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Piero il Gottoso - Wikipedia

Piero il Gottoso

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Ritratto di Piero il Gottoso (sul cavallo bianco a destra del padre Cosimo) nell'affresco della Cavalcata dei Magi della cappella dei Magi di Palazzo Medici-Riccardi a Firenze, opera di Benozzo Gozzoli (si riconosce anche dal motto Semper sulla bardatura del suo cavallo)
Ritratto di Piero il Gottoso (sul cavallo bianco a destra del padre Cosimo) nell'affresco della Cavalcata dei Magi della cappella dei Magi di Palazzo Medici-Riccardi a Firenze, opera di Benozzo Gozzoli (si riconosce anche dal motto Semper sulla bardatura del suo cavallo)

Piero de' Medici detto il Gottoso (Firenze1416 – Firenze2 dicembre 1469) è stato un nobiluomo italiano, signore di fatto di Firenze per cinque anni, dal 1464 al 1469.

Era il figlio primogenito di Cosimo il Vecchio pater patriae e Contessina de' Bardi, nonché padre di Lorenzo il Magnifico e Giuliano de' Medici.

Indice

[modifica] Biografia

Affetto da un'infermità che gli valse il soprannome, un'uricemia ereditata dal padre, fu quello in famiglia che ne soffrì maggiormente, dovendo spesso stare per lunghi periodi a letto. Da lui la malattia si trasmise al ramo familiare che gli discese (si pensi per esempio ai problemi di salute di Lorenzo de' Medici o a Leone X).

Quando Cosimo fu esiliato (1433-34) egli lo seguì a Venezia e poi viaggiò in alcune corti del nord Italia, come Ferrara, dove fu ospite degli Estensi. In questa occasione poté assorbire la raffinata cultura di corte e grazie anche a illuminati insegnamenti divenne un ottimo conoscitore delle lingue classiche.

Nel 1444 si sposò con Lucrezia Tornabuoni, una donna colta e saggia, appartenente a un'importante famiglia fiorentina da sempre alleata ai Medici. Da essa ebbe cinque figli: Maria, Lucrezia detta Nannina (1447-1493), Lorenzo (1449-1492), Bianca, Giuliano (1453-1478) e due maschi di nome ignoto morti dopo il parto. Inoltre ebbe un figlio di nome Giovanni. La famiglia di Piero pare che sia stata ritratta nella Madonna del Magnificat di Sandro Botticelli, con la moglie ritratta come la Madonna.

L'educazione che i figli ebbero fu d'alto rango, in un ambiente molto colto e raffinato, con maestri di elevato livello.

Finché il padre fu in vita, la sua figura fu piuttosto secondaria, anche a causa dei problemi di salute. Fu anche l'ultimo della famiglia Medici a ricoprire la carica di gonfaloniere, il capo temporaneo del governo della Repubblica fiorentina, nel 1461, una carica che durante la Signoria di fatto di Cosimo il Vecchio veniva affidata solo a persone di sua stretta fiducia.

Quando salì al potere era già cinquantenne, ma anche se non aveva l'energia di suo padre, la sua abilità politica ne fu all'altezza. Come capo del Banco Medici ne mantenne la direzione senza intoppi nelle attività commerciali e finanziarie. Quando però decise subito di richiedere indietro molti prestiti a lungo termine concessi dal padre, spesso a sostenitori del partito mediceo, portò a un'ondata di malcontento per il consistente numero di mercanti che andarono in bancarotta, i quali passarono alla fazione opposta a quella dei Medici.

[modifica] La congiura di Luca Pitti

Non occorse molto tempo perché si arrivasse a una vera e propria congiura, ordita dal ricchissimo Luca Pitti, attorno al quale si erano radunati alcuni importanti fiorentini, come Diotisalvi Neroni, Angelo Acciaiuoli, Niccolò Soderini e Pierfrancesco de' Medici, cugino di Piero, con l'aiuto di armati di Borso d'Este, Duca di Modena e Reggio Emilia, comandate da suo fratello Ercole d'Este. I congiurati vedevano in Piero un tiranno e il loro piano prevedeva di assalirlo con un'imboscata sulla via che usava per andare alla villa di Careggi, per poi marciare con la città con l'esercito estense.

Tutto fu predisposto per il 26 agosto 1466, ma Piero ebbe una soffiata da Giovanni Bentivoglio, signore di Bologna, e per incastrare i congiurati si affidò alla destrezza del figlio Lorenzo: dopo essere usciti insieme da Firenze, Piero deviava verso una strada secondaria, mentre Lorenzo, appena adolescente, procedette da solo; quando incontrò gli assalitori appostati essi gli fecero delle domande circa suo padre e lui con fermezza li convinse che Piero si era attardato e che stava seguendolo su quella stessa via, per cui non avevano che da aspettarlo. Quando i congiurati si accorsero del trucco ormai Piero era già a Firenze, dove il popolo, radunato in assemblea, lo acclamava e gli confermava per dieci anni l'autorità.

