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Anton Pavlovič Čechov - Wikipedia

Anton Pavlovič Čechov

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Anton Pavlovič Čechov

Anton Pavlovič Čechov (in russo Анто́н Па́влович Че́хов; Taganrog29 gennaio 1860 – Badenweiler15 luglio 1904) è stato uno scrittore, drammaturgo e medico russo[1].

Laureatosi in medicina, condusse una sorta di doppia vita: medico di giorno, scriveva novelle di notte.
Alcune delle sue opere possono rientrare naturalismo letterario ed alla sua opera si ispirò il poeta russo-americano Charles Bukowski.

Indice

[modifica] Biografia

Terzo di sei figli nacque in una famiglia di umili origini: il nonno, servo della gleba, era riuscito a riscattarsi grazie al versamento di una somma di denaro; la madre, Evgenija Jakovlevna Morozova, proveniva da una famiglia di commercianti; il padre, Pavel Egorovič, droghiere in cattive acque, gli impartì una dura disciplina e nel 1875, in seguito al fallimento dell'attività commerciale, fu costretto ad abbandonare il negozio e rifugiarsi a Mosca.

Dopo aver concluso il liceo, Anton raggiunse nel 1879 i genitori a Mosca e iniziò a studiare medicina all'Università cittadina.

A diciannove anni, grazie ai suoi primi lavori letterari e giornalistici pubblicati con vari pseudonimi su riviste umoristiche, poté aiutare economicamente la sua famiglia.

L'arte narrativa di Čechov venne riconosciuta e lodata per primo dallo scrittore Dmitrij Vasil'evic Grigorovič. Strinse un legame di amicizia con Aleksej Suvorin, direttore del giornale conservatore di Pietroburgo Novoe Vremja (Tempo Nuovo), che diventò anche il suo editore. Nel 1884, anno in cui conseguì la laurea e iniziò ad esercitare la professione di medico, riuscì a pubblicare, con lo pseudonimo di Antoša Čechonte, la sua prima raccolta di novelle, Le fiabe di Melpomene, a cui seguì (con lo stesso pseudonimo) "Racconti variopinti" (1886), brevi racconti umoristici sulle vicende di impiegati statali e piccoli borghesi.

[modifica] La fama letteraria

Tomba di Anton Čechov nel cimitero moscovita di Novodevičij
Tomba di Anton Čechov nel cimitero moscovita di Novodevičij

Nel 1887, a causa dei suoi problemi di salute (primi sintomi della tubercolosi) fece un viaggio in Ucraina e al suo rientro iniziò a scrivere "La Steppa". Fu questo l'inizio per Anton dell'attività di scrittore a tempo pieno. Collaborò con molte altre importanti riviste letterarie russe come "Pensiero russo", "Il Messaggero del Nord", "Elenchi russi". Presto raggiunse una grande fama, tanto da divenire uno dei più letti scrittori russi e da rivaleggiare con Lev Tolstoj nel campo della popolarità in Russia.

Dal 1887 cominciò la stesura dei suoi più celebri racconti, presentati finalmente con il suo nome reale. Abbandonato lo stile umoristico, la caratteristica dominante della sua scrittura divenne il pessimismo del triste scorrere della vita, interrotto talvolta da spiragli di speranza e fede nel futuro.

Iniziò anche a scrivere per il teatro, pubblicando nel 1887 Ivanov («Иванов»), opera in quattro atti che ottenne un buon successo sia di pubblico che di critica, e nel 1888 l'atto unico Domanda di matrimonio, seguito nel 1889 dall'atto unico Le nozze.

Nel 1890 si recò, attraversando la Siberia, nell'isola di Sachalin, rovinando la propria salute affrontando questo lunghissimo viaggio, dove era situata una grande colonia penale, per scrivere un resoconto documentato, di taglio sociologico e psicologico, sulle condizioni di vita dei reclusi («tutto ciò che c'è di terribile nella vita si deposita in qualche modo nelle carceri»). La pubblicazione de L'isola di Sachalin, nel 1893, ebbe una grande risonanza, portando alla abolizione delle punizioni corporali, oggetto del libro-denuncia.

Nel 1891 Čechov viaggiò in Francia e in Italia, tornando però presto in patria. Il peggiorare della tubercolosi fece si che trascorresse la maggior parte degli anni seguenti nella sua casa nella tenuta di Melichovo vicino a Mosca, acquistata nel 1892.

Accanto alla famiglia ed al suo giardino, scrisse il suo più celebre dramma, Il gabbiano. Nel 1895 conobbe Lev Tolstoj, con cui strinse un'amicizia durevole.

Non riprese più la professione medica se non in caso di gravi emergenze, come l'epidemia di colera del 18921893 durante la quale si adoperò per lo più gratuitamente. Nel frattempo scrisse il terribile racconto intitolato Mugichi (1897).

