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Pianoforte - Wikipedia

Pianoforte

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Il pianoforte è uno strumento musicale in grado di produrre un suono grazie a corde che vengono percosse per mezzo di martelletti azionati da una tastiera. Fa parte, quindi, dei cordofoni a corde percosse.

L'origine della parola pianoforte è italiana (Bartolomeo Cristofori) ed è riferita alla possibilità che lo strumento offre di suonare note a volumi diversi in base al tocco, ovvero alla forza applicata dalle dita del pianista sui tasti. Possibilità negata invece da strumenti precedenti quali il clavicembalo. Anche mediante l'intervento sui pedali, che azionano particolari meccanismi, l'esecutore può modificare il suono risultante.

Indice

Chi suona il pianoforte viene chiamato pianista.

In quanto strumento dotato di una tastiera e di corde, il pianoforte è simile al clavicordo e al clavicembalo, dai quali storicamente deriva. I tre strumenti differiscono nel meccanismo di produzione di suono.

  • Nel clavicembalo, le corde vengono pizzicate da un plettro posizionato su un'asticella che si alza quando il tasto viene abbassato, non permettendo così di "colorire" il suono.
  • Nel clavicordo, le corde vengono colpite da tangenti che possono rimanere in contatto con la corda stessa in base alla durata dell'azionamento del tasto.
  • Nel pianoforte, le corde sono colpite da martelletti che immediatamente rimbalzano, permettendo quindi alla corda di vibrare liberamente, fino al rilascio del tasto che provoca l'intervento dello smorzatore.

[modifica] Storia

Il primo prototipo del pianoforte si ebbe all'inizio del Settecento, nel momento del maggior splendore dell'arte clavicembalistica. Fino a poco prima infatti vi era il predominio delle corde pizzicate, invece delle corde percosse, anche se erano nati il clavicordo e il pantaleon.

Il primo modello di pianoforte fu messo a punto da Bartolomeo Cristofori, liutaio e cembalaro, padovano alla corte fiorentina di Ferdinando de' Medici, a partire dal 1698. L'errore comune di far risalire lo strumento al 1711 è dato dal fatto che la notizia dell'invenzione fu scritta da Scipione Maffei nel "Giornale de' Letterati d'Italia" del 1711.

Per la precisione era un "gravicembalo col piano e forte", chiamato verso la fine del settecento con il nome "fortepiano". La novità era l'applicazione di una martelliera al clavicembalo. L'idea di Cristofori era di creare un clavicembalo con possibilità dinamiche controllabili dall'esecutore; nel clavicembalo infatti le corde pizzicate non permettono di controllare la dinamica. Anche per questo motivo, pianoforte e clavicembalo non appartengono alla stessa sottofamiglia. L'idea geniale di Cristofori fu appunto la meccanica moderna, ovviamente semplificata rispetto a quella odierna (scappamento semplice): smorzatori, martelletti indipendenti dalla tastiera, scappamento.

Questo nuovo strumento permise ai nuovi interpreti di ottenere sonorità più o meno forti a seconda della pressione delle dita sui tasti, a differenza dell'organo e del clavicembalo.

Uno dei primi problemi che si presentò fu quello dello scappamento (sistema che permette ad una corda di vibrare riportando il martelletto al proprio posto dopo che questo ha percosso la corda) che fu perfezionato da Cristofori nel 1720.

Nel 1721 Christoph Gottlieb Schröter presentò un modello di fortepiano all'Elettore di Sassonia a Dresda, senza successo.

Il fortepiano non ebbe successo in Italia, ma l'idea finì molti anni dopo in Germania, dove il costruttore di organi Gottfried Silbermann nel 1726 ricostruì una copia esatta del pianoforte di Cristofori, che sottopose tra l'altro al parere di Johann Sebastian Bach, al quale piacque solo in un secondo momento. Piacque molto invece a Federico II di Prussia, che ne comprò sette per 700 talleri, per arricchire i propri palazzi.

