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Karma - Wikipedia

Karma

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Karma è un termine sanscrito (कर्म, traducibile grossolanamente come agire, azione) che indica presso le filosofie orientali il principio di azione-reazione che regola la vita di tutto ciò che è manifesto nell'universo, vincolando le anime al Saṃsāra (il ciclo di morti e rinascite). Il concetto di Karma è centrale nell'Induismo, nel Buddhismo, nel Sikhismo e nel Jainismo. In Occidente si diffuse nel corso del XIX secolo, divulgato dalla Società Teosofica, ed è al centro di molte discipline New Age. Nel Neopaganesimo, e nella Wicca in particolare, il Karma è legato alla genesi della Rede (Finché non fai del male a nessuno, fa' ciò che vuoi) e della Legge del tre. La cosiddetta "Regola d'oro" nel cristianesimo.

Indice

[modifica] Induismo

Il Karma riguarda sia l'attività o agire in sé sia l'insieme delle conseguenze delle azioni compiute da un individuo nelle vite precedenti. Secondo il principio del Karma le azioni del corpo, della parola e dello spirito (i pensieri) sono insieme causa e conseguenza di altre azioni: niente è dovuto al caso, ma ogni avvenimento, ogni gesto è legato insieme da una rete di interazioni di causa/effetto. Il principio del Karma è valido esclusivamente all'interno del mondo materiale (prakriti) e del ciclo di nascita e morte (Saṃsāra). Se si produce sofferenza o si interferisce negativamente con il Dharma o legge universale, si produce Karma negativo; se si fa del bene, si produce karma positivo. Nelle vite successive (o nella vita corrente) si dovrà pagare o si verrà ripagati per le azioni compiute precedentemente. Il Karma Yoga è uno dei modi di ottenere Moksha ovvero la liberazione.

[modifica] Buddhismo

Il Karma (sanscrito: कर्म , pāli kamma, cinese: 業 pinyin: , giapponese: , tibetano: las) è un "principio universale" secondo il quale un' "azione virtuosa" (che non produce sofferenza) genera benefici nelle vite successive, mentre un'azione "non virtuosa" (che produce sofferenza) genera fastidi e disagi nelle vite successive. Il Karma, dunque, vincola tutti gli esseri senzienti al ciclo del Samsāra poiché tutto ciò che l'essere farà, si ripercuoterà nella vita futura. Quando viene compiuta un'azione non virtuosa, viene depositatato nella vita stessa dei "semi" o "residui" (sans. vāsanā) ) in seguito alla produzione di karma negativo. Quando viene compiuta un'azione virtuosa invece, viene prodotto karma positivo. Questi residui allungheranno la permanenza dell'esistenza nel Samsāra. Esiste però un tipo di Karma - che, effettivamente, "non è" Karma - che non è né positivo né negativo, quello che porta alla "liberazione" (Vimukti). Ogni manifestazione degli esseri senzienti possiede una certa quantità di "semi del Karma", che finché non verranno esauriti, li costringeranno a permanere nel ciclo del Samsāra. Questi "semi" sono frutto di azioni compiute da innumerevoli vite precedenti. Essi non possono diminuire ma possono essere distrutti con il raggiungimento dell'"illuminazione" (Bodhi). Con l'estinzione del debito karmico, l'essere non sarà più vincolato al Karma e quindi al Samsāra e potrà raggiungere il Nirvana. Il significato e il ruolo attribuito alla dottrina del Karma varia a seconda degli insegnamenti delle differenti scuole buddhiste.


« "O monaci, io non insegno altro che l'atto." »
(Mahavastu, ed. E. Senart, I, 246)
« "Il mio atto è il mio bene, il mio atto è la mia eredità, il mio atto è la matrice che mi ha generato, il mio atto è la razza cui appartengo, il mio atto è il mio rifugio." »
(Anguttara Nikàya, trad. David-Neel, Le Bouddhisme, p. 152.)

L'atto nel Buddhismo, e solo in esso, si identifica con l'intenzione (cetana) allorché un gesto compiuto o un pensiero elaborato (prayatna) senza intenzione non produce Karma, spietato o umano che sia. Al contrario, la sola intenzione che non si traduca in gesto o pensiero produce karma e poiché l'intenzione neutra (avyakrta) non può logicamente esistere essa è la sola a produrre karma secondo l'insegnamento buddhista. Condizionata dalla sola esistenza (bhava), la nascita (jati) [1] delle intenzioni non è reversibile e niente di ciò che esiste (tranne il nirvana) che sia una divinità, una pratica rituale, un rimorso, un rimpianto o la morte potrà impedire che se ne formi il frutto, che maturi e che si riversi sull'agente nelle condizioni determinate solo e solamente dall'atto medesimo. Per cui l'implacabile responsabilità personale va ricondotta sempre alle vite precedenti per una piena comprensione ed eventualmente distruzione degli atti medesimi, siano essi positivi (kusala) o negativi (akusala).

