Vijnanavada
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Madhyamika •Cittamatra •Sanlun • Faxiang • Tiantai • Huayan • Chan • Jingtu • Sanron • Hosso • Kegon • Tendai • Zen • Jodo • Nichiren |
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Il Vijñānavāda (detto anche Cittamātra o Yogācāra) è una scuola buddhista indiana sorta nel III sec. e.v. che ha profondamente influenzato il Buddhismo Mahayana sia tibetano che sino-giapponese. La scuola ha, come la precedente scuola Madhyamika, dei precisi testi di riferimento e un suo variegarsi in sottocorrenti. In ambito sino-giapponese le sue tesi hanno profondamente influenzato molte scuole, segnatamente la Huayen (giapp. Kegon), il Chan (giapp. Zen) e lo Zhenyan (giapp. Shingon). La scuola Cittamatra si inserisce nel procedere ermeneutico dei Prajnaparamitasutra e nella loro interpretazione da parte della scuola che l'ha preceduta, il Madhyamika. Il Sutra più antico della scuola Cittamatra è probabilmente il Samdhinirmocanasutra. È in questo Sutra che compare la dottrina dei "Tre giri della Ruota del Dharma" (tridharmacakra): il primo giro è rappresentato dall'insegnamento delle Quattro nobili verità (catuaryatyani), , della coproduzione condizionata (pratityasamutpada) e dell'Ottuplice sentiero (mārgasatya), insegnamenti che si conservano negli Agama-Nikaya; il secondo giro è rappresentato dall'insegnamento della vacuità (sunyata), che indica come privi di sostanzialità inerente tutti i dharma costituenti la "realtà", insegnamento proprio dei Prajnaparamitasutra; il terzo giro è nell'insegnamento della coincidenza tra Samsara e Nirvana indicato nella scuola Madhyamika. Lo sviluppo dei 'giri' della Ruota del Dharma corrisponde, secondo la scuola Cittamatra, ai testi da interpretare e quelli da prendere alla lettera. Per il Madhyamika sono già i Prajnaparamitasutra e i relativi commentari Madhyamika ad essere definitivamente chiari, secondo i Cittamatra invece anche i Prajnaparamitasutra come gli Agama-Nikaya devono essere interpretati, mentre solo a partire dal Samdhinirmocanasutra gli insegnamenti risultano di per sé espliciti e rappresentano la dottrina definitiva. Il nome e la dottrina di questa scuola sono ben rappresentati da una strofa di un altro sutra Cittamatra, il Samadhirajasutra: «O figli dei Vittoriosi, i tre regni non sono altro che mente». La scuola Cittamatra sostiene infatti che i fenomeni, così come noi li percepiamo, non sono altro che mente, non esistono se non come apparenze. L'unica cosa realmente esistente è la coscienza. L'ignoranza dell'uomo fa sì che egli creda non solo che questa coscienza sia un "soggetto" ovvero che abbia una sua identità permanente ma che esistano, con la stessa qualità, anche gli oggetti percepiti. Questa illusione viene sempre paragonata, in questa scuola e nei suoi Sutra, come "l'illusione di una magia", "illusione ottica", "miraggio", "sogno", "riflesso della luna sull'acqua", a una "eco", a una città "aerea", a un "fantasma". La vacuità (sunyata) è, per i Cittamatra, la fine della differenza tra soggetto e oggetto e corrisponde al Risveglio (bodhi), mentre ciò che sperimentiamo nella coscienza illusa è il frutto del nostro karma. Quindi la sede della vacuità è, per la scuola Cittamatra, la coscienza che è la sola ad esistere anche se sempre priva di identità inerente. Da qui l'accusa della scuola Madhyamika ai Cittamtra di essere dei sostanzialisti in quanto avrebbero "sostanziato" la vacuità nella coscienza (e da qui anche il famoso dibattito tra il madhyamika Candrakirti e il cittamatra Candragomin all'università di Nalanda durato sette anni senza che nessuno dei due prevalesse). In sostanza i Madhyamika preferirono limitarsi alle due Verità, assoluta (paramarthasatya) e relativa (samvrtisatya), ritenendo quest'ultima "mondana". Per il Madhyamika Candrakirti, ad esempio, la vera Verità è quella assoluta della vacuità di tutto l'esistente (e non della coscienza "non soggettiva" dei Cittamatra). Mentre i Cittamatra accusavano i Madhyamika di tendenze nichiliste in quanto ponevano, di fatto, il Dharma nel vuoto. La posizione Cittamatra, si fonda comunque sempre sulla fine esperienziale della distinzione soggetto-oggetto tipico delle pratiche meditative e quindi sulla realizzazione della tathata, della realtà così come è, facendo scomparire concetti e distinzioni. All'interno di questa scuola si sono tuttavia sviluppate due sottoscuole: quella di Dharmakirti e Dignaga che si rivolge alla sei coscienze (i cinque sensi più quella mentale), ritenendo quella mentale quella di base; e quella di Asanga e di Vasubandhu che invece parla di otto coscienze (astavijnana, sei coscienze dei sensi, una mentale contaminata dal karma detta klistamanas e l'ottava coscienza, l'alayavijnana incontaminata). Per Asanga e Vasubhandhu solo l'ottava coscienza, l' alayavijnana, che ricevendo come un ricettacolo i semi contaminati dalla settima coscienza, è quella assoluta che non muore ma rinasce di corpo in corpo fino alla liberazione bodhi. L' alayavijnana "non è né bene, né non bene" ed è comunque e sempre del tutto priva di soggettività.
[modifica] Voci correlate
[modifica] Collegamenti esterni
- (EN) Associazione di Ricerca del Buddhismo Yogācāra
- Info sul Vijñānavāda su mahayana.it
- (EN) Informazioni sul Cittamātra
- Portale Buddhismo: accedi alle voci di Wikipedia che parlano di Buddhismo