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Sindrome da fatica cronica - Wikipedia

Sindrome da fatica cronica

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Indice

Le informazioni qui riportate hanno solo un fine illustrativo: non sono riferibili né a prescrizioni né a consigli medici - Leggi le avvertenze

La sindrome da fatica cronica (o CFS, acronimo di Chronic Fatigue Syndrome) è, come definito nel dicembre 1994 da un apposito gruppo internazionale di studio, una sindrome in cui si presentano le seguenti condizioni:

  • fatica cronica persistente per almeno 6 mesi che non è alleviata da riposo, che si esacerba con piccoli sforzi e che provoca una sostanziale riduzione dei livelli precedenti delle attività occupazionali, sociali o personali;
  • presenza regolare di quattro o più dei seguenti sintomi, anche questi per almeno 6 mesi:
    1. disturbi della memoria e della concentrazione tali da ridurre i precedenti livelli di attività occupazionale e personale;
    2. faringite;
    3. dolori delle ghiandole linfonodali cervicali e ascellari;
    4. dolori muscolari e delle articolazioni senza infiammazioni o rigonfiamento delle stesse;
    5. cefalea di tipo diverso da quella presente eventualmente in passato:
    6. sonno non ristoratore;
    7. debolezza post esercizio fisico che perdura per almeno 24 ore.

[modifica] Risvolti sociali

Questi sopra elencati erano disturbi del sistema nervoso rilevati da tempo, ma che non avevano ancora trovato una collocazione specifica nell'ambito della medicina per la difficoltà di trovare riscontri fisiologici precisi, contro pregiudizi culturali ancora molto diffusi. Ma già nel 1960 Pierre Daco condannava le discriminazioni sociali della patologia sul posto di lavoro e in famiglia.[1]

Spesso accade così che il malato sia bollato come "pigro" proprio da coloro che pur in buona fede, si "sforzano" di aiutarlo, ottenendo però il risultato di farlo sentire marginalizzato.

Da psicologo, Daco individuava il disturbo soprattutto nelle sue componenti sociali, osservando come la civiltà industriale moderna tenda a "[...] moralizzare la fatica stessa, e non siamo lontani dal considerarla una riprovevole mancanza di volontà." e dimostrando come quello che è in realtà un disturbo fisiologico sia imputato a una mancanza di volontà da parte della persona, ritenuta moralmente responsabile delle sue scelte e per questo condannata.

Bisogna ricordare inoltre che ogni individuo reagisce in modo diverso alla malattia e può sviluppare un alto numero di sintomi non precedentemente menzionati, quali ad esempio irritabilità, depressione, febbre, vista offuscata, confusione, dispepsia, aumento di peso.

La sindrome ricorre quasi esclusivamente in individui giovani o di mezza età, sia uomini che donne, mentre si conferma pressoché assente in età più avanzata.

[modifica] Cause

Le cause di questa sindrome, diffusa senza un concreto discriminante in tutto il mondo, sono tutt'ora oggetto di studio e si esclude una diretta origine virale[citazione necessaria]. Inoltre, in base a nuove ricerche effettuate negli Stati Uniti, pare probabile una causa genetica che predispone alcuni organismi sensibili a scatenare la malattia in determinate situazioni.

Ad esempio, situazioni come un'intossicazione chimica, stress eccessivo, infezioni virali come l'Epstein-Barr possono scatenare tutta la serie di sintomi tipici della CFS fino ad ora latenti o manifestati solo in parte e spesso sottovalutati.

Ci sono tuttavia altre ipotesi: ad esempio, squilibri linfatici o una risposta anomala da parte dell'organismo ad una infezione.

[modifica] Rischi

È una patologia debilitante ed invalidante a tutti gli effetti: cambia lo stile di vita ed il modo di relazionarsi con gli altri e può portare a stati depressivi.

[modifica] Cura

Non essendo stata ancora accertata una causa scatenante non vi è, ad oggi, una cura che non sia il mero controllo dei sintomi; tuttavia, alcuni immunomodulatori, in particolare l'ampligen (in sperimentazione), sembrano aver dato significativi miglioramenti della malattia rispetto a un campione che non ha assunto il farmaco.

Inoltre vengono molto usati gli antidolorifici e il provigil per contrastare i due sintomi più invalidanti, dolori e sonnolenza.

[modifica] Collegamenti esterni

[modifica] Note

  1. ^ Pierre Daco, Che cos'è la psicologia (1960), da "Les prodigieuses victoires de la psychologie moderne.", trad. di A. Toninelli e L. Basile. Milano, Rizzoli, 1994, cap. 2, pp.12-19.


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