Cimitero di Poggioreale
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Coordinate: Il Cimitero di Poggioreale è il principale cimitero della città di Napoli e tra i maggiori in Europa; occupa una vasta area che comprende varie strutture cimiteriali ciascuna con una propria storia.
Indubbiamente il complesso più noto dell'intera area è il Cimitero Monumentale di grande valore storico e culturale per la preziosità delle sue tombe e delle sue statue, nonché per il gran numero di cappelle e chiese contenute al suo interno e per il Quadrato degli uomini illustri.
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[modifica] Conformazione e storia
La morfologia della zona, il suo sviluppo e le vicende storiche ad essa direttamente collegate sono i fattori che hanno, nel corso dei secoli, determinato la sua destinazione, ormai consolidata.
L’area nordorientale di Napoli è, per la sua conformazione, quella naturale di accesso alla città. Infatti, la principale e la più bella fra le Porte è quella Capuana, ragguardevole opera del Rinascimento aragonese, di Giuliano da Maiano.
La strada che da questa si diparte prende il nome nel tratto iniziale di Via Casanova e Ponte di Casanova (in ricordo di una casa nuova che Carlo II d'Angiò vi fece erigere sul finire del XIII secolo e nella quale morì il 5 maggio 1309), quindi Strada Nuova di Poggioreale, che corre alla base della collina omonima (mentre la Strada Vecchia segue un tracciato a mezza costa su quel rilievo), per arrivare alla villa rinascimentale realizzata anche questa dal già menzionato Giuliano da Maiano per Alfonso II d'Aragona, all’epoca (1487) Duca di Calabria.
La strada, che nei tratti successivi diventa Stadera a Poggioreale, (così chiamata in quanto vi era localizzata la principale pesa pubblica nella cinta daziaria), e infine, Strada delle Puglie, che indica la destinazione finale della via, fu oggetto di abbellimenti notevoli fra il ‘600 ed il ‘700.
Oggi poco è rimasto dei fasti regali: la rovina della villa ducale infatti, abbandonata già nel tardo Seicento, ha privato la località degli aspetti più festosi mentre la presenza dei principali luoghi di sepoltura cittadini e, non distante, del Carcere, associano ora l'area di Poggioreale a sensazioni meno liete. La sua apertura verso ampi spazi pianeggianti e l'assenza di ostacoli naturali l'hanno resa, da Belisario in poi, la preferita per gli attacchi e gli assedi alla città.
Nell’ambito delle vicende belliche fra Carlo V e Francesco I, nel 1528 un’epidemia distrusse le forze francesi che assediavano la città, al comando di Odetto de Foix, Visconte di Lautrec (ricordato in alcuni toponimi della zona,come “Trivece” e “Lotrecco”) che ne fu, peraltro, inconsapevole autore avendo deviato nei terreni circostanti le condutture dell’acquedotto.
I terreni, da molto tempo ben conosciuti come “Le paludi” per la ricchezza d’acqua, fertilissimi, fonte di approvvigionamento di ortaggi per la città (ancora oggi, il venditore di ortaggi a Napoli è ‘o parulano), saturati d’acqua, complice la stagione calda, scatenarono una pestilenza che annichilì le forze francesi, Lautrec compreso, e diede inizio alle prime sepolture nella zona.
[modifica] Cimitero e Chiesa di Santa Maria del Pianto
Nel 1656 lo scoppio di una violenta pestilenza portò, nella fase culminante ad oltre 1000 decessi al giorno. Mentre la peste milanese (precedente di qualche anno) fu immortalata in letteratura dalle pagine manzoniane, quella napoletana ebbe una celebrazione pittorica grazie al pennello di Micco Spadaro che tratteggia una drammatica immagine del Lazzaretto al Largo del Mercatello (oggi Piazza Dante).
Per le sepolture si reputò, giustamente, opportuno destinare a tale scopo un'area non prossima al centro abitato già densamente popolato per effetto delle proibizioni spagnole ad edificare oltre la cinta muraria.
Nella circostanza fu utilizzata una vasta area in una grotta (antica cava di tufo, numerosissime nella città) del colle di Poggioreale chiamata “degli sportiglioni” (pipistrelli) che fu letteralmente stipata dei morti di peste e sigillata da un muraglione.
