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Pleiadi del Sud - Wikipedia

Pleiadi del Sud

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Pleiadi del Sud

Scoperta
Scopritore Nicolas Louis de Lacaille
Anno 1751
Dati osservativi
(EpocaJ2000)
Costellazione Carena
Tipo di oggetto Ammasso aperto
Classe I 3 r
Ascensione retta 10h 43.0m
Declinazione −64° 20′
Distanza 480 al (147 pc)
Magnitudine apparente (V) 1.9
Dimensioni apparenti (V) 50'
Dimensioni apparenti (V) 50'
Caratteristiche fisiche
Raggio
Età stimata 50 milioni di anni
Caratteristiche notevoli assenza di nebulosità residue
Altre designazioni
IC 2602; Cr 229; Mel 102; C 102; ESO 093-SC002;
Lund 556; Southern Pleiades;
Theta Carinae Cluster


Le Pleiadi del Sud (Inglese Southern Pleiades, noto anche come Ammasso di Theta Carinae o con la sigla IC 2602) è un brillante ammasso aperto situato nella costellazione della Carena, sul bordo meridionale della Via Lattea australe. Deve il suo nome alla sua grande luminosità.
È uno degli ammassi aperti più brillanti della volta celeste, secondo solo alle Pleiadi; nell'emisfero australe è l'ammasso più luminoso.

Indice

[modifica] Osservazione

Il campo celeste nei dintorni di IC 2602
Il campo celeste nei dintorni di IC 2602

La declinazione di -64° delle Pleiadi del Sud fa sì che questo ammasso sia osservabile dall'emisfero boreale solo dalle sue regioni tropicali; in molte regioni dell'emisfero australe, come il Sudafrica, gran parte dell'Australia e del Sudamerica, si presenta invece circumpolare.[1]
Si individua con estrema facilità pochi gradi a sud della brillantissima Via Lattea australe, in un punto ricco di stelle di quinta e sesta magnitudine; ad occhio nudo sono distinguibili alcune stelline minute ad est della stella azzurra θ Carinae (nota anche come Vathorz Posterior), che conferiscono all'ammasso un aspetto vagamente nebuloso.
Lo strumento migliore per l'osservazione è un binocolo 10x50, o al più un piccolo telescopio, poiché ad ingrandimenti maggiori si perde la visuale d'insieme. La disposizione delle sue stelle principali, raccolte su un lato attorno alla stella più brillante, ricorda vagamente quello delle Pleiadi, nella costellazione del Toro, anche se in forma un po' ridotta.

A differenza delle Pleiadi, tuttavia, fra le sue componenti non vi è nessuna traccia di nebulosità residue, il che denota probabilmente un'età leggermente più avanzata di quella della sua "controparte" boreale.

[modifica] Storia delle osservazioni

L'ammasso fu notato per la prima volta in epoca moderna da Nicolas Louis de Lacaille il 3 marzo del 1751, durante il suo soggiorno a Città del Capo, in Sudafrica, e lo inserì nel suo catalogo edito nel 1755; egli assegnò all'oggetto la sigla Lacaille II.9.[2] Annotò il nome Theta Argus, ossia il nome della stella Theta Carinae, poiché allora la costellazione della Nave Argo non era ancora stata suddivisa in Poppa, Vele e Carena; indicò questa stella come di terza magnitudine e definì l'intero oggetto ammasso nebuloso. [3]

A causa della precessione degli equinozi, tuttavia, l'oggetto era visibile sopra l'orizzonte mediterraneo durante l'età antica, pertanto doveva essere noto sia ai Greci che ai Romani; tuttavia, nessun nome risalente a quell'epoca ci è pervenuto.
Col passare dei secoli l'oggetto assumerà edeclinazioni sempre più meridionali, e tra alcuni millenni sarà prossimo al polo sud celeste.

