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Canzone napoletana - Wikipedia

Canzone napoletana

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Canzone napoletana
Origini stilistiche musica popolare e etnica di Napoli
Origini culturali napoletane
Strumenti tipici Mandolino, Chitarra, Colascione, Triccheballacche

A questi si aggiungono tamburi (Tamorre) e tamburelli, caccavella o Putipù, ed altri strumenti di fattura spesso artigianale.

Popolarità Attraverso i secoli è giunta fino a noi, mantenendo la sua attrattiva. Sebbene molte fonti collochino la nascita della canzone napoletana universalmente conosciuta nel 1839, molte altre, la datano intorno al XIII secolo, come espressione spontanea del popolo di Napoli. Si sviluppa maggiormente dalla fine del Cinquecento alla fine del Settecento. Il suo periodo più importante: intorno ai primi dell'800.
Sottogeneri
Generi derivati
Musica neo melodica, Macchietta
Generi correlati
Categorie correlate

Gruppi musicali canzone napoletana · Album canzone napoletana · EP canzone napoletana · Singoli canzone napoletana

Con l'espressione canzone napoletana si identifica la musica popolare originaria di Napoli. L'origine della canzone napoletana data intorno al XIII secolo e, come espressione spontanea del popolo di Napoli, si sviluppò maggiormente dalla fine del Cinquecento alla fine del Settecento. Questa espressione artistica popolare era allora carica di contenuti positivi ed ottimistici e raccontava la vita, il lavoro ed i sentimenti popolari. In seguito, fra la seconda metà dell'Ottocento e la prima metà del Novecento, essa fu oggetto di inclusione, nei suoi temi, di decadentismo, pessimismo e drammatismo ad opera di intelettuali che ne modificarono lo spirito originario. In quel periodo i maggiori musicisti e poeti locali si cimentano nella composizione di numerose canzoni. Un esempio di tale tendenza è quello di Gabriele d'Annunzio che scrive i versi di A Vucchella [1]

Il periodo più importante della canzone napoletana è intorno ai primi dell'800 quando la canzone "Palummella zompa e vola" fu addirittura proibita per i suoi evidenti contenuti sovversivi, poiché alludeva alla libertà, ed infatti gli autori ne cambiarono il testo, ma il popolo napoletano continuò a cantarne la musica a bocca chiusa.

Nel 1835 a Napoli dilaga la melodia di Te voglio bbene assaje scritta da Raffaele Sacco e la cui musica è di Gaetano Donizetti. Le celebrazioni della festa di Piedigrotta sono l'occasione ideale per l'esibizione dei nuovi pezzi, che vedono tra gli autori personalità quali Salvatore di Giacomo, Libero Bovio, E.A. Mario, Ferdinando Russo, Ernesto Murolo.

In pieno novecento la canzone sopravvive grazie al ruolo primario del Festival di Napoli, che tra querelle e scandali riesce a imporre la sua canzone in tutta Italia prima ancora che si affermasse il Festival di Sanremo.
La parabola storica della canzone napoletana termina nella seconda metà degli anni '60, quando il Festival entra in crisi (si conclude nel 1970) e la canzone perde ogni legame col suo retaggio classico divenendo espressione del sottoproletariato urbano. La fama di questo genere rimane immutata nonostante il passare del tempo, e tutti i cantanti affermati inseriscono regolarmente alcuni tra i pezzi più famosi nel loro repertorio seguendo le orme di Enrico Caruso e Beniamino Gigli.

Indice

[modifica] Strumenti

Gli strumenti classici della canzone napoletana sono:

A questi si aggiungono tamburi (Tamorre) e tamburelli, caccavella o putipù, ed altri strumenti di fattura spesso artigianale.

[modifica] Storia

Escludendo villanelle e canti popolari precedenti al 1800 e che ancora non avevano la struttura melodica e lirica tipica della Canzone Napoletana propriamente detta, molte fonti collocano la nascita della canzone napoletana universalmente conosciuta al 1839 e al brano Te voglio bene assaje. Il testo fu scritto da Raffaele Sacco e musicato da Gaetano Donizetti. La canzone fu presentata il 7 settembre 1839 alla Festa di Piedigrotta.

