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Evasione ed elusione fiscale - Wikipedia

Evasione ed elusione fiscale

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Nel concetto di evasione fiscale rientrano tutti quei metodi volti a ridurre o eliminare il prelievo fiscale attraverso la violazione di specifiche norme fiscali. Tipicamente avviene attraverso operazioni di vendita effettuate senza emissione di fattura o di ricevuta o scontrino fiscale (le c.d. vendite "in nero"), con conseguente mancata dichiarazione fiscale e versamento d'imposta. Esiste anche una variante molto più grave dell'evasione, la frode fiscale, che avviene con sofisticati meccanismi che creano un'apparenza di regolarità, al di sotto della quale si cela però l'evasione, rendendo così più difficoltosa l'opera di accertamento dell'amministrazione finanziaria. Tipico strumento di frode fiscale è l'inserimento in contabilità di fatture di acquisto false per ridurre l'imponibile fiscale. L'evasione fiscale è punita con sanzioni pecuniarie e oltre una certa soglia di sottrazione di imponibile anche penalmente. La frode fiscale è invece punita molto più severamente della semplice evasione e sempre anche con sanzioni penali dato il suo livello di estrema pericolosità tale da poter compromettere gravemente l'efficienza dell'attività di accertamento tributario.

Indice

[modifica] Differenza con l'elusione fiscale

Non assimilabile all'evasione fiscale, il diverso fenomeno dell'elusione fiscale. L’elusione consiste nel “truccare” la natura dell’operazione con lo scopo di beneficiare di minori imposte. A differenza dell’evasione l’elusione non si presenta come illegale; essa infatti formalmente rispetta le leggi vigenti, ma le aggira nel loro aspetto sostanziale frustrando il motivo per il quale sono state approvate. Ad esempio, se le imposte sulla vendita di un immobile sono del 35% e quelle sulla vendita di azioni del 20%, il possessore dell'immobile può conferirlo in una società per azioni al solo scopo di vendere poi le azioni della società proprietaria dell'immobile con fortissimo risparmio fiscale. Qui l'elusione sta nell'utilizzazione dello strumento società per azioni non per svolgere un'attività d'impresa, ma solo per trasferire la proprietà sostanziale dell'immobile, infatti in questo caso l'acquirente delle azioni in realtà ha acquistato l'immobile, ma in questo modo il venditore ha beneficiato di un'aliquota impositiva fortemente ridotta.

In Italia, esiste una norma antielusiva c.d. generale: l'art. 37-bis del D.P.R. n. 600/1973, secondo il quale sono inopponibili all'amministrazione finanziaria gli atti, fatti e negozi, anche collegati tra di loro, che siano contemporaneamente: privi di valide ragioni economiche, diretti ad aggirare norme tributarie e volti ad ottenere una riduzione del carico fiscale altrimenti indebita.

L'elusione è, quindi, un fenomeno che deve necessariamente e contestualmente contenere le tre componenti previste dalla norma:

  • l'assenza di valide ragioni economiche
  • l'aggiramento di obblighi e divieti previsti dall'ordinamento
  • il conseguimento di un risparmio fiscale altrimenti indebito.

Al verificarsi di tali condizioni, l'amministrazione finanziaria può disconoscere l'effetto fiscale riveniente da tali operazioni richiedendo al contribuente le maggiori imposte che avrebbe pagato compiendo l'operazione direttamente senza l'aggiramento elusivo.

L'operazione, riqualificata fiscalmente, conserva però, tra le parti la sua valenza contrattuale originaria.

Nell'esempio sopra riportato l'amministrazione finanziaria potrà applicare alla vendita delle azioni la stessa più elevata aliquota prevista per la vendita dell'immobile, ma tra le parti resta in essere l'operazione originaria di compravendita di azioni.

[modifica] "Pagare tutti per pagare meno" o "pagare meno per pagare tutti"?

I politici italiani hanno spesso adottato slogan riguardo al rapporto tra la lotta all'evasione fiscale e la pressione fiscale.

