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Sojuz TM-5 - Wikipedia

Sojuz TM-5

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Programma Sojuz
[[Immagine:|150px]]
Dati della missione
Missione Sojuz TM-5
Nomignolo Родник
(Rodnik - "sorgente")
Vettore
Denominazione di costruzione
lanciatore Sojuz U2
11A511U2
Navicella spaziale
Denominazione di costruzione
Sojuz 7K-ST
11F732 (numero di serie 55)
Equipaggio

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Equipaggio di lancio
  • Anatoly Solovjov
  • Victor Savinych
  • Alexander P. Alexandrov
Equipaggio d'atterraggio
  • Vladimir Ljachov
  • Abdul Ahad Mohmand
Giorno, ora e rampa di lancio 7 giugno 1988
14:03:13 UTC
Baikonur, rampa n.1
Atterraggio 7 settembre 1988
00:49:38 UTC
202 km a sud-est di
Dzhezkazgan, RSS di Kazakistan
Durata 91 giorni 10 h 46' 25"
Numero orbite ~1.475
Massa 7.000 kg
Perigeo 173 km
Apogeo 241 km
Inclinazione orbita 51,6°
Periodo orbitale 88,6 min
Altre missioni
Precedente:

Sojuz TM-4

Successiva:

Sojuz TM-6

Sojuz TM-5 è la denominazione di una missione della navicella spaziale Sojuz T verso la stazione spaziale sovietica Mir. Si trattò del quinto volo di una navicella Sojuz verso la predetta stazione spaziale nonché dell'ottanunesimo volo nell'ambito del programma Sojuz sovietico.

Indice

[modifica] Equipaggio

[modifica] Equipaggio di lancio

  • Anatoly Yakovlevich Solovjov (primo volo), comandante
  • Vivtor Petrovich Savinych (primo volo), ingegnere di bordo
  • Alexander Panaiotov Alexandrov (primo volo), cosmonauta di ricerca Repubblica popolare Bulgara

[modifica] Equipaggio di riserva

  • Vladimir Afanasjevich Ljachov, comandante
  • Alexander Alexandrovich Serebrov, ingegnere di bordo
  • Krasimir Michailov Stojanov, Bulgaria

[modifica] Equipaggio durante il rientro ed atterraggio

  • Vladimir Afanasjevitsch Ljachov (terzo volo), comandante
  • Abdul Ahad Mohmand (primo volo), cosmonauta di ricerca (Afghanistan)

[modifica] Missione

Sojuz TM-5 venne lanciata il 7 giugno 1988 e raggiunse la stazione spaziale Mir il 9 giugno portando nello spazio il secondo cosmonauta della Repubblica popolare Bulgara: Alexandrov (da non confondersi con l'omonimo cosmonauta sovietico). Alexandrov fu comunque il primo cosmonauta bulgaro a visitare, lavorare e soggiornare all'interno di una stazione spaziale sovietica. Infatti Georgi Ivanov non poté visitare la Saljut 6 durante la sua missione (Sojuz 33) svoltasi nel 1979, a causa del fallimento della manovra d'aggancio alla stazione spaziale stessa. In tale occassione Alexandrov era stato sua riserva. Il lancio della missione venne anticipato di due settimane sui piani di volo originari, onde consentire di effettuare gli esperimenti astronomici denominati Rozhen in miglior condizioni d'illuminazione e di luce in generale. Il 5 settembre i cosmonauti Ljachov ed Abdul Ahad Mohmand si staccarono dalla Mir a bordo della capsula usata per questa missione. Entrambi staccarono il modulo orbitale e si prepararono ad eseguire la complessa e delicata manovra di rientro e ritorno a Terra. In quei istanti, totalmente all'insaputa dei cosmonauti o al centro di controllo di volo di Korolev (TsUP), il computer di pilotaggio usava ancora il programma usato per la manovra di aggancio alla stazione spaziale, cioè la programmazione per la missione bulgara verso la Mir del mese di giugno. La manovra di accensione dei retrorazzi frenanti non venne dunque eseguita al momento programmato, anche perché vari sensori a luce infrarossa non confermarono che l'altitudine prevista per la manovra fosse stata raggiunta. Con un ritardo di sette minuti sul piano di volo, il sensore finalmente segnalò il raggiungimento della quota prevista. Immediatamente il congegno propulsore principale si accese, ma Ljachov riuscì a spegnerlo dopo soli 3 secondi. Una seconda manovra di accensione venne eseguita 3 ore più tardi, ma il congegno bruciò per soli 6 secondi. Così Ljachov avviò manualmente la manovra di rientro, immediatamente al termine del secondo insuccesso. Ma anche durante questo tentativo, il computer di bordo spense il congegno propulsore dopo che lo stesso aveva bruciato per 60 secondi.