A ricordo, nel 1662 fu consacrata una chiesa, S. Maria del Pianto, su progetto di Francesco Antonio Picchiatti, Ingegnere Maggiore del Regno. La Chiesa, a croce greca, ospitava opere di Andrea Vaccaro e di Luca Giordano che proprio qui conquistò il soprannome di “Luca Fapresto” avendo dipinto in soli due giorni le tele della crociera. Tali opere, oggi, sono presso la Pinacoteca di Capodimonte (Giordano) e nell' Appartamento Storico del Palazzo Reale di Napoli (Vaccaro).
Solo però dal 1865 si rileva uno sviluppo intorno alla Chiesa di un cimitero arrampicato sulle falde del Monte di Lotrecco e caratterizzato da una strada a tornanti (con scale per un percorso pedonale che la incrociano). Questo primo Cimitero di Santa Maria del Pianto sorge lungo la via Nuova del Campo (il toponimo ricorda il Campo di Marte, località originariamente destinata alle esercitazioni delle truppe napolitane, attualmente sede dell'Aeroporto di Capodichino).
Nel 1987 si verificò un cedimento nel piazzale antistante la chiesa di Santa Maria del Pianto. Indagata la causa, si è scoperta un'immensa grotta sottostante corrispondente alla cava dalla quale i greci di Neapolis nel V-IV secolo a.C. estraevano i blocchi di tufo per la costruzione delle mura della loro città. La cava infatti, ostruita in epoca imprecisata da un franamento, presenta lungo le sue pareti già segnate le linee orizzontali corrispondenti all'altezza dei blocchi e, cosa ancor più sorprendente, i caratteristici segni alfabetici graffiti dalle diverse squadre di operai, gli stessi segni che si rinvengono sui blocchi delle mura greche di Napoli (per esempio su quelle di Piazza Bellini o di Piazza Cavour).
[modifica] Uomini illustri
Deve la sua fama alla presenza delle tombe del tenore Enrico Caruso, di Eduardo Scarpetta, Nino Taranto e del grande attore Totò.
Quest'ultimo continua a ricevere, sulla tomba che lo ospita, lettere di estimatori da ogni parte d'Italia che intestano così le missive al defunto: "Al Principe Antonio De Curtis, Cimitero del Pianto, Napoli".
Le lettere vengono lasciate sul sepolcro in marmo bianco recante il suo inconfondibile profilo in altorilievo.
Vanno ricordati anche due Cardinali, Arcivescovi di Napoli Sisto Riario Sforza e Guglielmo Sanfelice entrambi sepolti nella Chiesa, rispettivamente nel 1877 e nel 1892.
[modifica] Cimitero delle 366 Fosse
Cronologicamente, va ricordato ancora il Cimitero del Tredici del 1763 (ma comunemente noto come Cimitero delle 366 Fosse), commissionato da Ferdinando IV di Borbone all’architetto Ferdinando Fuga che realizzò un’opera degna di rilievo per l’introduzione di criteri di razionalizzazione delle sepolture del tutto coerente con lo spirito dell' "epoca dei lumi".
L’architetto fiorentino riprese in quest’opera i criteri che già aveva utilizzato per il Cimitero romano di Santo Spirito, su scala più ridotta.
Cimitero dei Tredici è la scorretta italianizzazione di "Trivece" che in realtà ricordava, deformandolo, il nome dello sfortunato Lautrec.
Premesso che, all’epoca, in Europa, le classi elevate erano le sole a poter fruire in morte di sepolture individuali mentre le classi più modeste erano destinate a fosse comuni e che, per lo più, le inumazioni avvenivano nelle “terresante” di chiese (vds. foto) ed ospedali, il Cimitero del Fuga, principalmente al servizio dell’Ospedale degli Incurabili, era articolato in forma di quadrato perimetrato da una muratura che sul lato di ingresso ospita i servizi (casa del guardiano, sala mortuaria, cappella).
All’interno, il vasto cortile così delimitato è suddiviso in 366 ambienti ipogei disposti in 19 file per 19 righe, cui vanno aggiunte 6 fosse disposte all’interno dell’edificio dei servizi.
Ciascuna fossa cui si accedeva dall’alto mediante un tombino, aveva una profondità di 7 metri e una pianta di 4.20 x 4.20 mt. La fossa centrale, non destinata a sepolture, raccoglie e convoglia le acque piovane. Ogni giorno veniva aperta una fossa diversa che a sera veniva poi richiusa e sigillata; così in un anno venivano aperte a turno tutte le fosse. La sequela era fissata secondo un criterio logico: si partiva, il 1° di ogni anno dalla riga confinante col muro opposto all'ingresso, procedendo da sinistra a destra sino alla 19a fossa e da destra a sinistra nella riga successiva e così alternando, fino ad esaurimento. Con questo sistema si riduceva al minimo lo spostamento del macchinario per il sollevamento della pesante pietra di basalto e utilizzato quindi per calare il corpo nella fossa (in una cassa con fondo a rilascio in maniera da depositare il defunto,eliminando procedure sbrigative e impietose).