Alla bottega dei Gottfried Silbermann si formò André Stein, il quale - dopo essersi reso indipendente - perfezionò ad Augusta in un proprio stabilimento i sistemi dello scappamento e degli smorzatori. Nel 1777 ricevette la visita di Wolfgang Amadeus Mozart, il quale fu molto entusiasta di come quello strumento potesse avere infinite possibilità espressive. I figli di Stein si trasferirono in seguito a Vienna dove crearono una fabbrica di fortepiani. A Vienna, Nanette, figlia di André Stein, sposò Andreas Streicher: per molto tempo i loro fortepiani furono considerati i migliori d'Europa.

Nel 1758 Christian Ernst Friederici creò il primo pianoforte "a tavolo" che assomigliava per molti versi al clavicordo e alla spinetta, però era più commerciabile perché costava e ingombrava di meno dei modelli "a coda".

I primi "pianoforti verticali" furono creati forse nel 1780 da Johann Schmidt di Salisburgo o nel 1789 da William Southwell di Dublino. Alcune fonti fanno risalire i primi pianoforti verticali con quelli del sacerdote Domenico Del Mela, che in realtà erano a coda ma messi in posizione verticale, molto simili ai piano-giraffe del 1795 inventati in Inghilterra da Robert Stodart.

I costruttori francesi più famosi furono Sébastien Érard e Ignace Pleyel, i cui modelli piacquero molto a Chopin, Dussek e Thalberg.

[modifica] XIX secolo

Nel XIX secolo si ebbe un incremento delle corde e della loro lunghezza; il pianoforte aveva bisogno di un'intelaiatura più robusta e il legno non era più adatto per sopportare la tensione. Nel 1808 Broadwood creò dei rinforzi metallici sul telaio, perfezionandoli nel 1822. Nel 1831 l'inglese Thomas Allen inventa un telaio metallico. Nel 1872 Theodor Steinway brevettò un tipo di telaio chiamato "cupola iron frame", mentre nel 1874 inventò il pedale tonale, il cui effetto è quello di mantenere sollevati gli smorzatori dei tasti che vengono premuti nel momento in cui viene abbassato il pedale.

Nella seconda metà dell'800 spiccarono altre case costruttrici tedesche come la Blüthner, la Bechstein, la Ibach, la Schiedmayer, la Lipp, la Kaps, la August Förster di Löbau, la Rönisch, la Ed. Seiler, la Steingräber e la Steinweg (successivamente denominata: Grotrian-Steinweg). Theodor Steinway, figlio di Heinrich Engelhard Steinweg, si trasferì a New York, dove fondò la Steinway & Sons ("Steinway" è l'anglicizzazione del cognome tedesco "Steinweg"): altre filiali furono create a Londra e Amburgo. In Austria fu fondata nel 1828 la Bösendorfer. In Inghilterra comparvero la Collard (ne fu socio Muzio Clementi), la Hopkinson e la Chappel. In Italia è tutt'ora attiva la Schulze Pollmann di Bolzano (ora a Fermignano, provincia di Pesaro), anche se prevalgono le case straniere, come i modelli giapponesi della Yamaha e della Kawai. Attualmente sta acquistando prestigio internazionale la Fazioli di Sacile (PN).

[modifica] La struttura

Il pianoforte è costituito dalle seguenti parti principali:

  • la cassa e la tavola armonica
  • la struttura portante ed il rivestimento esterno di legno stagionato
  • la tastiera
  • la meccanica (martelletti, smorzatori, ecc...)
  • la cordiera
  • i pedali

[modifica] La cassa e la tavola armonica

La cassa e la tavola armonica sono fatte generalmente in legno di abete e pioppo. Il somiere, parte in cui stanno le caviglie (o piroli) per tirare o allentare le corde è fatto spesso in legno di faggio.

[modifica] La tastiera

Tastiera di un pianoforte
Tastiera di un pianoforte

La tastiera è quella parte del pianoforte dove sono posizionati i tasti. La base su cui questa regge è spesso in abete. Lo strumento dispone generalmente di 88 tasti (sette ottave e una terza minore), 52 bianchi e 36 neri, disposti nella classica successione che intervalla gruppi di due e tre tasti neri. Esistono invece alcuni pianoforti (pochi modelli) che si estendono anche di 9 tasti oltre i normali 88, andando verso il basso. Come punto di riferimento centrale della tastiera viene preso il tasto do, chiamato per questo "do centrale".