[modifica] Gli ultimi anni

Čechov con Maksim Gorkij a Jalta
Čechov con Maksim Gorkij a Jalta

Nel 1897, ammettendo la gravità della sua malattia, venduta la tenuta di Melichovo, soggiornò per diverso tempo in case di cura in varie località europee, a Biarritz, Nizza, fino a stabilirsi nel 1899 a Jalta, nel clima secco della Crimea.
Qui riprese la sua passione per la natura, curando un nuovo giardino.
Nonostante il male, il suo impegno sociale continuò nella costruzione di tre scuole. Nel 1899 promosse una raccolta di fondi a favore delle popolazioni della regione del Volga colpite dalla carestia.

Nel 1900 venne eletto membro onorario dell'Accademia russa delle scienze, carica da cui diede le dimissioni due anni dopo, contestando l'espulsione di Maksim Gor'kij. Nel 1901 sposò la celebre attrice del Teatro d'arte di K. Stanislavskij, Ol'ga Knipper, che fu una delle migliori interpreti delle sue opere teatrali.

Dopo il grande successo della sua ultima commedia, Il giardino dei ciliegi, nella speranza di una guarigione, si recò in Germania, a Badenweiler, località della Foresta Nera. Si spense qui il 2 luglio 1904, assistito dalla moglie. Aveva 44 anni ed era all'apice della sua fama di scrittore e di drammaturgo.

A Čechov è stato intitolato il cratere Čechov, sulla superficie di Mercurio.

[modifica] Opere

  • Platonov (dramma, 1880-1881)
  • Racconti di Melpomene (1884)
  • Il tabacco fa male o I danni del tabacco (1886-1902)
  • Tragico contro voglia
  • Il canto del cigno o Kalkhas 1887-88)
  • Sulla via maestra o Nella strada maggiore (1885)
  • Racconti variopinti (1886)
  • Nel crepuscolo (1887)
  • Miseria (1887)
  • Kastanka (1887)
  • Discorsi innocenti (1887)
  • La steppa (1888)
  • Ivanov (dramma, 1888)
  • La voglia di dormire (1888)
  • L'orco (1889)
  • La proposta (1888-89)
  • Ledri (dramma 1889)
  • I quaderni del dottor Cechov (1891-1904)
  • La corsia n.6 (1892)
  • Il duello (1891)
  • L'anniversario (1891)
  • Il monaco nero (1892)
  • Il gabbiano (dramma, 1895)
  • La mia vita (1895)
  • L'isola di Sachalin (1895)
  • La notte avanti il processo (1895)
  • I contadini (1897)
  • Il racconto di uno sconosciuto (1898)
  • La signora con il cagnolino (1898)
  • Zio Vanja (1899)
  • Tatjana Répina (dramma, 1899)
  • Il diavolo dei boschi (1889-90)
  • Nel burrone (1900)
  • Tre sorelle (dramma, 1901)
  • Il giardino dei ciliegi (1904)

[modifica] Opere giovanili

  • Senza padre (dramma, 1878)
  • Ridi se ti riesce (commedia, 1878)
  • Il diamante taglia il diamante (un atto brillante, 1878)


[modifica] La produzione teatrale

Čechov legge Il gabbiano agli attori del Teatro d'Arte di Mosca
Čechov legge Il gabbiano agli attori del Teatro d'Arte di Mosca

Le commedie di Čechov rappresentano una pietra miliare della drammaturgia di tutti i tempi.

All'inizio del XX secolo, sui suoi testi teatrali il regista Kostantin Stanislavskij elaborò una nuova metodologia della recitazione, per adeguare l'arte drammatica alla espressione di stati d'animo complessi, delle sfumature emozionali di personaggi apparentemente quotidiani, ma portatori di istanze attribuibili ad ogni essere umano.

Anatolij Lunačarskij, nella commemorazione cecoviana in occasione del venticinquesimo anniversario dalla morte dello scrittore, disse che ben pochi tra gli scrittori del passato hanno saputo essere così chiaroveggenti e così infallibili nel guidare gli uomini attraverso il labirinto della vita di ieri. Lo stesso Čechov sembra rispondere con le parole di Ol'ga nelle Tre sorelle:

« ...Le nostre sofferenze si trasformeranno in gioia per quelli che vivranno dopo di noi: la felicità e la pace scenderanno sulla terra e gli uomini ricorderanno con gratitudine e benedizione coloro che vivono adesso... »

(come se chiedesse, perché mai, oggi come ieri, quel tempo sia ancora lontano).

Nessuno tra gli scrittori della vecchia Russia ha saputo ritrarre nella sua produzione artistica tutta la confusione spirituale della vita russa, la tragedia sconfinata della grigia mediocrità, l'esistenza scialba e gretta senza ideali e senza mete o al contrario con troppi ideali e troppe mete, la vita sciupata di uomini corrosi dalla consapevolezza dell'inutilità della loro vegetazione improduttiva, schiavi dell'abitudine di vivere.
Carlo Grabher (traduttore delle opere di Čechov) afferma: I veri eroi cecoviani soffrono di non sapere e la loro volontà, sebbene si spezzi dinanzi all'azione e si ripieghi vinta, non rinuncia, almeno, a un'aspirazione iniziale; essi vorrebbero sapere, vorrebbero agire, vivere, e questo slancio impotente costituisce il vero principio dinamico del loro dramma. L'anima dei veri eroi cecoviani si trova in una situazione spirituale di una ambiguità delicatissima: essi non amano la loro vita, perché non sanno viverla.