La congiura fu quindi un totale insuccesso e Piero ne uscì rafforzato. Dopo la vittoria la sua condotta fu di esemplare moderazione: nessuna delle condanne a morte dei responsabili ordinate dalla Repubblica venne eseguita per sua esplicita volontà. Egli non volle infatti che il suo successo fosse macchiato di sangue.

[modifica] La guerra contro Venezia

Un secondo momento difficile del governo di Piero fu la guerra contro Venezia (1467), per via dell'appoggio di Firenze a Francesco Sforza, il nuovo Duca di Milano acerrimo nemico della Serenissima. L'esercito veneto però, guidato da Bartolomeo Colleoni, fu sconfitto a Imola dalle truppe di Milano, Napoli e Firenze.

Tra le importanti onorificenze ricevute da Piero ci fu quella del Re di Francia Luigi XI, che gli concesse di rivestire una palla del suo stemma con i tre gigli d'oro su campo azzurro, appartenenti allo stemma Angiò.

[modifica] L'ultimo anno

Nel 1469 Piero era ormai prostrato dalla malattia e con grande difficoltà riusciva ad alzarsi da letto. Prima di morire per un'emorragia cerebrale il 2 dicembre però, poté assistere ad un altro importante successo per sé e la sua casata. Riuscì a far sposare il suo primogenito Lorenzo con la nobile romana Clarice Orsini, appartenente alla famiglia dell'orso, così legata alla corte pontificia. Quella fu la prima volta che un personaggio nobile entrava nell'albero genealogico familiare e rappresentò la salita di un ulteriore gradino nell'inarrestabile ascesa familiare.

Morì nel rammarico generale della popolazione e fu sepolto nella basilica di San Lorenzo, accanto al fratello Giovanni; le loro tombe sono decorate da una statua di Andrea del Verrocchio, commissionata dai suoi due figli Lorenzo e Giuliano.

[modifica] Mecenatismo

Piero seguì la tradizione familiare del mecenatismo artistico. Rispetto al padre Cosimo però il suo gusto era più raffinato e eclettico, soprattutto dopo la frequentazioni delle corti del nord-Italia, in particolare Ferrara, e la sua influenza smussò l'austerità del primo Rinascimento fiorentino.

In architettura commissionò a Michelozzo interni e opere in scala ridotta ma molto sofisticate, che testimoniano le sue preferenze estetiche e intellettuali: rientrano in questa serie i due tempietti del tabernacolo del Crocifisso nella basilica di San Miniato al Monte (1447 circa) e quello per la miracolosa Annunciazione nella basilica della Santissima Annunziata (1448-1452). Sono opere ben diverse dalla solenne austerità tipica di Cosimo il Vecchio: dalle eleganti forme, ricche di dettagli ricercati e minuti, hanno con colori netti e vivaci, lucenti di materiali preziosi.

Commissionò lavori, tra gli altri, a Mino da Fiesole, Andrea del Verrocchio, Alesso Baldovinetti, Beato Angelico, Domenico Veneziano, i fratelli Pollaiolo, Filippino Lippi e a Benozzo Gozzoli; quest'ultimo realizzò gli affreschi della Cappella dei Magi nel Palazzo di famiglia, dove in entrambe le opere compare ritratto con i figli. Piero compare anche nella tavola dell'Adorazione dei Magi di Sandro Botticelli, assieme ai figli. Piero seguì personalmente il procedere dei lavori, come ci testimoniano due lettere indirizzate a Benozzo Gozzoli che ci sono pervenute.

Nel Palazzo Medici esisteva poi uno studiolo realizzato su suo incarico da Michelozzo e Luca della Robbia (1456 circa), oggi perduto, dove aveva sistemato le collezioni più pregiate di famiglia in un ambiente decorato da pannelli lignei intarsiati e medaglioni di terracotta policroma invetriata.

Si interessò anche dei pittori fiamminghi, le cui opere iniziavano in quegli ad arrivare a Firenze.

Aumentò le collezioni di libri pregiati della famiglia, ma raccolse anche arazzi, cammei antichi, gemme, armi da parata e strumenti musicali.

[modifica] Discendenza

Nome Nascita Morte Note
Maria 1445 1472 Sposò Leonetto de' Rossi
Bianca 1446 1488 Sposò Guglielmo de' Pazzi
Lucrezia detta Nannina 1447 1493 Sposò Bernardo Rucellai
Lorenzo detto “il Magnifico 1449 1492 Signore di Firenze, sposò Clarice Orsini
Giuliano 1453 1478 Assassinato durante la Congiura dei Pazzi. Ebbe un figlio con Fioretta Gorini che divenne Papa Clemente VII
Figlio maschio Di nome e data di nascita ignota, morì infante
Figlio maschio Di nome e data di nascita ignota, morì infante
Giovanni Figlio naturale sposò Luigia di Giovanni de' Medici

[modifica] Altri progetti

[modifica] Collegamenti

Predecessore: Signore di fatto di Firenze Successore: [[Immagine:|30x30px]]
Cosimo il Vecchio 1464-1469 Lorenzo il Magnifico I
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