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Miracolo di Bolsena - Wikipedia

Miracolo di Bolsena

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Immagine:Bolsena miracolo eucaristico.jpg
Duomo di Orvieto, Esposizione del 2004: A sinistra il reliquiario contenente l'Ostia e il corporale; a destra il reliquiario contenente uno dei marmi ritenuti macchiati di sangue

All'interno della Chiesa cattolica si parla del miracolo di Bolsena (o miracolo eucaristico di Bolsena), che sarebbe avvenuto nel 1263, nell'omonima cittadina in provincia di Viterbo. Da tale credenza ha avuto origine la festa cattolica del Corpus Domini e fu costruito il Duomo di Orvieto, dove è conservato il cosiddetto corporale.

Indice

[modifica] La vicenda ed il culto

Secondo la tradizione, nella tarda estate dell'anno 1263 (o 1264) un sacerdote boemo, Pietro da Praga, fu assalito dal dubbio sulla reale presenza di Cristo nel pane e nel vino consacrato.

In un periodo di controversie teologiche sul mistero eucaristico, il sacerdote intraprese un pellegrinaggio verso Roma, per pregare sulla tomba di Pietro e placare nel suo animo i dubbi di fede che, in quel momento, stavano mettendo in crisi la sua vocazione. La preghiera, la penitenza e la meditazione nella basilica di San Pietro rinfrancarono l'animo del sacerdote, che riprese quindi il viaggio di ritorno verso la sua terra.

Raffaello, La messa di Bolsena, particolare, 1512, Vaticano
Raffaello, La messa di Bolsena, particolare, 1512, Vaticano

Percorrendo la via Cassia, si fermò a pernottare nella chiesa di Santa Cristina a Bolsena.

Il ricordo della martire Cristina, la cui fede non aveva vacillato di fronte all'estremo sacrificio del martirio, turbò nuovamente il sacerdote e, il giorno dopo, chiese di celebrare messa nella chiesa. Di nuovo tornò l'incertezza di quello che stava facendo; pregò intensamente la santa perché intercedesse presso Dio affinché anche lui potesse avere «quella fortezza d'animo e quell'estremo abbandono che Dio dona a chi si affida a lui».

Durante la celebrazione, dopo la consacrazione, alla frazione dell'Ostia, sarebbe apparso ai suoi occhi un "prodigio" al quale da principio non voleva credere: l'Ostia che teneva tra le mani sarebbe diventata carne da cui stillava "miracolosamente" abbondante sangue. Impaurito e confuso ma, nello stesso tempo, pieno di gioia, cercò di nascondere ai presenti quello che stava avvenendo: concluse la celebrazione, avvolse tutto nel corporale di lino usato per la purificazione del calice che si macchiò immediatamente di sangue e fuggì verso la sacrestia. Durante il tragitto alcune gocce di sangue sarebbero cadute anche sul marmo del pavimento e sui gradini dell'altare.

[modifica] Il culto

Il sacerdote andò subito da papa Urbano IV, che si trovava ad Orvieto, per riferirgli l'accaduto. Il papa inviò a Bolsena Giacomo, vescovo di Orvieto, per verificare la veridicità del fatto e riportare le reliquie. Secondo la leggenda, il presule fu accompagnato dai teologi Tommaso d'Aquino e Bonaventura da Bagnoregio. Tra la commozione e l'esultanza di tutti, il vescovo di Orvieto tornò dal Papa con le reliquie del "miracolo". Urbano IV ricevette l'ostia e i lini che si supponeva fossero intrisi di sangue, li mostrò al popolo dei fedeli e li depose nel sacrario della cattedrale orvietana di Santa Maria.

[modifica] Corpus Domini

A seguito di ciò, nel 1264, con la bolla Transiturus de hoc mundo, Urbano IV istituì la solennità del Corpus Domini, e fu affidato a Tommaso d'Aquino il compito di preparare i testi per la liturgia delle ore e per la Messa della nuova festività, stabilendo che questa venisse celebrata il giovedì dopo l'ottava di Pentecoste.

A Orvieto fu innalzato un tempio sul luogo più alto (1290), al quale si aggiunse la cappella del Corporale (1350) e la Cappella Nuova (1408). Il Duomo venne disegnato da Arnolfo di Cambio in forme tardo romaniche. I lavori proseguirono in stile gotico sotto la guida di Lorenzo Maitani.

[modifica] Le reliquie

Le reliquie che testimonierebbero l'evento ritenuto "prodigioso" sono conservate ancora oggi:

  • nella Cappella del Corporale nel duomo di Orvieto sono custoditi l'Ostia, il corporale e i purificatoi; l'ostia e il corporale, dal 1337, vennero conservati nel reliquiario di Ugolino di Vieri, capolavoro dell'oreficeria senese del Trecento;
  • l'altare dove sarebbe avvenuto il prodigio (VIII secolo), fu collocato fin dalla prima metà del XVI secolo nel vestibolo della Basilichetta Ipogea di Santa Cristina a Bolsena;
  • quattro lastre di marmo macchiate del cosiddetto "sangue prodigioso" sono venerate dal 1704 nella Cappella Nuova del Miracolo, costruita come dimora delle reliquie rimaste a Bolsena. Una quinta, nel 1574, fu donata alla parrocchia di Porchiano del Monte.

[modifica] Un'interpretazione scientifica del miracolo

Il presunto miracolo del sanguinamento dell'ostia è stato riprodotto in termini scientifici.

La giovane ricercatrice della Georgetown University Johanna C. Cullen nel 1994 ritiene di essere riuscita a riprodurre il "miracolo" in laboratorio facendo attaccare le ostie da un batterio molto diffuso, la Serratia marcescens, documentando il suo studio in un articolo comparso sulla rivista della American Society for Microbiology[1].

Nel 1998 la validità scientifica dell'esperimento fu confermata dal ricercatore del dipartimento di chimica organica dell'Università di Pavia Luigi Garlaschelli[2] e nel 2000 dai ricercatori di biologia molecolare della Tulane University J.W. Bennett e R. Bentley[3].

[modifica] Note

  1. ^ Johanna C. Cullen (1994). The Miracle of Bolsena. ASM News 60: 187-191..
  2. ^ Luigi Garlaschelli (1998). Amido ed emoglobina: il miracolo di Bolsena. Chimica e Ind. 1201: 80..
  3. ^ Bennett J.W., Bentley R. (2000). Seeing red: The story of prodigiosin. Adv Appl Microbiol 47: 1-32..

[modifica] Voci correlate


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