Pagare tutti per pagare meno

A questo antico slogan ha risposto indirettamente, già nel 1994, l'economista canadese Pierre Lemieux: «Questo è un ritornello semplicistico, che presuppone che i processi politici e burocratici conducano naturalmente alla determinazione della pressione fiscale ottimale necessaria a finanziare alcuni servizi pubblici richiesti unanimemente. Quello che in realtà accade (almeno se si condivide l’approccio all’economia della Public Choice) è che il governo prenderà tutto quello che potrà, e spenderà quello che il traffico permetterà. I governi rendono soddisfazione ad alcuni gruppi di pressione minori e comprano i voti con le proprie spese. Se i Canadesi che oggi lavorano sul mercato nero cominciassero a pagare le loro “giuste” tasse, semplicemente gli introiti e le spese del governo aumenterebbero della differenza. In quest’ottica, l’economia sommersa è una utile limitazione per il Leviatano, e un beneficio per tutti i contribuenti»[1].

Pagare meno per pagare tutti

Sin dalla nascita di Forza Italia, i suoi principali leader hanno sempre sostenuto che il modo più efficace per contrastare l'evasione fiscale fosse quello di abbassare le aliquote. In questo modo si otterrebbe l'immediato ampliamento della base imponibile, poiché i contribuenti, trovandosi a dover pagare tasse ragionevoli, sarebbero meno invogliati a correre rischi relativi ad accertamenti fiscali o sanzioni pecuniarie, ma stimolati a versare all'Erario quanto dovuto. Questa impostazione ora trova consensi anche nel Partito Democratico. Tuttavia anche questo slogan rimane in attesa di supporto empirico. Non ci sono dati che dimostrino che l'abbassamento delle aliquote conduca ad una diminuzione dell'evasione fiscale. Per esempio durante il Governo Prodi II le aliquote più alte sono aumentate e l'evasione fiscale è diminuita[2].

Pagare meno e pagare tutti

Una sintonia tra centrodestra e centrosinistra è stata confermata anche dal Presidente del consiglio Silvio Berlusconi, quando, in occasione del suo discorso per chiedere la fiducia alla Camera dei Deputati il 14 maggio 2008, ha citato le parole di Piero Fassino (PD), affermando che «lo slogan pagare meno e pagare tutti è condivisibile e condiviso»[3].

[modifica] L'evasore è un ladro?

Premessa

Rispondendo a questa domanda, non si allude all'aspetto morale dell'evasione fiscale, sul quale le parti politiche, così come l'opinione pubblica, legittimamente, esprimono pareri e sensibilità anche diverse. S'intende valutare esclusivamente il profilo tecnico-giuridico.
È un dato anticamente acquisito che il concetto di furto può essere applicato solo al concetto di proprietà; vale a dire che può essere considerato "furto" solo l'appropriarsi, in modo illecito, di beni (materiali o morali) altrui. Inoltre, almeno sin dai tempi del filosofo John Locke (1632-1704) - uno dei padri del pensiero economico moderno - la proprietà deriva direttamente dalla produzione: ciascuno è il legittimo "proprietario" di cioè che crea e produce.
Sotto questa ottica, le tasse non versate allo Stato non possono essere considerate un "furto", poiché si tratta di denaro il quale, in assenza del cosiddetto "ladro" (cioè l'evasore), non sarebbe mai stato prodotto.
In altre parole, un soggetto che produce reddito, sottraendolo tutto o in parte all'Erario, è lui stesso - in ultima analisi - il generatore di quel reddito che, altrimenti, non sarebbe mai esistito e sul quale, di conseguenza, il fisco non avrebbe mai potuto vantare diritti. Non concorrere al bene comune dello Stato, cioè non pagare le tasse, è certamente un comportamento illecito che va sanzionato, ma non è né tecnicamente né giuridicamente corretto definirlo "furto": non è l'evasore a sottrarre denaro dell'Erario, ma è lo Stato a sottrarre denaro di proprietà altrui, tassando il reddito.

