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Economia della Russia - Wikipedia

Economia della Russia

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Motivo: la voce è un minestrone: inizia con una disamina dell'economia russa, ma solo dal 1997 in poi; successivamente preve brevemente in esame i vari comparti, con alcune sezioni che potrebbero benissimo stare nel paragrafo corrispondente della voce madre.

Voce principale: Russia.

Dopo l'era sovietica, la Russia visse una prima, limitata ripresa nel 1997, in cui si mostrarono i segni di un'influenza del libero mercato. In quell'anno si verificò la crisi finanziaria asiatica che portò in agosto al deprezzamento del rublo e, nel 1998 al default del debito pubblico. A ciò conseguì la recessione, un forte deterioramento dei livelli di vita e un'intensa fuga di capitali all'estero.

Indice

[modifica] Ripresa dopo la crisi

Centrale energetica a Mosca
Centrale energetica a Mosca

L'economia iniziò a riprendersi nel 1999, grazie alla debolezza del Rublo, che rese più cari i prodotti importati e incoraggiò la manifattura locale. In seguito, si entrò in una fase di rapida crescita, in cui il PIL è cresciuto del 6,7% in media annua dal 1999 al 2005, sulla scorta del rublo debole, di più alti prezzi del petrolio, della maggiore produzione industriale e una maggiore vivacità dei servizi. Il paese ha un forte attivo nella bilancia commerciale, grazie anche alle barriere protezioniste che, assieme alla diffusa corruzione, ostacolano le piccole imprese straniere ad esportare in Russia, senza consistenti appoggi in loco. Alcuni di questi ostacoli dovrebbero venire meno, a seguito dell'adesione della Russia al WTO. Nel 2004 la crescita del PIL è stata del 7,2% e nel 2005 del 6,4%. Attualmente quella russa è la nona economia del mondo e la quinta in Europa. Se venisse mantenuto questo livello di sviluppo, in pochi anni la Russia diventerà la seconda economia europea, dopo la Germania.

La ripresa e i rinnovati sforzi governativi (nel 2000 e nel 2001) di avanzare sul terreno delle riforme strutturali, hanno aumentato la fiducia di imprese e investitori sulle prospettive della Russia. Il settore delle materie prime, come petrolio, gas naturale, metalli e legname, costituisce l'80% delle esportazioni, con la conseguenza che il paese è fortemente vulnerabile alle variazioni dei mercati internazionali. Le esportazioni dell'industria militare, dopo un periodo di crisi, costituiscono ora la seconda voce attiva, dopo le materie prime. Negli ultimi anni, peraltro, un altro fattore positivo per l'economia è stata la crescita della domanda interna (del 12% annuo tra il 2000 e il 2005).

Lo sviluppo del paese è stato estremamente disuguale: la regione di Mosca, in cui si concentra solo un decimo della popolazione complessiva, produce un terzo del PIL.

[modifica] Dati recenti

Il PIL a parità del potere d'acquisto nel 2004 è ammontato a 1,5 trilioni di dollari.

Nel 2005, secondo il servizio federale di statistica, il Prodotto interno lordo è stato di 765 miliardi di dollari (21,7 trilioni di rubli), equivalenti a 1,6 trilioni di dollari a parità di potere d'acquisto. L'inflazione si è attestata al 10,9%. Le uscite dello stato sono state di 215 miliardi di dollari. Il governo progetta di ridurre il carico fiscale, anche se la tempistica e la misura di tale riduzione non sono state ancora decise.

Nel 2005 le esportazioni russe sono state pari a 241,3 miliardi di dollari, mentre le importazioni hanno raggiunto i 98,5 miliardi di dollari. Il conseguente avanzo di 142,8 milioni di dollari ha registrato una crescita del 33% rispetto a quello del 2004 (106,1 miliardi di dollari)[1]

Il 17 agosto 2007, le riserve in valuta della Russia ammontavano a 417 miliardi di dollari. A fine anno dovrebbero essere cresciute a 320 miliardi, e a 350-450 miliardi a fine 2007 [2][3].

Grazie agli alti prezzi del greggio, nel 2005 le esportazioni di petrolio sono state pari a 117 miliardi di dollari e quelle di gas a 32 miliardi. Ciò significa che il petrolio e il gas hanno costituito da soli il 60% delle esportazioni russe nel 2005.[4]

Nel gennaio 2004 il governo ha formato un "Fondo di stabilizzazione", che raccoglie alcune entrate derivanti dall'esportazione di idrocarburi ed ha la funzione di bilanciare la volatilità del mercato petrolifero. Altro proposito è quello di evitare l'apprezzamento del rublo. Nel novembre 2006 il Fondo ha raggiunto il valore di 76,6 miliardi di dollari. Il paese ha pagato gran parte del debito estero che aveva con il Club di Parigi delle nazioni creditrici nell'agosto 2006, soprattutto attraverso il fondo di stabilizzazione. Al 1° ottobre 2006, il debito con il Club di Parigi ammontava a 1,9 miliardi di dollari, confrontati ai 23,7 miliardi al 1 luglio[5].

