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Cleveland Indians - Wikipedia

Cleveland Indians

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Cleveland Indians
Cleveland Indians
Logo
Lega American League
Division Central
Anno di fondazione 1901
Stadio Jacobs Field
Città Cleveland
Colori sociali Rosso, bianco
Manager Eric Wedge
World Series vinte 1920, 1948

I Cleveland Indians (soprannominati La Tribù) sono una squadra delle Major leagues con sede a Cleveland, Ohio. Attualmente militano nella central division dell'American League, e giocano le partite interne al Jacobs field stadium. Membri dell'American league fin dalla sua fondazione, nel 1901, con il nome di Cleveland Blues, nel 1902 diventano Cleveland Broncos, e dal 1903 al 1914 Cleveland Naps, vista la presenza tra le loro fila del campione dell'epoca Napoleon Lajoie. Nel 1915 acquistano il nome attuale e la caricatura sui loro cappelli, quella dell'indiano sorridente, Capo Wahoo.


Indice

[modifica] La Storia

Il logotipo del nome della squadra impresso sulle maglie di gioco
Il logotipo del nome della squadra impresso sulle maglie di gioco

[modifica] Gli anni degli Spiders

Prima di entrare a far parte della American League, Cleveland aveva già una squadra che militava nelle leghe maggiori, nella National League: i Cleveland Spiders, fondati nel 1887, che dal 1891 al 1898 videro tra le proprie fila il fenomenale lanciatore Denton True Young, soprannominato Cy Young (dall'abbreviazione di "cyclone"), nativo della vicina città di Gilmore, uno dei più grandi giocatori della storia. Ma nonostante i lanci di Young e le stagioni vincenti, gli Spiders non riuscirono a vincere mai il campionato. Nel 1899, poi, i proprietari della squadra, i fratelli Robison, proprietari anche dei St. Louis Cardinals, decisero di trasferire Young e altri due giocatori degli Indians, lasciando a Cleveland quella che viene considerata una delle peggiori squadre della storia del baseball, che infatti vinse solo 20 partite, a fronte di 134 sconfitte, record negativo di tutti i tempi. Al termine della stagione, la National league decise di far uscire 4 squadre dal proprio campionato, e tra di esse gli Spiders. Con la trasformazione nel 1901 della piccola Western league nella nuova American league, che divenne subito parte delle Major leagues, Cleveland tornò ad avere una squadra: il club di Grand Rapids fu trasferito quindi nell'Ohio, e nacquero i Cleveland Blues. La squadra assunse poi il nome di Broncos, finché nel 1904 una delle stelle dell'epoca, Napoleon "Nap" Lajoie, per problemi contrattuali con la sua squadra decise di passare tra le fila dei Broncos, che in suo onore cambiarono denominazione in Naps.

[modifica] 1901-1946: un perfect game, un titolo, molti anni in cantina

Dopo alcuni anni in mezzo al gruppo, Cleveland risale la classifica grazie anche al lanciatore Addie Joss, che nel 1908, al termine di una stagione che lo vede per ben 9 volte tenere a zero gli attacchi avversari, lancia un perfect game contro i Chicago White Sox. Ma solo 3 anni dopo, quando sembra che gli Indians siano finalmente una squadra da titolo, a soli 31 anni, Joss muore di meningite, primo di una lunga serie di sfortune, errori, valutazioni sbagliate che perseguiteranno Cleveland nel corso degli anni. Fino al 1920, nonostante il passaggio in squadra di future "all star" come "Shoeless" Joe Jackson, poi tristemente famoso per la storia di corruzione che colpì i Chicago White Sox nel 1919, gli Indians non riescono a fare meglio del terzo posto. Nel 1920, dietro le solide battute di Tris Speaker e i lanci del futuro membro della hall of fame Stan Coveleski, gli Indians riescono a vincere il loro primo titolo dell'American league, e a superare nelle World Series i Brooklyn Robins, per 5 partite a 2. Ma anche la prima stagione di gloria ha avuto il suo momento tragico, quando in agosto l'interbase Ray Chapman rimane ucciso da un lancio alla testa del lanciatore degli Yankees Carl Mays, nell'unico incidente fatale della storia del baseball. Gli anni successivi non portano soddisfazioni, con gli Yankees che vincono a ripetizione con le brillanti prestazioni di Babe Ruth e gli Indians più spesso nella "cantina" dell'American league, come viene chiamato l'ultimo posto, piuttosto che in lizza per il titolo. Gli scivoloni sul fondo della classifica continuano per tutti gli anni '30, finché nel 1937 l'arrivo del giovanissimo lanciatore Bob Feller, insieme a quello di altri talentuosi giovani, riporta a Cleveland la speranza di una squadra da titolo. Pronti ad entrare negli anni '40 da protagonisti, gli Indians vengono fermati da qualcosa di molto più grande: gli Stati Uniti entrano in guerra.