[modifica] Caratteristiche

Stelle principali
Stella
Classe spettrale
Magnitudine apparente
θ Carinae
B0
2,74
SAO 251078
B3
4,76
SAO 251096
B5
4,80
SAO 251120
B3
4,87
SAO 251117
B7
5,23
SAO 251115
B7
5,33
SAO 251095
B3
5,74

L'ammasso delle Pleiadi del Sud è formato da circa una sessantina di stelle giovani, tutte disposte sulla sequenza principale, di cui sei sono perfettamente visibili ad occhio nudo nelle notti più oscure e nitide; la caratteristica principale è la divisione netta che intercorre fra l'arco di stelle visibile ad est, formato da tre stelle di quinta magnitudine più altre meno luminose, e il gruppo ad ovest, meno ricco ma comprendente la stella principale, la gigante azzurra θ Carinae, di magnitudine visuale 2,74.

Le Pleiadi del Sud, visibili a destra dell'immagine; a sinistra si vede invece la costellazione della Croce del Sud.
Le Pleiadi del Sud, visibili a destra dell'immagine; a sinistra si vede invece la costellazione della Croce del Sud.

La magnitudine complessiva dell'ammasso è invece pari a +1,9; considerando la magnitudine apparente delle Pleiadi, che è pari a 1,6, le Pleiadi del Sud risultano essere del 39% meno luminose rispetto alle Pleiadi del Toro. L'età dell'ammasso si aggirerebbe sui 30 - 50 milioni di anni. [3]

Nel corso dei decenni si sono indicati per quest'oggetto vari valori di distanza, spesso molto diversi fra loro; il satellite Hipparcos ha recentemente fornito un valore di 479 anni-luce[2] dal Sistema solare, e questo dato viene ormai accettato come certo dalla comunità scientifica. Secondo questo valore, l'ammasso sarebbe dunque 70 anni luce più lontano rispetto alle Pleiadi, e circa 30 anni luce più lontano dell'Ammasso del Presepe. Calcolando la distanza dei primi due ammassi e rapportandolo alla magnitudine assoluta delle loro componenti, si può affermare che le Pleiadi del nord e le Pleiadi del Sud hanno la stessa luminosità. [3]

La velocità radiale dell'ammasso è invece pari a +19,01. [4]
Le Pleiadi del Sud, come altri ammassi aperti giovani e vecchi, sono oggetto di studio da parte dell'Osservatorio Astronomico di Palermo (OAPA) sull'abbondanza e l'impoverimento del litio durante l'evoluzione delle stelle sulla sequenza principale. [5]

[modifica] Note

  1. ^ Tirion, Sinnott. Sky Atlas 2000.0 - Second Edition. Cambridge University Press. ISBN 0-933346-90-5
  2. ^ a b IC 2602. URL consultato il 16 febbraio 2008.
  3. ^ a b c Stephen James O'Meara. Deep Sky Companions: The Caldwell Objects. Cambridge University Press, 2003. ISBN 0521553326
  4. ^ Simbad Query Result. URL consultato il 16 febbraio 2008.
  5. ^ Fisica stellare ottica. URL consultato il 17 febbraio 2008.

[modifica] Bibliografia

[modifica] Libri

  • (EN) Stephen James O'Meara. Deep Sky Companions: The Caldwell Objects. Cambridge University Press, 2003. ISBN 0521553326

[modifica] Carte celesti

  • Tirion, Rappaport, Lovi. Uranometria 2000.0 - Volume II - The Southern Hemisphere to +6°. Richmond, Virginia, USA, Willmann-Bell, inc., 1987. ISBN 0-943396-15-8
  • Tirion, Sinnott. Sky Atlas 2000.0 - Second Edition. Cambridge, USA, Cambridge University Press, 1998. ISBN 0-933346-90-5
  • Tirion. The Cambridge Star Atlas 2000.0. 3a ed. Cambridge, USA, Cambridge University Press, 2001. ISBN 0-521-80084-6

[modifica] Voci correlate

[modifica] Collegamenti esterni


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