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Eugenio De Rossi - Wikipedia

Eugenio De Rossi

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Eugenio De Rossi (Brescia12 marzo 1863 – Roma12 giugno 1929) è stato un generale e agente segreto italiano.

Indice

[modifica] Carriera

Proviene da una famiglia piemontese che negli eserciti di Francia e di Sardegna ebbe un ruolo notevole. Vanno in particolare ricordati Giovanni Giacomo De Rossi, capitano del reggimento Guardie di Vittorio Amedeo II, e il figlio Gian Giacomo, generale sotto lo stesso Duca. La famiglia è strettamente imparentata con Clemente Solaro e Santorre di Santa Rosa, figure politiche del Piemonte preunitario.

Figlio di ufficiale, Eugenio De Rossi frequenta la Scuola Militare di Modena e nel 1881 ne esce sottotenente di fanteria, assegnato al 26° reggimento di stanza a Torino. Nel 1889 viene ammesso alla Scuola di Guerra di Torino. Completati i corsi nel 1891, entra a far parte del Corpo di Stato Maggiore.

In questi anni è subordinato o conosce una serie di ufficiali superiori quali Paolo Morrone, Luigi Capello e Luigi Cadorna, con i quali stringe forte simpatia. Dal 1892 è capitano e, passa all’arma dei bersaglieri, assegnato ad un reggimento di stanza a Pinerolo nel 1893.

[modifica] L'attività di De Rossi nell'intelligence militare

È proprio nel 1893 che inizia la sua prima collaborazione con l’intelligence militare: in occasione di una lunga permanenza alla fortezza di Fenestrelle redige una simulazione dal titolo “Progetto francese di un colpo di mano sulle difese avanzate della frontiera italiana”.

Sono gli anni della crisi diplomatico-coloniale tra Roma e Parigi ed il “Progetto” viene apprezzato dallo Stato Maggiore. De Rossi viene quindi utilizzato dall’Ufficio I dello Stato Maggiore per una serie di escursioni, nel corso delle quali può dare sfogo alla sua grande passione ciclista, in Savoia, Valle del Rodano e Alpi Marittime. Nel corso di queste missioni, l’ufficiale italiano osserva attentamente i movimenti di truppe francesi, le modalità operative di trasporto e mobilitazione.

La prima escursione fu la seguente: Colle di Tenda - Colle di Bruis - Colle di Braus - Nizza - Montecarlo. Testò quindi la bicicletta pieghevole modello Gérard nel corso del viaggio DomodossolaSempionevalle del Rodano – riva del Lemano – SionLosannaGinevraChambéryModaneMoncenisio. Durante questa missione ebbe modo di osservare attentamente l’organizzazione della Landswehr elvetica, così come di numerosi reparti di Chasseurs alpins francesi.

In un’altra occasione, a seguito del soccorso di un plotone di soldati francesi precipitati in un crepaccio sul versante italiano del Pian delle Marmotte, viene recuperato un fucile Lebel mod.1886/1893 prontamente inviato a Roma per studi. Anche la Svizzera e la Landswehr sono al centro delle missioni di De Rossi di questi anni.

Nel 1897 diviene aiutante di campo prima del generale Egidio Osio, e poi del generale Federigo Pizzuti, comandanti della brigata Bergamo, di stanza ad Udine. Ancora una volta, nel tempo “libero” compie delle ricognizioni oltre confine, in Carinzia e Slovenia, per conto dell’Ufficio I. La prima di queste missioni ciclo-podistiche, come le ha chiamate lo stesso autore, riguardò le seguenti tappe: PontebbaTarvisio- colle di Predil – valle dell’IsonzoGorizia. Dal 1898 al 1900 è nuovamente a Torino presso il comando della locale brigata.

