Giovanni Pico della Mirandola
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Giovanni Pico della Mirandola, Galleria degli Uffizi
Giovanni Pico dei conti della Mirandola e della Concordia - conosciuto semplicemente come Pico della Mirandola, anche se desiderava farsi chiamare Conte della Concordia (Mirandola, 24 febbraio 1463 – Firenze, 17 novembre 1494) è stato un umanista e filosofo italiano.
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[modifica] La dignità dell'uomo
Il pensiero di Pico si riallaccia al pensiero platonico di Marsilio Ficino, senza però occuparsi della polemica antiaristotelica. Al contrario, cerca di riconciliare l'Aristotelismo ed il Platonismo in una sintesi superiore, con elementi culturali e religiosi, come per esempio la tradizione misterica di Ermete Trismegisto e della cabala.
La cabala viene spiegata da Pico come una fonte di sapienza da cui attingere per decifrare il mistero del mondo, e nella quale Dio appare oscuro, in quanto apparentemente irraggiungibile dalla ragione; ma l'uomo può ricavare la massima luce da tale oscurità. Inoltre, Pico pone fortemente il tema della dignità e della libertà dell'uomo. Infatti l'uomo, dice Pico, è l'unica creatura che non ha una natura predeterminata, poiché:
« [...] Già il Sommo Padre, Dio Creatore, aveva foggiato, [...] questa dimora del mondo quale ci appare, [...]. Ma, ultimata l'opera, l'Artefice desiderava che ci fosse qualcuno capace di afferrare la ragione di un'opera così grande, di amarne la bellezza, di ammirarne la vastità. [...] Ma degli archetipi non ne restava alcuno su cui foggiare la nuova creatura, né dei tesori [...] né dei posti di tutto il mondo [...]. Tutti erano ormai pieni, tutti erano stati distribuiti nei sommi, nei medi, negli infimi gradi. [...] » | |
(Giovanni Pico della Mirandola, Oratio de hominis dignitate)
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Dunque, per Pico, l'uomo non ha affatto una natura determinata in un qualche grado (alto o basso), bensì:
« [...] Stabilì finalmente l'Ottimo Artefice che a colui cui nulla poteva dare di proprio fosse comune tutto ciò che aveva singolarmente assegnato agli altri. Perciò accolse l'uomo come opera di natura indefinita e, postolo nel cuore del mondo, così gli parlò: -non ti ho dato, o Adamo, né un posto determinato, né un aspetto proprio, né alcuna prerogativa tua, perché [...] tutto secondo il tuo desiderio e il tuo consiglio ottenga e conservi. La natura limitata degli altri è contenuta entro leggi da me prescritte. Tu te la determinerai senza essere costretto da nessuna barriera, secondo il tuo arbitrio, alla cui potestà ti consegnai. [...] » | |
(Giovanni Pico della Mirandola, Oratio de hominis dignitate)
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Pico della Mirandola afferma, in sostanza, che Dio ha posto nell'uomo non una natura determinata, ma una indeterminatezza che è dunque la sua propria natura, e che si regola in base alla volontà, cioè all'arbitrio dell'uomo, che conduce tale indeterminatezza dove vuole.
Pico aggiunge poi:
« [...] Non ti ho fatto né celeste né terreno, né mortale né immortale, perché di te stesso quasi libero e sovrano artefice ti plasmassi e ti scolpissi nella forma che avresti prescelto. Tu potrai degenerare nelle cose inferiori che sono i bruti; tu potrai, secondo il tuo volere, rigenerarti nelle cose superiori che sono divine.- [...] Nell'uomo nascente il Padre ripose semi d'ogni specie e germi d'ogni vita. E a seconda di come ciascuno li avrà coltivati, quelli cresceranno e daranno in lui i loro frutti. [...] se sensibili, sarà bruto, se razionali, diventerà anima celesta, se intellettuali, sarà angelo, e si raccoglierà nel centro della sua unità, fatto uno spirito solo con Dio, [...]. » | |
(Giovanni Pico della Mirandola, Oratio de hominis dignitate)
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Giovanni Pico, quindi, sostiene che è l'uomo a «forgiare il proprio destino», secondo la propria volontà, e la sua libertà è massima, poiché non è né animale né angelo, ma può essere l'uno o l'altro secondo la «coltivazione» di alcuni tra i «semi d'ogni sorta» che vi sono in lui. Questa visione verrà, seppur solo in parte, ripresa nel 1600 dallo scienziato e filosofo Blaise Pascal, che afferma che l'uomo non è né «angelo né bestia», e che la sua propria posizione nel mondo è un punto mediano tra questi due estremi; tale punto mediano, però, per Pico non è una mediocrità (in parte angelo e in parte bruto) ma è la volontà (o l'arbitrio) che ci consente di scegliere la nostra posizione. Dunque l'uomo, per Pico, è la più dignitosa fra tutte le creature, anche più degli angeli, poiché può scegliere che creatura essere.
[modifica] La critica all'astrologia
Partendo dall'affermazione della piena dignità e libertà dell'uomo a scegliere che cosa essere, Pico della Mirandola muove una forte critica alle credenze e alle pratiche astrologiche, che costituirebbero una negazione di tale piena dignità e libertà. Innanzitutto, egli fa una chiara differenza tra «astrologia matematica o speculativa», cioè l'astronomia, e l'«astrologia giudiziale o divinatrice»; la prima ci consente di conoscere la realtà armonica dell'universo, e dunque è giusta, mentre la seconda crede di poter prevedere l'avvenire degli uomini in base alle congiunture astrali.