[modifica] 1946-1954: l'ultimo titolo e "the catch"

Nel 1946 il vulcanico Bill Veeck diventa il proprietario della squadra, portando con sé un pool di investitori locali e nuove, brillanti idee. Innanzitutto, trasferisce la squadra dal piccolo stadio League park al monumentale Municipal stadium, dove le squadre ospiti non si trovano a proprio agio per la grandezza del campo di gioco, e dove folle che spesso superano le 80.000 unità spingono i nuovi acquisti di Veeck verso le stagioni più vincenti della storia degli Indians. Nel 1947, 11 settimane dopo che Jackie Robinson è diventato il primo giocatore di colore della storia delle Major leagues, Larry Doby firma con gli Indians, diventando il primo giocatore di colore dell'American league. L'anno dopo è raggiunto dal lanciatore Satchell Paige, una leggenda delle negro leagues, le leghe composte da soli giocatori di colore. Con una squadra piena di talento, Cleveland lotta fino all'ultima giornata per la vittoria dell'American league con i Boston Red Sox, che vengono superati solo dopo una partita di spareggio, la prima nella storia della lega. Nelle World Series, Cleveland supera i Boston Braves per 4 a 2, riportando in città un titolo assoluto 28 anni dopo il primo. Negli anni seguenti, la squadra rimane sempre al top, ma si trova sempre di mezzo i New York Yankees, finendo ben 5 volte seconda. Nel 1954, finalmente, vincendo un record di 111 partite nella stagione regolare, gli Indians tornano alla serie mondiale, contro i New York Giants. La serie termina con la netta affermazione dei Giants, 4 a 0, ma molti pensano che senza the catch non sarebbe andata così. Il 29 settembre 1954, nella parte alta dell'ottavo inning, il punteggio tra Indians e Giants è di parità, 2-2. Con due corridori degli Indians sulle basi, e nessun eliminato, il battitore di Cleveland Vic Wertz colpisce la palla in quello che in quasi tutti gli stadi della lega sarebbe stato un fuoricampo. Ma nello spazioso campo di casa dei Giants, la battuta vola verso fondo campo, ma non oltre la recinzione. Esterno destro dei Giants è il formidabile Willie Mays, che superato dalla battuta, rincorre la palla come un ricevitore di football, e riesce infine a prenderla nel guantone. I giocatori degli Indians sulle basi, già in corsa verso casa base, sono costretti a tornare indietro, mentre Wertz subisce la più clamorosa delle eliminazioni al volo, in quella che da allora in avanti verrà ricordata semplicemente come "the catch", "la presa". Il grande gioco difensivo evita ai Giants di subire punti: New York andrà poi avanti a vincere la partita al decimo innning, e la serie per 4 a 0. L'apparizione alle World series del 1954, invece, sarà l'ultima degli Indians per i successivi 41 anni.

