Movimento del '77
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Il movimento del '77 è stato un movimento nato nella seconda metà degli anni settanta, sulle ceneri dei gruppi della sinistra extraparlamentare; fu del tutto nuovo sia a livello di forma che di sostanza rispetto ai precedenti movimenti studenteschi, come quello del Sessantotto; esso infatti fu caratterizzato dalla dichiarata contestazione a partiti e sindacati di sinistra e si sviluppò e si alimentò in maniera del tutto autonoma.[1]
Indice |
[modifica] Caratteristiche peculiari
Questo movimento, a differenza di quello del 1968, vide la partecipazione non solo degli studenti benestanti ma soprattutto dei figli di operai e dei giovani proletari. Inoltre era sparito il rigore Rivoluzionario dei vecchi gruppi ormai sciolti, tutto il movimento era più libertario e soprattutto più creativo.
Dai vari circoli del proletariato giovanile, ogni sezione adottava una linea politica diversa: chi occupava le case, chi con le ronde antifasciste praticava l'antifascismo militante, chi combatteva l'eroina, chi convinceva interi quartieri all'autoriduzione delle bollette; insomma anziché teorizzare solo la rivoluzione, questi giovani aiutavano nel quotidiano i proletari delle periferie degradate.
Questo movimento prende il nome dall'anno in cui più forte fu lo scontro con lo Stato.
[modifica] La rottura con la sinistra istituzionale
Nel 1977, l'ala creativa e pacifica del movimento e l'Autonomia Operaia che invece promulgava la lotta armata in piazza, consumarono la rottura definitiva col PCI contestando duramente la politica del compromesso storico e l'abbandono da parte del Partito Comunista Italiano dell'opposizione di classe al potere borghese.
La rottura col PCI si manifestò in maniera palese il 17 febbraio 1977, durante un comizio del segretario della CGIL Luciano Lama svoltosi dentro l'università di Roma, in quel momento occupata dagli studenti. Durante il comizio la contestazione dell'ala creativa e degli studenti dell'Autonomia si trasformò in scontro aperto con il servizio d'ordine del sindacato. Gli scontri per violenza e intensità causarono lo scioglimento anticipato del comizio e l'abbandono della città universitaria da parte del segretario e della delegazione della CGIL. L'evento diverrà famoso e ricordato come "La cacciata di Lama" dall'università La Sapienza.
[modifica] Gli scontri di piazza
Per approfondire, vedi la voce Francesco Lorusso. |
La città di Bologna in quell'anno fu teatro di violentissimi scontri di piazza. In particolare l'11 marzo viene ucciso con un colpo di pistola alle spalle (probabilmente sparato da un carabiniere) un militante di Lotta Continua, Francesco Lorusso, durante le cariche per disperdere un gruppo di autonomi che avevano organizzato una contestazione dell'assemblea di Comunione e Liberazione che si teneva quella mattina all'università. Questo evento fece da detonatore per una lunga serie di scontri con le forze dell'ordine che interessarono per due giorni l'intera città di Bologna. Il ministro degli interni Francesco Cossiga per reprimere le azioni di guerriglia inviò i mezzi blindati nella zona universitaria e in altri punti caldi della città.[2] Questi duri scontri con polizia e elementi di destra costarono al movimento e allo Stato numerose vittime. Alcuni anche i morti fra la popolazione in generale.
Anche Torino fu teatro di scontri sanguinosi e attentati. Il 1 ottobre 1977, al termine di un corteo partito con l'assalto alla sede del Movimento Sociale Italiano, un gruppo di militanti di Lotta Continua, sotto la guida di Stefano Della Casa e Peter Freeman raggiunse un bar del centro cittadino. In seguito al lancio di due bombe molotov morì bruciato vivo Roberto Crescenzio, uno studente del tutto estraneo agli schieramenti politici. L'omicidio, i cui responsabili materiali non furono mai individuati, fu definito da un altro leader di Lotta Continua, Silvio Viale, un "tragico incidente".
[modifica] La fine del movimento
Verso la fine degli anni settanta il movimento era in ginocchio.[citazione necessaria] Infatti, con il rapimento Moro la soluzione scelta da molti aderenti ai gruppi della sinitra extraparlamentare e suggerita anche dal quotidiano Lotta continua ("nè con lo Stato né con le brigate rosse") fu il cuneo separatore che divise definitivamente il movimento.
