Kumarajiva
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Kumārajīva (鳩摩羅什, Pinyin: Jiūmóluóshé, Wade-Giles: Chiu-mo-lo-shih, giapponese: Kumaraju; Kucha, 344 o 350 – Chang'an, 413) è stato un monaco e traduttore indiano, figura molto importante per lo sviluppo del Buddhismo in Estremo oriente.
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[modifica] L'infanzia e gli anni dell'apprendimento del Dharma
Conosciamo la sua vita grazie alla Biografia di monaci eminenti (cin. Liang Gaosengzhuan o anche Gaosengzhuan) redatta nel VI sec. e.v. da Huijiao [1] e grazie all' Elogio postumo del maestro del Dharma Kumarajiiva (riportato nel Guanghongmingji) redatto dal suo discepolo diretto Sengzhao. Le due opere tuttavia non concordano sulla data di nascita e morte. Secondo Sengzhao egli morì nel 413 all'età di 69 anni, quindi dovrebbe essere nato nel 344. Ma secondo Huijiao sarebbe nato nel 350 e morto nel 409, quindi a 59 anni. Si sa che suo padre, Kumarayana, era indiano e di casta brahmana, ed era destinato a cariche politiche ma non si sa per quale motivo ad un certo punto si convertì al buddhismo prendendo i voti monastici e decidendo, inoltre, di attraversare le montagne del Pamir per portare la dottrina buddhista fuori dall'India. Kumarayana, padre di Kumarajiva, nel suo peregrinare verso oriente giunse nel regno di Kucha (oasi della Serindia settentrionale situata sulla Via della seta) che tre secoli dopo Xuanzang testimonierà come uno dei regni più devotamente buddhisti che egli abbia mai visitato. Colpito dalla preparazione e dalla devozione del monaco indiano il re di Kucha gli offrì di restare in qualità di 'Maestro della nazione' giungendo a promettergli la figlia in sposa. Kumarayana accettò ambedue le offerte e dall'unione con la figlia del sovrano nacque Kumarajiva, il cui nome, secondo le cronache della Raccolta di memorie riguardante i tre canestri, deriva proprio da quello del padre unito a quello della madre, Jivaka. È da notare che Kumarayana violò i voti monastici sposando Jivaka e ciò accadrà più tardi anche per Kumarajiva. A sei anni Kumarajiva entrò in un monastero buddhista. Anche la madre, Jivaka, prese i voti nello stesso periodo. Si narra che Kumarajiva fin da giovanissimo espresse delle doti particolari, imparando facilmente a memoria l' Abhidharma della scuola sarvastivada. Dopo tre anni la madre decise di approfondire il proprio studio e di tornare nel Kashmir da dove era partito il marito così, insieme al figlio di nove anni, rientrò in India. Giunti nel Kashmir, Kumarajiva ebbe maestri di tradizione sarvastivada, il più importante dei quali fu Bandhudatta che gli fece accuratamente approfondire il Sutrapitaka di quella scuola. Si narra che non ancora dodicenne si fece notare in una disputa come profondo conoscitore della dottrina soprattutto in termini di comprensione profonda. Il fatto che ciò accadde davanti al sovrano di Chipin (in Kashmir), lo rese famoso in tutta la regione. Compiuti i dodici anni Kumarajiva insieme alla madre rientrò nel regno di Kucha. E' durante questo viaggio di ritorno che Kumarajiva ebbe la predizione da parte di un arhat sarvastivada incontrato lungo il cammino che, se non avesse infranto i voti da monaco, entro i trentacinque anni sarebbe divenuto eguale a Upagupta. Secondo alcune tradizioni Upagupta ebbe il merito di aver convertito l'imperatore Asoka alla dottrina buddhista. Kumarajiva e la madre raggiunsero comunque lo stato di Kashgar dove risiedettero per un anno e dove Kumarajiva approfondirà l' Abhidharma ed altri testi sarvastivada e, con Buddhayasas, testi della scuola dharmaguptaka. Studiò anche importanti testi del Sanatana-Dharma (Induismo), e opere di astronomia e di scienze. Durante un altro dibattito pubblico sul Sutra della messa in moto della Legge ebbe ancora modo di far notare la sua profonda erudizione e intuizione. Fino a questo momento Kumarajiiva è tuttavia un monaco di tradizione sarvastivada, sarà l'incontro, avvenuto sempre a Kashgar, con Sutyasoma, monaco del Grande veicolo (Buddhismo Mahayana), che ne modificherà le vedute religiose. Con Sutyasoma, Kumarajiiva iniziò infatti lo studio della letteratura dottrinale mahayana, in particolar modo dei testi madhyamika di Nagarjuna e di Aryadeva. Molti anni dopo Kumarajiiva così ricorderà il suo rapporto con Sutyasoma: "Nel passato quando ero in India, ho percorso le cinque regioni del paese alla ricerca degli insegnamenti del Mahayana. Quando ebbi modo di studiare presso il grande maestro Sutyasoma, riuscii finalmente ad assaporare il gusto dell'autentica sapienza. Egli mi affidò i testi in sanscrito e, incaricandomi di divulgarli, disse -Il sole del Buddha è tramontato dietro le montagne occidentali, ma i suoi raggi si attardano a illuminare le regioni nordorientali. Questi testi sono destinati proprio a quelle regioni. Tu ne devi assicurare la trasmissione!". Giunto a Kucha ottenne la piena ordinazione monastica ma, dopo alcuni mesi, siamo nel 382, questo città-regno venne conquistata da Luguang, un generale cinese della dinastia Qin anteriori. Tradotto prigioniero a Liangzhou (odierna Wuwei) vi rimase prigioniero diciotto anni in quanto, morto l'imperatore Fu Jian il generale Luguang si autonominò re di Liangzhou. Durante questa lunga prigionia, Kumarajiva apprese perfettamente il cinese.
