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Ecuba (mitologia) - Wikipedia

Ecuba (mitologia)

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Ettore giovinetto si arma tra Priamo ed Ecuba, anfora attica a figure rosse di Eutimide, Monaco, Staatliche Antikensammlungen.
Ettore giovinetto si arma tra Priamo ed Ecuba, anfora attica a figure rosse di Eutimide, Monaco, Staatliche Antikensammlungen.
« Ecuba trista, misera e cattiva,
poscia che vide Polissena morta,
e del suo Polidoro in su la riva
del mar si fu la dolorosa accorta,
forsennata latrò sì come cane;
tanto il dolor le fé la mente torta. »
(Dante Alighieri, Divina Commedia, canto XXX, versi 16-21 )

Nella mitologia greca, Ecuba, detta anche Ecabe dai greci (greco: Ἑκάβη; latino: Hecuba) era la seconda moglie di Priamo.

La sua genealogia era oggetto di controversia nell'antichità. Esistevano due tradizioni: una ne faceva la figlia di Dimante, re di Frigia; [1] l'altra, quella di Cisseo, re di Tracia e di Telecleia. [2] Nel primo caso ella discende dal fiume Sangario.

Una variante di questa tradizione faceva del Sangario non un suo bisnonno, ma suo padre, il quale l'avrebbe avuta dalla ninfa Evagora. Le si attribuiva altresì per madre la figlia di Xanto, Glaucippe. La moglie di Dimante invece era la ninfa Eunoe ed aveva avuto un altro figlio, Asio, fratello di Ecuba.[3]

La tradizione che ricollega Ecuba a Dimante e alla Frigia è quella dell'Iliade. Le origine tracie sono preferite dai Tragici, particolarmente da Euripide. Il problema genealogico posto da Ecuba era così complesso che l'imperatore Tiberio, di facile ironia, amava proporlo ai grammatici del suo tempo.

Indice

[modifica] Mito

[modifica] Matrimonio con Priamo

Ecuba, accompagnata dal marito Priamo e dal primogenito Ettore, da una ricostruzione di un vaso.
Ecuba, accompagnata dal marito Priamo e dal primogenito Ettore, da una ricostruzione di un vaso.

Il re di Troia Priamo sposò dapprima Arisbe, figlia del veggente Merope, dal quale ebbe un figlio di nome Esaco[4]. Ma quando fu stanco di lei, la ripudiò affidandola a Irtaco, che a sua volta le diede due figli, Asio [5] e Niso, [6] gli Irtacidi, i quali presero parte alla futura guerra di Troia.

Priamo prese dunque in seconde nozze Ecuba, che allora era molto giovane e di cui si era profondamente innamorato. Essa generò al marito diciannove figli, sebbene Priamo ebbe in totale cinquanta figli, [7] generati con altre concubine e altre mogli. [8] Ma ciò è smentito da Euripide, che portava a cinquanta il numero dei figli e li considerava tutti procreati dalla sola Ecuba.

Apollodoro nomina invece solo quattordici progenie:

  • il primogenito fu Ettore, [9] sebbene egli era ritenuto figlio di Apollo e della regina;
  • Paride, soprannominato Alessandro, la cui nascita fu annunciata da un sogno profetico, [10]era il secondogenito;

seguirono poi quattro figlie:

seguirono poi figli maschi:

Il matrimonio con Priamo permise ad Ecuba di affiancarlo nel governo della città e nelle esigenze dei loro sudditi. La regina, alternando alla politica l'allevamento e l'educazione dei suoi figli, si rivelò un'abile donna, anche capace di dare consigli utili al marito e alla sua numerosa prole[12]. Durante questo periodo, Ecuba si rivelò fedele a Priamo nei suoi doveri coniugali, sebbene alcuni autori raccontino delle sue avventure erotiche con il dio Apollo. La divinità, delusa dall'ostinato rifiuto amoroso di una figlia di Ecuba, Cassandra[13], si consolò con la regina con la quale giaque per una notte. Dall'unione sarebbe nato Polidoro[14] (che altrove è ritenuto figlio di Priamo), e probabilmente anche Troilo, il quale, secondo un oracolo annunciato dallo stesso Apollo, se avesse compiuto venti anni avrebbe risparmiato alla città su cui governavano i suoi genitori una fine triste[15]. Stesicoro attribuiva a questi amori segreti anche il concepimento dell'eroe Ettore[16].

