Samaritani
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I Samaritani (dall'ebraico שַמֶרִים shamerim, cioè "osservanti della Legge") sono i membri di una comunità ebraica in Terrasanta. L'omonima città e regione (Samaria, oggi Nablus in Cisgiordania) da loro prende il nome.
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[modifica] Origine
Da un punto di vista strettamente storico i Samaritani sono i discendenti di quanti, fra le popolazioni ebraiche delle nove tribù del regno settentrionale di Israele, rimasero sul posto al momento della deportazione delle élite urbane esiliate dagli assiri (Sargon II si vanta in una sua iscrizione di avere deportato dalla regione in tutto 27.290 persone, quindi palesemente non l'intera popolazione). Questa popolazione di "rimasti", si fuse nel corso dei secoli con una parte delle popolazioni pagane a loro volta deportate in Israele.
Tuttavia secondo quanto afferma la Bibbia, per la quale solo i discendenti delle due tribù del Regno di Giuda erano i "veri" e "puri" ebrei dopo l'Esilio babilonese, i samaritani erano i discendenti unicamente degli stranieri pagani deportati in Israele nel 721 AC, per sostituire le popolazioni ebraiche totalmente deportate.
La visione biblica contrasta però con la persistenza nei territori dell'ex Regno di Israele, anche durante il periodo esilico, sia della cultura materiale esistente prima della conquista assira (il che indica che le popolazioni erano le stesse), sia soprattutto del culto di YHWH (peraltro considerato "illegittimo" dai compilatori dei libri biblici post-esilici).
La Bibbia spiega tale persistenza con una visione divina che aveva insegnato ai popoli pagani nuovi arrivati il culto yahwista, dopo la totale scomparsa degli ebrei dal paese. Ovviamente da un punto di vista strettamente storico si trattò invece di un classico fenomeno di assimilazione dei nuclei stranieri da parte delle popolazioni già esistenti in luogo, numericamente prevalenti.
Nella realtà storica gli ebrei di Samaria, lungi dal convertirsi al paganesimo o abbandonarsi al sincretismo, secondo l'accusa rivolta loro da alcuni ebrei di Giuda, si preoccuparono di preservare il culto di YHWH, fino ad arrivare a costruire (in una data non determinabile del IV secolo a.C.) un loro tempio, separato da quello di Gerusalemme, sul Monte Garizim, officiato da sacerdoti di retta discendenza aronnica.
Inoltre i samaritani hanno sempre osservato i precetti mosaici così come espressi nel Pentateuco, e si sono sempre considerati discendenti di Abramo e quindi eredi del suo patto con YHWH. Di più: secondo la versione samaritana della storia, sono stati semmai i Giudei a deviare dalla retta religione, "aggiungendo" innovazioni "devianti" alla corretta fede mosaica, di cui ovviamente loro si ritengono i soli ed ultimi depositari.
[modifica] Dopo l'esilio babilonese
Secondo la versione dei fatti fornita dalla Bibbia, dopo il ritorno dall'esilio, i Samaritani tentarono di opporsi alla ricostruzione del Tempio di Gerusalemme, e sotto Antioco IV si allearono con i pagani contro i giudei.
Tuttavia la Bibbia stessa ammette che le "genti del paese" (am aaretz), cioè i discendenti di coloro che non erano stati mandati in esilio mescolati con i popoli deportati in Israele, offrirono la loro collaborazione per costruire assieme il Tempio e officiarlo assieme. Solo quando i "ritornati" resero chiaro che non intendevano mescolarsi con le "genti del paese" (considerate "razzialmente impure" per i loro matrimoni con non-ebrei), costoro assunsero un atteggiamento ostile, appellandosi al sovrano persiano perché fermasse la costruzione del Tempio - ma anche la fortificazione militare di Gerusalemme, correttamente letta come un'intenzione di dominio sulla regione circostante.
Questo è il quadro che emerge dal racconto biblico, che però semplifica in pochi episodi un processo che fu molto meno lineare ed univoco di quanto racconti il testo che abbiamo recepito. Lo stesso caos in cui ci sono pervenuti i due libri principali sul ritorno dall'Esilio, il Libro di Esdra e il Libro di Neemia, ricchi di anacronismi e contraddizioni, mostra che essi sono una compilazione "a posteriori" e molto rimaneggiata di una storia che fu molto più complessa di quanto ci sia stato tramandato.
Ad esempio, il fatto che i Samaritani abbiano adottato come loro la redazione del Pentateuco elaborata dai Giudei durante l'esilio (sia pure epurandola in seguito per mostrare che il "vero" culto era quello sul Monte Garizim, non quello di Gerusalemme), mostra che almeno all'inizio ci fu un'intesa pacifica fra le due popolazioni dei "rimasti" e dei "ritornati", e un profondo scambio culturale.
La Bibbia giudaica stessa conserva tracce di un dibattito, che fu sicuramente aspro, fra il partito politico dei ritornati che volevano fondersi coi "rimasti", e quello dei ritornati che intendevano mantenere la separazione assoluta dalle "genti del Paese" come condizione per preservare la purezza del culto ebraico. Il Libro di Rut rappresenta per esempio una voce dissenziente, che mostra una donna non ebrea, vedova di un ebreo, mentre si comporta in modo esemplare verso l'ebraismo e il popolo ebraico, tale da meritarsi di diventare bisnonna del re-eroe Davide (la polemica politica in questo punto doveva essere palese ai destinatari dello scritto, anche se oggi a noi può sfuggire). La presenza di questo ed altri testi nel canone biblico dimostra che il partito politico di cui erano l'espressione fu a lungo sufficientemente forte da impedirne la messa al bando prima che diventassero "canonici".