I tasti dei pianoforti più sofisticati sono spesso in avorio e ebano, mentre per i pianoforti comuni è usata generalmente la galalite (sostanza di consistenza cornea, ottenuta a partire dalla caseina).

Un'ottava con le sue alterazioni
Un'ottava con le sue alterazioni

La nota do, a partire dalla quale è possibile eseguire la scala di do maggiore, priva di alterazioni, è il tasto bianco situato esattamente prima di ogni successione di due tasti neri. Questi ultimi, in genere, in considerazione della tonalità della melodia da eseguire, vengono chiamati bemolle o diesis (più generalmente alterazioni) a seconda del caso in cui si riferiscano alla nota che li segue o a quella che li precede. Nei due casi, comunque, essi producono un suono che risulterà più basso o più alto di mezzo tono rispetto ai tasti bianchi contigui. Ad esempio il tasto nero immediatamente successivo al Do si chiama do diesis; lo stesso tasto nero, considerato come tasto immediatamente precedente il re, si chiama re bemolle.

[modifica] La meccanica

Martelletti, corde, smorzatori e piroli: la meccanica di un pianoforte verticale
Martelletti, corde, smorzatori e piroli: la meccanica di un pianoforte verticale

La meccanica è una delle parti più fondamentali del pianoforte perché vi stanno tutta una serie di strumenti e sistemi che permettono la produzione del suono con l'azione del martelletto sulla corda attraverso la pressione del tasto.

[modifica] Funzionamento della meccanica

Quando si preme un tasto del pianoforte, che è una leva imperniata su un bilanciere, la sua parte posteriore (coda) si alza e il perno fa muovere il cavalletto, al quale è incernierato. La parte libera del cavalletto si solleva, trascinando con sé lo scappamento (un oggetto a forma di L) e lo spingitore. Lo scappamento mette in funzione un rullino in feltro che è fissato all'asta del martelletto che alla fine si solleva. Lo scappamento va verso l'alto fin quando la sua estremità non tocca il bottoncino di regolazione. Il martelletto continua la sua corsa colpendo le corde e separandosi dallo scappamento. Anche lo spingitore si alza e rimane sospeso fino a quando il tasto non viene rilasciato. Dopo aver percosso la corda, il martelletto ricade anche se non completamente; infatti viene fermato dal rullino dell'asta del martelletto che percuote lo spingitore, il quale è sollevato. Lo scappamento torna così alla sua posizione iniziale, cioè sotto l'asta del martelletto parzialmente alzato. Allo stesso tempo il paramartelletto impedisce che il martelletto rimbalzi sulle corde percuotendole nuovamente. Nel caso in cui il tasto venga rilasciato solo in modo parziale, il martelletto si muove libero dal paramartello mentre lo spingitore resta alzato. A questo punto se si preme di nuovo il tasto (che non è stato rilasciato completamente), lo scappamento è in grado di spingere di nuovo il rullino e l'asta del martello verso l'alto. Questo sistema è chiamato doppio scappamento e permette di eseguire rapidamente la ripetizione di una stessa nota senza che il tasto (e quindi anche il martelletto) ritornino alla propria posizione iniziale. Alla pressione del tasto viene attivato un montante che stacca lo smorzatore della corda relativa al tasto premuto, il quale permette alla corda di vibrare liberamente. Rilasciato il tasto, anche in modo parziale, lo smorzatore cade sulla corda bloccandone la vibrazione e tutte le parti della meccanica tornano alla loro posizione d'origine, grazie anche alla forza di gravità.

Il pianoforte verticale non dispone del doppio scappamento, inoltre non tutte le parti della meccanica tornano alla loro posizione iniziale grazie alla forza di gravità, perché i pezzi sono disposti verticalmente, per cui vengono utilizzate piccole strisce di feltro che aiutano nel meccanismo.