Nel dicembre 1900 approda a Roma presso l’Ufficio Storico dello Stato Maggiore, sotto il colonnello Cecilio Fabris col quale collaborò alla stesura della storia della campagna 1848-1849. In questi mesi continua altresì la propria collaborazione con l’Ufficio I, che è contiguo allo Storico, e con il suo comandante colonnello Felice de Chaurand.

De Rossi alterna quindi la redazione di studi storici alle missioni in territorio straniero finalizzate allo spionaggio militare. Di questi anni diviene infatti più assidua la collaborazione con l’Ufficio I e le sue missioni vengono concentrate nell’Impero Austro-Ungarico.

«  Le mie missioni avevano tutte per oggetto o ricognizioni di lavori, o di regioni, ferrovie, porti e simili, oppure l’osservazione delle truppe, ossia del loro addestramento, del loro morale, del funzionamento dei servizii, del retroscena cioè delle manovre dove veramente si scorgono i pregi e i difetti degli organismi militari. Ebbi pure incarico di trovare “indicatori” all’estero fra i nostri connazionali; ma questo feci in verità con poco entusiasmo. Per altri incarichi di polizia militare e di vero spionaggio, vi era uno speciale apposito personale, con il quale non ebbi mai rapporti. L’Ufficio Informazioni ricorreva alla abnegazione ed alla buona volontà di una dozzina di ufficiali, animati come me da spirito avventuroso e dotati di particolare attitudine, che tratto tratto partivano in caccia. La calma, la decisione pronta, il talento di osservazione, una salute di ferro, lo sprezzo delle comodità, una grande facilità di adattamento sono indispensabili in questi pericolosi servizi. Queste doti sono innate e non si acquistano con lo studio o l’esercizio, tuttavia anche i favoriti dalla natura abbisognano di un noviziato e di conoscere il tecnicismo dirò del servizio, inteso a prevenire ed evitare od affrontare serenamente la probabilità di un arresto, probabilità che crea nell’operatore uno speciale stato d’animo apprensivo che assolutamente conviene vincere, se si vuole un rendimento proficuo della ricognizione. »
(Eugenio De Rossi, La vita di un ufficiale italiano sino alla guerra, p. 151, Milano 1927.)

Una nuova escursione riguardò la valle dell’Isarco e del suo affluente Rienz. Le attività di De Rossi vengono apprezzate dall'allora Capo di Stato Maggiore del Regio Esercito Tancredi Saletta.

Nell'estate del 1902 diviene capo dell'Ufficio I il colonnello dei bersaglieri Vincenzo Garioni e la collaborazione con De Rossi diviene ancor più assidua: in ottobre De Rossi viene promosso maggiore e l'anno dopo gli viene affidata una delicata missione in Corsica volta al consolidamento di una rete di informatori, e subito dopo una ricognizione in Istria, volta a fotografare le fortificazioni della zona di Pola e di Fiume. Nel febbraio 1903 ottiene il comando di battaglione a Milano, mentre nel giugno 1904 diviene sottocapo di stato maggiore del III Corpo d’Armata di Milano. Da questo momento è stabilmente l’ufficiale di collegamento del III corpo d’armata con l’Ufficio I. Incarico che manterrà negli anni successivi, quando sarà nuovamente al comando del battaglione bersaglieri di Milano. Sempre nel luglio 1904 compie, ancora una volta per conto dell’Ufficio I, una delicata ricognizione in Trentino, ancora una volta in bicicletta, seguendo il percorso Imer – val di Cismon – San Bovo- colle della Gobbera –Castel Tesino.

Nell’autunno 1904 collabora con la sezione di controspionaggio dell’Ufficio I, diretta dal capitano dei carabinieri Blais, su di un disertore italiano e su un ex ufficiale austro-ungarico latore di importanti documenti. Nel settembre 1905 osserva da vicino le grandi manovre austro-ungariche tenutesi in Trentino.

