Matteo I Visconti
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Matteo I Visconti (nato ad Invorio il 15 agosto 1250 - Crescenzago 24 giugno 1322) figlio di Teobaldo Visconti (nipote dell'arcivescovo di Milano Ottone Visconti) e di Anastasia Pirovano. Matteo, che fu uomo d'arme e fedele servitore del prozio Ottone nella sue battaglie e nella conquista del potere su Milano. Nel 1287 lo zio Ottone lo fece nominare Capitano del Popolo del potente Comune lombardo. Da allora Matteo fu fino alla morte - sulle orme di Ottone - Signore di Milano e, in tale veste, sottomise alla sua signoria l'intera Lombardia, parte del Piemonte e dell'Emilia inglobando anche Bologna e Genova.
Indice |
[modifica] Vita
[modifica] I primi anni
Matteo era figlio di Teobaldo (o Tibaldo) Visconti che morì decapitato a Gallarate nel 1276 e che, a sua volta, era figlio di un fratello di Ottone Visconti, Obizzo, Signore di Massino, Albizzate e Besnate e di Anastasia Pirovano, forse nipote del cardinale Uberto Pirovano, arcivescovo di Milano.
Nell'agosto 1269 Matteo prese in sposa Bonacosa Borri (NC-1321), figlia del capitano Squarcino Borri, che gli avrebbe dato dieci figli.
Nel dicembre 1287, quando suo prozio Ottone lo fece nominare Capitano del Popolo Matteo aveva 37 anni. In tale funzione sarà riconfermato due anni più tardi e, nel 1291, il Consiglio generale della città lo nominò "Signore" senza un vero mandato in tal senso dell'imperatore Rodolfo I. Quest'ultimo lo avrebbe tuttavia nominato già nel maggio 1294 suo vicario generale per la Lombardia.
[modifica] Le eterne lotte con i Torriani
Nel 1295 dopo la morte di Ottone si scatenò un periodo di lotte per la dominazione di Milano fra i simpatizzanti del vicario imperiale di parte ghibellina e i guelfi, partigiani del papa e sostenuti dal popolo condotti dai tradizionali avversari dei Visconti i "Della Torre". Mentre Matteo rilanciava la guera contro Lodi e Crema.
Bene o male Matteo riuscì a mantenersi alla guida della città fino al giugno 1302, quando una Lega costituita dai Torriani e dalle famiglie antiviscontee della città Cremona, Pavia, Piacenza, Novara, Vercelli, Lodi, Crema e del Monferrato guidata da Alberto Scotti lo costrinse all'esilio. La sua dimora milanese fu assalita e saccheggiata e Matteo rimase per vari anni - ospite degli Scaligeri - a Nogarola (Motteggiana).
Nel novembre 1310 Matteo incontrò l'imperatore Enrico VII ad Asti e da questo riceve il mandato perché raggiunga un accordo di pace in Lombardia. Il 4 dicembre di quell'anno fu firmato un accordo tra Matteo e l'arcivescovo Cassone della Torre , in base al quale cariche ed oneri sono ripartiti ra le due famiglie.
Tra il dicembre 1310 e il febbraio 1311 l'imperatore, che - nel frattempo - era stato incoronato pure Re d'Italia il 6 gennaio, tentò di trovare un terreno di intesa tra Torriani e Viscontiani. Ma il 13 febbraio i soldati tedeschi di Enrico VIII devono confrontarsi con i Torriani armati e questi ultimi sconfitti devono lasciare la città.
Il 13 luglio 1311 l'imperatore vendette a Matteo il titolo di vicario imperiale per Milano. Malgrado ciò Matteo non si era ancora liberato dei Torriani.
Fu allora organizzata una lega ghibellina che includeva le città fedeli all'imperatore:Milano, Como, Novara, Vercelli, Bergamo, Brescia, Lodi, Cremona, Piacenza.
Le truppe Guelfe di Passerino della Torre furono sconfitte a Soncino nel marzo 1312. Nel frattempo il 29 giugno Enrico VIII è incoronato imperatore da papa Clemente V, ma già il 24 agosto 1313 l'imperatore muore a Buonconvento in Toscana.
La lega Guelfa ne approfittò per nominare duca di Milano Roberto d'Angiò, il quale sarebbe stato poi nominato da papa Clemente, anch'egli francese, vicario pontifico per la Lombardia nel mese di marzo seguente, appena un mese prima della morte del pontefice.