Se dunque i libri della Bibbia scritti dopo l'esilio presentano la decisione di separare la comunità giudaica dei "ritornati" da quella delle "genti del paese" come una decisione chiara, netta, presa senza tentennamenti, la documentazione storica - a iniziare proprio della Bibbia - mostra che essa fu la conclusione finale di un lungo scontro politico che per un lungo periodo iniziale sembrò far prevalere il partito della fusione fra i "rimasti" e i "ritornati".
Quale che sia il modo in cui si svolse lo scontro, è la Bibbia stessa ad attestare che, quando fu imposto a tutti i membri della classe sacerdotale di cacciare le loro mogli non ebraiche e i figli avuti da loro, un sacerdote che non volle sottostare a questa imposizione considerava i samaritani sufficientemente "ebrei" ed "ortodossi" da fuggire presso di loro con la famiglia, garantendo così la continuazione della linea sacerdotale legittima al culto del loro Tempio.
Quanto all'ostilità fra le due confessioni religiose, essa è un dato di fatto storicamente accertato, ma nel giudicarla vanno tenuti in considerazione anche elementi quali il fatto che alla fine non furono i pagani bensì i Giudei a radere al suolo il tempo di Samaria (sotto Giovanni Ircano, nel 123 a.C.).
[modifica] Gesù e i samaritani
Al tempo di Gesù, l'ostilità fra giudei e Samaritani è ancora viva, i samaritani vengono considerati scismatici, se non veri e propri pagani. Gesù stesso (Matteo10,5) proibisce ai suoi discepoli di predicare in città samaritane, trattandole come ostili a priori. Ma è proprio per questo motivo che Gesù, raccontando la parabola del buon samaritano, sceglie uno di loro come esempio per spiegare l'attenzione che bisogna avere verso il prossimo (Luca 10,25-37), mostrando che è preferibile un "eretico" "senzadio" come un samaritano, ma che si comporta con amore verso il prossimo, di quanto non siano dei sacerdoti, le cui convinzioni siano del tutto ortodosse ma che si comportano senza alcuna carità verso il loro prossimo. Il vero credente, per questa parabola, è chi nelle azioni fa le cose giuste, e non chi si reca al culto nel tempio più "ortodosso". La parabola perde quindi oggi una parte del suo significato se si trascura il carattere di "miscredenza" che la parola "samaritano" portava con sé presso la mentalità ebraica ortodossa.
Lo stesso vale per l'episodio della "samaritana al pozzo" (Giovanni 4), il cui comportamento è ancora più "paradossale" in quanto lei, "miscredente" se non "pagana", è capace di comprensione di cose che i credenti ortodossi, che pure hanno avuto l'educazione necessaria per comprenderle, non arrivano a capire.
Ancora in Luca 17,11-19, quando Gesù guarisce dieci lebbrosi, uno solo di loro è capace di gratitudine e va da lui a ringraziarlo, ed è un samaritano.
Gesù stesso (Giovanni 8,48) è accusato dai suoi nemici di essere o posseduto dal diavolo, oppure samaritano.
[modifica] Samaritani e Giudei
L'ebraismo di discendenza giudaica, che è quello praticato ormai da tutti gli ebrei del mondo ad eccezione di appena un migliaio di samaritani, ha respinto fin da dopo l'Esilio lo status ebraico dell'ebraismo di discendenza israelitica, giudicando gli ebrei samaritani scismatici, stranieri, pagani, impuri; la loro ebraicità era considerata incerta da alcuni rabbini del periodo talmudico, che li accusavano di adorare le colombe; il matrimonio tra ebrei e samaritani era proibito.
Oggi una piccola comunità di un migliaio di samaritani, di lingua araba, ancora guidata da una gerarchia sacerdotale, sacrifica l'agnello pasquale sul monte Garizim, luogo santo samaritano da oltre due millenni, vicino a Nablus. I Samaritani possiedono una loro versione del Pentateuco, che interpretano letteralmente, e anche se non considerano i Profeti e gli Agiografi come testi sacri, credono nel messia e nella resurrezione. Buona parte delle discordanze fra la versione samaritana del Pentateuco e quella giudaica mira peraltro a stabilire sul monte Garizim, anziché sul Monte del Tempio di Gerusalemme, il "vero" luogo del culto di YHWH. Come altri settari posteriori, quali i Sadducei e i Caraiti, anche i samaritani possiedono un loro calendario.
Nel 351/352, durante la rivolta ebraica contro Gallo, i rivoltosi Ebrei sterminarono tutti i membri delle etnie diverse nelle città in loro possesso, come Diocesarea, Tiberiade e Lidda.[1]
[modifica] Significato moderno
In Svizzera vengono anche così chiamati i volontari che si rifanno agli ideali di Henri Dunant, che è pure il fondatore della croce rossa. Il movimento samaritano [1] si occupa di diffondere nozioni basilari e approfondite sul primo soccorso, in particolar modo impartisce corsi soccorritori, obbligatori per ottenere la licenza di condurre. I corsi dai samaritani sono riconosciuti dall'associazione internazionale ResQu
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