[modifica] La scoperta del Piano Conrad

Nel luglio 1907 è la volta delle manovre alpine austriache nelle Dolomiti e in Carinzia, con epicentro Klagenfurt. È l’occasione in cui De Rossi ci narra di un ufficiale del neonato Ufficio Informazioni della Regia Marina che viene arrestato per goffaggine dagli austro-ungarici. Al di là dei primi passi della storica competizione e rivalità tra servizi dell’Esercito e della Marina, queste manovre permettono a De Rossi di fare una validissima riflessione sul binomio indissolubile che lega i bilanci per la Guerra a quelli per le infrastrutture.

«  In queste manovre ciò che mi aveva colpito era la grandiosa e minuta preparazione ferroviaria per il concentramento e lo scioglimento dei Corpi, a compiere le quali operazioni si erano raddoppiati binari, allargate stazioni, creati parchi vagoni, messi nuovi rifornitori, costruiti chilometri di piani caricatori, ecc. ecc.: lavori sproporzionati alla entità dei trasporti. Si trattava di concentrare 30.000 uomini con i servizii, i preparativi avrebbero potuto servire per 400.000! ed erano tutti lavori di carattere permanente, del costo di parecchi milioni, più di quanto fosse impostato per le manovre stesse sul bilancio della guerra. Mi balenò allora l’idea che quelle grandi manovre fossero il paravento, il pretesto per nascondere e spiegare il raddoppiamento di potenzialità ferroviaria, compiuto in quella zona di radunata per l’esercito austriaco, secondo le idee del tempo, in caso di guerra contro l’Italia. […] Indebitamente l’accrescimento quasi clandestino della produttività ferroviaria in questa zona strategica è ciò che di tangibile, duraturo e minaccioso per noi, rimane delle loro grandi manovre.  »
(Eugenio De Rossi, La vita di un ufficiale italiano sino alla guerra, p. 151, p. 193-194, Milano 1927.)

Quest’analisi venne qualche anno dopo confermata dal maresciallo Franz Conrad von Hötzendorf, capo di stato maggiore austro-ungarico: il rafforzamento del nodo ferroviario di Klagenfurt aveva come principale scopo, in caso di guerra con l’Italia, quello di poter riversare ad occidente un numero gigantesco di reggimenti di artiglieria e cavalleria, previamente schierati nel dispositivo offensivo orientale dell’Impero. Dopo il rapporto di De Rossi, lo stato maggiore italiano decise di spedire De Rossi nell’ottobre 1907 in Galizia al fine di indagare. Questa fu una delle poche missioni in cui l’ufficiale italiano non poté avvalersi dell’amata bicicletta: doveva fare una ricognizione su svariate migliaia di chilometri di ferrovia. Ebbe quindi modo di visitare Cracovia, Tarnow, Przemysl, Lemberg, Czernowitz, Budapest individuando di volta in volta possibili informatori, definendo la consistenza delle truppe di stanza e valutando le infrastrutture ferroviarie.

Nel gennaio 1908, De Rossi è promosso tenente colonnello ed è trasferito al 11° reggimento bersaglieri di Ancona, dove comanda un battaglione. Nella primavera dello stesso anno, gli viene ordinato di predisporre un piano per la costituzione di una rete di indicatori in Venezia Giulia e Dalmazia, finalizzato ad osservare i movimenti di truppe e delle navi. Grazie a questi informatori viene a conoscenza delle frequentazioni omosessuali a Venezia del colonnello Alfred Redl, il direttore reggente dell'Evidenzbureau, in realtà già compromesso dall’Ochrana russa. Le pressioni su Redl riescono comunque a liberare il colonnello Silvio Negri, nuovo capo dell’Ufficio I, da un fermo di polizia a Lubiana.

