Haina
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Haina | |
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Bajos de Haina | |
Stato: | Repubblica Dominicana |
Coordinate: | |
Abitanti : | 150.000 () |
Bajos de Haina, chiamata comunemente Haina, è un municipio della Repubblica Dominicana, un’affollata città portuale di 150.000 abitanti, spesso identificata come il porto mercantile di Santo Domingo, dalla quale dista circa 15 km in direzione sud-ovest. È considerato uno dei dieci posti più inquinati del mondo a causa di un vecchio impianto di smaltimento di batterie per auto che ha rilasciato negli anni nell’aria quantità incredibili di piombo. Haina è una delle zone più ricche della Repubblica Dominicana poiché si è sviluppata l'industria stimolata dal porto marittimo più importante del paese, ed è ricca di terre magnifiche, convertite, nel processo di privatizzazione, in bottino politico. Nonostante ciò, lì persiste la più profonda povertà. In Haina si contano 110 industrie e il porto marittimo raccoglie più della metà delle entrate doganali della Repubblica Dominicana.
Indice |
[modifica] Comunità povere
Il barrio Bella Vista sorge nel territorio di Haina ai piedi dello zuccherificio Rio Haina, uno dei più grandi e moderni del mondo alla sua nascita nei primi anni del 1950, chiuso nel 1997. Si formò come conglomerato di braccianti haitiani, dominico-haitiani e lavoratori dominicani e divenne un centro industriale e portuario molto importante legato all’economia di Santo Domingo. A causa delle diverse origine delle famiglie immigranti, ancora oggi Bella Vista non può essere considerata a pieno una comunità: è un mosaico di diverse classi sociali popolari, di tradizioni culturali differenti accomunate dalla povertà. Quest’eterogeneità si marcò con forza nel tempo ed il razzismo e la xenofobia segnarono il luogo ed il ruolo che ogni persona occupava nel quartiere e sul lavoro. Primo effetto è la disposizione delle case: quelle delle famiglie più povere, fatte di legno, di pezzi di lamiera, di cartone e di materiale di recupero, si estendono lungo i binari del treno ai confini del quartiere. Anche la fede e la pratica religiosa sono motivo di diversità all’interno del barrio: in un unico territorio sono presenti la Chiesa Cattolica, la Chiesa Evangelica e Protestante e la Chiesa Cristiana Riformata (di origine haitiana) unita al culto dei Misteri e del Vudù. Alla segregazione e al razzismo si aggiungono le condizioni di povertà estrema di questa popolazione. In particolar modo le situazioni peggiori riguardano le persone senza documenti, costrette ai lavori più umili, precari, temporanei, e sottopagati; si tratta di persone senza possibilità di far valere i propri diritti a causa della loro posizione giuridica irregolare. Le famiglie più povere si trovano lontane dall’entrata del quartiere, ai margini delle rotaie, in case di legno e cartone divise in diverse sezioni per ospitare il maggior numero di famiglie. Le case formano una baraccopoli, un labirinto di vicoli infangati, ai bordi del quartiere e lungo i corsi d’acqua, esposte alle inondazioni fulminanti che caratterizzano la stagione degli uragani e alla contaminazione delle fognature all’aria aperta. In questa comunità l'associazione Onè respe ha un centro di salute e una scuola comunitaria.
La comunità del Cacique è composta da immigrati interni (dominicani provenianti dalle regioni di Barahona, Azua e San Juan de la Magua) ed esterni, formata da circa 280 famiglie e da 1550 persone. Si trova ubicata tra Haina e San Cristobal delimitata da un’autostrada e un’altra via di grande traffico, geograficamente non è riconosciuta perché sorge in uno spazio di terreno recuperato all’abbandono. Molte delle persone che risiedono in questa comunità sono di passaggio, rimangono in questa baraccopoli finché non incontrano qualche posto migliore. L’economia della comunità è alquanto precaria. La maggioranza delle donne non lavora, e chi lo fa è impiegata come domestica in qualche casa di Haina, gli uomini sono impiegati in maggior parte nel campo dell’edilizia, pagati e contrattati alla giornata. Nella comunità manca l’acquedotto, l’acqua è scarsa, manca una rete elettrica sufficiente e le strade non sono asfaltate. Le case, in gran parte, sono costruite con materiale recuperato presso la discarica di California, una vicina comunità che aiuta a inquinare l’aria. L'associazione Onè respe nel 2005 ha aperto una scuola per i bambini più piccoli al centro della comunità, assicurando ai giovani studenti un pasto al giorno e un’istruzione di base.
