A Day in the Life
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A Day in the Life | ||
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Autori | Lennon-McCartney | |
Registrazione | gennaio 1967 studio 1 di Abbey Road |
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Album di uscita | Sgt. Pepper's Lonely Hearts Club Band | |
Durata | 5:23 | |
Uscita Italia | 1 giugno 1967 | |
Uscita U.K. | 1 giugno 1967 | |
Uscita U.S.A. | 1 giugno 1967 |
A Day in the Life ("Un giorno nella vita") è l'ultimo brano del disco Sgt. Pepper's Lonely Hearts Club Band. È stato scritto da Paul McCartney e John Lennon.
Indice |
[modifica] La storia
Le registrazioni iniziarono il 19 gennaio 1967 con il titolo In the life of ("Nella vita di..."). Come per altri brani presenti su Sgt. Pepper's (Lovely Rita, She's Leaving Home), lo spunto del brano venne dalla lettura di un giornale (il Daily Mail).
Il testo si sviluppa giustapponendo quattro nuclei narrativi diversi. La prima e la quarte parte si riferiscono infatti a due notizie prese dal giornale e rielaborate da Lennon in chiave surreale e umoristico: il 18 dicembre 1966, Tara Brown, erede dei Guinnes, figlio di un membro della Camera dei Lords, perde la vita in un incidente d'auto[1]; il secondo articolo (che qualche critico riporta sul Daily Mail del 17 gennaio 1967) parlava delle circa quattromila buche nelle strade di Blackburn, nel Lancashire. Il nonsense voluto fu creato unendo il verso Now they know how many holes it takes to e un trafiletto che parlava di un'importante esibizione al Royal Albert Hall. La leison fill fu suggerita a Lennon da Terry Doran, collaboratore del gruppo. Nella seconda parte è presente un riferimento indiretto al film How I Won the War di Richard Lester (dove John recita una parte), satira antimilitarista tratta dal libro di Patrick Ryan. Poiché il film uscì solo verso ottobre, diversi mesi dopo Sgt. Pepper, la battuta si capì solo più tardi.
McCartney ricorda che entrambi passavano molto tempo insieme per scrivere questo brano cercando di influenzarsi a vicenda. Secondo John, il contributo migliore del coautore fu la frase I'd love to turn you on; ma di McCartney è anche la parte centrale (la terza). Si rifà a ricordi dell'adolescenza, quando si affrettava per andare a prendere l'autobus che lo portava a scuola e sul quale era solito fumare una sigaretta, immergendosi nei suoi pensieri. In piena era psichedelica, con i Beatles determinati sia da un punto di vista culturale che artistico a giocare sui doppi sensi, tutti quei riferimenti finirono per essere censurati dalla BBC.
L'idea dell'orchestra fu di McCartney, che chiese a George Martin un'orchestra composta da 90 elementi per realizzare una traccia sonora innovativa. Tale richiesta, rivelatosi assai dispendiosa per il produttore, fu accantonata con una controproposta di un'orchestra composta da 45 elementi. Ai componenti della stessa e a tutti gli astanti in studio, Lennon, per la realizzazione del videoclip, fece indossare nasoni di cartapesta completi di baffi e occhiali. La traccia sonora consisteva nel realizzare un vortice da inserire nella canzone come intermezzo e come coda. In pratica, fu chiesto all'orchestra di suonare, crescendo man mano in intensità e volume, la nota più bassa prevista dal pentagramma fino a raggiungere quella più alta, creando così il famoso vortice di archi, ottoni e fiati di imponente impatto emotivo. Per il vortice di coda i Beatles decisero di concludere con un accordo al pianoforte, protratto fino alla dissolvenza totale del suono. Per ottenere tale effetto, lo stesso accordo venne suonato contemporaneamente da Lennon, McCartney, Ringo Starr, George Martin, e Mal Evans su tre pianoforti a coda, e il volume di registrazione venne man mano alzato per raccogliere ogni minimo suono (oltre che alcuni rumori di fondo!). L'inadeguatezza delle tecniche di registrazione del tempo venne notata quando il nastro venne trasferito su CD, e si notò che la registrazione venne terminata mentre si sentiva ancora l'accordo.