[modifica] 1955-1993: 40 anni di scivoloni

Finiti gli anni '50 senza mai affacciarsi nei piani alti della classifica, gli anni '60 iniziano con il famigerato scambio di Rocky Colavito, che sarà solo l'inizio di una catena di errori, infortuni, scelte sbagliate che perseguiteranno gli Indians per quasi 40 anni: dal 1960 al 1993, non arriveranno mai a meno di 11 partite dai playoffs. La "maledizione di Rocky Colavito" colpisce Cleveland quando il proprietario dell'epoca, Frank Lane, il giorno prima dell'inizio dell'inizio della stagione 1960 spedisce l'idolo di casa ai Detroit Tigers in cambio di Harvey Kuenn, che si infortuna quasi subito, mentre Colavito otterrà i massimi in carriera, con 45 fuoricampo, 140 punti battuti a casa e 129 punti segnati. Nel corso degli anni seguenti, altri momenti topici della sfortuna degli Indians seguiranno.

  • Nel 1965, gli Indians riacquistano Colavito, ma cedono in cambio i giovani Tommy John e Tommie Agee. Mentre Colavito sarà inefficace nel suo ritorno a Cleveland, John vincerà 286 partite in una carriera che lo vedrà 4 volte alle World Series, Agee vincerà il premio di matricola dell'anno e un titolo mondiale con i New York Mets.
  • Sempre nel 1965, il lanciatore Jim Grant, ceduto perché ritenuto troppo vecchio, vince 21 partite per i Minnesota Twins, che con i suoi lanci conquistano il loro primo campionato.
  • I problemi di alcolismo del lanciatore Sam McDowell, uno dei migliori giovani prospetti della lega, l'esaurimento nervoso dell'esterno Tony Horton, costretto al ritiro a soli 25 anni, la cattiva gestione del fenomenale Steve Dunning, l'infortunio subito dopo la firma del contratto di Wayne Garland, lanciatore da 20 vittorie l'anno prima, il rilascio dell'altro lanciatore Rick Sutcliffe, vincitore del Cy Young award il primo anno lontano da Cleveland, sono soli alcuni dei momenti salienti del continuo fallimento degli Indians per tutti gli anni '70 e '80.
  • Il 4 giugno 1974 la partita contro i Texas Rangers fu sospesa dagli arbitri in seguito alle continue intemperanze del pubblico di casa, che attirato allo stadio dalla "serata della birra a 10 centesimi", dopo 9 inning di bevute aveva preso a lanciare di tutto: lattine, hot dog, palle da golf e altro, con vari spettatori che avevano invaso il campo da gioco.
  • Sulla copertina di Sports Illustrated dedicata alla presentazione della stagione 1987 campeggiavano i due giocatori degli Indians Joe Carter e Cory Snyder, con la rivista che profetizzava che quello sarebbe stato l'anno di Cleveland. Gli Indians chiusero la stagione all'ultimo posto, con 101 sconfitte, uno dei record peggiori di sempre.
  • Nel 1989, gli Indians e la loro lunga serie di stagioni perdenti divennero il centro del film Major League - La squadra più scassata della lega: se non altro, il film li dipingeva in modo molto simpatico, e la squadra acquistò nuovi consensi.
  • Nella prestagione del 1993, un incidente su un motoscafo costò la vita ai lanciatori Steve Olin e Tim Crews, e procurò gravi lesioni all'asso del monte di lancio Bob Ojeda. Un altro lanciatore, Kevin Wickander rimase così scioccato dall'incidente che a metà stagione abbandonò l'attività.
  • Dal 1959 al 1993, gli Indians non fecero meglio di un terzo e 5 quarti posti nell'American League, con l'ultimo anno della serie che si concluse in tipico "indian style", con 76 vittorie e 86 sconfitte, e un ennesimo ultimo posto.

Per interrompere la maledizione, come si scoprì nel 1994, serviva un nuovo stadio e una nuova presidenza.

