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Disturbi dell'umore - Wikipedia

Disturbi dell'umore

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Le informazioni qui riportate hanno solo un fine illustrativo: non sono riferibili né a prescrizioni né a consigli medici - Leggi le avvertenze

[modifica] I disturbi dell'umore

Quotidianamente, il nostro umore può subire oscillazioni fisiologiche tra gioia e tristezza, determinate generalmente da eventi esterni, con ruolo adattivo poiché consentono ad un individuo di adeguare le proprie reazioni alle condizioni ambientali; è bene distinguere questi "fisiologici" cambi d'umore, generalmente saltuari o addirittura eccezionali, da quelli caratterizzanti i disturbi dell'umore, inteso come il tono affettivo che colora l'esperienza soggettiva, che costituiscono una patologia molto diffusa tra la popolazione, interessandone ben il 20%.

Più precisamente, il termine "disturbi dell'umore" comprende una serie di quadri clinici, determinati da precise alterazioni neurotrasmettitoriali, compresi fra due estremi che rappresentano i capisaldi di questo capitolo della patologia psichiatrica: la mania e la depressione.
Se da un lato, come già sottolineato, tali disturbi sono legati a precise alterazioni organico-biologiche, dall'altro non possiamo certo ignorare l'importanza degli eventi ambientali quali importanti cofattori eziologici: infatti, l'esordio di una sintomatologia distimica, sia essa maniacale o depressiva, è precipitato da episodi stressanti di natura psichica, fisica o sociale.

È stato dimostrato infatti che, nel periodo precedente l'esordio del quadro, i pazienti lamentano un carico di stress superiore a quello normalmente, e umanamente, tollerabile. Si è quindi ipotizzato che eccessivi carichi di stress possano slatentizzare, in soggetti caratterizzati da determinati temperamenti, intesi come la liaçon fra stato di benessere e di malattia o, secondo alcuni, come forme subcliniche dei disturbi dell'umore, tali quadri clinici. È chiaro quindi che più marcata sarà la predisposizione genetico-biologica individuale, minore sarà l'intensità degli stimoli capaci di indurre gravi episodi depressivi o maniacali.

[modifica] Quadro clinico depressivo

L'episodio depressivo vero e proprio, quello per il quale si pensa di aver abbondantemente "toccato il fondo", è spesso preceduto da prodromi quali tensione, ansia, astenia, insonnia, senza però alcuna compromissione socio-lavorativa rilevante; il periodo di stato è caratterizzato da tristezza, umore cupo e avvilito oppure da agitazione, irrequietezza associati ad un costante senso di colpevolezza, ad un rimorso verso qualcosa che non riusciamo a individuare.

Il soggetto appare apatico, anedonico, "pieno di un niente che però pesa come una macigno" al torace o alla "bocca dello stomaco" (epigastrio), rallentato nei movimenti, trascurato nella cura della propria persona, invecchiato, dimesso; la mimica facciale è inerte così come il linguaggio che risulta sempre più scarno e la voce sempre più debole. Il soggetto si isola, non va al lavoro, interrompe i rapporti sociali che deteriorandosi contribuiscono al suo ulteriore distacco dal resto del mondo: spesso rimane addirittura a letto in uno stato di stupore depressivo per cui non si veste, non mangia, non parla. La funzione cognitiva risulta sempre più rallentata: l'ideazione è incostante e faticosa, l'attenzione polarizzata su pochi argomenti che hanno come comune denominatore il fallimento del soggetto in tutti i campi, dal sociale al lavorativo, dall'affettivo all'economico.

Le costanti preoccupazioni che lo assillano in alcuni casi si trasformano in veri e propri deliri secondari al disturbo depressivo con il soggetto che tende a costruzioni fantastiche che non possono non concludersi se non con la rovina, o addirittura la morte, del paziente, per evitare le quali il suicidio sembra l'unica via di fuga.

Tra i disturbi neurovegetativi, attribuibili ad alterazioni omeostatiche del sistema limbico-diencefalico (il "generatore ed elaboratore delle emozioni"), il più precoce è rappresentato dall'insonnia con il soggetto che lamenta un sonno non ristoratore, disturbato da una spiacevole attività onirica; seguono calo dell'appetito con vistoso dimagrimento e disturbi della sfera sessuale con calo della libido fino al completo disinteresse.

Come già accennato, la profonda demoralizzazione spinge buona parte dei soggetti a pianificare il suicidio, soluzione scelta dalla stragrande maggioranza dei depressi dei paesi del nord Europa, dato che sottolinea ancora una volta l'importanza del fattore ambientale nell'eziologia multifattoriale del disturbo.

[modifica] Quadro clinico maniacale

L'episodio maniacale ha esordio più rapido rispetto a quello depressivo: è in genere preceduto da un periodo di iperattività, eccessiva contentezza, loquacità - parametro da tenere in considerazione in soggetti solitamente riservati. Nel periodo di stato, si ha un'elevazione del tono dell'umore, per cui il paziente appare allegro, euforico: in verità sono sufficienti piccole frustrazioni, minimi contrasti perché al benessere subentri rabbia, irritazione o crisi di pianto di breve durata.

L'individuo si nasconde in una corazza fragilissima che non lo protegge affatto, anzi, una volta rotta, lo rende molto più vulnerabile agli stimoli esterni di qualsiasi altra persona. A questa apparente euforia si associa un incremento dell'attività motoria con il soggetto che non riesce a stare fermo; è irrequieto, loquace se non logorroico, ampolloso nel linguaggio che però non maschera la retoricità dei discorsi che non hanno senso, che sono vuoti, illogici senza nessi associativi.

In poco tempo diventa insopportabile e la gente tende ad allontanarlo ignorando che, quando all'euforia seguirà una rapida caduta del tono dell'umore, questo atteggiamento potrà condannare il soggetto a vivere un'esperienza talmente straziante che solo un gesto estremo potrebbe concludere. Per il paziente tutto è realizzabile "Hic et Nunc", ma i progressivi deficit dell'attenzione, della capacità di relazione, di sintesi e di pensiero rendono questo intento sempre più arduo ed è a questo punto che si accorge che tutto non va come vorrebbe, che gli altri tendono ad evitarlo, che tutto comincia a non avere un senso come i discorsi che pronuncia.

Durante l'episodio maniacale, la sintomatologia neurovegetativa è speculare a quella depressiva: si riduce la necessità di dormire come pure quella di alimentarsi, perché il paziente vuole sempre stare attivo per perseguire quel fine che progressivamente anche ai suoi occhi va smaterializzandosi; la durata varia da qualche giorno a qualche mese ed al termine dell'episodio il soggetto ritorna ad uno stato eutimico o, molto spesso, presa coscienza del niente che ha perseguito o che ha ottenuto, sprofonda in uno stato depressivo classico.


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