Questa voce è di parte

Questa sezione è ritenuta non neutrale: per contribuire, partecipa alla discussione.
Motivo: la sottostante Analisi è una chiacchierata personalissima, forse ragionevole nelle intenzioni, ma decisamente non enciclopedica nella stesura, nelle fonti, nelle premesse e nelle conclusioni arbitrarie Segnalazione di --Killer BOB (msg) 22:31, 17 mag 2008 (CEST)--22:29, 17 mag 2008 (CEST)

Analisi

Andando in fondo al problema ci si deve chiedere: come ha fatto l'imprenditore a produrre reddito? La risposta è semplice: utilizzando le risorse materiali, ambientali, umane, finanziarie altrui (cioè utilizzando tutti quegli elementi che sono parte integrante dello Stato). Quindi è equo sostenere che l'imprenditore debba pagare un "pedaggio" allo Stato; sarà poi compito dello Stato redistribuire tali benefici alla comunità. Se questo "utilizzo" di risorse è effettuato nel rispetto delle regole, allora si può ben definire "utilizzo"; ma se viene compiuto in barba alle leggi e alle regole sociali, umane ed ambientali, diventa uno "sfruttamento".

Quindi, nel momento in cui definiamo "furto" la richiesta di imposte da parte dello Stato verso l'imprenditore, stiamo partendo dal presupposto che l'impreditore sta a sua volta rubando qualcosa a qualcuno e questo "qualcuno" sono le componenti (umane, sociali, ambientali, etc.) dello Stato stesso.

Dunque, se vogliamo parlare di "furto", le imposte dello Stato devono essere considerate come un ulteriore "furto" che ripara al "furto" compiuto dall'imprenditore nei confronti della società (Robin Hood docet).

Quindi lo Stato non fa altro che cercare di redistribuire la ricchezza prodotta dall'imprenditore, che l'ha potuta ottenere grazie al proprio ingegno/scaltrezza usando/sfruttando le risorse dello Stato (e cioè i cittadini, i loro risparmi, il terreno pubblico, le relazioni economico finaziarie stabilite dallo Stato con altri Stati, etc.).

Quindi il problema diventa: si deve parlare di "furto" dell'imprenditore (alla società) o di "beneficio" dell'attività dell'imprenditore verso la società? La risposta è "furto" quando l'imprenditore, con la sua attività, procura più danni che benefici alla società; si parla invece di "beneficio" quando lo Stato, grazie all'attività imprenditoriale privata, può migliorare le condizioni di vita dei propri cittadini e dell'ambiente.

Spesso si obietta sostenendo che l'imprenditore è colui che possiede i mezzi di produzione (siano essi mezzi materiali o econominci). In questo caso si configura un utilizzo/sfruttamento parziale della società (visto che in parte i mezzi di produzione erano già posseduti dall'imprenditore e quindi non appartenenti al resto della società).

Ma il punto è: l'imprenditore come ha ottenuto tali mezzi? Tralasciando il caso in cui li abbia rubati, li ha potuti ottenere sotto forma di eredità oppure grazie alla propria genialità, al proprio ingegno (nel senso che chi non possiede mezzi materiali può migliorare la propria condizione economica soltanto utilizzando il proprio genio, ammesso che ne abbia).

Nel caso (frequente) che li abbia ereditati ci si deve chiedere: come li ha ottenuti il suo predecessore? E quindi, generazione dopo generazione, si arriverà ad un genio o ad un ladro.

termine sezione non neutrale

[modifica] Dati sull'evasione fiscale

Ci sono due principali fonti di dati statistici sull'evasione fiscale in Italia. La prima sono studi basati su questionari e interviste a campioni di cittadini, come quelli condotti dall'EURES. Questi studi ci dicono, per esempio, che per alcune categorie il tasso di evasione arriva intorno all'80%[4]. Tuttavia, tali dati sono soggetti alle limitazioni di questo tipo di studi, come la rappresentatività statistica dei campioni e la possibilità che gli intervistati non diano risposte affidabili. La seconda fonte di dati sono stime condotte dall'Istat, e dall'Ufficio Studi dell'Agenzia delle Entrate, integrando dati amministrativi sulle dichiarazioni Irap con dati statistici sulla contabilità nazionale. Tali studi[5] ci dicono che l'evasione raggiunge circa il 18% del PIL, e permettono anche un'analisi su base regionale e di categorie. Queste stime sono basate su misure indirette dell'evasione, soggette ad ampie fluttuazioni statistiche e con una bassa risoluzione temporale e geografica[6].

