Teatro all'italiana
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Con la terminologia teatro all'italiana si indicano quelle strutture teatrali caratteristiche dell'architettura teatrale italiana particolarmente diffuse tra il XVIII e XIX secolo.
Le peculiarità architettoniche sono da ravvisarsi principalmente nella sala, a forma di ferro di cavallo, nell'eliminazione delle gradinate a favore della costruzioni di palchetti tra loro separati e divisi per ordini e per una maggiore profondità della scena.
La genesi del teatro all'italiana è da ricercarsi negli studi degli architetti umanisti del XVI secolo, che cercarono una comunione tra la pratica del teatro di corte, agito in cortili e stanze di forma rettangolare, ed il teatro greco e latino, i cui edifici sintetizzavano la necessità urbanistica a quella drammaturgica. Uno dei primi esempi di tale tentativo fu il Teatro sul Campidoglio di Pietro Rosselli, struttura lignea provvisoria eretta a Roma nel 1513 in occasione di festeggiamenti pubblici per la famiglia Medici, nel quale confluiva il bisogno di adattamento delle antiche strutture teatrali (la gradinata per gli spettatori semiellittica ne è un esempio) a quelle normalmente in uso (la forma rettangolare lo fa somigliare alle stanze delle corti dove era uso praticare l'arte teatrale).
Nel 1580 ebbe inizio la costruzione del Teatro Olimpico di Vicenza, su progetto di Andrea Palladio, che dotò la sala di una cavea semicircolare sul modello degli antichi teatri greci. La scena, la cui progettazione si deve a Vincenzo Scamozzi su esplicita richiesta dell'Accademia Olimpica, era profonda 12 metri e, con un gioco prospettico di quinte, rendeva l'illusione prospettica maggiore. In senso più strettamente drammaturgico, lo spazio della recitazione cambia: non si agisce più di fronte alla scena ma dentro di essa, potenziando in questo modo le possibilità sceniche e modificando lo spazio teatrale, in diretto riferimento alla città ideale rinascimentale. Nell'esempio del Teatro Olimpico numerosi scenografi ed architetti troveranno un punto di riferimento per le successive ideazioni dello spazio dedicato all'apparato scenografico, tecnico e di azione.
Sempre Vincenzo Scamozzi progettò il Teatro all'antica di Sabbioneta, che vide la luce tra il 1588 ed il 1590. L'ispirazione al Teatro Olimpico è evidente, come per il resto la sala ad emiciclo a "U", che rappresenta la sintesi tra il teatro dei classici e gli spazi della corte. La pianta ad U divenne quindi il compromesso tra il recupero dell'antichità classica e le nuove esigenze spaziali del teatro moderno.
Fu grazie agli studi di Ferdinando Galli da Bibbiena ed ai progetti del figlio Antonio che la sala dei teatri cambiò la forma da "U" alla cosiddetta "a campana": la differenza sostanziale era una larghezza maggiore del boccascena ed una sostanziale, seppur ridotta, migliorabilità visiva dai palchetti laterali. La comunione tra l'edificio scenico classico e quello moderno aveva infatti imposto una struttura la cui visibilità del palcoscenico era minore dai palchi laterali. Lo svasamento degli ordini, invece, donava una visibilità maggiore, seppur sempre limitata. Non erano, però, solo le migliorie ad interessare il lavoro degli architetti: la scoperta della prospettiva nella scena rendeva necessario un adattamento del punto di osservazione degli spettatori per godere dell'illusione scenica. Alcuni esempi di teatri con pianta a campana sono il Teatro Scientifico di Mantova, il Teatro Comunale di Bologna ed il Teatro Filarmonico di Verona.
Meno utilizzate furono le piante ovoidali e ad ellisse, ravvisabili principalmente nei teatri privati o di modeste dimensioni, spesso frutto di adattamenti di precedenti stabili. Un esempio di maestoso teatro costruito con pianta semiellittica fu però il Teatro Regio di Torino, distrutto da un incendio nel 1936 e ricostruito differentemente. È da sottolineare che gli studi degli architetti e degli scenografi si svilupparono, nel corso del XVII secolo, grazie alla fortuna del melodramma, che impose necessità di ripensare lo spazio scenico in favore di una maggiore spettacolarità e di dare nobiltà all'edificio teatrale come luogo convenzionalmente utilizzato dai ceti abbienti come luogo d'incontro.
Il teatro all'italiana, con la sua divisione in palchetti, rappresentò emblematicamente la struttura sociale dell'Italia dell'epoca: mentre in platea, nei teatri pubblici, si radunava il popolo, i palchetti, la cui gestione era affidata a società di palchettisti, erano affittati annualmente agli aristocratici, che ne potevano fare uso anche per ricevervi degli invitati, mangiare e gestire la propria vita sociale in un salotto pubblico. Tale distinzione dei ceti sociali venne aspramente criticata dagli illuministi, che vi ravvisarono una differenziazione e ghettizzazione dell'umanità. A poco a poco si approntarono anche i palchi reali, solitamente posti su un ordine di fronte al palcoscenico e destinati ad ospitare le famiglie reali: la loro larghezza, più ampia rispetto agli altri e la posizione centrale permettevano sia una migliore visibilità dell'intera scena sia una maggiore visibilità dei monarchi da parte degli astanti e degli attori. Sovente, comunque, alcuni componenti della famiglia reale preferivano assistere allo spettacolo prendendo posto nei palchi di proscenio, che affacciavano direttamente sulla ribalta e permettevano di assistere, spesso non visti, alle performance degli attori ad una distanza ravvicinata.
Tra il XVIII ed il XIX secolo si affermò la struttura "a ferro di cavallo", la cui pianta subiva, rispetto alla sala "a campana", un lieve restringimento del boccascena con la curvatura verso l'interno degli ordini di palchi: in compenso, si approfondiva e si alzava la capienza del retropalco per ospitare torri sceniche e macchine sceniche sempre più complesse. Esempi di questo tipo di teatro furono il Teatro Argentina di Roma, La Fenice di Venezia, il Teatro San Carlo di Napoli, il Teatro Massimo di Palermo (Il più grande d'Italia e il terzo d'Europa) ed il Teatro alla Scala di Milano.
Il modello del teatro all'italiana, sulla scia del successo del melodramma, fu presto importato ed imitato in tutta Europa sino al XX secolo inoltrato, diventando di fatto una delle principali tipologie di strutture teatrali edificate e divenendo al contempo un simbolo non solo del teatro come edificio ma anche della concezione dell'arte teatrale e della sua fruizione: le riflessioni dei teorici del teatro contemporaneo modificarono profondamente questa idea, svincolando le manifestazioni teatrali dall'obbligo delle convenzioni imposte dal teatro all'italiana.