Junkers Ju 89
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Junkers Ju 89 Ju 89 V1 |
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Junkers Ju 89 V1 (D-AFIT, W. Nr. 4911) |
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Descrizione | ||
Ruolo | bombardiere | |
Equipaggio | 5 | |
Primo volo | 11 aprile 1937 | |
Entrata in servizio | 1938 | |
Costruttore | Junkers GbmH | |
Esemplari costruiti | 2 | |
Dimensioni | ||
Lunghezza | 26,50 m | |
Apertura alare | 35,27 m | |
Angolo di freccia alare | 184 m² | |
Altezza | 7,61 m | |
Superficie alare | ||
Peso | ||
A vuoto | 17 000 kg | |
Normale | 20 800 kg | |
Massimo al decollo | 27 800 kg | |
Propulsione | ||
Motore | 4 Daimler-Benz DB 600 A | |
Potenza | 750 CV cadauno | |
Prestazioni | ||
Velocità massima | 386 km/h 241 km/h di crociera |
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Autonomia | 2 980 km | |
Tangenza | 7 000 m | |
Armamento | ||
Mitragliatrici | 2 MG 15 da 7,92 mm | |
Cannoni | 2 MG FF da 20 mm | |
Bombe | 1.600 kg | |
Lista di aerei militari |
Lo Junkers Ju 89 era un quadrimotore ad ala bassa ed impennaggio bideriva, progettato dalla Junkers GbmH ed in forza alla Luftwaffe per ricoprire il ruolo di bombardiere pesante. Questo modello, rimasto alla fase di prototipo, è stato costruito in soli due esemplari dopodiché la sua produzione fu abbandonata, recuperando però alcune parti del suo progetto per la realizzazione di altri velivoli Junkers.
[modifica] Storia
Nel 1933, all’inizio della costituzione della Luftwaffe, l’allora comandante generale Walther Wever, comprese l’importanza strategica che il bombardamento aereo poteva avere in un futuro conflitto. In relazione alla pianificazione del "programma Ural Bomber" richiese ai due principali costruttori di aerei tedeschi, la Dornier e la Junkers, di concepire un bombardiere a lungo raggio. La risposta a queste specifiche portò alla realizzazione dei progetti del Dornier Do 19 e dello Ju 89, i quali vennero approvati dal Reichsluftfahrtministerium che, nel 1935, richiese alle due aziende la costruzione di due prototipi per la valutarne le qualità. Lo Ju 89 ed il suo concorrente si rivelarono all’altezza delle specifiche richieste ma il loro sviluppo risentì di un cambiamento di programma all’interno della Luftwaffe. Wever rimase ucciso in un incidente aereo nel 1936 ed il suo successore, Hermann Göring, non riconobbe l’importanza militare di questo tipo di velivolo, sottolineando al contrario la necessità di dotarsi di bombardieri tattici a supporto delle operazioni dell’esercito. Mentre queste scelte si erano rivelate efficaci nella prima parte del secondo conflitto mondiale grazie alla tattica del Blitzkrieg, la guerra lampo, la mancanza di capacità strategiche dei bombardieri in dotazione ostacolò gravemente la Luftwaffe nella battaglia d'Inghilterra. L’evolversi del conflitto confermarono pienamente le intuizioni di Wever, abbracciate dalle forze aeree alleate, circa l’importanza del ruolo di questi velivoli nelle strategie di combattimento, mentre la Germania nazista non ebbe mai la possibilità di recuperare terreno in questo campo.
[modifica] Versioni
Il primo prototipo costruito, denominato Ju 89 V1 (D-AFIT, W. Nr. 4911), volò per la prima volta l’11 aprile 1937 pilotato dal capitano Peter Hesselbach. Appena due settimane e mezzo più tardi però, il 29 aprile, il Reichsluftfahrtministerium cancellò il programma di sviluppo dei bombardieri strategici. La Junkers tuttavia finì la costruzione anche di un secondo prototipo il luglio successivo, lo Ju 89 V2 (D-ALAT, W. Nr. 4912), continuando i collaudi in volo per ricavare ulteriori informazioni sul controllo di velivoli dalle grandi dimensioni.
Nel corso di queste prove lo Ju 89 riuscì a battere due record, il primo raggiungendo 9 312 m con carico di 5 000 kg ed il secondo raggiungendo 7 242 m con carico di 10 000 kg. Entrambi i velivoli sono stati successivamente impiegati nella Luftwaffe come aerei da trasporto pesante.
Durante le prove di volo dello Ju 89, la DLH si dichiarò interessata ad un aereo di linea sviluppato da questo modello. La Junkers convertì a questo scopo il terzo prototipo non ancora completato ridesignandolo come Junkers Ju 90.
Entrambi i prototipi militari sembrano essere stati demoliti entro la fine del 1939 ma alcune fonti sostengono che erano ancora in uso l’anno successivo in Norvegia.