Panaro
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Panaro | |
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Lunghezza: | 115 p.d./ 148 km |
Portata media: | 37 m³/s |
Bacino idrografico: | 2.292 km² |
Altitudine della sorgente: | 1.600 ca. m s.l.m. |
Nasce: | Monte Rondinaio (Foce a Giovo) |
Sfocia: | fiume Po |
Stati/regioni attraversati: | Marano sul Panaro, Vignola, Spilamberto, Bomporto, Finale Emilia e Bondeno |
Il Panaro (Panèra, in modenese) è un fiume dell'Emilia-Romagna, ultimo affluente di destra e in assoluto del fiume Po (se si eccettua il Cavo Napoleonico che in realtà è un affluente artificiale solo per brevissimi periodi in occasione delle maggiori piene del Reno).
Per lunghezza totale è il terzo affluente di destra del Po dopo Tanaro e Secchia, per portata invece il quarto preceduto da questi ultimi e dalla Trebbia; infine, per estensione di bacino (2.292 km²) è invece il secondo a pari merito con la Secchia.
[modifica] Corso del fiume
Il fiume trae le sue origini dall'Appennino settentrionale, nella porzione modenese (che ne costituisce la sezione più elevata), da un vasto (50 Km) e complesso ventaglio di fiumi e torrenti che scendono in prevalenza dallo spartiacque appenninico compreso fra il bolognese massiccio del Corno alle Scale (1.945 m s.l.m.) ed il modenese Monte Spicchio (1.599 m s.l.m.), spartiacque che scende, invero di poco e per breve tratto, sotto i 1.500 m unicamente nel punto in cui è attraversato dal celeberrimo Passo dell'Abetone (1.388 m s.l.m.).
Da ciò risulta dunque che le sorgenti di molti di questi rii e torrenti sono poste a quote superiori ai 1.500 m s.l.m., altezza ragguardevole per un fiume appenninico.
Il corso del Panaro propriamente detto ha una lunghezza di 115 km ed inizia a partire dalla confluenza di due rami sorgentizi denominati, rispettivamente, Scoltenna (il più lungo) e Leo.
Includendo però nel computo della lunghezza il ramo sorgentizio sinistro dello Scoltenna (che a sua volta include la sorgente più lontana del rio delle Tagliole, sul Monte Rondinaio nei pressi del valico della Foce a Giovo) la lunghezza totale del fiume raggiunge i 148 km.
Da notare che in molti testi geografici (anche assai qualificati), specie nelle edizioni di qualche decennio addietro, viene riportata quasi sempre una lunghezza totale di 166 Km che, sicuramente include nel calcolo della lunghezza totale del fiume la sorgente del Rio delle Tagliole più lontana dalla foce, ma non tiene conto del fatto che il tratto di pianura del Panaro è stato spesso oggetto di rettifiche e modificazioni conseguenti ad imponenti opere di bonifica idraulica che ne hanno modificato l'andamento e, di conseguenza, la sua lunghezza. Solo in questo modo si spiega una differenza di ben 18 Km fra le due misurazioni ufficiali, essendo un errore di siffatta entità assai poco probabile.
Subito dopo la confluenza Leo-Scoltenna, la portata d'acqua del Panaro risulta già di poco inferiore a quella massima raggiunta nel basso corso, in quanto non presenti altri affluenti o apporti notevoli nel tratto a valle, specie nella stagione secca, ad esclusione del Naviglio di Modena.
A valle di Fanano, il Panaro entra nel territorio di Pavullo nel Frignano fungendo in questo tratto da confine tra la Comunità Montana del Frignano e la Comunità Montana dell'Appennino Modena Est.
Sfiora poi il Parco Regionale dei Sassi di Rocca Malatina, mantenendo un corso abbastanza indirizzato verso nord e segnando il confine tra i comuni di Marano sul Panaro e Guiglia, Allo sbocco in pianura fra Vignola e Savignano sul Panaro, il suo letto ghiaioso si allarga mantenendo valori di ampiezza compresi tra 1 e 3 km.
Dopo la Via Emilia (che lo scavalca con il Ponte di Sant'Ambrogio), sfiora l'area metropolitana orientale della città di Modena, ricevendo da sinistra il contributo dei torrenti Guerro e Tiepido e serpeggiando nella pianura parzialmente canalizzato ed arginato.
Giunto nei pressi di Bomporto confluisce con il Naviglio di Modena diventando così navigabile sino alla confluenza nel Po, che avviene poco a ovest di Ferrara, fra i centri di Stellata e Salvatonica, dopo avere attraversato una zona golenale molto boscosa situata poco a monte dell'immissione nel Po del Cavo Napoleonico (o Scolmatore del Reno). Nel suo tratto di pianura bagna svariati centri tra i quali Bomporto, Finale Emilia e Bondeno.
Il suo corso tocca le province di Modena e Ferrara (nella quale entra poco dopo Finale Emilia), ma il suo bacino si estende anche per una piccola parte (la Val di Gorgo, alto bacino del Dardagna) nella provincia di Bologna.
[modifica] Regime
Il modulo medio del Panaro presso la foce è di circa 37 mc/sec, il che ne fa il 4° affluente di destra del Po per portata media dopo Tanaro e Secchia e Trebbia. Il regime di tale portata risulta però marcatamente torrentizio alternando fortissime magre estive (minimi assoluti di appena 1 m3/sec), copiose e prolungate morbide primaverili, e imponenti piene autunnali (anche di 2.000 3/sec) in parte "addolcite" a monte della città di Modena da grosse casse di espansione. Da evidenziare che in primavera la portata media del Panaro allo sbocco in pianura supera largamente i 60-80 3/sec per effetto del prolungato scioglimento delle abbondanti nevi sull'alto Appennino che si protrae almeno fino a maggio. Come il Secchia il Panaro risulta infatti, se paragonato a tutti gli affluenti di destra del Po, (Tanaro escluso in quanto quest'ultimo con il suo vasto bacino drena anche una parte delle Alpi) quello il cui regime risente maggiormente dello scioglimento primaverile delle nevi, essendo la sua porzione iniziale di bacino collocata ad un'altitudine media assai elevata che risulta così sempre abbondantemente innevata in inverno.
[modifica] Notizie storiche
Di particolare importanza storico-artistica il Ponte di Olina (immagine) costruito nel 1522, che lo attraversa nei pressi dell'omonima frazione nel territorio di Pavullo nel Frignano, quando ancora ha nome Scoltenna.
Anticamente era noto come Panarium. Per un certo periodo (medioevo) ebbe, nell'ultimo tratto di pianura, corso comune con il Reno col quale sboccava nel Po. Il basso corso ha subito modifiche più volte, sia per cause naturali (piene, inondazioni, ecc.), sia ad opera dell'uomo per interventi di bonifica.
Nell'alto medioevo il Dardagna fu sbarrato dai Bolognesi in località Poggiolforato per addurne, mediante un canale lungo non meno di 3 Km (oggi completamente scomparso), le sempre copiose acque nel Rio Sasso, affluente del Fiume Silla, e da qui, nel Reno, in modo da incrementare le portate di quest'ultimo specie in estate, e consentirvi la fluitazione del legname da costruzione dai grandi boschi appenninici fino a Bologna. Alla caduta dell'Impero Romano, il fiume segnò il confine tra i territori bizantini (Guiglia) e quelli longobardi (Marano sul Panaro).
Nel 1815 vi fu combattuta la battaglia del Panaro, un episodio della guerra austro-napoletana.