[modifica] Citazioni

  • Mi prenda con sé...Il nostro tempo fugge,non siamo più giovani. Che almeno alla Fine della vita non sia necessario nascondersi né mentire...ho cinquantacinque anni, è ormai tardi per cambiar vita. (Polina e Dorn da "Il Gabbiano")
  • Adesso io so, io capisco Kostja, che nel nostro lavoro poco importa se recitiamo o scriviamo, l'essenziale non è la gloria, non è il lustro, non è ciò che sognavo, ma la capacità di soffrire. Sappi portar la tua croce e abbi fede. Io ho fede ,e questo mi allevia il dolore, e quando penso alla mia vocazione, non ho paura della vita. (Nina da "Il Gabbiano")
  • Ecco dinanzi a lei la mia vita e il mio amore. Dove riporli, che farne? Il mio sentimento perisce inutilmente, come un raggio di sole caduto in una fossa, ed io stesso perisco. (Zio Vanja in "Zio Vanja")
  • Nei suoi rapporti con un uomo la donna passa per tre fasi consecutive: prima è una conoscente, poi un'amante, e infine un'amica. (Astrov da "Zio Vanja")
  • Quando manca l'autentica vita, si vive di miraggi. Sempre meglio che niente. (Zio Vanja da "Zio Vanja")
  • Mi sembra che la verità, qualunque possa essere, non sia così terribile come l'incertezza. (Elena Andreevna da "Zio Vanja") No, l'incertezza è meglio...resta sempre la speranza... (Sonja da "Zio Vanja")
  • Noi non possiamo avere la felicità: possiamo solo desiderarla. (Versinin "Tre Sorelle")
  • Magari non sono nemmeno un essere umano; mi pare soltanto, di avere testa, gambe e braccia, e in realtà non ne ho. Forse non esisto: credo di muovermi e dormire, ma forse non è vero. Oh, magari non esistessi! Magari! (Cebutykin da "Tre Sorelle")
  • Verrà un giorno in cui sapremo il perché di tutto questo, di tante sofferenze...Allora non ci saranno più misteri, ma nel frattempo dobbiamo vivere! Bisogna lavorare, solo lavorare... Domani partirò da sola, insegnerò in una scuola e dedicherò tutta la mia vita a chi, forse, ne avrà bisogno. Adesso è autunno, presto arriverà l'inverno che coprirà tutto di neve, e io lavorerò e lavorerò... (Irina da "Tre Sorelle")
  • Dio mio! Passerà del tempo e anche noi ce ne andremo, per sempre. Si dimenticheranno di noi sorelle, dei nostri visi, delle nostre voci e di quante eravamo; ma le nostre sofferenze prepareranno la gioia di chi verrà dopo di noi. La pace e la felicità regneranno sulla terra e quelli che vivranno allora ci ricorderanno con una buona parola e ci saranno grati. Oh, sorelle, la nostra vita non è ancora finita. Vivremo ancora! La banda suona allegra e festosa, e sembra che da un momento all'altro sapremo il perché viviamo e soffriamo...Poterlo sapere, poterlo sapere! (Ol'ga da "Tre Sorelle")
  • Sono un uomo istruito, io; sono abituato a leggere diversi libri importanti, ma non sono ancora riuscito a capire che direzione prendere. Non so, insomma, se valga più la pena di vivere, o di spararmi. Quindi, per ogni eventualità, mi porto appresso una rivoltella. (Epichodov da "Il Giardino Dei Ciliegi")
  • Signore, ci hai dato boschi immensi, campi sconfinati, orizzonti illimitati. Per vivere qui, dovremmo veramente nascere giganti, per non smarrirci. (Lopachinda "Il Giardino Dei Ciliegi")
  • Si, lo amo, lo amo, è così palese! E la pietra che ho al collo mi porterà a fondo, lo so bene, ma io questa pietra la amo, e non posso vivere senza. (Ljubov' Andreevna da "Il Giardino Dei Ciliegi")

[modifica] Bibliografia

  • David Magarshack, Chekov the Dramatist, John Lehman Ed., Londra 1952.

[modifica] Note

  1. ^ Anton Pavlovič Čechov nacque e morì nella Russia imperiale quando era ancora in vigore il calendario giuliano. Il calendario gregoriano venne introdotto solo dopo la rivoluzione d'ottobre; secondo il calendario giuliano allora in vigore Čechov nacque il 17 gennaio e morì il 2 luglio.

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