Il frammento finale, battezzato The Inner Groove, fu realizzato con un artificio tecnico che non permetteva alla testina di finire la sua corsa, ripetendosi così all'infinito. Nasceva dalla discussione relativa ai secondi di intervallo lasciati tra un brano e l’altro (espediente usato all'epoca per permettere ai DJ di cambiare disco): l'idea era quella di riempire tutti gli spazi possibili anche con una gamma di suoni diversi dal normale.[2] Fu una cosa fatta per puro divertimento, sullo stile di Pet Sounds dei Beach Boys.
da Gl'Inclonabili The Beatles www.maurizioangelucci.com edizioni5terre.com
... e preparano l'epica chiusura dell’album. A Day In The Life è un miscuglio di generi e strumenti musicali diversi, di parole, di suoni, che ne fanno uno dei vertici della grandissima epopea artistica dei Beatles. Questa complessissima composizione si muove attorno alle parti cantate, l'iniziale e la finale di John, e quella centrale di Paul, con poca linearità musicale, l’assemblaggio di più canzoni e diversi cambiamenti dei tempi musicali. Si è coinvolti già dall'introduttivo ritmo lento coi pianoforti di John e Paul, la chitarra acustica di John, i bonghi di George, le maracas e i tom tom di Ringo. John accenna alla morte di un suo caro amico e alla seconda guerra mondiale, con delle parole prese a caso dai giornali e messe a supporto della musica. Improvvisamente s’ode un boato devastante, con un'orchestra di quaranta elementi che suona, al di là d’ogni aspettativa, senza nessuna schematizzazione delle note sul pentagramma. L'orchestra comprende dodici violini, quattro viole, quattro violoncelli, due contrabbassi, due flauti, tre trombe, tre tromboni, una tuba, un’arpa, un oboe, due fagotti, due corni francesi, due clarinetti, timbani e percussioni. Quindi il trillo di una sveglia ci riporta alla realtà col piano ed il canto di Paul che, in uno stile quasi jazz, ricorda la routine della sua giovinezza, con azioni iterative quali svegliarsi, pettinarsi, far colazione, vestirsi, “afferrare” il bus, fumare una sigaretta e andare a scuola. Una sezione di fiati annuncia il ritorno cantato di John che portò a termine la canzone dopo aver letto sul giornale del ritrovamento di quattromila buche a Blackburn. Il nonsense delle parole di John trova corrispondenza in quello della strabiliante musica, con l’apocalittico rombo assordante dell'orchestra che si dilunga senza una qualsiasi partitura musicale. Non è finita, e un rimbombo cupo e prolungato, prodotto dal tocco concomitante delle dita di John, Paul, Ringo e Mal Evans su dei pianoforti, chiude con un suono inatteso quest’ingegnosità musicale che solo i Beatles potevano inventarsi. Il non sazio Paul fece inserire il supplemento di una nota di moltissimi hertz, percepibile solo dai cani.
[modifica] Note
- ^ La storia della morte di un uomo in un incidente d'auto che si celava dietro i versi di Lennon diede vita a una della più famose leggende metropolitane della storia del rock: la presunta morte di Paul. Sparsa la notizia i fans di tutto il mondo cominciarono ad indagare testi, copertine e dischi (suonandoli al contrario) per trovare indizi che confermassero questa teoria. Una leggenda correlata riguardava un presunto disco inciso, dai Beatles nel 1966, ma non ultimato e non pubblicato a causa della scomparsa di McCartney. I brani non più utilizzati ma scritti con uno stile che introduceva al periodo Sgt. Pepper, sarebbero stati rispolverati dai tre superstiti negli anni 1970 per dar vita al progetto di un gruppo fantasma ideato da John per rispondere a quelle major disposte ad offrire miliardi per la riunificazione del gruppo. Il gruppo in questione si chiamava Klaatu, ma, come è stato da tempo chiarito, si è trattato di semplice opportunismo commerciale.
- ^ Paul McCartney ha inserito il vortice, notevolmente velocizzato, tra gli effetti sonori della versione live della sua Coming up, nell'album Tripping the Live Fantastic del 1990.
[modifica] Formazione
- John Lennon:voce, chitarra, piano
- Paul McCartney: voce, cori, basso
- George Harrison cori, chitarra solista con effetti
- Ringo Starr: batteria, percussioni
[modifica] Esterni
- George Martin: arrangiamento orchestrale
- Abbey Road's Orchestra: fiati, orchestrazione
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