Un'altra fonte di dati sull'evasione sono le segnalazioni dirette dei cittadini. Quelle fatte al servizio 117[7] della GdF sono statisticamente rare e poco rappresentative poiché il cittadino deve dichiarare le proprie generalità per l'inchiesta fiscale. Inoltre tali dati non vengono resi pubblici a livello statistico. Di recente è emerso un nuovo meccanismo per la raccolta di dati sulla base di segnalazioni anonime. Il sito sociale www.evasori.info[8][9][10][11] permette a chiunque di effettuare tali segnalazioni senza identificare né il segnalatore né l'evasore, ma raccogliendo dati su zone geografiche (alla risoluzione di quartieri nelle grandi città) e categorie, usando la stessa classificazione di attività economiche dell'Agenzia delle Entrate. I dati vengono visualizzati su mappe mashup ed un motore di ricerca permette di accedere ai dati per categorie, province, cifre, e date.

[modifica] Ispettori comunali di "congruità"

Un nuovo modo per contrastare l'evasione e l'elusione fiscale, potrebbe essere quello proposto durante la campagna elettorale delle Politiche 2008.
Il leader del PDL Silvio Berlusconi, dando corpo ad un'idea che Giulio Tremonti va sostenendo da alcuni anni, ha ripetutamente affermato che per colpire quei «troppi italiani che fanno i furbi»[12], dovrà rendersi indispensabile l'aiuto delle amministrazioni comunali. L'Ufficio Tributi di ogni Municipio, dovrà dotarsi di specifici ispettori, i quali avranno il compito di verificare quanto i redditi dichiarati dai contribuenti di ciscun Comune siano congrui col loro effettivo tenore di vita. In parole povere, una persona che dichiara un reddito basso o, addirittura, inesistente, ma che dispone invece di beni di lusso (ville, auto costose etc.), è più facilmente "stanabile" da chi - le amministrazioni locali - ha una maggiore e più capillare capacità di verifica e di controllo sul territorio.

[modifica] Note

  1. ^ Politicamente Scorretto: Cosa succede in Canada?
  2. ^ Economia Italiana: Un Confronto per le Elezioni. 2008
  3. ^ Corriere della Sera del 14 maggio 2008: Governo, alla Camera il voto di fiducia
  4. ^ Secondo Rapporto Eures sull’evasione fiscale in Italia. 2007
  5. ^ Stefano Pisani; Cristiano Polito. Analisi dell'evasione fondata sui dati IRAP Anni 1998-2002 (PDF). 2006
  6. ^ Bruno Chiarini; Elisabetta Marzano. Evasione fiscale e sommerso economico in Italia: fatti stilizzati, differenze tra periodi e puzzle (PDF). 2007
  7. ^ Pronto 117
  8. ^ Andrea Capocci. «I furbetti stanati dal web»L'espresso , 1/5/2008, pag. 143.
  9. ^ «Anche un sito per segnalare chi evade»Il Messaggero , 2/5/2008.
  10. ^ Serena Danna. «Fisco, l'evasore si stana online»Il Sole 24 Ore , 4/6/2008.
  11. ^ Luca Iezzi. «Evasori denunciati on line, arriva la mappa in tempo reale»La Repubblica , 5/6/2008.
  12. ^ Frase pronunciata dal leader del PDL nel corso di alcuni interventi televisivi durante la campagna elettorale per le Politiche del 2008 (es. Porta a Porta del 10 aprile 2008)

[modifica] Voci correlate

[modifica] Collegamenti esterni




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