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Lingua ubykh - Wikipedia

Lingua ubykh

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Ubykh ()
Creato da: {{{creatore}}} nel {{{anno}}}
Contesto: {{{contesto}}}
Parlato in: Turchia, (Manyas, provincia Balıkesir)
Regioni:Parlato in: {{{regione}}}
Periodo: {{{periodo}}}
Persone: estinto dal 1992
Classifica:
Scrittura: {{{scrittura}}}
Tipologia:
Filogenesi:

Caucasica
 Caucasiche settentrionali
  Caucasiche nordoccidentali
   
    
     
      
       
        
         
          
           
            
             
              

Statuto ufficiale
Nazioni:
Regolato da:
Codici di classificazione
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ISO 639-2 cau
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L'Ubykh o Ubyx è una lingua caucasica del ramo nord-occidentale, parlata dal popolo ubykh fino agli inizi degli anni novanta.

Il termine deriva da wəbəx, col quale si indica l'ubykh nella lingua adyghe. In letteratura, è conosciuta con nomi diversi, derivanti da diverse lingue: Ubikh, Ubıh (in turco) e Oubykh (francese); Pekhi (dal nome con cui gli Ubykh designavano la loro parlata "tʷaχə") e nella sua variante germanizzata Päkhy.

Indice

[modifica] Caratteristiche principali

[modifica] Grammatica

[modifica] Fonologia

[modifica] Morfosintassi

[modifica] Nomi

[modifica] Verbi

[modifica] Avverbi

Numerose sfumature, rese in italiano grazie all'uso dell'avverbio o dei verbi ausiliari, sono date in ubykh dall'utilizzo si alcuni suffissi:

[modifica] Domande

[modifica] Preverbi

[modifica] Lessico

[modifica] Espressioni idiomatiche

Come molte altre lingue, l'ubykh possiede numerose espressioni idiomatiche. Per esempio, la parola ntʷa, cioè "porta", può anche significare "magistrato", "corte" o "governo". Comunque, l'uso di questo tipo di costruzioni è molto più frequente in ubykh rispetto ad altre lingue, per cui diventa normale rappresentare concetti astratti mediante l'uso di elementi concreti (caratteristica, questa, tipica delle lingua delle famiglie caucasiche nord-occidentali). Così "ti amo" si rende con una espressione che letteralmente significherebbe "ti vedo bene"; "mi piaci" con una frase che vorrebbe dire "mi tagli il cuore". Il termine wərəs, cioè "russo, è un prestito dal turco che significa anche "infedele", "non musulmano" o, addirittura, "nemico" (considerando anche le vicende storiche del popolo ubykh).

[modifica] Prestiti da altre lingue

Gran parte dei prestiti in ubykh derivano dall'adyghe o dal turco e, in misura minore, dal persiano, dall'abkhazo e dalle lingue caucasiche meridionali. Negli ultimi anni di vita della lingua ubykh, si ebbe una larga influenza della lingua adyghe, come notato da Vogt (1963). Per esempio, i fonemi [g k kʼ] erano derivati dal turco e dall'adyghe, lo stesso pare per ɬʼ (dall'adyghe) e per ɣ. Per quest'ultimo, sembra si tratti proprio di un'influenza adyghe, considerando che molti prestiti contenenti questo fonema sono proprio di origine adyghe:paaɣa orgoglioso, ɣa testis.

Molti prestiti avevano in realtà degli equivalenti in ubykh, che erano però caduti in disuso a causa dell'influenza del turco, dell'adyghe e del russo:

Alcune parole, di uso molto più antico in ubykh, erano invece prestiti da altre lingue: Colarusso (1994) interpreta il corrispondente di "maiale" χˁʷa come derivato dal semitico *huka e agʲarə ("schiavo") come una parola di origine iraniana.

[modifica] Evoluzione

[modifica] Dialetti

[modifica] Storia

L'ubykh era parlato sulle rive orientali del Mar Nero, nei dintorni della città di Soči. Nel 1864 i russi scacciarono dalla zona gli ubykh, che trovarono rifugio in Turchia, ove fondarono i villaggi di Hacı Osman, Kırkpınar, Masukiye e Hacı Yakup. A seguito dei frequenti contatti con altre popolazioni, molti ubykh cominciarono a parlare il turco e il circasso (o adyghe), mentre numerosi prestiti da queste due lingue arrichivano l'ubykh.