[modifica] Parti della meccanica

Schema della meccanica di un pianoforte a coda
Schema della meccanica di un pianoforte a coda
  • martelletti: sono piccoli blocchi in legno rivestiti generalmente in feltro, azionati dalla pressione del tasti, che producono il suono percuotendo le corde. Appena la corda viene colpita dal martelletto, questo torna nella sua posizione iniziale, permettendo così alla corda di vibrare; quando il tasto viene rilasciato entrano in funzione gli smorzatori.
  • scappamento: è un meccanismo che permette al martelletto di tornare alla sua posizione iniziale, dopo aver percosso la corda, mentre il tasto è ancora abbassato. Generalmente nei pianoforti orizzontali esiste il doppio scappamento, un sistema che permette di ottenere due stesse note a distanza ravvicinata premendo lo stesso tasto due volte senza che questo si rialzi del tutto.
  • smorzatori: sono blocchettini di legno rivestiti in feltro che hanno la funzione di soffocare la vibrazione di una corda.
  • caviglie o piròli: sono le "chiavi accordanti" del pianoforte che hanno il compito di tenere le corde e permettere l'accordatura di esse.
  • corde: sono legate ai piroli e sono fatte in lega di acciaio. Variano di diametro e lunghezza a seconda del registro sonoro. Nei pianoforti verticali ogni martelletto batte su un gruppo di due o tre corde suonate all'unisono e su una singola corda più spessa (in genere rivestita di rame per appesantirla) per i suoni più gravi. Nei i pianoforti orizzontali ad ogni tasto corrisponde un gruppo di tre corde, tranne per i suoni più gravi, che, essendo la corda rivestita in rame, hanno solitamente due o una corda (più si va nella zona grave, più il numero delle corde diminuisce).

[modifica] I pedali

Simbolo usato negli spartiti per indicare l'uso della risonanza.
Simbolo usato negli spartiti per indicare l'uso della risonanza.

I pianoforti possiedono due o tre pedali, a seconda del costruttore e dell'epoca di costruzione. Essi sono leve poste in basso centralmente, sono azionabili con i piedi. La loro funzione consiste nell'alterare il suono in vario modo.

Si distinguono i seguenti tipi di pedale:

  • risonanza o forte (normalmente a destra)
Tale pedale, una volta azionato, alza contemporaneamente tutti gli smorzatori, sorta di feltrini che hanno il compito di fermare le vibrazioni della corda immediatamente dopo il rilascio del tasto. Di conseguenza, azionando il pedale, le corde continuano a vibrare finché il suono non si spegne naturalmente. L'impiego di questo pedale aiuta a legare i suoni ed, eventualmente, a creare una sorta di alone timbrico e armonico dato anche dal resto delle corde non più smorzate che entrano in una vibrazione simpatica generata dalle onde sonore delle note appena suonate.
  • una corda o piano o 1C (normalmente a sinistra)
Tale pedale, nei pianoforti a coda, sposta leggermente tutta la tastiera e la martelliera verso la destra dell'esecutore. In tal modo il martelletto azionato dalla pressione del tasto colpisce solamente una o due corde delle tre che sono associate a ogni tasto (nei medi e acuti ogni nota è intonata da tre corde all'unisono, nella parte alta dei bassi, cioè le corde filate, ogni nota è intonata da due corde, mentre l'ottava più bassa possiede una sola corda per nota: in questa regione quindi il solo effetto di questo pedale è lo spostamento del punto di contatto sul martelletto).
Nel dettaglio bisogna considerare anche che i martelletti sono ricoperti da feltrini nei quali si formano dei solchi dati dai ripetuti urti con le corde. Si agisce sulla durezza del suono ammorbidendo il feltro dei martelletti e quindi si può aumentare o diminuire l'effetto del pedale essendo il punto di contatto spostato rispetto a quando il pedale non è azionato. L'azione di spostamento della martelliera comporta che i feltrini dei martelletti urtino la corda in un punto diverso dai solchi e quindi in un punto in cui sono più morbidi. L'effetto è quello di produrre un suono più flebile, ovattato e intimo, adatto a creare particolari atmosfere sonore.
Il medesimo effetto (con risultato molto meno caratterizzato) viene ottenuto nei pianoforti verticali avvicinando i martelletti alle corde, e accorciando in tal modo il percorso che il martelletto compie per raggiungere la corda.
  • tonale (al centro)
Il pedale tonale è presente nei pianoforti a coda e deve essere azionato successivamente alla pressione di un tasto o di un gruppo di tasti. È in sostanza un pedale di risonanza che agisce solo per un gruppo limitato di tasti, quelli premuti immediatamente prima all'azione del pedale; gli altri non saranno interessati dalla sua azione.
  • sordina (al centro, solo negli strumenti destinati allo studio e solo nei pianoforti verticali, al posto del pedale tonale)
La sordina (presente anche in altri strumenti, vedi qui) è un pedale che aziona una leva, attraverso la quale viene interposto tra le corde e i martelletti un lungo panno di feltro. Il suono così ottenuto è piuttosto attutito. L'effetto, però, non è mai stato giudicato musicalmente gradevole, tanto che nessun compositore lo ha mai sfruttato. I pianoforti a coda ne sono sprovvisti ed anche i grossi pianoforti verticali hanno, in luogo della sordina, un pedale tonale.
La sordina ha un'utilità pratica, in quanto, abbassando il volume durante gli esercizi, consente di studiare a lungo senza disturbare parenti e vicini di casa.