[modifica] La macchietta

Altro genere di canzone napoletana molto popolare fu la "macchietta", termine derivato dal modo di descrivere personaggi e situazioni come in uno schizzo abbozzato in modo caricaturale. fra gli autori ed interpreti di questo genere vanno ricordati Nicola Maldacea e Nino Taranto.

[modifica] Il secondo dopoguerra

La Seconda guerra mondiale segnò profondamente la città di Napoli ed anche la canzone non poté sfuggire alla tragicità degli eventi, Munasterio 'e Santa Chiara è la testimonianza più struggente di quel momento ma, come sempre, Napoli riesce anche a sorridere nei momenti più bui, "Tammurriata Nera" fu l'esempio di come l'umorismo partenopeo fosse sempre pronto ad emergere, anche di fronte a fatti tragici.

[modifica] Gli anni sessanta

È il periodo d'oro del Festival della Canzone Napoletana, ma è anche l'epoca di fenomeni innovativi: Peppino di Capri opera una "fusion" fra melodia napoletana e ritmi di altre culture musicali imponendosi all'attenzione di critici e pubblico; Renato Carosone mette a disposizione le sue esperienze di pianista classico e di jazzista, le fonde con ritmi africani e americani e crea una forma di macchietta, ballabile e adeguata ai tempi.

[modifica] Gli anni settanta

Tramontato il Festival, la canzone napoletana si adegua alle esigenze del tempo, vengono ripresi ed attualizzati i temi della sceneggiata, Mario Merola, pur rimanendo legato alla canzone tradizionale, è il principale interprete di questa nuova tendenza. Intanto il fermento musicale di quell'epoca è avvertito anche da nuovi autori come Alan Sorrenti e Pino Daniele che daranno un'impronta nuova alla musica partenopea.

[modifica] Gli anni ottanta

È il periodo che porta alla luce il fenomeno dei cosiddetti "cantanti neomelodici", sono spesso giovani interpreti che tentano di seguire le orme di Nino D'Angelo o Mario Merola esibendo canzoni impostate musicalmente su un mix di melodia partenopea e musica da hit parade. A loro fa da contraltare la satira di Tony Tammaro che, parodiandone tematiche ed inflessioni, crea un genere di gustosa macchietta moderna.

[modifica] Gli anni novanta

In questo periodo si ha un boom del genere neomelodico, ormai la canzone napoletana originaria ha un declino inevitabile col cambio generazionale, i giovani preferiscono cantanti come Gigi Finizio, Gigi D'Alessio, Luciano Caldore, Ciro Rigione, Tommy Riccio e Mimmo Dany pur non rinnegando totalmente il passato. A fargli da contraltare, rinnovando la canzone napoletana mediante una commistione con la musica elettronica, il trip-hop e il rap, si pongono gruppi apprezzati anche in ambito nazionale come Almamegretta, 99 Posse, 24 grana.

[modifica] Gli anni duemila

Gli anni duemila sono gli anni della decadenza della musica napoletana originaria, surclassata commercialmente dalla diffusione della musica neomelodica. In questi anni le case produttrici locali sfornano cantanti su cantanti, compilation, videoclip, DVD, concerti, programmi televisivi locali. Le liriche delle canzoni sono l'espressione di un arte canora che utilizza termini ed espressioni strettamente popolari. Pochissimi fra gli interpreti di questo genere sono riusciti a distinguersi per una vera e valida qualità canora innata. Tanto che lo stile "cantato" del neomelodico è definito dai maestri di musica come lo stile della voce "affugata n'gann'" cioè della voce trattenuta in gola, praticamente lo stile di un cantante alle primissime armi. Tornando ai testi, esempi lampanti di questa commistione fra il gergo popolare e i più aulici sentimenti umani sono le canzoni di Alessio e Raffaello, attualmente tra i più popolari cantanti di musica neo-melodica napoletana.