Secondo l'ufficio federale di statistica, il salario medio nominale a giugno 2006 ammontava a 10.975 rubli (circa 408 dollari al valore nominale, 740 dollari a parità di potere d'acquisto), del 25,6 % più alto rispetto all'anno precedente.

[modifica] Problemi e prospettive

Per molti osservatori, il problema principale dell'economia russa è quello di incoraggiare lo sviluppo delle piccole e medie imprese in presenza di un sistema bancario ancora giovane e spesso inefficiente. Diverse banche sono proprietà degli "oligarchi", ossia ricchi uomini d'affari collegati al potere politico, che spesso utilizzano il denaro dei depositanti per sostenere le loro aziende. La BERS e la Banca Mondiale hanno tentato di incoraggiare pratiche bancarie più moderne, ma hanno ottenuto un successo molto limitato.

Altri problemi risiedono nella considerevole diversità di sviluppo tra le diverse regioni. Mentre nella regione di Mosca i livelli di reddito si stanno rapidamente avvicinando a quelli delle maggiori metropoli della zona Euro, gran parte del paese rimane indietro, soprattutto nelle aree rurali e in Asia. Fuori dalla regione moscovita, segnali di sviluppo e integrazione nel mercato si fanno sentire soprattutto nelle altre grandi città, come San Pietroburgo, Kaliningrad, Ekaterinburg e, più di recente, nelle aree rurali vicine ai grossi centri.

L'arresto dell'oligarca Mikhail Khodorkovskij, per accuse di corruzione e frode riguardo alle privatizzazioni su larga scala effettuate sotto la presidenza di Boris Eltsin, contrariamente ai timori, non ha causato eccessive preoccupazioni degli investitori sulla stabilità dell'economia russa. Se all'estero si sono espresse preoccupazioni sull'applicazione "selettiva" della legge contro certi uomini d'affari, le azioni del governo in questo senso sono state accolte con favore dall'opinione pubblica russa. Peraltro, gran parte delle fortune ora in evidenza derivano spesso dall'acquisto di beni pubblici e concessioni governative ad un prezzo particolarmente basso.

Incoraggiare l'investimento estero è un grosso problema, a causa delle particolarità russe in campo legale, culturale, linguistico ed economico. Nondimeno, negli anni recenti si è assistito ad un certo afflusso di capitali europei, attratti dai terreni a buon mercato, da un più basso costo del lavoro e da più alti tassi di crescita rispetto al resto dell'Europa.

Del resto, l'elevato standard educativo raggiunto dalla maggioranza della popolazione (comprese le donne e gli appartenenti alle minoranze etniche), una mobilità sociale abbastanza elevata e le attitudini laiche rendono la Russia più simile ai paesi sviluppati che a quelli in via di sviluppo.

Il paese ha beneficiato degli alti prezzi del petrolio ed è stato in grado di ridurre in maniera sostanziale il suo enorme debito estero. Comunque, il trasferimento dei proventi derivati dal commercio delle materie prime agli altri settori economici rimane un problema. Dal 2003, peraltro, il peso delle esportazioni di risorse naturali sull'economia si è ridotto in termini percentuali, grazie al rafforzamento del mercato interno, stimolato dal settore delle costruzioni e dai consumi. Se in buona parte del paese la domanda e l'offerta di consumo sono ancora molto semplici, nelle città maggiori il mercato si è reso più simile a quello dei paesi più avanzati, specialmente in campi come l'abbigliamento, il cibo e il tempo libero.

[modifica] Agricoltura

Al tempo degli zar l'agricoltura era dominata dalla proprietà nobiliare, che concedeva la terra ai contadini, a tutti gli effetti servi della gleba, secondo canoni medievali. Siccome la Russia possiede l'immensa distesa della steppa, in cui si dispiega la fertilissima "terra nera", il černozëm (чернозём), la miseria dei contadini consentiva grandi esportazioni di grano verso il mercato europeo. Il comunismo puntò, secondo la dottrina di Kautsky, sulle grandi aziende collettive, che dimostrarono la propria inefficienza, tanto che tutto l'allevamento russo dipendeva, negli ultimi anni del Regime, da ingenti importazioni di cereali foraggeri dall'America. Sciogliere le grandi aziende collettivi, kolchoz e sovchoz, per creare aziende private, si è rivelato impegno oltremodo arduo, siccome gli operai delle aziende collettive non avevano alcuna educazione imprenditoriale. Anche la sostituzione delle grandi macchine, quasi sempre inefficienti, delle aziende pubbliche, con macchine adatte ad aziende private si è rivelato compito oltremodo arduo. Nei primi anni dopo la conclusione dell'esperienza comunista la Russia ha sofferto di penuria alimentare. Lentamente l'immensità delle risorse, in primo luogo la vastità delle distese fertili, ha iniziato a essere sfruttata più razionalmente, e la Russia ha ripreso anche un piccolo ruolo di esportazione, ruolo fluttuante siccome i consumi interni, ancora modestissimi, dovranno crescere in misura ingente.[1]

