Striscia di Gaza
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Col termine Striscia di Gaza (in arabo قطاع غزة traslitterazione: Qita' Ġazzah/Qita' Ghazzah, in ebraico: רצועת עזה Retzu'at 'Azza) si indica un territorio confinante con Israele e Egitto nei pressi della città di Gaza. Si tratta di una piccola regione costiera (una striscia di circa 360 km² di superficie) ma densamente popolata (circa 1.500.000 abitanti, di cui oltre il 99% palestinesi).
Le principali città sono Gaza (in arabo Ghazzah) e Rafaḥ.
L'area dell'odierna Striscia di Gaza coincide approssimativamente con la Filistia biblica (in ebraico: פלשת Peleshet), abitata dai Filistei (in ebraico: פְלִשְׁתִּים felištīm). Questi erano una popolazione del Medio Oriente antico insediatisi lungo la costa mediterranea approssimativamente intorno al 1175 a.C.. Gli studiosi ipotizzano una possibile continuità culturale tra i Filistei e le popolazioni cretesi pre-greche. Della guerra tra gli Israeliti ed i Filistei, è notissimo dalla Bibbia l'episodio dello scontro tra Davide e Golia. Nell'anno 135 riprendendo l'antico nome dei Filistei l'imperatore romano Adriano rinominò Palestina tutta quella provincia dell'Impero. La denominazione romana, adattata alla fonetica della lingua araba giunta nell'area con l'espansione dell'Islam, è alla base del nome arabo Filasṭīn (in arabo فلسطين), che significa appunto Palestina.
I confini odierni della Striscia di Gaza furono definiti dalle Nazioni Unite seguendo la linea dell'armistizio dopo la guerra del 1948 tra Egitto e Israele; l'area fu dapprima occupata e amministrata militarmente dall'Egitto fino al 1967, poi da Israele dopo la sua vittoria nella Guerra dei Sei Giorni. Con gli Accordi israelo-palestinesi di Oslo del 1993, la "Striscia" fu posta sotto il controllo della costituenda Autorità Nazionale Palestinese.
Il 14 agosto 2005 il governo israeliano ha disposto l'evacuazione della popolazione israeliana dalla "Striscia" e lo smantellamento delle colonie che vi erano state costruite.
Il 15 agosto ebbe inizio l'operazione "Mano tesa ai fratelli", che tendeva a conseguire pacificamente lo sgombero dei coloni israeliani insediatisi nelle Striscia di Gaza e in alcuni insediamenti della Cisgiordania. I soldati israeliani passarono casa per casa, tentando di convincere i coloni rimasti a partire.
Il governo israeliano ordinò ad ogni colono di nazionalità israeliana di abbandonare gli insediamenti entro la mezzanotte, considerando chiunque fosse rimasto oltre il limite prefissato in condizione di illegalità. Dopo la mezzanotte, il governo concesse due giorni di tolleranza, durante i quali le colonie furono progressivamente circondate da 40.000 militari e poliziotti israeliani, in un'area in cui la concentrazione di abitanti per metro quadrato rappresentava una delle più alte in assoluto di tutto il globo, con l'intuibile degrado dei servizi e la scadentissima qualità della vita.
Tutti i coloni che partirono entro la mezzanotte del 16 agosto, ebbero la possibilità di utilizzare mezzi propri e si videro riconosciuto il diritto all'indennizzo stanziato dal governo. Trascorsi i due giorni di tolleranza, dalla mezzanotte del 17 agosto ebbe inizio l'evacuazione forzata: i militari furono autorizzati ad imballare ed a caricare in container beni e mobili rimasti nelle case. I coloni ancora presenti furono spostati di forza dagli insediamenti.
Nella colonia di Nevé Dekalim, l'insediamento più importante della regione, si sono avuti gli scontri più violenti. Qui vivono più di 2.600 persone. In serata era circondato dalla polizia e dai militari. Secondo fonti da verificare un portavoce dell'esercito, parlando degli elementi israeliani più oltranzisti che rifiutavano di abbandonare il territorio palestinese occupato dal 1967, affermò che «il nostro problema non sono gli abitanti originari ma i militanti contrari all'evacuazione che si sono infiltrati illegalmente a Gaza».
