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Vittorio Feltri - Wikipedia

Vittorio Feltri

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Vittorio Feltri (Bergamo25 giugno 1943) è un giornalista italiano.

Indice

[modifica] Biografia e carriera

La sua carriera giornalistica inizia a L'Eco di Bergamo nel 1962, con l'incarico di recensire le prime visioni cinematografiche. Successivamente viene assunto come redattore dal quotidiano La Notte. Nel 1974 Gino Palumbo lo chiama al Corriere d'informazione: dopo tre anni Feltri arriva al Corriere della Sera, allora diretto da Piero Ottone.
Dal 1983 è direttore di BergamoOggi ma l'anno successivo ritorna al Corriere della Sera come inviato speciale. Nel 1989 assume la direzione del settimanale l'Europeo, portandolo da 78.000 a 140.000 copie[1].

Nel 1992 sostituisce Ricardo Franco Levi alla direzione de l'Indipendente, in grave crisi di vendite. Feltri rilancia il giornale e ne fa un quotidiano di successo.

Nell'aprile 1993 conosce Silvio Berlusconi; il Cavaliere gli propone di entrare in Fininvest, ma Feltri rifiuta. Nel corso dell'anno l'Indipendente sale oltre le 120.000 copie, superando anche il concorrente diretto Il Giornale.
Nel gennaio 1994 Feltri viene contattato da Paolo Berlusconi, editore del "Giornale", che gli offre la direzione del quotidiano, che Indro Montanelli ha deciso di lasciare. Feltri accetta; ottiene un ampio spazio di manovra, come il suo predecessore. Rimane al "Giornale" per 4 anni, durante i quali riporta il quotidiano in auge, da 130.000 a 250.000 copie.
Nello stesso periodo, Feltri cura una rubrica sul settimanale Panorama, collabora con Il Foglio di Giuliano Ferrara e con altre testate nazionali, tra cui Il Messaggero e Il Gazzettino.

Feltri spiega perché ha lasciato "Il Giornale":

« Quando capii che la famiglia Berlusconi aveva bisogno del direttore di un quotidiano di partito, non potei più rimanere. Non è un mestiere che so fare.[2] »

Complessivamente, sui quattro anni trascorsi in via G. Negri:

« Con Paolo ci siamo lasciti male. Metà Forza Italia mi detestava perché dirigevo il Giornale a modo mio: tra l'altro dicevano che gridavo. A Silvio Berlusconi sto sulle balle perché una volta lo difendo e una volta lo punzecchio. Se non gli stessi sulle balle mi chiederei dove ho sbagliato! Sono stato ben pagato e Paolo ha rispettato in pieno la mia autonomia. Ma se il Giornale non è morto una ragione ci sarà e ne ho tenuto conto nella parcella.[3] »

Le altre tappe della sua carriera sono le seguenti:

Sulla sua creatura ha dichiarato:

« Quando siamo partiti, il 18 luglio del 2000, dominava la noia [presso il pubblico dei lettori]. Qualcuno, confidando nel mio passato, si è deciso ad acquistarci proprio per superare la noia, forse sperando che inventassi chissà cosa. Abbiamo drizzato le antenne. Ora il nostro Paese è attraversato dal desiderio di identità e di sicurezza. Cerchiamo di dar voce a questo e di chiamare i politici a rispondere su questi temi assai più che sulle loro beghe di giustizia[4] »

Il 21 novembre 2001 viene temporaneamente radiato dall'albo dei giornalisti. La delibera del Consiglio dell'Ordine dei giornalisti della Lombardia viene presa (all'unanimità) per aver pubblicato la lista dei nomi dei cittadini italiani sotto procedimento giudiziario per accuse di pedofilia. [5] Tuttavia nel febbraio del 2003 l'Ordine Nazionale dei giornalisti di Roma annulla il provvedimento di radiazione che era stato preso a Milano.

[modifica] Vicende giudiziarie

Il 14 febbraio 2006 Feltri è condannato dal giudice monocratico di Bologna, Letizio Magliaro, ad un anno e sei mesi di carcere per diffamazione nei confronti del senatore Ds Gerardo Chiaromonte (scomparso nel 2003). La condanna si riferisce ad un articolo comparso sul Quotidiano Nazionale alla fine degli anni '90, secondo il quale il nome del senatore compariva nel dossier Mitrokhin.[6]

Il 2 luglio 2007 è assolto dalla quinta sezione penale della Corte di Cassazione dall'accusa di diffamazione nei confronti dell'ex PM Gherardo Colombo per un editoriale pubblicato su Il Giorno nel 1999, nel quale si accusava il pool di Mani Pulite di aver svolto indagini esclusivamente su Silvio Berlusconi e non più sugli ex comunisti. La sentenza di assoluzione si riferisce al diritto di critica garantito dall'articolo 21 della Costituzione della Repubblica italiana.[7]

Il 7 agosto 2007 è condannato assieme a Francobaldo Chiocci e alla società Europea di Edizioni spa dalla Corte di Cassazione a versare un risarcimento di 45 mila euro in favore di Rosario Bentivegna, uno degli autori dell'attacco di via Rasella, per il reato di diffamazione. Il quotidiano Il Giornale aveva pubblicato alcuni articoli, tra i quali un editoriale di Feltri, nei quali Bentivegna era stato paragonato a Erich Priebke.[8]

Il 9 maggio 2008 pubblica un articolo su Libero nel quale accusa il calciatore dell'Inter Luis Figo di aver investito volontariamente un gatto nero.
Lo stesso Luis Figo tramite l'Ufficio stampa dell'Inter il 10 maggio 2008 esprime il desiderio di pubblica ammenda da parte del quotidiano stesso. Se ciò non dovesse accadere il calciatore ha annunciato che sarà costretto ad agire per vie legali.

Insieme con Furio Colombo, Vittorio Feltri è autore di Fascismo e antifascismo, un libro uscito nel novembre 1994 per l'editore Rizzoli.

Da qualche anno partecipa ad una trasmissione, Pensieri e bamba, dove viene intervistato su argomenti di attualità, su Odeon TV il lunedì.


[modifica] Altri progetti

[modifica] Note

  1. ^ Vittorio Feltri, «Piccola storia del giornalismo», Libero, 13 giugno 2003.
  2. ^ Vittorio Feltri, «Piccola storia del giornalismo», Libero, 13 giugno 2003.
  3. ^ Vittorio Feltri, «La verità su Berlusconi editore», Libero, 1 aprile 2001.
  4. ^ Vittorio Feltri, «Piccola storia del giornalismo», Libero, 13 giugno 2003.
  5. ^ Testo integrale della delibera del Consiglio dell’Ordine dei Giornalisti della Lombardia
  6. ^ Articolo comparso sul Corriere della Sera
  7. ^ Raccolta di lanci stampa sulla notizia
  8. ^ Articolo comparso su RaiNews24


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