[modifica] Industria

La Russia è uno Stato mediamente industrializzato, benché le attività di produzione risentano di alcuni problemi, ereditati dall'Unione Sovietica e dalle ripetute crisi degli anni novanta. Le industrie principali sono quelle metallurgiche, chimiche ed armiere, alimentate dalle ingenti risorse minerarie del Paese (gas naturale, petrolio, ferro, rame, nichel). Attualmente le aziende sono in mano a pochi gruppi privati, guidati dai cosiddetti "oligarchi", perlopiù ex dirigenti del PCUS; tuttavia l'intervento statale è ancora forte, specie nel settore energetico (Gazprom). A causa degli scarsi investimenti in epoca sovietica, ma anche delle poco attente politiche di speculazione, le industrie russe sono ancora molto arretrate ed altamente inquinanti. Sono ancora poche le attività manifatturiere, sorte di recente grazie ad investimenti soprattutto dagli Stati Uniti e dalla Germania. La Russia ha ereditato dall'URSS una delle più importanti industrie mondiali della difesa (aerei e navi militari, armi), che in anni recenti ha affrontato la riconversione nel settore civile.

[modifica] Servizi

[modifica] Telecomunicazioni

In Russia si sta espandendo, per dimensioni e tecnologie, anche il settore delle telecomunicazioni.

Al 31 dicembre 2005, la Federazione contava 1,589,000 linee a banda larga[6][2]. Oltre il 72 per cento delle linee è via cavo, e il resto è DSL.

Nel dicembre 2006 Tom Phillips, amministratore della GSM Association, ha dichiarato:

"In Russia la telefonia mobile è già cresciuta di oltre un decimo, grazie all'elevata popolarità delle comunicazioni wireless, ma anche per merito del governo. Il mercato russo delle tlc è molto competitivo."[3]

[modifica] Commercio

Nel 1999 le esportazioni aumentarono leggermente, mentre le importazioni caddero del 30.5%. Di conseguenza il surplus commerciale salì a 33.2 miliardi di dollari, più del doppio rispetto all'anno precedente. Nel 2001 il commercio ebbe una tendenza inversa. I prezzi continuano ad avere effetto sulle principali esportazioni russe (petrolio, gas naturale, metalli; 80 per cento dell'export). Nel 2001 ne risentì soprattutto la vendita di metalli ferrosi, calata del 7.5%; mentre gli acquisti di acciaio e cereali salirono, rispettivamente, dell'11 e del 61 per cento.

Molti analisti prevedevano che queste tendenze sarebbero proseguite nel 2002. Nei primi tre mesi di quell'anno, le spese per l'import aumentarono del 12%, specie per i beni di prima necessità. La tassazione del 20% sul valore aggiunto, quella sui prodotti importati (auto, velivoli, bevande alcoliche) ed alcune restrizioni sull'alcol, ancora frenano le domande d'acquisto. Cambi frequenti ed imprevedibili, nella regolazione del commercio all'ingrosso, hanno anche creato problemi per gli investitori e negli scambi stranieri e domestici. All'inizio del 2002 le esportazioni calarono del 10%, e il calo è stato compensato dalla vendita all'estero di servizi, in salita dal 2000. Il surplus commerciale scese a 7 miliardi di dollari, contro gli oltre 11 miliardi dell'anno precedente.

Nella prima parte del 2005, gli scambi con l'estero sono saliti del 34%, a 151.5 miliardi di dollari; ciò è accaduto grazie all'aumento dei prezzi di petrolio e gas, che oggi costituiscono il 64% delle esportazioni. Il commercio con gli altri stati della CSI sono saliti del 13.2%, a 23.3 miliardi di dollari. Gli scambi con l'Unione Europea ammontano al 52.9%, quelli con la CSI al 15.4%; importante è anche il commercio con la Comunità Economica d'Eurasia (7.8%) e con i Paesi dell'Asia orientale (15.9%)[7].

Nel 2005 gli scambi con la Cina hanno raggiunto quota 29.1 miliardi di dollari, con un aumento del 37.1% rispetto al 2004. La Cina esporta soprattutto prodotti elettronici e macchinari industriali, esportazioni queste salite del 70%; tali prodotti hanno costituito il 24% delle vendite cinesi in Russia, nei primi 11 mesi del 2005. Nello stesso periodo, le esportazioni cinesi di alta tecnologia sono aumentate del 58% (7% delle vendite). Ma le esportazioni cinesi sono soprattutto quelle tessili, calzaturiere e dell'abbigliamento. Oggi la Cina è il quarto partner commerciale della Russia, e nella Federazione investe per oltre 1,05 miliardi di dollari; inoltre importa fonti di energia.

[modifica] Note

  1. ^ Antonio Saltini, Nella steppa senza confine il collettivismo non vuole morire, in Terra e vita, n. 12 1992 e Rape e patate nell'eredità di Lenin e di Stalin, ivi, n. 13 1992
  2. ^ http://www.ospint.com/text/d/3915045/ retrieved 2007-08-02
  3. ^ http://electronics.ihs.com/news/2006/gsma-3g-russia.htm retrieved 2007-08-02

[modifica] Voci correlate


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