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Cosimo III de' Medici - Wikipedia

Cosimo III de' Medici

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Cosimo III de' Medici
Duca di Firenze e Granduca di Toscana
Cosimo III de' Medici
Cosimo III de' Medici
Regno 1670 - 1723
Nascita 14 agosto 1642
Firenze
Morte 31 ottobre 1723
Firenze
Predecessore Ferdinando II de' Medici
Successore Gian Gastone de' Medici
Consorte Margherita Luisa d'Orléans
Casa reale Medici
Padre Ferdinando II de' Medici
Madre Vittoria Della Rovere

Cosimo III de' Medici (Firenze14 agosto 1642 – Firenze31 ottobre 1723) fu Granduca di Toscana dal 1670 al 1723.

Indice

[modifica] La giovinezza

Cosimo III era figlio del granduca Ferdinando II de' Medici e di Vittoria Della Rovere: il padre, persona interessata alla scienza ed alla letteratura, avrebbe voluto dare al figlio un'educazione laica e scientifica, ma cedette alle pressioni della moglie, donna bigotta, che esigeva per l'erede un'educazione religiosa.

Questa scelta si rivelò disastrosa per il giovane principe, ed, in seguito, per lo stato: Cosimo sviluppò infatti un carattere estremamente bigotto e la sua religiosità assunse livelli patologici: fin da giovane scansò tutti i divertimenti ed i passatempi dei suoi coetanei (caccia, teatro, equitazione, per non parlare delle donne) dedicandosi solo a pratiche devozionali, pellegrinaggi e canto religioso.

Non fu immune però completamente dagli interessi scientifici, che caratterizzano tutto il ramo granducale dei Medici. In particolare fu attratto dalle scienze naturali, dalla botanica e dalla zoologia. Patrocinò il medico Francesco Redi, e, nelle sue ville fuori città, si dilettava a collezionare specie botaniche e animali rari, spesso provenienti da terre lontane, con una particolare attenzione, tutta seicentesca, per le aberrazioni, l'orrido ed il grottesco, come il collezionismo di animali o piante deformi.

Una parte delle sue collezioni è oggi ospitata nel Museo Nazionale di Antropologia ed Etnologia di Firenze, mentre restano tracce pittoriche o architettoniche delle sue collezioni alle ville medicee della Topaia e dell'Ambrogiana.

[modifica] Il difficile matrimonio

Nel 1658 il granduca Ferdinando II de' Medici iniziò alcuni sondaggi presso le corti europee allo scopo di cercare una sposa al giovane Cosimo, sperando che il matrimonio potesse distogliere il figlio dalla sua bigotteria. Alla fine fu scelta, dopo lunghe trattative e manovre che videro protagonisti il cardinale Giulio Mazarino (che desiderava l'appoggio mediceo per la tanto sognata tiara papale) e don Piero Bonsi, un prete toscano maneggione residente a Parigi, Margherita Luisa d'Orléans, cugina del re Luigi XIV di Francia.

L'unico beneficiario del matrimonio, celebrato nel 1661, fu però il Bonsi, che venne nominato vescovo di Béziers e poi cardinale come ringraziamento per i suoi sforzi; per il resto fu un fallimento completo, sia per Mazarino, morto lo stesso anno, sia per i due sposi. Non era infatti possibile sperare in una buona riuscita dell'unione tra il bigotto e misantropo Cosimo e Margherita Luisa, donna colta, spiritosa, di carattere allegro e abituata al clima festoso della corte francese.

Il loro matrimonio fu caratterizzato da litigi continui, da fughe della principessa nelle ville medicee di Poggio a Caiano e Lappeggi; da continui viaggi di Cosimo in Europa per stare lontano dalla moglie e da brevi periodi di riconciliazione, durante i quali nacquero i figli Ferdinando (1663), Anna Maria Luisa (1667) e Gian Gastone (1671).