Attualmente, non più in uso necessita di interventi di restauro e sistemazione che vanno oltre la manutenzione corrente. Ancor oggi i custodi appartengono alla stessa famiglia che ebbe in origine l'incarico.
[modifica] Cimitero di Poggioreale
Il Cimitero di Poggioreale, quale oggi si intende, è formato da due parti, separate dalla via Santa Maria del Pianto, quella a valle con ingresso principale dalla Via Nuova Poggioreale nota come Cimitero Monumentale e quella a monte ovvero, Cimitero della Pietà e Cimitero Nuovissimo con ingresso dalla via Santa Maria del Pianto.
[modifica] Il Monumentale
Il Monumentale fu progettato nel 1812 da Francesco Maresca e approvato da Gioacchino Murat ma gli eventi politici causati dalle guerre napoleoniche ne rallentarono la realizzazione.
Un forte impulso fu dato da Ferdinando II di Borbone che ne volle il compimento. Sotto la direzione degli architetti Ciro Cuciniello e Luigi Malesci, ripresi nel 1836 i lavori, fu inaugurato nel novembre 1837 con l'apertura di un'area distinta e discosta, prossima al Cimitero del Tredici, sulla via Nuova del Campo, destinata ai deceduti per l’epidemia di colera (o cholera morbus, come veniva denominato allora, che, seguendo un percorso che in seguito si rinnoverà immutato, dall’ Estremo Oriente era arrivato nel 1831 in Europa). Questo settore è conosciuto come Cimitero dei Colerosi e attualmente non è più in uso.
Nucleo principale del Cimitero è un vasto quadriportico, il Chiostro Grande (ma, per i napoletani è il Quadrato, in realtà rettangolare) preceduto da due Chiostri più piccoli (anche questi detti "Quadrati" sono rettangolari), impostati secondo il criterio già visto delle 366 fosse. Queste strutture, oltre ai portici e ai vani ipogei, dispongono di spazi destinati alle Congreghe e Confraternite che consentivano anche alle categorie meno abbienti la possibilità di una sepoltura non anonima.
La Chiesa Madre, collocata fra i due Chiostri minori e ingresso solenne al Quadrato, è dedicata alla Pietà. In stile neoclassico, presenta una facciata caratterizzata da 4 enormi colonne doriche. La costruzione, protrattasi per oltre 40 anni, ha visto l'intervento di ben 4 architetti, Francesco Maresca sino al 1821, Luigi Malesci e Ciro Cuciniello, fino al 1853 e, infine, Gaetano Genovese . All'interno, una Pietà marmorea, opera di Gennaro Calì.
Ai lati della Chiesa Madre stanno i due ingressi al Quadrato dominato al centro da una colossale statua, La Religione realizzata nel 1845 dallo scultore Tito Angelini anticipante, nell'insieme, la notissima Statua della Libertà.
I pendii della collina ricchi di piante e boschetti vennero abbastanza rapidamente popolati da tombe gentilizie e da templi, (per lo più prediletto era lo stile dorico e reminiscenze egizie), che trasformarono in pochi anni l’aspetto della collina.
Va ascritta a merito del Comune un’opera molto efficace di convincimento delle classi di vertice, quelle che facevano opinione, che, abbandonando una radicata riluttanza alla sepoltura fuori delle terresante delle chiese, gareggiarono nella costruzione di tombe architettonicamente pregevoli, secondo un costume che caratterizzò le maggiori città d’Europa e italiane.
A titolo di curiosità, si può ricordare che nella prima metà del XIX secolo il tema cimiteriale era al centro di dibattiti e polemiche che l’editto napoleonico di Saint Cloud semmai acuì; ma anche senza questa prescrizione, l’idea di creare luoghi distinti e distaccati dai centri abitati per le sepolture era già in incubazione nella seconda metà del Settecento anzi, come visto, si ebbero realizzazioni pionieristiche.
In questo ambito peraltro, vi furono diverse scuole di pensiero circa la forma di queste aree e la realizzazione napoletana fu anche oggetto di critiche perché, fu osservato, un po’ troppo paganeggiante e distante da modelli austeri. In particolare, molto appropriato era reputato il modello di cimitero pisano.
