Palazzo Ximenes da Sangallo
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Il palazzo Ximenes-da Sangallo o Panciatichi-Ximenes si trova in Borgo Pinti 66, all'angolo con via Giusti, a Firenze.
Indice |
[modifica] Storia
Circa nel 1490 i celebri fratelli Giuliano e Antonio da Sangallo acquistarono il terreno per costruire la loro abitazione, che progettarono essi stessi. Giorgio Vasari racconta di come in questo palazzo i due fratelli "Condussero in Fiorenza nelle lor case una infinità di cose antiche di marmo bellissime...", facendo del palazzo una sorta di museo personale, pari a quelli dei potenti signori che servirono nella loro vita; vi figuravano statue antiche e moderne e dipinti di celebri artisti quali Sandro Botticelli e Antonio del Pollaiolo. Nonostante le massiccie dimensioni, le due facciate creano un armonico rapporto tra vuoti e pieni, con un'elegante commistione tra superficie ed elementi decorativi.
I loro discendenti continuarono ad abitare il palazzo ma la collezione venne via via dispersa per incuria, fino alla cessione del palazzo nel 1603 al portoghese Sebastiano Ximenes, la cui famiglia aveva accumulato una cospicua fortuna con i commerci. In quel periodo vennero approntate modifiche al palazzo ad opera dell'architetto Gherardo Silvani, che ampliò l'edificio e creò il giardino, oggi purtroppo molto ridimensionato dopo che venne sacrificato nel 1865 per far passare la nuova via del Mandorlo (oggi via Giusti).
Nel 1702 vennero ristrutturati alcuni ambienti interni.
Dopo la rivoluzione francese il palazzo fu abitato dal Ministro residente della Repubblica Francese, una tale Giot, e per due notti ospitò anche l'Imperatore Napoleone Bonaparte (30 giugno e 1 luglio 1796). A quell'epoca Napoleone non aveva ancora fondato il Regno d'Etruria e si trovava in Toscana per cercare le parentele con le quali voleva fondare le sue pretese di nobiltà.
Con l'estinzione degli Ximenes nel 1816 il palazzo passò ai Panciatichi per via ereditaria ed i due fratelli Bandino e Leopoldo lo arricchirono facendolo ristrutturatre da Niccolò Matas tra il 1839 e il 1840, in particolare ingrandendo il palazzo sul lato del noviziato di San Salvatore che i fratelli avevavno da poco acquistato.
Dopo essere passato più volte da un proprietario all'altro, attualmente è posseduto dalla famiglia Arrigoni degli Oddi.
[modifica] Architettura
La facciata risale all'intervento seicentesco del Silvani, con un portale inconriciato dal bugnato affiancato ai lati da due coppie di finestre inginocchiate, sopra le quali si trovano le semplici aperture a riquadro del mezzanino.
Al piano nobile si apre una terrazza (non poggiante sul portale, come in altri palazzi progettati dal Silvani), e quattro finestre con architrave sporgente, sottolineate da una cornice marcapiano all'altezza dei davanzali. Campeggia sopra il portale della terrazza un grande stemma degli Ximenes. Peculiari sono le due grandi lanterne che pendono accanto al portale centrale.
L'atrio fu decorato da due scale simmetriche nel 1702, dal complesso disegno curvilineo spezzato, e da un soffitto a cornici tipicamente rococo. Dai due portali laterali si accede agli scaloni per i piani superiori.
Al piano nobile si trovano alcuni ambienti di grande suggestione, come il vasto Salone da Ballo, decorato da stucchi e da grandi quadrature con affreschi di rovine.
Vicina si trova una sala che da sul cortile, con un soffitto affrescato con scene mitologiche. Per la presenza degli stemmi dei Panciatichi e Ximenes la decorazione di questa sala dovrebbe risalire alla prima metà dell'Ottocento, quando due componenti delle due famiglie si unirono in matrimonio. Vi si trovano alcune riproduzioni di dipinti come il famoso ritratto di Lucrezia Panciatichi di Agnolo Bronzino.
Al piano terra dopo l'androne si trova un cortile decorato al centro un Ercole che lotta contro il leone, forse di Giovanni Baratta; ai lati, entro nicchie , si trovano un Apollo e una Diana.
Sul lato est una loggia molto ampia separa il palazzo dal giardino. Sul giardino il palazzo presenta una sfarzosa apertura a serliana.
Il giardino ha tratti ottocenteschi, con una grande aiuola centrale attorno alla quale girano vialetti in ghiaia, che aprono vari scorci sul palazzo. In un'aiuola si trova una piccola meridiana solare.
[modifica] Cuariosità
- Questa zona nel Cinquecento era abitata da molti artisti, per la sua vicinanza con l'Accademia del Disegno (Firenze), allora situata nella Basilica della Santissima Annunziata presso la cappella di San Luca. Vissero in questa zona Pontormo, Perugino, Andrea del Sarto (Casa in via Giusti), Federico Zuccari (nella ex-casa del Del Sarto alla quale affianco il Palazzo Zuccari), il Giambologna (a Palazzo Quaratesi), ecc.
[modifica] Altre immagini
Napoleone a Firenze |
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Nel 1796 il generale Napoleone Bonaparte visitava Firenze e la Toscana in cerca di presunte parentele che gli stavano molto a cuore. Entrò a Firenze accompagnato dal suo Stato Maggiore e da una scorta di dodici dragoni in alta uniforme. Dopo essersi alloggiato al Palazzo Ximenes presso il ministro francese Giot, ed aver passato la notte, il mattino successivo era in programma un pranzo a Palazzo Pitti, ospitato dal Granduca Ferdinando III di Asburgo-Lorena.
I due avevano in comune l'età di ventisette anni, ma caratteri e interessi di fondo opposti. Con una carrozza degna di un monarca Napoleone lasciò il Palazzo Ximenes accompagnato oltre che dalla scorta personale da cento soldati dello sparuto esercito toscano, anche se, forse su sua esplicita richiesta, prima del pranzo visitò la Galleri granducale, cioè gli Uffizi e, tramite il Corridoio Vasariano, la Galleria Palatina di Palazzo Pitti, accompagnato dal direttore della collezione Tommaso Puccini. Le cronache ricordano come il futuro imperatore rimase colpito dalla Venere Medici, al punto di chiedere ironicamente al Puccini se lo Stato di Toscana avrebbe dichiarato guerra se "qualcuno" avesse pensato di trasferire a Parigi quela capolavoro. In effetti Napoleone aveva già messo gli occhi sulla statua che su un suo preciso ordine avrebbe preso la via per il Louvre dopo l'occupazione francese e la fondazione del Regno d'Etruria. Durante il pranzo ciascuno cercò rimanere su un effimero livello di cordialità evitando il più possibnile di esprimere il proprio pensiero, mentre la sera Napoleone asistette a uno spettacolo teatrale, prima di tornare a Palazzo Ximenes e ripartire il mattino dopo. |
[modifica] Bibliografia
- Toscana Esclusiva XII edizione, Associazione Dimore Storiche Italiane 2007.
- Vedi anche la bibliografia su Firenze.
[modifica] Altri progetti
- Wikimedia Commons contiene file multimediali su Palazzo Ximenes da Sangallo
Itinerari tematici a Firenze: Case di artisti |
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