Forte Malatesta
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Il Forte Malatesta è un’opera fortificata di difesa urbana della città di Ascoli Piceno. Edificato nei pressi delle sponde del Torrente Castellano e del Ponte di Cecco, passo obbligato per chi accedeva in città dalla zona est, è stato ricostruito sui resti di precedenti architetture erette nel corso dei secoli.
Questa area ha ospitato come prima costruzione un impianto termale di epoca romana, altre notizie riguardanti gli edifici sorti su questo luogo narrano di opere difensive allestite nella zona del vicino ponte di Cecco realizzate dai Piceni utili per rafforzare l’ingresso alla città dopo l’avvenuta disfatta, del 91 a.C., ai danni degli ascolani inflitta da Gneo Pompeo Strabone.
La fortificazione beneficiò di opere risarcitive dopo la distruzione dei Longobardi, ma fu nuovamente rasa al suolo nell’anno 1242. Galeotto I Malatesta, nel 1349, quando fu Signore di Ascoli la ricostruì. L’attuale rocca, rappresenta la definitiva sistemazione operata da Sangallo il Giovane, che la progettò ed elevò nel 1540 su incarico di Papa Paolo III Farnese.
Indice |
[modifica] Storia
[modifica] le terme romane
Secondo gli storici locali l’area su cui sorge il forte ha accolto, in epoca romana, un termarium, detto “Terme del Lago”, alimentato da una conduttura ricoperta da “opus reticulatum”, ancora visibile, che convogliava fin qui l’acqua salmacina proveniente dalla sorgente di Castel Trosino.
Nell’anno 1776 lo storico Francesco Antonio Marcucci descriveva la sala delle terme come un “camerone con vasche all’interno ed una piccola fonte”.
Si attribuisce appartenuto a questa costruzione un blocco di travertino, di grandi dimensioni, risalente alla prima età imperiale, attualmente conservato nella navata sinistra della chiesa di San Vittore, decorato da un leggero rilievo di volute fogliari.
[modifica] il Forte costruito da Galeotto I Maltesta (1349)
Nel 1349, Galeotto I Malatesta, Signore di Ascoli, assoldato dalla città per combattere la guerra contro Fermo, volle ricostruire sui resti di una precedente rocca un forte dove abitare, adatto a difenderlo dalla ostilità degli ascolani che mal sopportavano la sua tirannia.
Viene citato come "Cassero a mare", "Forte Minore", "Arcicula" o "Rocchetta", per differenziarlo dalla Fortezza Pia che lo stesso Malatesta aveva fatto risarcire.
In questo edificio fece rinchiudere, nel maggio 1349, il vescovo Isacco Bindi che, a seguito di spietate esecuzioni poste in essere dagli ufficiali malatestiani, aveva denunciato le angherie ed i soprusi di Galeotto al popolo ascolano. Di questa fortificazione è possibile identificare, oggi, la torre quadrangolare di levante.
Le cronache locali dell’anno 1353 narrano la cacciata di Malatesta dalla città avvenuta con un gran tumulto di popolo che si sollevò contro la sua prepotenza, distruggendo il forte.
Incerta la data esatta dei fatti poiché le stesse cronache la indicano come avvenuta in giorni diversi, alcune il 2 giugno 1353, altre il 7 settembre dello stesso anno.
Nell’anno 1376 la costruzione subì nuovi ed ingenti danni a causa della sommossa contro Blasco Garcia Albornoz che governava la città a posto dello zio Cardinale. Dal 1533 al 1536, il Forte, fu ceduto alle ex Clarisse del Monastero di Santa Maria delle Donne.
[modifica] la ricostruzione di Sangallo il Giovane (1540)
Antonio da Sangallo il Giovane, tra il 1540 ed il 1543, su incarico di Papa Paolo III Farnese, progettò ed eresse il forte a pianta stellata di forma irregolare che è giunto ai nostri giorni.
Come disse il Vasari: " Fece ancora la Fortezza d'Ascoli, e quella in pochi giorni condusse a tal termine, ch'ella si poteva guardare; il che gli Ascolani ed altri non pensavano che si dovesse poter fare in molti anni: onde avvenne, nel mettervi così tosto la guardia, che què popoli restarono stupefatti e quasi nol credevano."
Lo scopo fu quello di inglobare e riunire i resti delle antiche preesistenti costruzioni e della chiesa di Santa Maria del Lago che, sconsacrata, fu trasformata in mastio, dando vita così ad un nuovo complesso fortificato.
Verso le sponde del Castellano disposte in tre ordini furono messe le troniere. Quelle più basse sono per la maggior parte rettangolari, quelle superiori sono "a campana".
Nel 1543, in ricordo della fine dei lavori, fu apposta una lapide dal commissario P.D. Angelini, che reca inciso: "MDXLII PAULI III PONT. MAX DECRETO ARCEM HANC AD ASCULANORUM FACTIONES AC TYRANNIDES TOLLENDAS PRETRUS ANT ANGELINUS COMMISSARIUS A FUNDAMENTIS ALEXANDER VERO PALLANTERIUS GUBER AD VERTICEM ERIGENDAM CURAVERUNT"
Il Forte fu oggetto di un nuovo restauro nel 1600. Tra il 1797 e il 1798 il Governo Pontificio lo utilizzò come caserma. Dal 1828 al 1978 il Forte fu utilizzato come carcere giudiziario.
[modifica] il futuro Museo dell'Alto Medioevo
Il Forte Malatesta, conclusi i lavori di restauro attualmente in corso, ospiterà nei piani più alti la sede del Museo dell'Alto Medioevo di Ascoli.
[modifica] Galleria di immagini
[modifica] Bibliografia
- Antonio Rodilossi, Ascoli Piceno città d'arte,"Stampa & Stampa" Gruppo Euroarte Gattei, Grafiche STIG, Modena, 1983, pp. 218;
- Bernardo Carfagna, Rocche e castelli dell'ascolano, Ascoli Piceno, Edizione La Sfinge Malaspina (Stampa Editoriale Eco srl - S. Gabriele (TE)), anno 1996, pag. 165;
- Antonio De Santis, Ascoli nel Trecento, vol. I (1300 - 1350), Collana di Pubblicazioni Storiche Ascolane, Grafiche D’Auria, ottobre 1999, Ascoli Piceno, pag. 479 - 480;
- Antonio De Santis, Ascoli nel Trecento, vol. II (1350 - 1400), Collana di Pubblicazioni Storiche Ascolane, Grafiche D’Auria, ottobre 1999, Ascoli Piceno, pag. 27 - 30, 62, 501;
[modifica] Voci correlate
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