Nell’estate del 1908 vince la cattedra di storia militare alla scuola di guerra di Torino. Negli stessi mesi è nuovamente in missione nelle regioni orientali dell’Impero austro-ungarico: l’Ufficio I lo ha incaricato di costituire una rete di informatori. Nell’autunno 1910 viene spedito dall’Ufficio I a fare delle ricognizioni sul traffico dai porti turchi al Nord Africa, in vista del rafforzamento del sistema difensivo ottomano in Libia. Segue la campagna di Libia dall’entroterra francese, durante una missione nella quale ha il compito di osservare eventuali movimenti sospetti delle truppe d’Oltralpe. Nell’estate 1912 è destinato ad osservare le manovre svizzere alla presenza dell’Imperatore tedesco. Pochi mesi dopo diviene Comandante in seconda della Scuola di Guerra e viene promosso a colonnello.

[modifica] Il comando dei bersaglieri ciclisti

Nell’aprile 1913 ottiene il comando del 12° reggimento bersaglieri di stanza a Milano, con comando nella Caserma Theulié di corso San Celso, ora corso Italia. L'ecclettismo di De Rossi non si limita alla passione per la storia militare ed a quella per l'intelligence. L'ufficiale dei bersaglieri ha trasformato in prezioso strumento di lavoro il proprio amore per il ciclismo. Con l'approssimarsi del conflitto europeo, è altresì fautore di un impiego bellico di nuovi reparti a cavallo della bicicletta: ottiene quindi la creazione del battaglione bersaglieri ciclisti. Questa unità è inizialmente composta da persone dall’incerto passato nella vita civile che, a detta dello stesso De Rossi, «conveniva condurre con mano di ferro».

Nel corso del 1914, De Rossi osserva inoltre la nascita del fenomeno dei “battaglioni studenteschi”, per lo più organizzazioni di volontari interventisti. A molti di questi, nel corso della seconda metà del 1914, il reggimento di De Rossi fornisce una formazione militare di base. Del battaglione volontari studenti viene nominato comandante il maggiore, poi tenente colonnello, Michele Pericle Negrotto.

I volontari dell'interventismo del maggio 1915 vengono inquadrati in queste nuove unità presso il 7° reggimento bersaglieri di Milano e il 12° reggimento bersaglieri di Brescia, quest'ultimo al comando di De Rossi, ora giunto al grado di colonnello. Oltre agli interventisti, numerosi sono gli irredentisti dalmati e istriani che vengono inquadrati nel battaglione volontari bersaglieri ciclisti di Negrotto, inquadrato nel 12° reggimento.

In queste unità militeranno all'inizio della Prima Guerra Mondiale Achille Funi, Anselmo Bucci, Umberto Boccioni, Filippo Tommaso Marinetti, Luigi Russolo, Mario Sironi, Antonio Sant'Elia, Carlo Erba, Ardito Desio e Ugo Piatti.

[modifica] La battaglia del Mrzli (1-4 giugno 1915)

Copertina della Domenica del Corriere del 20-27 giugno 1915 dedicata alla consegna della Medaglia d'Argento al V.M. al Colonnello De Rossi presso l'Ospedale di Cividale da parte di S.M. il Re Vittorio Emanuele III.
Copertina della Domenica del Corriere del 20-27 giugno 1915 dedicata alla consegna della Medaglia d'Argento al V.M. al Colonnello De Rossi presso l'Ospedale di Cividale da parte di S.M. il Re Vittorio Emanuele III.

Il 12° reggimento è inviato al fronte già dalla fine di aprile, un mese prima dell’inizio del conflitto. È prima aggregato alla Divisione speciale bersaglieri e poi al IV corpo d’armata a San Pietro al Natisone. Il 20 maggio De Rossi riceve riceve la promozione a Generale di brigata con l'imminente assegnazione della brigata Cagliari.