Secondo Pico, tale scienza attribuisce erroneamente ai corpi celesti il potere di influire sulle vicende umane (fisiche e spirituali), sottraendo tale potere alla Provvidenza divina e togliendo agli uomini la libertà di scegliere. In sostanza, l'astrologia subordina il superiore (cioè l'uomo) all'inferiore (cioè la forza astrale). Le vicende dell'esistenza umana sono tanto intrecciate e complesse che non se ne può spiegare la ragione se non attraverso la piena libertà d'arbitrio dell'uomo.
Tuttavia, la critica di Pico non si estende anche alla magia: infatti, il mago, per Pico, opererebbe attraverso simboli e metafore di una realtà assoluta che è oltre il visibile, e dunque il mago, partendo dalla natura, può giungere a conoscere tale sfera invisibile (e dunque metafisica) attraverso la conoscenza della struttura matematica che è il fondamento simbolico-metaforico della natura stessa.
"Disputationis adversus astologiam divinatricem" (tale è il titolo dell'opera a cui Pico si dedicò nell'ultimo periodo della sua vita) rimase incompiuto; tuttavia, alcuni concetti base furono ripresi e rielaborati da Girolamo Savonarola nel suo "Trattato contra li astrologi".
[modifica] Opere
- Carmina (Carmi).
- Conclusiones philosophicae, cabalisticae et theologicae (Conclusioni filosofiche, cabalistiche e teologiche) .
- De ente et uno (L'ente e l'uno).
- De omnibus rebus et de quibusdam aliis (Tutte le cose e alcune altre).
- Disputationes adversus astrologiam divinatricem (Dispute contro l'astrologia divinatrice).
- Heptalus (L'Ettalo).
- Oratio de hominis dignitate (Discorso sulla dignità dell'uomo).
[modifica] Curiosità
Di Pico della Mirandola è rimasta letteralmente proverbiale la prodigiosa memoria: si dice conoscesse a mente molte delle opere su cui era fondata la sua cultura enciclopedica e che sapesse recitare la Divina Commedia al contrario, partendo dall'ultimo verso, impresa che pare gli riuscisse con qualunque poema appena terminato di leggere.
Oggi è ancora in uso apostrofare come "Pico della Mirandola" chi sia dotato di ottima memoria.
[modifica] Bibliografia
- Giuseppe Barone. Antologia Giovanni Pico della Mirandola. Milano, Virgilio Editore, 1973.
- Ernst Cassirer. Individuo e cosmo nella filosofia del Rinascimento. Firenze, La Nuova Italia, 1974.
- Eugenio Garin. L'Umanesimo italiano. Bari, Laterza, 1990.
- Henry de Lubac. Pico della Mirandola. L'alba incompiuta del Rinascimento. Milano, Jaca Book, 1994.
- Paola Zambelli. ''L'apprendista stregone. Astrologia, cabala e arte lulliana in Pico della Mirandola e seguaci. Venezia, Saggi Marsilio, 1995 .
- Jean-Paul Sartre. L'esistenzialismo è un umanismo. Milano, Edizioni Pagus-Colonna, 1996.
- Salvatore Puledda. Interpretazioni dell'Umanesimo. Associazione Multimage, 1997.
- Mariateresa Fumagalli Beonio Brocchieri. "Pico della Mirandola". Edizioni Piemme. ISBN 88-384-4160, 1999.
- Giulio Busi,Simonetta Bondoni,Saverio Campanini. The Great Parchment. Flavius Mithridates' Latin Translation, the Hebrew Text, and an English Version in The Kabbalistic Library of Giovanni Pico della Mirandola 1. Torino, Nino Aragno Editore, 2004.
- Saverio Campanini, The Book of Bahir. Flavius Mithridates' Latin Translation, the Hebrew Text, and an English Version in The Kabbalistic Library of Giovanni Pico della Mirandola 2. Torino, Nino Aragno Editore, 2005.
- Saverio Campanini, Talmud, Philosophy, Kabbalah: A Passage from Pico della Mirandola's Apologia and its Source, in M. Perani (ed.), The Words of a Wise Man's Mouth are Gracious. Festschrift for Günter Stemberger on the Occasion of His 65th Birthday, W. De Gruyter Verlag, Berlin – New York 2005, pp. 429-447.
- Leonardo Quaquarelli–Zita Zanardi, Pichiana. Bibliografia delle edizioni e degli studi, Firenze, Olschki,2005(Studi pichiani 10).
- Thomas Gilbhard, Paralipomena pichiana: a propos einer Pico–Bibliographie, in: «Accademia. Revue de la Société Marsile Ficin», VII,2005, pp. 81–94.
- Saverio Campanini, Guglielmo Raimondo Moncada (alias Flavio Mitridate) traduttore di opere cabbalistiche, in Mauro Perani (a cura di), Guglielmo Raimondo Moncada alias Flavio Mitridate. Un ebreo converso siciliano, Officina di studi Medievali, Palermo 2008, pp. 49-88.
[modifica] Voci correlate
[modifica] Altri progetti
- Wikisource contiene opere originali di o su Giovanni Pico della Mirandola
- Wikiquote contiene citazioni di o su Giovanni Pico della Mirandola
- Wikimedia Commons contiene file multimediali su Giovanni Pico della Mirandola
[modifica] Collegamenti esterni
- La vita, il pensiero e l' "Oratio de hominis dignitate" di Giovanni Pico della Mirandola
- Biografia e filosofia di Pico della Mirandola
- Il Centro Internazionale di Cultura Giovanni Pico della Mirandola
- Pico della Mirandola e l'Umanesimo
- (LA) I "Carmina" e l' "Oratio de hominis dignitate"
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