[modifica] Predizioni di Ecuba

« Porre doveva sul capo di Paride
morte chi lo generò, piuttosto che sull'Ida andasse mai. »
(da Euripide, Andromaca, versi 293-295 )
Il sogno di Ecuba, opera di Giulio Romano e aiuti, affresco, Mantova, Palazzo Ducale, Sala di Troia.
Il sogno di Ecuba, opera di Giulio Romano e aiuti, affresco, Mantova, Palazzo Ducale, Sala di Troia.

Ecuba ebbe numerosi figli dal matrimonio con Priamo, alcuni dei quali, in particolar modo, si rivelarono prodigiosi a causa di doni o benefici concessi loro dagli dèi stessi.
Più volte la regina troiana si trovò ad essere la testimone di questi eccezionali doni, o addirittura l'intermediaria tra la divinità e la sua progenie, attraverso sogni, visioni, o incubi notturni.

Dopo la nascita del primogenito Ettore, la regina si trovò incinta di un secondo bambino, ed era ormai sul punto di darlo alla luce.
Una notte, tuttavia, Ecuba sognò di partorire dal suo ventre una fascina di legna, ricolma di serpenti[17]; contemporaneamente vedeva una torcia accesa[18], che nasceva sempre dal suo ventre, appiccando fuoco alla roccaforte di Troia e all'intera foresta del monte Ida[19].
La regina si svegliò urlando l'orrenda visione, il che spaventò Priamo che ordinò immediatamente di condurre i migliori indovini a corte. Il primo ad essere consultato fu suo figlio Esaco.







Assume un ruolo di primo piano in due tragedie di Euripide: Le Troiane e Ecuba. Nella prima Ecuba viene destinata come schiava ad Ulisse e le tocca di assistere alla morte del nipote Astianatte. Nella seconda, dramma personale, si esalta l'orgoglio e l'amore di una regina che vede i suoi figli perire uno ad uno. La morte del figlio Polidoro per mano del re frigio Polimestore viene da lei vendicata con l'accecamento dello stesso Polimestore.

[modifica] Note

  1. ^ Ferecide, citato dallo scolio ad Omero, Iliade XVI, 718 e dallo scolio di Euripide, Ecuba 32
  2. ^ Atenione, citato dallo scolio ad Omero
  3. ^ Omero, Iliade XVI, 717-719
  4. ^ Apollodoro, Epitome III 12 5
  5. ^ Omero, Iliade II; 836
  6. ^ Publio Virgilio Marone, Eneide IX, 176-177
  7. ^ Omero, Iliade, XXIV 495-497
  8. ^ Igino, Fabula 40
  9. ^ Pseudo-Apollodoro, Biblioteca, III.12.5
  10. ^ Apollodoro, Epitome, III 12 5
  11. ^ Igino, Fabula 109
  12. ^ Omero, Iliade XXIV, 299-301
  13. ^ Igino, Fabula 93
  14. ^ Apollodoro, Epitome III.
  15. ^ Commento di Eustazio a Omero, Iliade XXIV 251, p. 1348.
  16. ^ Stesicoro citato da Tzetze, Scoli a Licofrone, 266.
  17. ^ Apollodoro, Biblioteca III 12, 5
  18. ^ Virgilio, Eneide VII, 319-322
  19. ^ Igino, Fabula 91

[modifica] Bibliografia

[modifica] Fonti primarie

[modifica] Fonti secondarie

[modifica] Voci correlate

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