In realtà, all'epoca, la città era la quarta o terza città europea (a seconda si includa o meno Costantinopoli fra le metropoli europee) e, di conseguenza, naturalmente attenta e più vicina a quel che avveniva fuori della Penisola.
Infatti, come riferisce Luigi Latini in Cimiteri e Giardini, nel caso del Monumentale si tratta di una versione mediterranea del Père Lachaise di Parigi del quale riprende i criteri di adattamento a un'area collinare.
[modifica] Quadrilatero degli Uomini illustri
Già in fase di progettazione si individuò sul confine sud-occidentale un settore destinato alla sepoltura delle personalità eminenti (secondo quanto espressamente previsto dalle Leggi in materia del Regno delle Due Sicilie) su una superficie di 2 moggi napoletani (circa 5.300 mq.).
L'area comprende 157 monumenti suddivisi in 7 isole (o aiuole). Infatti non esiste un Famedio che accolga i personaggi ma sepolture singole. Pur nella notevole eterogeneità di stili e dimensioni, l'insieme è di grande suggestione.
Fra le personalità di spicco qui sepolte figurano:
- Benedetto Croce, filosofo, politico (tomba esterna, nelle immediate vicinanze dell'ingresso, essendo l'area satura),
- Salvatore Di Giacomo, poeta e scrittore
- Raffaele Viviani, drammaturgo.
- Benedetto Cairoli politico
- Carlo Pisacane (Monumento)
- E. A. Mario, autore, fra l'altro, de La leggenda del Piave
- Luigi Settembrini letterato e politico
- Francesco De Sanctis, letterato e politico
- Vincenzo Gemito, scultore
- Giovanni Amendola, politico
- Nicola Antonio Zingarelli, musicista
- Saverio Mercadante, musicista
- Luigi Giura, ingegnere cui si deve il magnifico Ponte "Real Ferdinando" sul Garigliano, primo esempio del genere in Europa (Gran Bretagna esclusa)
- Sigismund Thalberg, musicista
E ancora, troviamo:
- Tito Angelini, scultore, autore della La Religione del 1845 sita al centro del Quadrato,
- Stefano Gasse, architetto, autore del Portale d'ingresso a questo Cimitero dalla via Nuova Poggioreale, ma anche del Palazzo dei Ministeri Borbonici (oggi Palazzo S.Giacomo, Municipio di Napoli), dell'Osservatorio Astronomico di Capodimonte e della Gran Dogana
- Antonio Niccolini, architetto cui si deve la nuova facciata del Real Teatro di San Carlo e la Villa Floridiana, nonché l'ampliamento della Villa Reale oggi Villa Comunale alla Riviera di Chiaia. L'autore del monumento funebre è Leopoldo di Borbone, Conte di Siracusa, fratello del Re Ferdinando II di Borbone,
- Bernardo Quaranta, latinista, grecista, fra i massimi esperti per i papiri ercolanesi,
- Ferdinando Russo, poeta e scrittore.
- Giuseppe Antonio Pasquale, botanico
[modifica] Cimitero della Pietà e Nuovissimo
Nel 1889 viene realizzato, a monte del Monumentale e separato da questo dalla Via Santa Maria del Pianto, il Cimitero della Pietà. Nel 1930 un'ulteriore considerevole espansione dà vita al Cimitero Nuovissimo. Il Cimitero della Pietà inizialmente è destinato alle categorie meno abbienti: vengono infatti realizzati vasti ossari comuni. Col tempo e col graduale avvicinamento dei ceti, quest'aspetto si andrà attenuando sebbene i nuovi cimiteri restino lontani dalla solennità del Monumentale. In particolare al Nuovissimo la presenza di strutture simili ad edifici di 5 e più piani con semplici facciate cieche, salvo strette aperture a sviluppo verticale, crea un'atmosfera alquanto fredda.
Con il Nuovissimo il percorso fra i Cimiteri napoletani torna idealmente al luogo il cui toponimo ricorda le vicende che originarono le prime sepolture in zona: sorge infatti sulla sommità del colle di Lotrecco.
[modifica] Cimiteri degli Acattolici
[modifica] Cimitero acattolico di Santa Maria della Fede
È conosciuto comunemente come Cimitero degli Inglesi ed è stato realizzato nel 1826, su forte impulso di Sir Henry Lushington e della consistente comunità inglese di Napoli, nel Borgo Sant'Antonio Abate a Piazza Santa Maria della Fede, alquanto discosto dai Cimiteri cittadini. Successivamente ampliato (1852) è stato poi chiuso nel 1893 quando la zona è stata interessata dallo sviluppo urbanistico del Risanamento e sostituito dal nuovo Cimitero Inglese alla Doganella, questo adiacente al Cimitero di Santa Maria del Pianto.