Gli scontri continuarono e i Torriani impegnarono più volte le truppe milanesi, assalendo città, incitando i ghibellini a sollevarsi. I figli di Matteo dovettero viaggiare fra monti e valli per ristabilire la pace e sottomettere le città ribelli. Nel 1313 le battaglie di Gaggiano e Rho fanno registrare una nuova disfatta per i partigiani dei Della Torre.
Nel 1314 i Torriani saccheggiano l'abbazzia di Morimondo e assediano, invano, Piacenza. I Viscontiani guidati da Marco Visconti secondo figlio di Matteo reagiscono prendendo Tortona e battendo il siniscalco degli angioini l'anno seguente presso il fiume Scrivia, mentre in prossimità di Voghera, Uguccione della Faggiuola, sostenuto da Marco e Luciano Visconti, batte a Montecatini Terme i guelfi toscani.
Ma l'alternanza di sconfitte e vittorie continua, è eletto un nuovo Papa Giovanni XXII, pure francese, deciso ad eliminare i ghibellini dall'Italia settentrionale, il re Roberto d'Angiò riesce a conquistare di sorpresa Pavia, anche se poco dopo deve ritirarsi, ma sull'altro fronte Marco Visconti occupa Alessandria e in seguito Vercelli e a Parma nel 1316 una rivolta popolare scaccia il guelfo Giberto de Correggio vicario angioino.
A partire dal 1317 fra Matteo e il papato inizia la guerra delle scomuniche. Il papa iniziò incaricando due emissari di investigare sulle città ghibelline a cominciare da Milano, Verona e Mantova, ai cui rispettivi Signori viene comunicato l’interdetto papale a portare il titolo di vicario imperiale. Tale misura viene poi estesa a tutti coloro che tale titolo avevano ricevuto dal defunto imperatore Enrico VII. Nel mese di agosto Giovanni Visconti è eletto arcivescovo di Milano dal capitolo della cattedrale, ma il papa si rifiuta di convalidare la decisione del capitolo e nomina arcivescovo Aicardo Antimiani un francescano vicino ai Torrioni. Nel gennaio 1318, i vescovi di Asti e Como accusano Matteo di eresia e lo scomunicano con decisione che nel successivo mese di aprile il Pontefice ratificherà ed estenderà a Cangrande della Scala, Signore di Verona e Passerino Bonacolsi, Signore di Mantova.
Matteo è nel frattempo coinvolto nei conflitti che lacerano le grandi famiglie della città di Genova (Grimaldi e Fieschi di parte guelfa contro Spinola e Doria di parte ghibellina).
[modifica] Gli ultimi anni
Nel 1320 – mentre continua l’altalena di scontri fra Guelfi e Ghibellini - prende avvio ad Avignone il processo avviato da papa Giovanni XXII contro Matteo contro il quale si solleva l’accusa di negromanzia diretta a provocare la morte del Papa con la complicità di Dante Alighieri. Matteo rifiutò di presentarsi innanzi alla corte nella città papale e invocò l’età avanzata e l’ormai precario stato di salute. Il 15 gennaio 1321 si spegne Bonacosa Borri, moglie di Matteo e il mese successivo giunge la sentenza che condanna Matteo in contumacia per necromanzia. In dicembre il papa chiederà all’arcivescovo di Milano di aprire un nuovo processo contro di lui e suo figlio Galeazzo per eresia. L'arcivescovo Aicardo Antimiani lo avvierà e concluderà condannando Matteo quale eretico e disponendo la confisca dei suoi beni e la perdita di tutte le cariche. All'inizio del 1322 addiritttura il cardinale Bertrand du Poujet, l'angelo della pace (pacis angelus) del papa, legato investito dal 1320 di poteri particolari per lottare contro gli eretici in Lombardia, proclama, da Asti, la santa crociata contro i Visconti riunendo i crociati a Valenza, mentre le contese che coinvolgevano Guelfi e Ghibellini e fra di essi vari membri della famiglia Visconti ( Marco, Galeazzo) continuavano in tutta la Lombardia. L'accusa di eresia è poi estesa a tutti i figli di Matteo e ben 1465 citazioni a comparire sono inviati agli uomini più vicini ai Visconti e gli stessi cittadini milanesi sono minacciati dall'inquisizione.
A fine maggio Matteo si ritira a Crescenzago cedendo il potere al figlio Galeazzo che lasciò il comando della città di Piacenza alla moglie Beatrice.Soltanto un mese più tardi all'età di 74 anni Matteo si spegne il 22 giugno 1322.
[modifica] Monumenti legati a Matteo Visconti
[modifica] Voci correlate
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