[modifica] L'attività di traduzione in Cina
La salita al trono imperiale cinese da parte di Yao Xing della dinastia Qin posteriori, sovrano interessato al buddhismo, consentì finalmente a Kumarajiva di entrare nella capitale cinese Chang'an, nel 401, con tutti gli onori e sotto la protezione imperiale. Qui nei suoi restanti dodici anni di vita Kumarajiva provvederà alla traduzione di numerosissimi sutra buddhisti (la tradizione gli attribuisce la traduzione di un minimo di 35 ad un massimo di 74 sutra) sia di tradizione del Buddhismo dei Nikaya sia di quella del Buddhismo Mahayana. Prima dell'arrivo di Kumarajiiva era uso in Cina prendere a prestito terminologie taoiste o confuciane per tradurre i testi buddhisti. Ad esempio sunyata veniva tradotto wu e non più correttamente kong. Huiguan, altro suo discepolo diretto così narra, nella sua introduzione alla versione cinese del Sutra del Loto, di come traducesse Kumarajiva: "Egli poteva prendere in mano un sutra scritto in una lingua straniera e tradurlo oralmente in cinese. Poteva poi spiegarlo in modo perfetto sempre in cinese". Alle sue riunioni partecipavano fino a 500 dotti cinesi che dopo essersi convinti che la traduzione di Kumarajiiva era migliore di quelle precedenti prendevano il pennello e la riportavano in cinese. Kumarajiva rivedeva sempre le traduzioni. Sempre Huiguan, ci informa che: "Nell'estate dell'ottavo anno dell'era Hung-shih (406 e.v.), sotto la dinastia Qin posteriori, oltre duemila monaci provenienti dalle quattro direzioni si riunirono in uno dei grandi templi di Chang'an. Venne lì recitata la nuova versione del Sutra del Loto e tutti i membri dell'assemblea si unirono per esaminarla e verificarla. Kumarajiva si esprimeva con parole semplici eppure colme di profondi concetti; faceva uso di esempi familiari ma il significato era di grande portata. Spiegava quanto era nascosto sotto il livello superficiale del testo sforzandosi di portarne alla luce le idee fondamentali". In un altra cronaca dello stesso evento, quella di Sengrui, riportata nella sua introduzione alla traduzione cinese del Mahaprajnaparamitaustra (cin. Banruo poluomijing), si legge: "I membri dell'adunanza si colmavano di gioia ricevendo la nuova traduzione, sentendosi come se, in una giornata limpida, avessero potuto dominare con lo sguardo il mondo sottostante dalla cima dei monti Kunlum". La vasta erudizione del maestro Kumarajiva spinse il sovrano cinese ad obbligarlo a rinunciare i voti monastici per dargli una posterità degna di lui, secondo gli ideali confuciani. Importanti discepoli di Kumarajiva furono Daosheng, Sengrui, Sengzhao e Huiguan patriarchi della scuola Madhyamika cinese denominata Sanlun (Scuola dei tre trattati). Kumarajiva si spense a Chang'an nel 413 e, narra la tradizione riportata nel Lianggaosengzhuan, dopo la cremazione del suo corpo effettuata nello stesso giardino del monastero (Giardino di Xianyao) dove si tenevano le assemblee di traduzione, fu trovata la sua lingua intatta, come controprova della sua corretta attività di traduttore e di insegnante. Nello stesso giardino sono oggi conservate le sue ceneri.
[modifica] Note
- ^ La vita di Kumarajiva si trova in: Gaoseng zhuan 2 (高僧傳) (50.330a-333a) composto da Huijao T.D. 2059, ma anche nel Chu sanzang jiji 14 (出三藏記集) (55.100a-102b) composto da Sengyou nel 515, T.D. 2145.
[modifica] Bibliografia
- Kenneth Kuan Sheng Ch'en Buddhism in China. A Historical Survey Princeton, N.J., Princeton University Press, 1972
[modifica] Voci correlate
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