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Chiesa di Santa Maria Antiqua - Wikipedia

Chiesa di Santa Maria Antiqua

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Santa Maria Antiqua, sotto il Palatino
Santa Maria Antiqua, sotto il Palatino

Santa Maria Antiqua è la più antica chiesa dedicata alla Madonna di cui si abbia notizia a Roma. Fondata nel VI secolo, abbandonata nell'847, sulle sue rovine fu costruita nel 1617 Santa Maria Liberatrice, abbattuta poi nel 1899 per permetterne la "riemersione".

Indice

[modifica] Storia

La chiesa è situata nel Foro Romano, ai piedi del Palatino, in una serie di costruzioni in una zona che un tempo veniva considerata sede del Tempio di Augusto e che più recenti studi attribuiscono all'epoca di Domiziano, come ingresso e raccordo tra i palazzi imperiali sul Palatino e il Foro sottostante.

Quando nel 552 i Bizantini presero possesso di Roma probabilmente ripristinarono, oltre a mura e acquedotti, anche i vecchi palazzi imperiali e usarono un'aula rettangolare e l'antistante quadriportico per fondare una sorta di "cappella palatina" dedicata alla Madonna.

Prima di allora le chiese all'interno delle mura avevano come titolo i nomi degli antichi possessori delle case in cui veniva fondata una chiesa, mentre le nuove chiese sorgevano fuori le mura come luoghi di culto sulle tombe dei martiri. La costruzione di una chiesa in quel luogo "esorcizzava" anche i fantasmi del paganesimo: una leggenda infatti narrava che in quel luogo papa Silvestro I avesse ucciso un "dragone", allusione questa al culto di Vesta, effigiata con un "dragone" nell'attiguo tempio a lei dedicato.

La chiesa, continuamente restaurata e abbellita da Martino I, Giovanni VII, Zaccaria, Paolo I e Adriano I, fu abbandonata dopo che un terremoto nell'847 fece franare sopra di essa parte dei palazzi sovrastanti. Papa Leone IV trasferì il titolo in una chiesa costruita ex novo: Santa Maria nova, l'attuale basilica di Santa Francesca Romana. Sui ruderi venne costruita nel XIII secolo una chiesetta, riedificata poi nel 1617 dal Longhi col titolo di Santa Maria Liberatrice.

Scavi fortuiti nel XVIII secolo, e più mirati alla fine dell'800, riportarono alla luce tracce degli antichi affreschi: si decise quindi di abbattere l'edificio del Longhi, che non aveva particolari meriti artistici, per riportare in vita la chiesa originale. Il nome, il titolo di Santa Maria Liberatrice e le icone furono trasferiti nel 1909, alla chiesa di Santa Maria Liberatrice al Testaccio.

Attualmente sono in atto restauri accurati per il consolidamento e la protezione degli affreschi, condotti con il contributo di fondazioni di New York ed Oslo, che si presume debbano terminare entro il 2007. La chiesa è stata aperta per visite solo brevemente durante il 2004.

[modifica] Architettura

L'edificio romano aveva una forma basilicale: aula rettangolare divisa in tre navate. Nello spessore del muro posteriore fu ricavata una piccola abside, e ai lati del presbiterio vi sono due piccole cappelle. Nel cortile quadrato che fungeva da vestibolo si trovano i resti di un impluvium risalente all'epoca di Caligola e lungo le pareti nicchie, forse per statue di imperatori, e tracce di affreschi dell'epoca di papa Adriano I. A sinistra della chiesa una rampa sale al Palatino.

[modifica] Affreschi

All'interno della chiesa sono ancora visibili circa 250 mq. di affreschi dei circa 1000 originari, dipinti tra la metà del VI e del IX secolo. La loro datazione è determinabile con una buona precisione, basandosi su riferimenti tratti dai cartigli e sulla presenza di personaggi ritratti col nimbo (aureola) quadrato azzurro, usato per le persone viventi, mentre quello tondo giallo e oro è riservato a santi e martiri.

"Angelo bello" dell'Annunciazione
"Angelo bello" dell'Annunciazione

Questi affreschi rivestono particolare importanza perché vi si può ammirare la prima rappresentazione della Madonna in trono conosciuta. È inoltre un documento fondamentale per la conoscenza della pittura bizantina, perché dopo la crisi iconoclasta del 726, in oriente non è sopravvissuto praticamente nulla di quel periodo.

  • Nella navata di sinistra vi sono due fasce di affreschi: in alto scene del Vecchio Testamento molto rovinate (è leggibile solo la storia di Giuseppe) e sotto Cristo in trono fra una teoria di santi, papi e martiri.
  • In fondo, in una cappelletta detta di Teodoto, dal nome del personaggio (zio di Adriano I) ritratto e identificato da una iscrizione, si può ammirare:
    • una Crocifissione, affresco in cui Cristo è raffigurato vestito e con i piedi non sovrapposti. La resa tiene conto tanto della tradizione bizantina (frontalità, gerarchia delle proporzioni, simmetria) quanto (e soprattutto) di un nuovo linguaggio più accessibile al popolo, evidente in certi dettagli realistici: i paletti conficcati alla base della croce per puntellarla, il terreno su cui Maria e Giovanni poggiano, il dinamismo dei due soldati romani (Longino con la lancia del Destino e l'altro, con la spugna bagnata d'aceto). Il Cristo veste il colobium, tunica smanicata usata dai primi monaci.
    • le storie di san Quirico e di santa Giulitta sua madre.
  • Nell'abside Cristo con la Vergine, san Giovanni Crisostomo e San Basilio e un cartiglio contenente riferimenti al Concilio Lateranense del 659.
  • A destra dell'abside l'interessante "parete palinsesto" in cui sono stati scoperti più strati di affreschi:
    • il più antico è la figura della Madonna in trono, abbigliata come un'imperatrice bizantina.
    • Degli strati successivi notevole un angelo, detto "l'angelo bello" da una Annunciazione dell'epoca di Giovanni VII.

[modifica] Bibliografia

  • Mariano Armellini: Le Chiese di Roma , Tipografia Editrice Romana, Roma 1887
  • C. Hülsen: IL Foro romano,storia e monumenti , ed. Loescher 1905
  • Giuseppe Lugli: Foro Romano e Palatino, Bardi ed.. Roma 1966
  • Filippo Coarelli: Guida archeologica di Roma, Arnoldo Mondadori Editore, Verona 1975
  • Pietro Romanelli, Per Jonas Nordhagen, S. Maria Antiqua, Ist. poligrafico dello Stato, Libreria dello Stato, Roma, 1999 (1a ed. 1964), 64p. (+ 48 tavole). ISBN 88-240-3719-4
  • Loredana Angiolino: ISSN: 11274883-BTA, 23 aprile 2004, n°363

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