[modifica] Tipi di pianoforte

Esistono diversi tipi di pianoforte:

  • orizzontale: esistono a un quarto di coda, mezza coda, tre quarti di coda e a coda; producono, in ordine crescente, suoni sempre migliori a causa dell'ampiezza sempre maggiore della cassa armonica. È usato principalmente per concerti ed esibizioni.
  • verticale: è disposto verticalmente, così come la sua tavola armonica e le corde che stanno dietro alla tastiera La sua altezza oscilla tra i 100 e i 130 centimetri. È usato principalmente per lo studio a differenza di quello orizzontale usato prettamente per i concerti. Le differenze con il pianoforte orizzontale sono molte a partire dell'ampiezza della cassa armonica che è molto minore di quella di un pianoforte orizzontale. Le corde sono disposte verticalmente (quelle più gravi anche diagonalmente) e ad ogni nota corrispondono a seconda del tipo di suono, gruppi di una, due o tre corde. Sono forniti spesso di un pedale posto al centro chiamato sordina che serve per interporre tra i martelletti e le corde un panno di feltro che attutisce il suono e lo rende più ovattato: è stato creato principalmente per non dare troppo fastidio ai condomini di un palazzo. Nel corso della storia il pianoforte verticale ha subito molte modifiche; vennero create così anche diverse tipologie.
    • a giraffa: è il prototipo più antico di pianoforte verticale, inventato tra il XVIII e la prima metà del XIX secolo. Fu inventato nel 1739 da Domenico Del Mela, originario del Mugello. La sua meccanica sta sopra alla tastiera, dietro alla tavola armonica. Non è fornito di scappamento.
    • a piramide: fu costruito nel XVIII secolo e fu utilizzato molto a Vienna. È molto simile ad un pianoforte verticale, ma la sua cassa armonica è a forma piramidale.
    • cabinet: in italiano significa armadio; fu costruito per la prima volta in Inghilterra nella prima metà del XX secolo. Le caviglie e il somiere sono sulla sommità, mentre l'attacco delle corde è vicino al pavimento. Questa disposizione fu inventata contemporaneamente sia dall'inglese John Isaac Hawkins (1772-1855) che dal viennese Matthias Müller (1770 ca.-1844). Ha la meccanica English sticker action e a baionetta.
    • pianino: fu inventato a Parigi nel 1815 da Ignaz Josef Pleyel e commercializzato con il nome di "pianino". Parte della meccanica fu però sviluppata da Robert Wornum (1780-1852) intorno al 1810: egli applicò al pianoforte verticale un sistema di corde incrociate diagonalmente così da non dover ridurre la loro lunghezza nonostante le dimensioni ridotte dello strumento. Nel 1826 creò la meccanica a baionetta (english tape action), che derivava dalla english sticker action.
  • rettangolare (o a tavolo): la pianta è rettangolare; la tavola armonica sta sulla destra, mentre la tastiera è a sinistra. Il primo modello fu realizzato nel 1766 da Johannes Zumpe (1726-1790) a Londra. Ebbe un notevole successo verso le fine della seconda metà del Settecento prima in Inghilterra e poi in tutta Europa, grazie alle dimensioni ridotte e al basso costo, nonché al gradevole suono che produceva. Fu usato soprattutto in ambito domestico, ma in seguito venne sostituito dal modello verticale.
  • pianola: la pianola è un apparecchio musicale automatico, senza sfumature di tono automatico. Il nome pianola deriva da una marca della Aeolian Company di New York City. In Germania la Ditta Hupfeld di Lipsia produsse un sistema simile, chiamato Phonola. Le prime pianole furono prototipi; non avevano alcun sistema tecnico nella tastiera, ma suonavano con dita in legno imbottite su un pianoforte o pianoforte a coda, posatovi di fronte.
  • digitale: il pianoforte digitale è uno strumento integralmente elettronico, particolarmente mirato però a riprodurre le sonorità ed il tocco del pianoforte acustico.
  • tastiera: la tastiera è uno strumento musicale elettronico in grado di riprodurre i timbri di molti strumenti musicali attraverso un sintetizzatore, azionato mediante la pressione di tasti, analoghi a quelli del pianoforte. Spesso è munita di altoparlanti interni, mentre alcuni modelli necessitano di essere collegati a cuffie o amplificatori esterni.
  • elettrico: il pianoforte elettrico è uno strumento musicale elettromeccanico a tastiera molto in voga negli anni '60 e '70, appartenente alla categoria degli elettrofoni. Il primo modello fu costruito dalla C. Bechstein Pianofortefabrik nel 1931, era un pianoforte a coda munito di pick-up elettromagnetici ed aveva nome Neo-Bechstein.
  • da viaggio: è un modello che risale alla seconda metà del XVIII secolo. La sua meccanica è semplice e senza scappamento (Prellmechanick). È uno strumento portatile e non ha supporti particolari, ma solo delle maniglie per il trasporto. Non viene più utilizzato.
  • nécessaire: è sostanzialmente un mobile abbastanza piccolo con cassetti e scompartimenti, destinato all'uso femminile, con all'interno una tastiera. Risale al XIX secolo, ma è ormai caduto in disuso.
  • per fanciulli nécessaire: è uno strumento di piccole dimensioni, fatto su misura per i bambini piccoli. La meccanica è molto semplice e non è provvisto di particolari supporti. Anche questo modello non è più utilizzato e di conseguenza non esiste più.

