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Flags of Our Fathers - Wikipedia

Flags of Our Fathers

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Flags of Our Fathers

Titolo originale: Flags of Our Fathers
Lingua originale: inglese
Paese: Usa
Anno: 2006
Durata: 132'
Colore: colore
Audio: sonoro
Rapporto: 2.35:1
Genere: drammatico, guerra
Regia: Clint Eastwood
Soggetto: Dal libro "Flags of Our Fathers" di James Bradley e Ron Powers
Sceneggiatura: William Broyles e Paul Haggis
Produttore: Clint Eastwood, Robert Lorenz e Steven Spielberg
Produttore esecutivo:
Casa di produzione: DreamWorks SKG, Warner Bros. Pictures, Amblin Entertainment e Malpaso Productions
Distribuzione (Italia): Warner Bros.
Storyboard:
Art director:
Character design:
Mecha design:
Animatori:
{{{nomedoppiatorioriginali}}}
Episodi:
Fotografia: Tom Stern
Montaggio: Joel Cox
Effetti speciali: Jan Aaris
Musiche: Clint Eastwood
Tema musicale:
Scenografia: Henry Bumstead
Costumi: Deborah Hopper
Trucco:
Sfondi:
Vedere Paragrafo 2
Sequel: {{{nomesequel}}}
Si invita a seguire le linee guida del Progetto Film

Flags of Our Fathers è un film del 2006 diretto da Clint Eastwood e scritto da William Broyles Jr e Paul Haggis. È basato sull'omonimo libro scritto da James Bradley e Ron Powes sui fatti inerenti alla Battaglia di Iwo Jima. Eastwood ha anche diretto un film complementare sulla stessa battaglia, che però ritrae il punto di vista giapponese, intitolato Lettere da Iwo Jima. Il film è uscito nelle sale italiane il 10 novembre 2006, in quelle giapponesi il 9 dicembre e infine in quelle americane il 20 dicembre.

Il film narra la storia di come i tre dei sei soldati che sono stati fotografati mentre innalzavano la bandiera americana sul suolo di Iwo Jima sono stati usati come mezzo propagandistico per risollevare il morale del popolo americano e quindi usati per racimolare più donazioni. Il film fa vedere anche l'effetto della guerra sui veterani e di come loro hanno sofferto per tutta la vita ricordando la guerra.

[modifica] Trama

Una delle più famose fotografie della storia fu scattata da Joe Rosenthal nella battaglia di Iwo Jima, durante la Seconda Guerra Mondiale. L'immagine ritrae cinque Marine e un marinaio intenti a innalzare la bandiera americana sul Monte Suribachi.

Lo scrittore James Bradley (Thomas McCarthy) sapeva che suo padre, John “Doc” Bradley era un soldato della Seconda Guerra Mondiale e che era uno degli uomini che aveva sollevato la bandiera americana nella foto icona di Iwo Jima, e aveva anche sentito per lungo tempo delle voci che dicevano che “Doc” era stato una sorta di eroe di guerra. Ma suo padre non aveva mai voluto parlare della sua esperienza di guerra, non aveva mai tenuto una copia della foto e aveva sempre rifiutato di rispondere alle domande che gli ponevano. Solo dopo la morte di John Bradley, James scoprì che il padre aveva ricevuto una stella al valore militare. Questa scoperta porta James a cercare gli altri uomini che sollevarono la bandiera per chiedergli cosa realmente successe.

Le persone che sollevarono la bandiera furono:

James Bradley constata che molte delle cose che il mondo crede di sapere sulla foto e sulla battaglia sono sbagliate. La maggior parte degli americani crede che la bandiera fu innalzata alla fine della battaglia, dopo che la marina sconfisse i giapponesi, ma in realtà la bandiera fu sollevata solo il quinto dei trentacinque giorni di battaglia.

Iwo Jima era strategicamente importante: fungeva da base aerea per i giapponesi che intercettavano i bombardieri a lungo raggio B-29 e da oasi per le unità navali giapponesi che avevano bisogno di supporto. Era anche il sito della stazione radio che avvertiva il Giappone dell'arrivo delle bombe americane dal sud. La presa di Iwo Jima voleva eliminare questi problemi e fungere da base per eventuali invasioni del territorio principale giapponese. Tutte ragioni che indussero i marines a tentare di invadere l'isola.

La battaglia di Iwo Jima fu la prima battaglia della Seconda Guerra Mondiale che si tenne sul suolo giapponese. I giapponesi non avevano speranze di vittoria, e ne erano consapevoli. Tutto quello che volevano era infliggere un duro colpo agli invasori, e loro sapevano come poterlo fare. Le forze giapponesi costruirono una grande rete di tunnel nel sottosuolo dell'isola, da cui poterono sparare ai Marines stando al riparo, nelle loro posizioni fortificate. Loro volevano anche essere veloci, effettuare sanguinosi attacchi ai marines isolati e quindi retrocedere in tutta sicurezza nei loro tunnel. I Marines americani di Iwo Jima si trovarono quindi a combattere un nemico che raramente potevano vedere. L'unica via per vincere i giapponesi era localizzare le entrate dei tunnel e quindi lentamente, con un lavoro meticoloso, farli intossicare tutti buttando granate e bombe a mano. Questo fu un attacco molto lungo e i marines persero oltre 6.000 uomini prima di riuscire a completarlo.