[modifica] 1994-2001: sette stagioni di successi

Veduta del Jacobs Field
Veduta del Jacobs Field


Nel 1994, il nuovo proprietario Dick Jacobs portò la squadra al nuovo, bellissimo stadio, il Jacobs Field, e cominciò la costruzione di una squadra che negli anni seguenti avrebbe ricoperto un ruolo da protagonista nel campionato. La stagione 1994, però, si chiuse prematuramente per lo sciopero dei giocatori, il più lungo della storia, tanto che si protrasse fino all'inizio della stagione successiva. Ma nonostante un campionato ridotto di 18 partite, nel 1995 gli Indians vincono 100 partite, nettamente il record migliore della lega. Nella prima World Series giocata dal 1954, gli Indians si arrendono agli Atlanta Braves per 4 a 2, con ben 5 partite decise da un solo punto di scarto, ma cominciano una lunga "luna di miele" con la tifoseria, che riempirà lo stadio per un record di 455 partite consecutive. Sconfitti al primo turno nei playoffs del 1996, gli Indians tornano alla serie mondiale l'anno successivo, dopo aver sconfitto i favoritissimi Yankees in finale di lega, 3 partite a 2. Nella finale, Cleveland è favorita contro la nuova franchigia della Florida, i Marlins, ma al termine di 7 partite tiratissime, la "maledizione di Rocky Colavito" torna a colpire: in vantaggio all'inizio dell'ultimo inning di gara 7, gli Indians vengono raggiunti, e perdono infine la partita, e la serie, all'undicesimo inning. Nonostante altre stagioni vincenti, gli Indians non arriveranno mai più così vicini al titolo assoluto che manca dal 1948: nel 1998, la Tribù perde in finale di conference contro gli Yankees, nel 1999 si fa rimontare da 2 partite a zero sopra per perdere 3 a 2 al primo turno, contro Boston. Nel 2000, la post-season viene mancata per una sola partita, ma nel 2001 gli Indians tornano ai playoffs, dove vengono però subito eliminati dai Seattle Mariners. La stagione, tuttavia, era stata illuminata da una grandissima impresa, quando sotto di 12 punti contro gli stessi Mariners, gli Indians avevano rimontato e vinto, nella Rimonta impossibile. Con la partenza di molti dei protagonisti delle 7 stagioni più vincenti della franchigia, la stagione 2002 segnò l'inizio di una nuova fase.

[modifica] 2002-2006: gli Indians oggi

Logo ricamato sui cappellini da gioco degli Indians, in uso dal 2002
Logo ricamato sui cappellini da gioco degli Indians, in uso dal 2002

L'eliminazione al primo turno dei playoffs 2001 segnò l'ultimo atto della stagione vincente degli Indians: il nuovo general manager Mark Shapiro iniziò la ricostruzione con una serie di giovani prospetti delle leghe minori: tra loro, Cliff Lee, Grady Sizemore, Travis Hafner e Coco Crisp. Dopo tre stagioni di miglioramenti, i nuovi Indians hanno cominciato a mostrare la propria forza nella seconda metà della stagione 2005, quando per poco non è riuscita loro una clamorosa rimonta sui Chicago White Sox, che poi avrebbero vinto il titolo. Ma una serie di sconfitte consecutive nell'ultima settimana della stagione non hanno consentito alla Tribù di conquistare i playoffs. La cessione di Crisp ai Red Sox prima dell'inizio della stagione 2006 sembrava essere bilanciata dal ritorno in squadra dell'asso del monte di lancio C.C. Sabathia, e dall'acquisto dell'altro lanciatore Paul Byrd, ma dopo aver iniziato la stagione con 6 vittorie nelle prime 7 partite, la squadra si è bloccata, e ad oggi 18 luglio il loro record è di sole 41 vittorie e 51 sconfitte. Anche questo non sarà l'anno buono per aggiornare l'albo d'oro..

[modifica] Collegamenti esterni

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