[modifica] Il pianoforte nel cinema

[modifica] Il pianoforte nella letteratura

[modifica] Trattatistica

  • C. C. Chang, I fondamenti dello studio del pianoforte, 2004 [sui migliori metodi di studio del pianoforte]
  • Piero Rattalino, Manuale tecnico del pianista concertista, Zecchini Editore, 2007 [sulla formazione del pianista concertista]
  • Piero Rattalino, L'interpretazione pianistica. Teoria, storia, preistoria, Zecchini Editore, 2008 [sulla storia dell'interpretazione prima e dopo i metodi di registrazione]
  • Gerald Moore, Il Pianista Accompagnatore, Milano, Curci, 1991
  • Piero Rattalino, Le grandi scuole pianistiche, Milano, Ricordi, 1992
  • Carl Philipp Emanuel Bach, Versuch über di wahre Art das Clavier zu spielen, Berlin, 1753; trad. it. annotata, a cura di Gabriella Gentili Verona: L'interpretazione della musica barocca. Saggio di metodo della tastiera, 6a ed., Milano, Curci, 1991

[modifica] Bibliografia

  • Grande Enciclopedia della Musica Classica, Roma, Curcio, 1992
  • Dizionario Enciclopedico Universale della Musica e dei Musicisti, diretto da Alberto Basso, Il Lessico, vol. III, Torino, UTET, 1984, pag. 637 ss.
  • The New Grove Dictionary of Musical Instruments, diretto da Stanley Sadie, London, MacMillan, 1984, pag. 71 ss.
  • Giampiero Tintori, Gli strumenti musicali, tomo II, Torino, UTET, 1971, pagg. 629-643
  • AA.VV., Il pianoforte, Milano, Ricordi, 1992 [buona parte del suo contenuto è ricavato da due dizionari Grove : Musical Instruments, cit., e Music and Musicians ; il volume è corredato da numerose ill. e da un'ampia bibl.]
  • Louis Kentner, Il pianoforte. Lo strumento, la tecnica esecutiva, i grandi compositori, Padova, Muzzio, 1990
  • Alfredo Casella, Il Pianoforte, Milano, Ricordi, 1954
  • Piero Rattalino, Storia del pianoforte, Milano, Il Saggiatore, 1988
  • Martha Novak Clinkscale, Makers of the Piano 1700-1820, Oxford, Oxford University Press, 1993
  • Martha Novak Clinkscale, Makers of the Piano. Volume 2: 1820-1860, Oxford, Clarendon, 1999
  • Rosamond E.M. Harding, The Piano-Forte. Its History Traced to the Great Exhibition of 1851, Old Woking, UK, Gresham Books, 1978
  • Stewart Pollens, The Early Pianoforte, Cambridge, Cambridge University Press, 1995
  • Edwin M. Good, Giraffes, Black Dragons, and other pianos: A Technological History from Cristofori to the modern concert grand, Stanford, Stanford University Press, 2001