Agli albori della battaglia, e precisamente il quinto giorno, gli americani conquistarono il Monte Suribachi. Un contingente di Marines eresse la bandiera americana sulla cima, e fu scattata una foto mentre la innalzavano. Poco dopo, James Forresta (Navy Secretary) richiese che la bandiera fosse mandata a Washington come souvenir. Quando questa bandiera fu presa, subito ne fu piantanta una nuova. Strank, Block, Sousley, Hayes, Gagnon e “Doc” furono gli uomini assegnati ad innalzare la seconda bandiera. Quando lo fecero, il fotografo Joe Rosenthal gli fece un altro scatto. Pochi giorni dopo, lo scatto di Rosenthal fu pubblicato su tutti i giornali degli Stati Uniti. La maggior parte degli americani che vide la foto credette che la foto commemorava una grande vittoria americana, ma la vittoria fu raggiunta solo settimane dopo. Durante il prosieguo della battaglia, tre degli innalzatori della bandiera – Strank, Block e Sousley – furono uccisi senza avere il loro momento di gloria, cosa che invece gli altri ebbero.

La foto divenne uno “status simbol” in America, e il dipartimento militare realizzò che la foto poteva essere usata come potente mezzo di propaganda. In poco tempo chiese di identificare e localizzare gli uomini ritratti nella foto, ma solo Hayes, Gagnon e Doc furono identificati (gli altri erano infatti morti) e quindi portati subito negli USA per dar vita ad un massiccio tour per promuovere la guerra.

Quando la guerra finì, tutti e tre i soldati scelsero di non tornare nelle forze armate.

Hayes dovette subire il razzismo che gli americani provavano verso i nativi americani sia durante che dopo la guerra. Tornò quindi alla riserva con i suoi familiari in Arizona, dove continuò a bere tantissimo e ad affondare sempre più nella povertà. Fu trovato morto in un fosso, dopo una notte di baldoria a base di alcol.

Gagnon tornò nel New Hampshire, dove trascorse il resto della sua vita lavorando come custode. Era un po' risentito della sua vita normale avendo gioito dei bei tempi in cui era una celebrità, ed era rammaricato che la sua fama non gli avesse portato anche un discreto successo nella vita.

Doc fu l'unico dei tre Marines che visse una vita abbastanza felice dopo la guerra. Tornò al suo piccolo paese in Wisconsin, si sposò con la ragazza che aveva al liceo, diventò un prosperoso becchino, e si godette l'amore della sua famiglia. Ma Doc aveva un terribile ricordo di Iwo Jima (in particolare, non riusciva a spiegarsi di come i giapponesi avessero torturato e mutilato il suo miglior amico, Iggy, e preferì cercare di dimenticare tutto questo). Nascose tutto del suo periodo durante la guerra (compresa la medaglia al valore che ricevette) e non fece vedere mai a nessuno queste cose. Doc non si credeva un eroe, e alle persone che venivano a dirgli che lo era rispondeva con questa frase: “I soli eroi sono quelli che non sono tornati”. Non si perdonò mai per non essere riuscito a salvare Iggy. Sul finale, James Bradley finisce la sua storia spiegando perché sentirsi chiamare eroe dai suoi genitori e dai suoi amici faceva così male. Il film finisce con una clip dei marines e dei marinai che durante la battaglia nuotarono sulla spiaggia di Iwo Jima subito dopo aver piantato la bandiera.

I titoli di coda sono molto commoventi, soprattutto per il pubblico americano. Infatti vengono proposte le foto delle vere persone impegnate nella guerra, compresi i sei protagonisti e molte altre foto di reportorio.

[modifica] Premi

Flags of Our Fathers fa parte della lista dei dieci miglior film del 2006 della National Board of Review.

Eastwood ha anche guadagnato una nomination come miglior regista ai Golden Globe.

Inoltre il film è stato nominato per due Premi Oscar, ed ovvero quello per il Miglior Sonoro e per il Miglior Montaggio Sonoro.

[modifica] Collegamenti esterni

Film diretti da Clint Eastwood
The Beguiled: The Storyteller (1971) - Brivido nella notte (1971) - Lo straniero senza nome (1973) - Breezy (1973) - Assassinio sull'Eiger (1975) - Il texano dagli occhi di ghiaccio (1976) - L'uomo nel mirino (1977) - Bronco Billy (1980) - Firefox - Volpe di fuoco (1982) - Honkytonk Man (1982) - Coraggio... fatti ammazzare (1983) - Il cavaliere pallido (1985) - Gunny (1986) - Bird (1988) - Cacciatore bianco, cuore nero (1990) - La recluta (1990) - Gli spietati (1992) - Un mondo perfetto (1993) - I ponti di Madison County (1995) - Potere assoluto (1997) - Mezzanotte nel giardino del bene e del male (1997) - Fino a prova contraria (1999) - Space Cowboys (2000) - The Blues: Piano Blues (2002) - Debito di sangue (2002) - Mystic River (2003) - Million Dollar Baby (2004) - Flags of Our Fathers (2006) - Lettere da Iwo Jima (2007)
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