[modifica] Gli anni di regno

Granducato di Toscana
Casata dei Medici
Cosimo I (1569-1574)
Francesco I (1574-1587)
Ferdinando I (1587-1609)
Cosimo II (1609-1621)
Ferdinando II (1621-1670)
Cosimo III (1670-1723)
Gian Gastone (1723-1737)
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Nel 1670 moriva il granduca Ferdinando e Cosimo saliva al trono. I primi anni di regno non furono deludenti: il nuovo sovrano parve affabile ed intelligente e si interessò personalmente all'amministrazione ed alle finanze, incoraggiando i sudditi a rivolgersi personalmente a lui per ogni richiesta. Il sistema non durò a lungo ed il nuovo Granduca preferì tornare alle sue occupazioni religiose, mentre scoppiava una forte rivalità tra la granduchessa e la granduchessa madre per la partecipazione al potere.

Nel 1672 Margherita Luisa abbandonava per sempre Palazzo Pitti per rifugiarsi nella villa di Poggio a Caiano, e, nel 1675, faceva definitivamente ritorno in Francia, dove morì nel 1721. I successivi anni di governo di Cosimo III furono caratterizzati dal suo bigottismo patologico, che portò la Toscana sull'orlo della rovina: si ricordano, tra le decisioni più stravaganti, l'ordine di togliere dalla chiesa di San Giovannino degli Scolopi la spada e l'elmo di Guglielmino Ubertini, il vescovo guerriero della diocesi di Arezzo morto nella battaglia di Campaldino nel 1289, che si trovavano ancora lì dal tempo della battaglia, perché il Granduca considerava sconveniente ricordare un vescovo dedicatosi alle armi; la rimozione dall'altare del Duomo di Firenze delle sculture di Baccio Bandinelli raffiguranti Adamo ed Eva nudi perché considerate pornografiche, e il divieto di celebrare l'antica festa del Calendimaggio.

Accanto a queste disposizioni ridicole ma innocue ve ne furono altre dalle conseguenze assai più gravi: si ricordano gli editti contro gli ebrei, che fino ad allora avevano goduto in Toscana e specialmente a Livorno di una grande tolleranza (si arrivò a vietare qualsiasi contatto tra famiglie cattoliche ed ebree) e che furono soggetti a pressioni inaudite per indurli al battesimo; l'istituzione dell'Ufficio del Decoro Pubblico, dotato di guardie speciali contro le prostitute, gli "amori illeciti" ed i sodomiti; ed un forte aumento della pressione fiscale sul popolo. Si calcola che a Firenze, che allora contava circa 72.000 abitanti, fossero residenti oltre 10.000 religiosi, che occupavano gran parte delle cariche dello stato.

Di fronte a tanta pietà religiosa facevano contrasto le esose spese del Granduca, finanziate con sempre nuove tasse che gravavano sul popolo (ovviamente i religiosi ne erano esclusi), come il fasto della corte, dettato solo dalla voglia di apparire grande davanti ai visitatori stranieri (memorabili e costosissime furono le accoglienze al re Federico IV di Danimarca nel 1709).

Cosimo III aveva inoltre sempre avuto l'ambizione di trasformare il granducato in un regno. Per questo motivo la maggior parte degli introiti veniva devoluta in spese di rappresentanza. La corrispondenza di Cosimo III con i suoi ambasciatori a Parigi, Vienna, Londra e Madrid è dominata dalla mania di ottenere il cosiddetto "trattamento regio" (questo trattamento consisteva quasi esclusivamente nel fatto che lui, di fronte agli altri re, non avrebbe più dovuto togliersi il cappello). Quando, alla fine del '600, Vittorio Amedeo II di Savoia, pur essendo soltanto duca, aveva ottenuto il diritto al trattamento regio, Cosimo III ne fece una vera e propria malattia, sommergendo le corti europee di lettere di protesta in cui diceva che, nella gerarchia italiana, il Granduca di Toscana era sempre venuto prima del Duca di Savoia. Per Cosimo III fu come aver vinto una guerra quando, da Vienna, venne autorizzato ad usare la corona regale ed farsi chiamare "altezza reale", ma trascorse il resto della sua vita a sollevare incidenti diplomatici con gli stati che gli contestavano il trattamento regio. Inoltre non badò a spese finché non ottenne dal papa il titolo puramente onorifico di "canonico del Laterano".