Un noto autore di liriche neo-melodiche caratterizzate da una volontaria e consapevole impronta comica è Gigione. Di lui si ricordano versi celeberrimi quali "Ti piace, ti piace, ti piace il gelatino...poi la fragolina la devi dare a me!" e "Sì sì sì assiettate 'nsino a me, viene ccà, mò t'aggia incatastà...!!" che tradotto significa "Sì sì sì, siediti in braccio, vieni qua, adesso ho intenzione di sbatterti contro un muro per fare sesso con te in maniera vigorosa". Vi sono poi alcuni personaggi consci del potere implicitamente comico della musica neo-melodica napoletana, che si sono specializzati in liriche estreme, ma senza avere la pretesa di essere presi sul serio. È il caso de Il duo della risata, famosi fra l'altro per la canzone "È guajune de stu rion", il cui ritornello recita "È guajune de stu rion, quanno o' fummo è troppo bbono, dintê mmachine mportante fummeno peggie de l'elefante" ("I ragazzi del quartiere, quando la qualità della cannabis è ottima, nelle automobili di lusso fumano droga con gusto impareggiabile"). Tali personaggi sono però osteggiati dai fans della canzone neo-melodica tradizionale, in quanto accusati di considerare la musica neo-melodica napoletana come una cosa troppo poco seria, a differenza degli altri interpreti quali Rosario Miraggio, Vincenzo Junior, Anthony, Alessio, Raffaello, Enzo Ilardi.

Il primo noto autore di testi di neo-melodici e vero fondatore del genere fu verso la fine degli anni '80 il famoso camorrista Luigi Giuliano, detto Lovigino, passato alla storia per aver ordinato ai giocatori del SSC Napoli nel 1988 di perdere lo scudetto a beneficio del Milan, altrimenti sarebbero saltate le scommesse al Totonero. Luigi Giuliano, celebre fra le altre cose per essere stato il più grande "spione di caserma" della storia della criminalità organizzata di Napoli, e ben prima che si pentisse ufficialmente, fu colui che ordinò la diffusione del genere in tutta la città. Da allora la musica neo-melodica è diventato un lucroso affare per le famiglie malavitose, da alimentare e promuovere a tutti i costi.

Nonostante la mediocrità di questo nuovo genere musicale, c'è la presenza di qualche artista che avendo delle qualità canore sopra la media, prova ad emergere. Paradossalmente, per arrivare a ciò, si è dovuti superare il valore melodico della canzone.

[modifica] Canzoni

  • Fenesta vascia (1500, rielaborazione di un canto siciliano del 1400)
  • 'A picciotta
  • Santa Lucia luntana
  • Serenata napulitana
  • Uocchie de suonno
  • O' cardillo
  • Canzona marinaresca
  • Maria Marì
  • 'A casciaforte
  • Anema e core
  • 'A tazza 'e cafè
  • Core 'ngrato
  • Dduje paravise
  • Dicitincello vuje
  • Era de maggio
  • Funiculì funiculà
  • Guaglione
  • Guapparia
  • Lacreme napulitane
  • Luna caprese
  • Luna Rossa
  • Malafemmena
  • 'O sole mio
  • 'O cunto 'e Mariarosa
  • ''O surdato 'nnammurato
  • Passione
  • Reginella
  • Tammurriata nera
  • Te voglio bene assaje
  • Torna a Surriento
  • Tu vuo' fa' l'americano
  • Voce 'e notte
  • Nun è maje stato sincèro
Per approfondire, vedi la voce Lista di canzoni napoletane.

[modifica] Autori e interpreti

(in ordine alfabetico)

[modifica] Case editrici musicali e case discografiche

[modifica] La Canzonetta

Nata nel 1901 per opera di Francesco Feola, La Canzonetta ha curato la pubblicazione e la diffusione di canzoni di autori come Libero Bovio, Gigi Pisano, Luigi Cioffi, Totò e molti altri. Tra le canzoni del catalogo de La Canzonetta possono citarsi Malafemmena, Munasterio 'e Santachiara, 'A tazza 'e café, Ciccio Furmaggio, Indifferentemente, Reginella.

[modifica] Film con canzoni napoletane

[modifica] Note

  1. ^ Si narra che il d'Annunzio abbia scritto la canzone dopo un'accesa discussione con Ferdinando Russo che scommetteva sull'incapacità del poeta pescarese di scrivere in lingua napoletana

[modifica] Voci correlate

[modifica] Voci correlate

[modifica] Collegamenti esterni

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