L'ubykh si estinse definitivamente il 7 ottobre 1992, giorno della morte dell'ultimo parlante, Tevfik Esenç. Tuttavia, negli anni precedenti, era stato possibile raccogliere migliaia di pagine e registrazioni audio grazie all'operato di numerosi linguisti, tra cui Georges Dumézil, Hans Vogt e George Hewitt, che vennero aiutati nel loro lavoro dagli ultimi parlanti, in particolare Tevfik Esenç e Huseyin Kozan. L'ubykh non fu mai lingua scritta, sebbene Evliya Celebi nel suo "Seyahatname" avesse trascritto alcune frasi. Venne poi trascritta gran parte della tradizione orale, compresa la saga nart. Lo stesso Tevfik Esenç imparò a scrivere in ubykh, servendosi del sistema di scrittura ideato da Dumézil.

Julius von Mészáros, un linguista ungherese, visitò la Turchia nel 1930 e scrisse alcuni appunti sull'ubykh. Il suo lavoro Die Päkhy-Sprache segnò l'inizio degli studi linguistici sull'ubykh (egli stesso tentò di ideare un sistema di trascrizione, con il quale però non è possibile rappresentare tutti i suoni usati in ubykh).

Anche il francese Georges Dumézil visitò la Turchia negli anni trenta e diventò il principale linguista ubykh. Pubblicò un raccolta di favole popolari negli anni cinquanta e, grazie a lui, la lingua attirò numerosi linguisti per la particolarità di avere un alto numero di consonanti (e, d'altro canto, un basso numero di vocali). Il norvegese Hans Vogt pubblicò poi un dizionario che, malgrado diversi errori poi corretti da Dumézil, è ancora uno dei documenti essenziali per i linguisti.

Tra la fine degli anni sessanta e l'inizio degli anni settanta, Dumézil pubblicò una serie di lavori sull'etimologia delle lingue caucasiche nord-occidentali (fra cui, appunto, l'ubykh). Il suo libro Le Verbe Oubykh (1975) è un'altra opera fondamentale della lingua.

Negli anni ottanta vi erano ormai pochi linguisti interessati all'ubykh, per cui non furono pubblicati altri trattati. Attualmente, il linguista olandese Rieks Smeets sta tentando di compilare un nuovo vocabolario basato su quello di Vogt del 1963, un progetto simile è stato intrapreso in Australia. Gli stessi ubykh si stanno interessando nuovamente alla loro vecchia lingua.

Tra i linguisti che hanno studiato l'ubykh vi sono:

  • Brian George Hewitt
  • Catherine Paris
  • Christine Leroy
  • Georg Bossong
  • Georges Dumézil
  • Hans Vogt
  • John Colarusso
  • Julius von Mészáros
  • Rieks Smeets
  • Tevfik Esenç
  • Wim Lucassen

[modifica] Curiosità

[modifica] Esempi

[modifica] Bibliografia

  • Colarusso, J. 1994 Proto-Northwest Caucasian, or, How to Crack a Very Hard Nut. Journal of Indo-European Studies 22: 1-17.
  • Dumézil, G. 1961 Etudes oubykhs. Librairie A. Maisonneuve: Paris.
  • Dumézil, G. 1965 Documents anatoliens sur les langues et les traditions du Caucase, III: Nouvelles études oubykhs. Librairie A. Maisonneuve: Paris.
  • Dumézil, G. 1975 Le verbe oubykh: études descriptives et comparatives. Imprimerie Nationale: Paris.
  • Hewitt, B. G. 2005 North-West Caucasian. Lingua 115: 91-145.
  • Mészáros, J. von. 1930 Die Päkhy-Sprache. University of Chicago Press: Chicago.
  • Michaud, A. 2005 Eating fish makes you clever. Available via [1].
  • Vogt, H. 1963 Dictionnaire de la langue oubykh. Universitetsforlaget: Oslo.

[modifica] Collegamenti esterni


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