[modifica] La discendenza

Fallimentare fu anche la sua politica legata ai matrimoni dei figli: nel 1689 Cosimo III costrinse il suo primogenito Ferdinando de' Medici a sposare la principessa Violante Beatrice di Baviera; matrimonio infelice che era destinato a non generare figli: a parte l'ostilità di Ferdinando verso la moglie, si aggiunse pure la sifilide, che lo stesso Ferdinando contrasse in occasione di un libertino soggiorno a Venezia e che doveva portarlo prima ad una precoce demenza, e poi ad una prematura scomparsa.

Cosimo III, ritratto di Giusto Sustermans (1660 circa, Galleria Palatina).
Cosimo III, ritratto di Giusto Sustermans (1660 circa, Galleria Palatina).

Senza eredi, anche se felice, il matrimonio della secondogenita Anna Maria Luisa de' Medici, che sposò nel 1690 Giovanni Guglielmo del Palatinato. Tragicomico e sterile fu il matrimonio del terzogenito Gian Gastone, di cui erano note le tendenze omosessuali, con la nobildonna tedesca Anna Maria Francesca di Sassonia-Lauenburg.

Di fronte al concreto pericolo di un'estinzione della dinastia medicea, Cosimo III tentò allora una mossa disperata, costringendo il proprio fratello Francesco Maria de' Medici a lasciare l'abito cardinalizio ed a sposarsi, nonostante l'età avanzata e la salute malferma, con la giovanissima principessa Eleonora Luisa Gonzaga nella speranza di avere un erede. Il tentativo fallì sia per l'iniziale resistenza della principessa a consumare il matrimonio, vinta poi con lusinghe e minacce, sia per la subitanea scomparsa di Francesco Maria, avvenuta nel 1710.

[modifica] Il problema dell'estinzione della casata

Con la morte del primogenito Ferdinando (1713) ed essendo impensabile che potessero nascere figli da Gian Gastone, omosessuale, la questione della successione al trono del Granducato di Toscana divenne un caso europeo, anche per il fatto che buona parte del territorio toscano, come l'ex repubblica di Siena ed i capitanati della Lunigiana, erano feudi imperiali.

Cosimo III propose allora che, alla sua morte, venisse restaurata l'antica Repubblica Fiorentina. Il progetto era stato approvato dal Regno Unito e dalle Province Unite, ma il Granduca operò un'improvvisa marcia indietro, nominando sua erede la figlia Anna Maria Luisa in caso della morte di Gian Gastone. Fu l'inizio di una disperata ed impari trattativa fra Cosimo III e le potenze europee, che certamente non si degnavano di considerare le proposte del vecchio Granduca. Nel 1718, al termine di infinite trattative dalle quali furono esclusi i diplomatici medicei, fu stabilito con il trattato di Londra che la Toscana sarebbe andata all'infante di Spagna Don Carlo di Borbone. Al vecchio Cosimo III fu negata persino la piccola soddisfazione di ricevere lo Stato dei Presidi ed il Principato di Piombino, territori che aveva chiesto come contropartita per il suo assenso alle decisioni di Londra.

Cosimo III morì il 31 ottobre 1723. Gli successe il figlio terzogenito Gian Gastone.


[modifica] Bibliografia

[modifica] Altri progetti


separatore

Preceduto da: Granduca di Toscana Succeduto da:
Ferdinando II de' Medici Cosimo III de' Medici, dal 1670 al 1723
Gian Gastone de' Medici


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