorio; non a caso questi agenti sono collocati nell'organico dell'Ufficio Prevenzione Generale e Soccorso Pubblico (U.P.G.S.P.) della Questura, per quanto attiene alla Polizia di Stato, e dei Comandi Stazione Carabinieri, per quanto riguarda l'Arma. Questi operatori svolgono la loro attività in "zone" o "quartieri", individuati in sede prefettizia e aventi una popolazione non superiore ai 30.000 abitanti circa, generalmente - ma non sempre - a piedi, al fine di favorire un contatto più diretto con i cittadini.
Il carattere di “prossimità”, qualifica in modo molto complesso l’attività di polizia di sicurezza, preventiva : la “vicinanza fisica” al cittadino, è il carattere più evidente, visibile di questo modello, ma la filosofia che lo sottende è il “continuo ed immediato adattamento delle procedure operative alle realtà sociali presenti sul territorio”, sempre più diversificate e complesse, onde garantire al cittadino - utente, adeguate forme di comunicazione - e collaborazione - così da coinvolgerlo nel processo di “produzione” della sicurezza.
La polizia di prossimità incarna il concetto di una «sicurezza partecipata», che si estende oltre i fatti penalmente rilevanti, sino a comprendere manifestazioni di diverso genere, ma che incidono sulla tranquillità sociale e sulla percezione stessa della sicurezza : con ciò si vuol dire che nelle moderne società occidentali, visto l’alto livello di complessità interna delle medesime, un’efficace opera di prevenzione penale o dei fenomeni devianti, necessita del concorso fattivo di tutti i soggetti - pubblici e privati - che con il loro intervento possono rendere più efficace il lavoro delle forze di polizia. Per questo la polizia «di prossimità» può rappresentare il primo passo per la realizzazione della polizia «di comunità», intesa come la reale collaborazione di tutte le istituzioni responsabili di qualche aspetto della “sicurezza sociale”, evitando la compartimentazione tra gli enti territoriali, preposti alla prevenzione sociale, e quelli deputati alla prevenzione e repressione criminale (Forze di Polizia a competenza generale, Prefetture, Magistratura), è avvertita da tutti i livelli della società civile.
In Italia le nuove politiche della sicurezza (quelle ispirate alla "nuova prevenzione") sono indirizzate verso il sistema dei “Protocolli d’intesa”, ossia da un variegato insieme di iniziative e forme di “partenariato” che il Ministero degli Interni sta sviluppando intensamente con gli Enti locali, in primis le Regioni, proprio per incrementare e rafforzare le iniziative rivolte alla tutela della collettività, con particolare riguardo alle categorie di cittadini più esposte al pericolo di vittimizzazione: anziani, donne, portatori di handicap, ecc. Gli strumenti di attuazione sono sempre più spesso, quelli tipici di rami del diritto diversi da quello penale: contratti sociali, protocolli, convenzioni, ordinanze, ecc. una gamma variegata di modalità extra-penali di attuazione, utili a regolamentare le relazioni tra amministrazioni centrali e locali, per intervenire direttamente sui fenomeni che in uno specifico contesto destano particolare allarme sociale. Da ciò risulta chiaro che la realizzazione sotto il profilo dell’efficienza e dell’efficacia del modello richiede, sia un’ evoluzione della cultura tecnico – professionale degli operatori di polizia, che una struttura organizzativa estremamente flessibile, quantomeno in questa fase nascente del servizio: la “prossimità” come requisito sia della fase concettuale, organizzativa, del servizio di polizia di prevenzione, orientato al contatto, all’apertura di un canale di comunicazione con il cittadino, che come criterio operativo, teso a realizzare una presenza più visibile degli operatori di p.s. (destinatari di processi formativi qualificati finalizzati a conferire loro le competenze necessarie per interpretare adeguatamente ed assolvere efficacemente il servizio di prossimità).
Così alle attività di contrasto al crimine e di mantenimento dell'ordine pubblico se ne affiancherà un´altra, che mira a capire i disagi della gente, a percepirne in anticipo le richieste di sicurezza ed a consolidare un rapporto di fiducia in virtù del quale il poliziotto e il carabiniere diventano un saldo e rassicurante punto di riferimento sul territorio (Lettera aperta del Ministro dell’Interno B. Pisanu al Corriere della Sera – 02.12.2002).
[modifica] Quanti sono
Alla fine di gennaio 2006, il Ministero dell'Interno ha fornito i dati relativi alla consistenza numerica dei Poliziotti e dei Carabinieri di Quartiere: gli uomini e le donne attualmente adibite a questo servizio sono oltre 3.700, impegnate in 748 aree cittadine.
[modifica] Attrezzature ed uniformi
Oltre alla normale attrezzatura, i Poliziotti ed i Carabinieri di Quartiere sono dotati di un computer palmare e telefono cellulare per una efficace interazione con i cittadini e con i propri uffici. Il Carabiniere di Quartiere si riconosce dalla fascia rossa posta al centro della divisa; il Poliziotto di Quartiere dal particolare cappello in dotazione (il cui modello è noto col nome di kepi).