Diversi furono i giovani che si avviarono verso la lotta armata mentre altri ripiegarono nei partiti parlamentari o nel disimpegno. Altri ancora disillusi e nello sconforto aspirarano al misticismo, le filosofie orientali e la vita in comunità per uno stile di vita alternativo. Il resto del movimento, così come era inteso dalla fine degli anni sessanta, scomparve del tutto lasciando una sola organizzazione, Democrazia Proletaria, che, dopo la scelta parlamentare, si schierò alla sinistra del PCI divenendo un punto di riferimento per parte dei giovani impegnati negli anni Ottanta. Altri giovani e contestatori reduci dei primi anni dell' esperianza del Sessantotto, come l'ultimo direttore del giornale Lotta Continua, scelsero l'impegno ambientale, raggruppandosi attorno al nascente movimento verde italiano.
Allo stesso tempo si sviluppavano le nuove realtà giovanili di lotta politica come i Centri sociali, [3] da cui poi nascerà il movimento no global italiano.
[modifica] Note
- ^ Per una ricerca sul movimento del Settantasette, articolo del 9 marzo 2006
- ^ Alcune immagini dell'evento
- ^ I primi centri sociali come il Leoncavallo nacquero a meta' degli anni '70
[modifica] Voci correlate
- Il Sessantotto e il Maggio francese
- Il giornale satirico Il Male
- Anni di piombo, Strategia della tensione
- Radio Alice
- Indiani metropolitani
- Enrico Berlinguer, Aldo Moro e il Compromesso storico
[modifica] Bibliografia
- AaVv, “Millenovecentosettantasette”, Manifestolibri, Roma, 1997
- Nanni Balestrini, Primo Moroni, L'orda d'oro (1968-1977. La grande ondata rivoluzionaria e creativa, politica ed esistenziale), SugarCo, 1988 (III ed. Feltrinelli, 2003), ISBN 8807814625
- Franco Berardi, “Dell’innocenza. 1977: l’anno della premonizione”, Ombre corte, Verona, 1997
- Franco Berardi, Veronica Bridi (a cura di), “1977, L’anno in cui il futuro incominciò”, Fandango libri, Istituto Gramsci Emilia Romagna, 2002
- Piero Bernocchi, “Dal ‘77 in poi”, Erre emme edizioni, Roma, 1997
- Sergio Bianchi, Lanfranco Caminiti (a cura di), “Settantasette. La rivoluzione che viene”, Castelvecchi, 1997 (2°ed. Derive Approdi, Roma, 2004)
- Sergio Bianchi, Lanfranco Caminiti (a cura di), “Gli autonomi. Le storie, le lotte, le teorie”, vol. 1, Derive Approdi, Roma, 2007
- Sergio Bianchi, Lanfranco Caminiti (a cura di), “Gli autonomi. Le storie, le lotte, le teorie”, vol. 2, Derive Approdi, Roma, 2007
- Sergio Bianchi, Lanfranco Caminiti (a cura di), “Gli autonomi. Le storie, le lotte, le teorie”, vol. 3, Derive Approdi, Roma, 2008
- Fabrizio Billi (a cura di) “Gli anni della rivolta. 1960-1980: prima , durante e dopo il ‘68”, Punto Rosso, Milano, 2001
- Claudio Del Bello (a cura di), “Una sparatoria tranquilla. Per una storia orale del ‘77”, Odradek, Roma, 1997
- Tommaso De Lorenzis, Valerio Guizzardi, Massimiliano Mita, “Avete pagato caro. Non avete pagato tutto. La rivista Rosso (1973-1979)”, Derive Approdi, Roma, 2008
- Marco Grispigni “Il settantasette”, Il Saggiatore, Milano, 1997 (2°ed. Manifestolibri, Roma, 2006)
- Raul Mordenti, “Frammento di un discorso politico. Il ’68, il ’77, l ‘89”, Essedue edizioni, Verona, 1989
- Claudia Salaris, Pablo Echaurren, “Controcultura in Italia 1967-1977”, Bollati Boringhieri, Torino, 1999
[modifica] Collegamenti esterni
- Per una ricerca sul movimento del Settantasette
- La luna e il dito. Il 1977 a Bologna e in Italia La Storia siamo Noi - Rai Educational
- Settantasette: documenti, fotografie, bibliografia
- Avevo vent'anni Enrico Franceschini racconta il suo 1977 (21 maggio 2007)
- Portale Storia: accedi alle voci di Wikipedia che parlano di storia