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Antonio Sant'Elia - Wikipedia

Antonio Sant'Elia

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« Le case dureranno meno di noi. Ogni generazione dovrà fabbricarsi la sua città. Questo costante rinnovamento dell'ambiente architettonico contribuirà alla vittoria del Futurismo. »

Antonio Sant'Elia (Como30 aprile 1888 – [[Quota 77 (Monfalcone)]], 10 ottobre 1916) è stato un architetto italiano, appartenente al futurismo.

Un disegno in prospettiva da La Citta Nuova, 1914.
Un disegno in prospettiva da La Citta Nuova, 1914.
Un disegno di Sant'Elia, 1914
Un disegno di Sant'Elia, 1914

Antonio Sant'Elia nasce il 30 aprile 1888 a Como da Luigi Sant'Elia e Cristina Panzillo.

Si diploma a Como, e nel 1906 completò la scuola di Arti e Mestieri "G. Castellini" con voto 160/200, per trasferirsi in seguito a Milano dove frequenta fino al 1909 l'Accademia di Belle Arti di Brera, ottenendo comunque buone valutazioni. Nell'ambiente di Brera conoscerà Carlo Carrà, Leonardo Dudreville, Mario Chiattone. Trova un primo impiego presso gli addetti al completamento del Canale Villoresi a Milano. L'anno successivo ottiene un incarico presso l'ufficio tecnico comunale di Milano.

Nel 1913 insegna disegno architettonico a Bologna e, contemporaneamente, apre, con l'amico Chiattone, uno studio di architettura a Milano. Si avvicina al Movimento Futurista a cui aderisce nel 1914 grazie, probabilmente, agli inviti di Umberto Boccioni e Carlo Carrà, conosciuti nell'ambiente culturale milanese. Tra il 1912 ed il 1914, influenzato dalle città industriali degli Stati Uniti e dagli architetti viennesi Otto Wagner e Josef Maria Olbrich, cominciò una serie di disegni per una "Città Nuova" che non era altro che la visione futuristica di Milano.

Molti di questi disegni furono esposti alla prima e unica mostra del gruppo delle Nuove Tendenze, di cui era membro, nel Maggio/Giugno 1914 presso la galleria "Famiglia Artistica". Oggi molti di questi disegni sono in mostra permanente a Villa Olmo, vicino Como .

Sempre del 1914 è il Manifesto dell'architettura futurista, una rielaborazione in chiave architettonica del Manifesto di Marinetti, di due anni precedente, scritto sostanzialmente da Sant'Elia riprendendo quasi interamente il testo "Messaggio" pubblicato in precedenza nel catalogo della mostra Nuove Tendenze. In esso l'autore affermò che:

« il valore decorativo dell'architettura Futurista dipende solamente dall'uso e dalla sistemazione originale di materiali grezzi o scoperti o violentemente colorati. »

Come descritto in questo manifesto, i suoi disegni rappresentano raggruppamenti azzardati e la disposizione su larga scala di piani e masse che creano un espressionismo industriale ed eroico. La sua visione era riguardo una città del futuro estremamente industrializzata e meccanizzata, che non considerava una massa di edifici individuali ma una enorme conurbazione urbana, multi-livello, interconnessa ed integrata disegnata attorno alla "vita" della città. I suoi disegni estremamente influenti rappresentarono grattacieli monolitici ed enormi con terrazzi, ponti e passerelle aeree che hanno incarnato l'eccitamento puro e semplice dell'architettura moderna e della tecnologia.

Un socialista così come un irredentista, Sant'Elia si unì all'esercito italiano quando l'Italia entrò nella prima Guerra mondiale nel 1915, assieme a Marinetti e Boccioni, coerentemente con le idee interventiste del movimento. Fu ucciso a Monfalcone durante un assalto nel 1916. La maggior parte dei suoi progetti non furono mai realizzati, ma la sua visione futurista ha influenzato numerosi architetti e disegnatori.

A lui è attribuita l'antesignana idea dell'esposizione degli ascensori sulle facciate degli edifici, anziché tenerli relegati "come vermi solitari" nelle trombe delle scale.


[modifica] Il Manifesto dell'Architettura Futurista

Le tavole della "Città Nuova" propongono un nuovo modello di architettura che esalta la funzionalità alla bellezza. Antonio Sant'Elia pubblica l'11 luglio 1914 il Manifesto dell'Architettura Futurista

PROCLAMO:

1. Che l'architettura futurista è l'architettura del calcolo, dell'audacia temeraria e della semplicità; l'architettura del cemento armato, del ferro, del vetro, del cartone, della fibra tessile e di tutti quei surrogati del legno, della pietra e del mattone che permettono di ottenere il massimo della elasticità e della leggerezza;

2. Che l'architettura futurista non è per questo un'arida combinazione di praticità e di utilità, ma rimane arte, cioè sintesi, espressione;

3. Che le linee oblique e quelle ellittiche sono dinamiche, per la loro stessa natura, hanno una potenza emotiva superiore a quelle delle perpendicolare e delle orizzontali, e che non vi può essere un'architettura dinamicamente integratrice all'infuori di esse;

4. Che la decorazione, come qualche cosa di sovrapposto all'architettura, è un assurdo, e che soltanto dall'uso e dalla disposizione originale del materiale greggio o nudo o violentemente colorato, dipende il valore decorativo dell'architettura futurista;

5. Che, come gli antichi trassero ispirazione dell'arte dagli elementi della natura, noi - materialmente e spiritualmente artificiali - dobbiamo trovare quell'ispirazione negli elementi del nuovissimo mondo meccanico che abbiamo creato, di cui l'architettura deve essere la più bella espressione, la sintesi più completa, l'integrazione artistica più efficace;

6. L'architettura come arte delle forme degli edifici secondo criteri prestabiliti è finita;

7. Per architettura si deve intendere lo sforzo di armonizzare con libertà e con grande audacia, l'ambiente con l'uomo, cioè rendere il mondo delle cose una proiezione diretta del mondo dello spirito;

8. Da un'architettura così concepita non può nascere nessuna abitudine plastica e lineare, perché i caratteri fondamentali dell'architettura futurista saranno la caducità e la transitorietà. Le case dureranno meno di noi. Ogni generazione dovrà fabbricarsi la sua città. Questo costante rinnovamento dell'ambiente architettonico contribuirà alla vittoria del Futurismo, che già si afferma con le Parole in libertà, il Dinamismo plastico, la Musica senza quadratura e l'Arte dei rumori, e pel quale lottiamo senza tregua contro la vigliaccheria passatista.

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