[modifica] Condizione dei lavoratori
Nel mercato del lavoro, le opportunità per le immigranti haitiane sono praticamente nulle. Per sopravvivere dipendono dalle entrate date da servizi offerti all’interno della comunità, o da attività informali nelle immediate vicinanze. La partecipazione economica dei lavoratori haitiani è condizionata dalla loro condizione di immigranti, dalle differenze culturali e – soprattutto – dalla condizione indocumentata nella quale si trova la maggior parte, cosa che li costringe a cercare lavoro nero, in attività insicure, precarie, temporanee, dove dominano bassi salari e basse prestazioni. Fanno parte del sotto-proletariato agricolo, così come del contingente urbano che lavora nel settore edile. La loro condizione giuridica irregolare li espone allo sfruttamento e limita la loro capacità di lottare per i loro diritti. Il razzismo predominante sbarra la strada al reclamo e alla rivendicazione. Molti dominico-haitiani affrontano situazioni simili, nonostante il fatto che siano cittadini dominicani e non immigranti, una condizione legale e costituzionale che lo stato rifiuta di riconoscere, preferendo mantenere molti sans-papiers in una specie di limbo giuridico da dove non possono godere dei loro diritti e restano confinati a quelle nicchie sotto-proletarie sopra menzionate.
La condizione dei lavoratori e delle lavoratrici dominicani/e “con le carte in regola” è, in confronto, migliore, soprattutto per quelli che hanno meno di 35 anni d’età, dato che per quelli più anziani, che erano legati all’industria zuccheriera, il presente è di perdita ed il futuro preoccupante. Degli uomini tra i 20 e i 40 anni d’età, quelli che non sono emigrati lavorano al porto, nella raffineria di petrolio, nella zona franca, oppure “sbarcano il lunario” in una pescheria o per strada, dando passaggi sul loro motoconcho, come muratori, o attaccati alla “bottiglia”, un lavoro nell’amministrazione pubblica come ricompensa per “fedeltà al partito”. Alcune donne lavorano in zona franca. Ma un giro per la comunità in qualunque mattina infra-settimanale rivelerà un numero considerevole di giovani e adulti seduti per strada, giocando a carte o a domino, gestendo piccoli giri di scommesse, ascoltando la radio, chiaccherando, “bighellonando”. Uno studio recente del gruppo di lavoro dell'associazione Onè respe in Haina ha rivelato che circa il 30% dei dominicani “regolari” è disoccupato e, tra quelli con occupazione, c’è un’alta percentuale che si dedica ad attività informali – che altro non sono che eufemismi della disoccupazione.
[modifica] Inquinamento
Nel quartiere Paradiso di Dio fu costruita un centro di riciclaggio di batterie per auto che funzionò per 20 anni liberando nell'aria e nel terreno una quantità esorbitante di piombo, tanto da far classificare Haina tra le 10 città più inquinate del mondo[1] nonostante l'impianto sia stato chiuso nel 1999, dopo 20 anni di servizio. Dopo la denuncia del Blacksmith Institute si stanno pensando delle soluzioni:
- estrarre tutte la parte di terra infettata per trattarla in un altro stato (al momento sconosciuto);
- pagare tecnici brasiliani o svizzeri per la bonifica sul luogo;
in entrambi i casi potrebbero essere necessari più di 40 anni per un recupero completo del luogo, nel frattempo i bimbi di Haina continuano a morire (si possono trovare casi di bambini di un anno che presentano una concentrazione di 20 microgrammi per decilitro di sangue, quando il limite della Organizzazione Mondiale della Sanità è di 10 mcg/dl).
[modifica] Note
- ^ fonte Blacksmith Institute