Conformemente a quanto descritto da James Oberg (nella pubblicazione Secrets of Sojuz – i segreti della Sojuz), per riavviare il programma automatico per la manovra di atterraggio, Ljachov dovette riprogrammare il computer di bordo in una maniera tale, che lo stesso ignorasse il primo spegnimento automatico. I cosmonauti stavano ancora eseguendo le manovre descritte dal manuale di bordo, convinti che la prima accensione fosse stata eseguita in maniera corretta e pensando dunque che la navicella si trovasse sulla giusta traiettoria di volo per il rientro. La successiva manovra da eseguire seguendo il manuale sarebbe dunque stata la separazione del modulo di servizio, contenente non solo tutti gli strumenti ed i sistemi di alimentazione con energia elettrica ed i principali serbatoi di ossigeno, ma in particolar modo vi si trovava il congegno propulsore principale, indispensabile per eseguire una corretta manovra di rientro. Mohmand, non ottemperando ad una disposizione da parte del centro di controllo di volo che aveva ordinato di continuare le manovre come da manuale, cioè di lasciar sistemare i problemi direttamente dal centro di controllo di volo, continuò a osservare i pannelli di controllo a bordo, scoprendo ben presto che il modulo di servizio sarebbe stato staccato automaticamente in meno di un minuto. Ljachov allora disabilitò immediatamente il programma. Se i due non avessero disobbedito alle istruzioni impartite, sarebbero deceduti in orbita. Infatti il modulo di rientro della capsula Sojuz, una volta staccato dal modulo di servizio, era dotato di riserve di energia e di ossigeno sufficienti per sopravvivere al massimo un paio di ore.

Così i due cosmonauti poterono rimanere – anche se forzatamente – in orbita per un ulteriore giorno. La situazione era comunque abbastanza critica, a causa dello spazio estremamente ristretto nell'abitacolo del modulo di rientro, le scarse provviste di cibo ed acqua, l'impossibilità di usufruire di un bagno ed in particolar modo, la certezza di non poter riagganciarsi alla stazione spaziale Mir, unica eventuale possibilità di evacuazione e di salvezza. Infatti, nonostante erano dotati del congegno propulsore principale che avrebbe consentito il ritorno verso la stazione spaziale, la navicella spaziale non avrebbe potuto agganciarsi alla stazione spaziale dato che il congegno di aggancio si trovava montato sul modulo orbitale, già in precedenza staccato.

Il 7 settembre comunque, superati tutti i problemi di programmazione, la manovra di rientro e ritorno a terra riuscì a perfezione ed i due cosmonauti poterono essere recuperati incolumi. Dopo questa esperienza durante le successive missioni sovietiche il modulo orbitale delle navicelle Sojuz venne staccato appena dopo che si avrebbe avuto l'assoluta certezza che la manovra di rientro fosse stata eseguita in maniera perfetta.

[modifica] Ulteriori dati di volo

  • Denominazione Astronomica Internazionale: 1988-48

I parametri sopra elencati indicato i dati pubblicati immediatamente dopo il termine della fase di lancio. Le continue variazioni ed i cambi di traiettoria d’orbita sono dovute alle manovre di aggancio. Pertanto eventuali altre indicazioni risultanti da fonti diverse sono probabili ed attendibili in considerazione di quanto descritto.

[modifica] Voci correlate


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