  • Pascale Vandervellen, Le piano de style en Europe des origines à 1850 - Étude des éléments décoratifs et mécaniques, Liège, Mardaga, 1994
  • Hubert Henkel, Lexikon deutscher Klavierbauer, Frankfurt a.M., Bochinsky, 2000 [dati storici su tutti i costruttori tedeschi documentabili, dalla prima metà del Settecento in poi]
  • Cyril Ehrlich, The Piano: A History, ed. riveduta, Oxford, Clarendon, 1990
  • Arthur Loesser, Men, Women and Pianos: A Social History, New York, Simon and Schuster, 1954; rist.: New York, Dover, 1991
  • Jan Großbach, Atlas der Pianonummern, 10a ed., Frankfurt a.M., Bochinsky, 2005 [con numeri di serie e anno di costruzione]
  • Bob Pierce, Larry Ashley, Pierce Piano Atlas, 11a ed., 2003, ISBN 0911138048 / ISBN 978-0911138047 [con numeri di serie e anno di costruzione]
  • Larry Fine, The Piano Book: Buying & Owning a New or Used Piano, 4a ed., Jamaica Plain, MA, Brookside Press, 2001 [il volume non tratta delle marche di pianoforti non distribuite anche negli USA]
  • Larry Fine, 2007-2008 Annual Supplement to The Piano Book, Jamaica Plain, MA, Brookside Press, 2007
  • Nikolaus Schimmel, H.K. Herzog, Piano Nomenclatur, 2a ed., Frankfurt a.M., Das Musikinstrument, 1983 [terminologia tecnica relativa ai pianoforti verticali e a coda in 6 lingue, compreso l'Italiano, con ill.]
  • Terminorum musicae index septem linguis redactus, 2a ed., Budapest/Kassel, Akadémiai Kiadó/Bärenreiter, 1980 [terminologia musicale in 7 lingue, compreso l'Italiano, con ill.]; v. spec. pagg. 768-779
  • Carl-Johan Forss, Piano- und Flügelstimmung, Bergkirchen, PPV-Medien/Bochinsky, 2007, ISBN 978-3-937841-35-9
  • Franz Rudolf Dietz, Das Intonieren von Flügeln - Grand Voicing, Frankfurt a.M., Das Musikinstrument, 1968; rist.: Clifton, NJ, APSCO, s.d. [in ted. e ingl., con ill.]
  • Carl-Johan Forss, Die Regulierung von Piano- und Flügelmechaniken, Bergkirchen, PPV-Medien/Bochinsky, 2004, ISBN 978-3-932275-82-1
  • Arthur A. Reblitz, Piano Servicing, Tuning and Rebuilding: For the Professional, the Student, and the Hobbyist, 2a ed., Vestal, NY, Vestal Press, 1993, ISBN 1879511037 / ISBN 978-1879511033
  • Carl-Johan Forss, Piano- und Flügelreparatur, Bochinsky, ISBN 3-923639-43-0 ; Upright and Grand Piano Repair, Bochinsky, ISBN 978-3-937841-43-4
  • Herbert Junghanns, Der Piano- und Flügelbau, 7a ed., Frankfurt a.M., Bochinsky, 1991

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[modifica] Voci correlate

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