Giovanni Amendola
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Giovanni Amendola (Salerno, 15 aprile 1882 – Cannes, 12 aprile 1926) è stato un politico italiano.
Fu nella sede romana della Società Teosofica che nel 1903 il giovane Amendola conobbe la futura moglie, la lituana Eva Kuhn. Questa ricorda come, grazie alla teosofia, Amendola "allargò il cerchio delle sue conoscenze ed amicizie e lo stesso orizzonte della sua vita" [1]. Si sposarono religiosamente il 25 gennaio 1906 e civilmente il 7 febbraio.
Dopo la laurea in filosofia, nel 1911, con una tesi su Immanuel Kant (La Categoria. Appunti critici sullo svolgimento della critica delle Categorie da Kant a noi) collabora con alcune testate giornalistiche, tra cui Il Leonardo di Giovanni Papini e La voce di Giuseppe Prezzolini.
In seguito ottiene la cattedra di filosofia teoretica presso l'Università di Pisa.
Attratto dalla politica, è eletto per tre volte deputato nel collegio di Salerno. Negli anni Dieci aderisce al movimento liberale italiano, ma è profondamente contrario all'ideologia di Giovanni Giolitti. Partecipa su posizioni di irredentismo democratico alla prima guerra mondiale, e al termine del conflitto bellico dopo aver diretto il Resto del Carlino viene nominato ministro delle colonie da Francesco Saverio Nitti, allora Presidente del Consiglio.
Le sue posizioni critiche nei confronti dell'estremismo fascista gli costano una serie di aggressioni: il 26 dicembre 1923 è bastonato a Roma da quattro fascisti. Nel 1924 non aderisce al Listone Mussolini e si candida alla Presidenza del Consiglio guidando una coalizione liberale. Nettamente sconfitto continua la sua battaglia democratica dalle colonne de Il Mondo, un nuovo quotidiano che contribuisce a fondare nel gennaio del 1922 insieme a Torre e Ciraolo.
È considerato l'ispiratore del Manifesto degli intellettuali antifascisti ed è dopo l'assassinio di Giacomo Matteotti uno dei principali artefici della secessione aventiniana. Detestato da Benito Mussolini per le posizioni antifasciste, Amendola diviene quindi insieme al deputato socialista Giacomo Matteotti e al parroco popolare don Giovanni Minzoni, una delle prime vittime del fascismo. Muore a Cannes, in Francia, in seguito ad una lunga agonia, per le percosse ricevute a Serravalle Pistoiese (PT) il 20 luglio 1925 da un gruppo di squadristi[2]. L'episodio fu l'ultimo di una lunga serie di intimidazioni ricevute da Giovanni Amendola, dal figlio Giorgio, e dalla redazione del Mondo.
Nel 1950 fu concessa una pensione straordinaria alla vedova dell'onorevole Giovanni Amendola.[3]
La coppia ebbe quattro figli:
- Ada (Adelaide) (1910 - 1980)
- Antonio (1916 - 1953)
- Giorgio (Roma, 21 novembre 1907 – Roma, 15 giugno 1980)
- Pietro (Roma, 26 ottobre 1918 - Roma, 7 dicembre 2007)[4] [5]
Il figlio Giorgio Amendola è stato un importante politico e scrittore comunista.
I giornalisti italiani hanno dedicato al nome di Giovanni Amendola il loro Istituto di previdenza (INPGI "Giovanni Amendola").[6][7].
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[modifica] Opere
- La crisi dello stato liberale. Scritti politici dalla guerra di Libia all'opposizione al fascismo, a cura di Elio D'Auria, presentazione di Renzo De Felice, Newton Compton, Roma, 1974
- La nuova democrazia. Discorsi politici (1919-1925), a cura di Sabato Visco, Ricciardi, Milano-Napoli, 1976
[modifica] Biografia
- Eva Kühn-Amendola: Vita con Giovanni Amendola, Parenti, Firenze 1960
[modifica] Letteratura
- Giorgio Amendola: Una scelta di vita, Rizzoli, Milano, 1976 ISBN: 88-17-12610-1
- Simona Colarizi: I democratici all'opposizione: Giovanni Amendola e l'Unione Nazionale (1922-1926), Il Mulino, Bologna, 1973
- Antonio Sarubbi: Il Mondo di Amendola e Cianca e il crollo delle istituzioni liberali (1922-1926), Milano, 1998 ISBN: 978-88-4640-514-2 (1986, 1998)[8]
[modifica] Note
- ^ Eva Kuhn Amendola, Vita con Giovanni Amendola. Epistolario 1903-1926 Parenti, Firenze, 1960, p. 17
- ^ «Colpito da un male incurabile», secondo il sarcastico commento di Antonio Casertano, Presidente della Camera dei Deputati.
- ^ Camera dei Deputati Seduta pomeridiana del 21 giugno 1950 pagina 2 di questo documento online (p. 19858; 19860/19881)
- ^ Articolo su Pietro Amendola
- ^ Dal '48 al '69 Pietro era deputato per il PCI.
- ^ Giovanni Amendola, una vita per la democrazia (e il giornalismo), di R.F.C.
- ^ INPGI
- ^ Informazione sul libro
[modifica] Collegamenti esterni
- (1996) Emeroteca Tucci: Mostra e catalogo illustrato "Giovanni Amendola a settant'anni dalla morte"
- Giovanni Amendola nella memoria del figlio Giorgio di Giovanni Cerchia
- Il giornalismo italiano da Giovanni Amendola alla Liberazione
- Giovanni Amendola, una vita per la democrazia (e il giornalismo) dall'archivio dell'Università di Pisa