Lo sgombero della Striscia terminò il 22 agosto, con il trasferimento delle ultime famiglie della colonia di Netzarim. I soldati impegnati nell'evacuazione furono trasferiti in Cisgiordania, dove vennero evacuati i coloni di Hamesh e Sa-Nur.
L'11 settembre, con una cerimonia molto sobria svoltasi presso i resti della colonia di Nevé Dekalim, i comandanti militari di Israele ammainarono la loro bandiera a Gaza. Verso sera, lunghe colonne di mezzi militari israeliani abbandonarono la Striscia.
Il 12 settembre 2005 il territorio della Striscia di Gaza passò in mano palestinese, e gli abitanti ebbero accesso alle aree che erano state loro precedentemente vietate. Alcuni palestinesi ne approfittano per vendicarsi dell’occupazione dando fuoco alle sinagoghe abbandonate e a circa 10 milioni di dollari di infrastrutture fra cui serre per coltivazioni. Il partito di al-Fatah governa in questo modo ufficialmente sulla striscia di Gaza, primo pezzo dello stato di Palestina.
[modifica] Scontri tra Hamas e Fatah
Dopo quasi 2 anni di controllo da parte di al-Fatah, vengono indette nuove elezioni che vedono vincitore il partito integralista Hamas, che si installa nella Striscia di Gaza con l'intenzione di imporre la legge islamica al nuovo stato. Durante il mese di giugno 2007 la tensione tra Hamas, uscita vincitrice dalle elezioni in striscia di Gaza, e al-Fatah, il partito del presidente dell'Autorità Nazionale Palestinese residente in Cisgiordania, sfocia in scontri aperti tra le due fazioni che in pochi giorni fanno un centinaio di morti.
Il 14 giugno 2007 Hamas, dopo una campagna militare efficace e violenta, conquista la sede militare dell'Anp arrivando di fatto al controllo dell'intera Striscia di Gaza.
L'Unione Europea, così come gli USA, considerando Hamas come un'organizzazione terroristica, interrompono l'invio degli aiuti in Striscia di Gaza, che vede così peggiorare le condizioni di vita dei propri abitanti. Inizia contestualmente una nuova fase del conflitto tra Hamas ed Israele che vede, da parte Israeliana, missioni di guerra e assassinii mirati contro esponenti palestinesi giudicati particolarmente pericolosi alla sua sicurezza, e da parte palestinese il lancio continuo di missili Quassam e tiri di mortaio contro installazioni e città Israeliane. Tale fase di guerra causa vittime tra i due eserciti in lotta, ma anche tra civili Israeliani e Palestinesi.
Il 1 marzo 2008, l'esercito dello Stato di Israele invade direttamente l'area con forze blindate ed aeree e, dopo aver distrutto installazioni militari di Hamas e tunnel per l'importazione illegale di armi, ritorna nelle proprie basi in Israele.
Attualmente il Territorio della Striscia di Gaza è completamente sotto il controllo del movimento palestinese Hamas. Proprio per il controllo esercitato da Hamas la Striscia di Gaza non riceve più direttamente aiuti umanitari da parte di Europa e USA.
La situazione di vita della popolazione di Gaza è in certi momenti assai drammatica, a causa della penuria di prodotti essenziali o voluttuari(cibo, latte, carburante, sigarette...), e dell'impossibilità di esportare qualsiasi manufatto prodoto nella Striscia. Questa situazione di tensione ha di recente (23 gennaio 2008) anche provocato l'abbattimento a furor di popolo di alcune postazioni di frontiera con l'Egitto al valico di Rafah, allo scopo di permettere a migliaia di persone di rifornirsi di vari generi di prima necessità presso i negozi egiziani sul confine. I soldati egiziani hanno subito questa piccola crisi senza arrivare all'uso della violenza, per espressa consegna del presidente egiziano Mubarak.
[modifica] Altri progetti
- Articolo su Wikinotizie: Crisi energetica a Gaza: disattivata la centrale elettrica 21 gennaio 2008