« "Le nascite sono esaurite, la condotta pura è stabilita, il compito è adempiuto, non seguirà più un'altra vita." »
(Cāturvargīya-vinaya (Quadruplici regole della disciplina , 四分律 pinyin: Shìfēnlǜ, giapp. Shibunritsu) vinaya della scuola Dharmaguptaka, ed. Taishò Issaikyò (Canone cinese), n. l428, p.789a-b)

Scrive lo studioso theravada Ñanatiloka nel suo dizionario pāli-inglese:

       karma (sanscrito), pāli: kamma: 'azione', correttamente
       inteso denota le volizioni profittevoli o dannose (kusala-
       e akusala-cetanā) e i loro fattori mentali concomitanti,
       che causano la rinascita e modellano il destino degli
       esseri.  Queste volizioni karmiche (kamma cetanā) si
       manifestano come azioni profittevoli o dannose tramite il
       corpo (kāya-kamma), la parola (vacī-kamma) e la mente
       (mano-kamma).  E così il termine buddhista 'karma' in
       nessun senso significa il risultato delle azioni e
       certamente non indica il destino di un uomo, o magari
       persino quello di intere nazioni (il cosiddetto karma
       all'ingrosso o di massa), fraintendimenti che, per via
       di influenze teosofiche, si sono diffusi ampiamente in
       occidente.

               "La volizione (cetanā), o monaci, è quello che
       chiamo azione (cetanāhaṃ bhikkhave kammaṃ vadāmi),
       che per via della volizione si compiono azioni con il
       corpo, la parola o la mente...  C'è karma (azione), o
       monaci, che matura nell'inferno... karma che matura
       nel mondo animale... karma che matura nel mondo degli
       uomini... karma che matura nel mondo celeste...
       Triplice, tuttavia, è il frutto del karma: quello che
       matura nel corso della propria vita, (diṭṭa-dhamma-
       vedanīya-kamma), quello che matura nella prossima
       nascita (upapajja-vedanīya-kamma) e quello che matura
       in ulteriori nascite (aparāparīya-vedanīya kamma)..."
       (Anguttara Nikāya VI, 63).

Ma si tenga presente che nel Buddhismo Mahayana l'errore nella condotta verso la Liberazione è duplice, vale a dire che esso «mette in moto la rinascita e allo stesso tempo è causa della sua estinzione»[2] per diretta conseguenza della visione mahayana dell'ignoranza (avidya) che è duplice, vale a dire falsa conoscenza (viparyasa) e non conoscenza (ajnana) che si risolve con l'eliminazione della prima e l'acquisizione positiva dell'onniscienza buddhica (sarvajna).

« "Se ottenete l'illuminazione alla Legge del Buddha, la saggezza onnicomprensiva e i dieci poteri e manifestate i trentadue segni quella sarà la vera estinzione." »
(Il Sutra Del Loto, La parabola della città fantasma, VII, 182-3 (Esperia Edizioni, Milano, 1998))

[modifica] Note

  1. ^ Quando nel buddhismo si parla di nascita vi si include anche la nascita per trasformazione (opapatika) ossia una manifestazione completa senza genesi:
    « Il Buddha prese il largo e spinse l'imbarcazione con forza e dolcezza. La corrente portava verso di loro un cadavere umano. Il reverendo rabbrividì; lo sramanera rise e gli disse: "Non abbiate paura, maestro. Guardate bene: quel morto siete voi." "È vero!" gridò Porcellino. "Siete proprio voi!" esclamò Sabbioso battendo le mani. Il barcaiolo si congratulò. Quando raggiunsero l'altra riva, Tripitaka scese a terra con un balzo leggero. »
    (Wú Chéng'ēn - Viaggio in Occidente – edizione elettronica per il progetto Manuzio, traduzione originale di Serafino Balduzzi)
  2. ^ Prajnakaramati, commento al Bodhicaryavatara, IX, 77 (ed. da L. de La Vallée Poussin, Calcutta, 1901-5)

[modifica] Voci correlate


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