In quei giorni si ipotizza una guerra-lampo. Quindi alle prime unità affluite al fronte si ordina di sfondare. Il reggimento di De Rossi il 24 maggio oltrepassa la frontiera e si schiera lungo l’Isonzo. Le cime sovrastanti - tra cui il il Monte Nero, 2.250 metri - sono presidiate dagli austroungarici. Il 12˚ reggimento bersaglieri, inquadrato nella 8ª divisione del IV corpo d'armata, è accampato a Luico, viene allertato per dare eventuale appoggio all’azione di alpini del reggimento Pinerolo e fanti delle brigate Salerno e Modena contro il Monte Nero.

Da Luico alla base del Mrzli, oltre l'Isonzo, c'è una distanza di cinque chilometri. Gli attacchi della Salerno e della Modena sono disastrosi e non rimane che la ritirata. Il 1° giugno alle 9 il colonnello Eugenio De Rossi riceve la promozione a Generale di brigata con l'assegnazione della brigata Cagliari. Egli si pone comunque alla testa dei bersaglieri del 12° reggimento (XXIII e XXXVI battaglioni, lasciando il XXI a Luico), per raggiungere Volarje, ai piedi del Mrzli. A Volarje si uniscono sotto il suo comando i fanti dell'89° reggimento Salerno e due battaglioni della brigata Modena. Su un fianco anche gli alpini del reggimento Pinerolo. In tutto circa 8.000 uomini.

Inizia così un'ascesa di 1.300 metri. Alle 18 lo scontro con il nemico. Alle 20 viene conquistata parte delle trincee di quota. In questi scontri, per la conquista di una postazione di mitragliatrice muore il sergente Giuseppe Carli del reggimento di De Rossi, prima medaglia d’oro della Grande Guerra.

La mattina del giorno dopo è la volta del tenente colonnello Negrotto, mentre lo stesso De Rossi subisce una gravissima ferita che lo renderà paralizzato per il resto della vita. Per i combattimenti del Monte Nero De Rossi viene personalmente decorato dal Re.

A mezzogiorno del giorno dopo quello che resta dei due battaglioni si lancia al comando del maggiore Reali di nuovo sulle trincee nemiche. I bersaglieri subiscono nuovamente gravi perdite. Il Re da un osservatorio ha seguito tutte le fasi e riferisce agli aiutanti che è ora di porre fine al massacro. Il 4 i superstiti del reggimento rientrano su Caporetto.

Nominato Grande invalido di guerra, De Rossi va a riposo. Candidato alle elezioni del 1920 a Milano ottiene 2.800 preferenze. Muore nel 1929.

[modifica] Onorificenze

Medaglia d'argento al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria

Medaglia d'argento al valor militare

«De Rossi cav. Eugenio da Brescia, Maggiore Generale (il 3 giugno 1915 ancora comandante del 12° Reggimento Bersaglieri) per singolare valore spiegato nel combattimento del 3 giugno 1915, nel quale guidando il proprio reggimento alla conquista del monte Mrzli, rimaneva gravemente ferito.»
— Mrzli, Monte Nero, 3 giugno 1915
Medaglia interalleata della vittoria - nastrino per uniforme ordinaria

Medaglia interalleata della vittoria


[modifica] Opere

  • L'assedio di Portoferraio 1801-1802, in "Rivista Artiglieria e Genio", Roma, Voghera 1904
  • Il 111° di linea dal 1800 al 1814. Fasti e vicende di un reggimento italiano al servizio francese, monografia pubblicata dalla Scuola di Guerra, Torino 1912;
  • (curatore di Giovanni Maria Cavassanti) Il Corpo dei Reali Carabinieri nei rivolgimenti politici del 1821, in "Il Risorgimento italiano, Rivista storica", anno V, n. 1, febbraio 1912;
  • La vita di un ufficiale italiano sino alla guerra, Mondadori, Milano 1927;
  • Ricordi di un agente segreto (Dietro le quinte della guerra), Alpes, Milano 1929;
  • Un D'Artagnan italiano: il Visconte di Verne-Valde e di Praly (1680-1739). Memorie di un soldato di ventura, Libri Fecondi, Milano 1930.


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