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Castel Trosino - Wikipedia

Castel Trosino

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Castel Trosino
Panorama
[[Image:{{{stemma}}}|125x125px|]]
Nome ufficiale: {{{nomeUfficiale}}}
Stato: Italia
Regione: Marche
Provincia:
stemma Ascoli Piceno
Comune:
Ascoli Piceno
Coordinate: 42°49′N 13°33′E / 42.8223639, 13.5515222
Altitudine: 419 m s.l.m.
Abitanti:
500
Nome abitanti: castrensi
Santo patrono: San Lorenzo Martire
Giorno festivo: {{{festivo}}}
Giorno festivo: 10 agosto
Pref. telefono: 0736 CAP: 63100
[{{{sito}}} Sito istituzionale]
Frazione
Posizione della frazione sulla mappa dell'Italia
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« …sembra davvero impersonare la figura di un antico gendarme, a controllo di antichi percorsi di particolare importanza »
(da "Rocche e Castelli dell'ascolano" di Bernardo Carfagna)

Castel Trosino è un piccolo borgo che si trova a pochi chilometri da Ascoli Piceno raggiungibile seguendo la strada che, dopo il Ponte di Porta Cartara, supera ed oltrepassa l’incasato di Borgo Cartaro.

Dall'aspetto tipicamente medievale appare come una fortezza, abbarbicato ed isolato, sulla rupe di travertino bianca, in posizione facilmente difendibile, raggiungibile da un solo lato, essendo gli altri a strapiombo sulla valle sottostante del Torrente Castellano.

Interamente costruito e restaurato in pietra locale, il piccolo borgo fortezza si sviluppa all’interno delle sue solide mura, cui si accede attraverso la porta che presenta un arco a tutto sesto.

E’ tutt’ora un punto privilegiato di osservazione per le convergenze dei percorsi dell’ ”Abruzzo Ascolano”. Insieme a Castel Manfrino, il convento di San Giorgio e la Rocca di Montecalvo rappresentò uno dei punti integranti del sistema difensivo della contea Ascolana voluta da Carlo Magno.

Il suo toponimo deriva da “ Trans Suinum”, l’antico nome del fiume Castellano.

Durante il periodo medioevale fu sede di longobardi pervenuti ad Ascoli Piceno dopo che fu assoggettata al Ducato di Spoleto.

A metà del 400, Castel Trosino era divenuto un rifugio di banditi, che sfruttando la complicità dalle milizie di Giacomo Piccinino, figlio del più famoso Nicolò d’Acquaviva, trovavano copertura alle loro imprese. Essi furono responsabili di una sorta di guerriglia che danneggiava notevolmente il contado ascolano. Il 3 settembre 1495, un’azione congiunta delle milizie del capoluogo piceno e di quelle papali, assaltò e diroccò il castello.

Dell'originario impianto difensivo sono visibili solo la porta di accesso, a sesto acuto e resti delle mura.

Nella zona centrale del paese vi è una casa medioevale chiamata Casa di re Manfrì. Per tradizione è ritenuta l'abitazione di Manfredi, il figlio illegittimo di Federico II e suo successore. Un'altra leggenda vuole che la piccola costruzione sia stata abitata da una bellissima fanciulla di cui Manfredi si innamorò. Pare che il re ebbe con lei una breve ed intensa storia d'amore. Da questa narrazione molti la chiamano "la casa della regina".

Sotto l’altura cui sorge il borgo, si trova la sorgente dell’acqua “salmacina”, alcalina e diuretica, nota da sempre per le sue qualità terapeutiche che canalizzata alimentò il “termarium” di Forte Malatesta nel primo periodo dell’età imperiale romana.

Nel 1893, fu scoperta una grande necropoli longobarda, scavata dal Mengarelli, che contò più di 260, di cui 92 non sono corredate da alcun oggetto, la maggior parte con piccoli oggetti di modesto valore e 34 ricche di preziosi manifatture realizzate in oro e in argento come anelli, collane, fibule, bracciali, croci, ciondoli, pettini.

La definizione di "Tesoro dei Longobardi" nasce dal pregio delle manifatture e dall'elevato interesse archeologico e storico dei reperti, alcuni dei quali rappresentano corredi di particolare ricchezza, decisamente superiori alla media di quelli rinvenuti in altre tombe longobarde in Italia.

Già Colucci, nel volume XXI delle “Antichità Picene”, narrava di “ritrovamenti di oggetti preziosi” avvenuti tra il 1765 e il 1782.

La venuta alla luce di questo giacimento sepolcrale fu casuale. L’allora parroco del borgo, don Emidio Amadio, dette incarico ad un uomo di sua fiducia, Salvatore Pignoloni, di preparare un terreno, in contrada Santo Stefano, per la piantumazione di un vigneto.

L’attività di dissodare il campo fece affiorare raffinati oggetti che decoravano uno scheletro inumato in una tomba a fossa. Continuando a scavare si dissotterrarono innumerevoli sepolture. Su impulso di Giulio Gabrielli, ingegnere ascolano, che notificò alle autorità statali preposte il ritrovamento, l’ing. Mengarelli e il prof. Brizio coordinarono i lavori di scavo in modo scientifico.

I rinvenimenti della necropoli si possono catalogare in più periodi. Tombe del VII secolo, di cui è difficile comprendere le diverse appartenenze culturali della popolazione. La fase che risale alla seconda metà del VI secolo in cui il corredo funerario era di semplice consistenza ed includeva piccoli vasi di vetro o terracotta e qualche oggetto ornamentale. Il periodo che si computa a partire dalla fine del V secolo, in cui c’è la presenza di tombe, sia maschili, con corredo di armi, che femminili dove sono state trovate fibule longobarde.

Quasi tutto il materiale rinvenuto fu trasportato ad Ancona. Attualmente alcuni pezzi sono esposti presso il Museo dell'Alto Medioevo di Roma, altri al Metropolitan Musem of Art di New York ed altri ancora al Musée d'Archéologie Nationale a Saint Germain en Laye in Francia.

Sull’opposta sponda del fiume è visibile l'ex convento di San Giorgio del secolo XIV. Si ritiene che anche questo luogo sia stato una sede militare di avvistamento, per le caratteristiche morfologiche del territorio, nato per integrare il sistema difensivo.

Nelle sue “Memorie Storiche della Chiesa Ascolana” del 1898, il Canonico Pietro Capponi scrive che l’edificio del convento di San Giorgio fu edificato nel 1382 su interessamento del Vescovo Pietro Torricella.

Castel Trosino arroccato e conservato come al tempo del medioevo è uno scenario ideale per l’ambientazione di manifestazioni a carattere storico.

Durante il periodo natalizio si svolge la rievocazione della Natività Vivente.

In estate, luglio ed agosto, si può partecipare alle cene medioevali, allietate da suoni, danze e giuochi risalenti a quel periodo.

[modifica] Bibliografia

  • Bernardo Carfagna, Rocche e castelli dell'ascolano, Edizione La Sfinge Malaspina - Ascoli Piceno, Stampa Editoriale Eco srl-S. Gabriele (TE), 1996, pp. 48-55;

[modifica] Galleria fotografica

[modifica] Collegamenti esterni

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