Alcuni anni fa l'area è stata rilevata dal Comune ed adattata a giardino pubblico. Non vi si accede più dall'originario cancello principale che dà sulla piazza, bensì da un nuovo ingresso situato nella contigua via B. Miraglia. Il parco, molto curato, è stato liberato da tutte le tombe e completamente rifatto nei viali; tuttavia presenta ancora diversi monumenti funebri particolarmente interessanti. Fra di essi spiccano: al centro dell'area un alto obelisco; in fondo all'area una cappellina funeraria neogotica; inoltre un monumento con grande statua femminile seduta, opera di Francesco Jerace; ed infine due monumenti funebri neoclassici di industriali svizzeri: uno a cubo di David Vonwiller, fondatore nel 1829 delle industrie tessili nella valle dell'Irno, a Fratte di Salerno; l'altro - splendido - con grande statua di angelo stante su di una piccola gradinata, in procinto di aprire la porta del Paradiso (monumento purtroppo vandalizzato nel suo recinto a balaustra), della famiglia Freitag, altri svizzeri artefici dello sviluppo delle industrie tessili a Scafati. Vi erano, inoltre, le spogie mortali del pittore olandese Anton Smink Pitloo (uno dei protagonisti della cosiddetta scuola di Posillipo), la scienziata e matematica scozzese, Mary Fairfax Greig Somerville ed il botanico tedesco Friedrich Dehnhardt (Direttore dell’Orto botanico di Napoli).
[modifica] Cimiteri Ebraici
Il primo sorse nel 1875 nelle vicinanze dell'ingresso del Cimitero Monumentale nella Via Nuova Poggioreale ed è caratterizzato dalle sepolture nel terreno e sobri momumenti tombali. Un secolo dopo (1980), nei pressi del Nuovissimo, è stato realizzato un secondo Cimitero ebraico con gli stessi caratteri austeri e semplici del precedente.
[modifica] Sistema cimiteriale napoletano
Per completezza, i Cimiteri napoletani, oltre i sopraricordati, sono: Cimitero di Fuorigrotta, di Barra, di San Giovanni a Teduccio, di Ponticelli, di Secondigliano, di Miano, di Chiaiano, di Pianura e di Soccavo, di epoca ottocentesca, al tempo appartenenti a Comuni distinti (salvo quello di Fuorigrotta).
[modifica] Collegamenti esterni
[modifica] Bibliografia
- Emanuele Bidera, Passeggiata per Napoli e Contorni, ESI, Napoli, 1966 (anastatica ed. 1844)
- C.Tito Dalbono, Le esequie a Napoli (in Usi e Costumi di Napoli e Contorni, De Bourcard 1866), Reprints Editoriali, Napoli, 1975
- Alfredo Buccaro, "Opere pubbliche e tipologie urbane nel Mezzogiorno preunitario", Electa Napoli, Napoli, 1992
- Belfiore-Gravagnuolo, Napoli Architettura ed Urbanistica del Novecento, Laterza, Bari, 1994
- Luigi Latini, Cimiteri e Giardini, Alinea Editrice, Alinea, Firenze, 1994
- Romualdo Marrone, Le strade di Napoli - (vol II), Newton Compton, Roma, 1996, ISBN 88-8183-426-X
- Paolo Giordano, Ferdinando Fuga a Napoli, Edizioni del Grifo, Lecce, 1997, ISBN 88-7261-122-9
- G.Battista Chiarini, Celano, Notizie del bello dell'antico e del curioso della Città di Napoli Edizioni dell'Anticaglia, Napoli, 2000 (rist.anastatica dell'edizione 1854-60)
- AA.VV. , Il Giardino della Memoria , Massa Editore, Napoli, 2003
- Massimo Rosi, Napoli entro e fuori le mura, Newton Compton, Roma, 2003, ISBN 88-828-9824-5
- Fabio Mangone (a cura di), Cimiteri Napoletani, Storia, Arte e Cultura, Massa Editore, Napoli, 2004
- Fabio Mangone, Museo a cielo aperto. Guida al Monumentale di Poggioreale, Comune di Napoli , Massa Editore, Napoli, 2004
- Portale Napoli: accedi alle voci di Wikipedia che parlano di Napoli