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Saicho - Wikipedia

Saicho

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« Quando praticate la meditazione realizzate questi dieci insegnamenti: 1. contemplate le verità misteriose; 2. conservate la misericordia; 3. mantenetevi quieti; 4. restate liberi dagli attaccamenti; 5. distinguete la via che porta all' illuminazione da quella che la ostacola; 6. praticate ciò che vi fa crescere spiritualmente; 7. superate le difficoltà; 8. siate consapevoli del vostro livello spirituale; 9. restate tranquilli sopportando ciò che vi è sgradevole; 10. superate qualsiasi attaccamento. »
(Saichō)

Saichō Dengyō Daishi (最澄; Omi (provincia)767 – Monte Hiei, 4 giugno 822) è stato un monaco giapponese buddhista.

Statua che rappresenta Saichō
Statua che rappresenta Saichō

Fondatore della scuola buddhista giapponese Tendai e del monastero sul Monte Hiei (giapp. Hieizan) che nell'823 prenderà il nome di Enryaku-ji.


Indice

[modifica] La vita

Saicho nacque in una famiglia di ferventi buddhisti. All'età di dodici anni i genitori lo inviarono a studiare presso il Kokubun-ji, tempio provinciale di Omi (oggi nella Prefettura di Shiga), sotto la direzione dell'abate Gyohyo (722-797), un discepolo del monaco cinese Daoxuan Lushi (702-760), fondatore della scuola giapponese Kegon. Presso questo tempio Saicho studiò il sutra principale di questa scuola, l' Avatamsakasutra (Sutra dell'ornamento fiorito del Buddha, giapp. Kegonkyo), ma si interessò anche al Sutra del Loto (sanscrito Saddharmapundarikasutra, giapp. Hokkekyo). Venne ordinato monaco nel 785 presso il tempio Todai-ji di Nara sede centrale della scuola Kegon e subito dopo decise di ritirarsi in un piccolo eremo sul Monte Hiei situato sul lato nord-orientale di Kyoto. Durante questo periodo approfondì le pratiche meditative e le dottrine Kegon ma anche i testi della scuola cinese Tiantai portati in Giappone, nel 754, dal monaco cinese Jianzhen (688-763), fondatore della scuola giapponese Ritsu. La presenza solitaria di un monaco sul Monte Hiei contrastava con la vita, spesso di corte, dei monaci residenti a Nara, ciò consentì a Saicho di acquisire rapidamente una fama di 'santità'. Nel 795 Kyoto divenne la capitale del Giappone, i geomanti incaricati di verificarne la posizione segnalarono che la presenza dell'eremita buddhista sul Monte Hiei, quest'ultimo collocato in una posizione 'esotericamente' pericolosa (l'Est era considerato la porta da dove entravano i demoni), era di assoluto buon auspicio. Ciò rese Saicho noto alla Corte imperiale, in particolare al clan Wake, e fu nominato, nel 797, cappellano di Corte. Non solo, il suo piccolo eremo ebbe l'opportunità di ingrandirsi e divenire sede delle annuali riunioni sul Sutra del Loto (le Hokke'e). A Nara il Buddhismo continuava a dividersi per le polemiche dottrinali tra le scuole Hosso (rappresentante degli insegnamenti cittamatra) e Sanron (che seguiva invece le dottrine madhyamika). Fu quindi obiettivo della Corte riportare armonia tra le scuole buddhiste sostenendo proprio quei monaci lontani dalle divisioni e dagli intrighi, spesso anche politici. Per questa ragione quando Saicho chiese, nell'804, alla Corte l'autorizzazione a recarsi in Cina per approfondire gli insegnamenti Tiantai e procurarsi nuovi testi religiosi, tale permesso gli fu subito accordato. Giunto in Cina, Saicho si recò sui Monti Tiantai, sede della scuola buddhista cinese Tiantai, divenendo discepolo diretto del decimo patriarca, Xingdao Daosui, allievo a sua volta Jingqi Zhanran. Dopo una permanenza di alcuni mesi, Dasoui consegnò a Saicho una ordinazione speciale che di fatto lo indicava come rappresentante del Tiantai in Giappone. Ma in Cina Saicho approfondì anche gli insegnamenti esoterici della scuola Zhenyan con il maestro Shunxiao e del Buddhismo Chan Beizong (Scuola Chan settentrionale). Saicho riceverà in Cina anche il lignaggio della scuola buddhista Chan denominata Niutouchan, che scomparirà dalla Cina pochi decenni dopo e che egli trasferirà in Giappone come scuola Gozu (牛頭宗, pinyin Niútóu zōng). Rientrato in Giappone nell'805, Saicho fu ricevuto dall'imperatore Kammu in persona che, molto malato, sperava nei rituali esoterici portati da Saicho dalla Cina per poter guarire. Non fu così e Kammu morì l'anno successivo, nell'806. Saicho si rese tuttavia conto che ai governanti interessavano più gli insegnamenti esoterici che la pratica meditativa e le dottrine Tiantai. L'appoggio della Corte imperiale nei confronti di Saicho aumentò ugualmente e le donazioni gli consentirono di fondare la scuola Tendai di fatto erede degli insegnamenti del Tiantai cinese. Il fatto che la Corte gli donasse un capitolo di finanziamenti specifico per le dottrine esoteriche spinse Saicho ad approfondire questi insegnamenti. E' da tener presente che sia il Buddhismo Tiantai che quello Tendai, fin dalla loro fondazione, si sono caratterizzati per il sincretismo delle dottrine e delle pratiche. Pur privilegiando la dottrina esposta nel Sutra del Loto e la pratica meditativa dello zhiguan (giapp. shikan) queste scuole hanno accolto e diffuso anche altri sutra, soprattutto mahayana, e varie pratiche che vanno dallo zuochan (giapp. zazen) tipica delle scuole Chan e Zen, al nianfo (giapp. nembutsu) tipica della scuole Jingtu-zong e Jodoshu, fino ai vari rituali esoterici delle scuole tantriche cinesi (Zhenyan) e giapponesi (Shingon). La ragione di tale sincretismo risiede nel fatto che per le scuole Tiantai e Tendai, gli insegnamenti dottrinali e le pratiche spirituali sono sempre mezzi abili (sanscrito upaya, cin. fangbian, giapp. hoben) che devono addattarsi alle differenti condizioni dei discepoli e dei praticanti buddhisti. Saicho comprese che le dottrine esoteriche (giapp. Mikkyo) erano le pratiche più adatte (sanscrito upaya) per far comprendere all'aristocrazia il messaggio buddhista e, a ricaduta in una società fortemente gerarchizzata come quella giapponese dell'epoca, consentire di far giungere tale messaggio a tutto il popolo. Sempre nell'806 rientrò in Giappone dalla Cina un altro monaco pellegrino, Kukai (774-835) che invece aveva esclusivamente approfondito le dottrine esoteriche della scuola cinese Zhenyan e si avviava a fondare la scuola Shingon. Saicho chiese a Kukai di insegnargli le dottrine esoteriche che aveva appreso e tra i due nacque un sodalizio che tuttavia terminò nell'816 per delle inconcilibilità dottrinali (a differenza di Saicho, Kukai sosteneva la superiorità delle dottrine esoteriche rispetto a quelle Tiantai), per il rifiuto da parte di Kukai di prestare a Saicho un testo esoterico e per la defezione del più importante discepolo di Saicho (e successore designato), Taihan (778-858), a favore della scuola Shingon. In quel periodo furono numerosi i monaci Tendai che abbandonarono il monastero Hieizan (poi denominato Enryakuji) per passare alle scuole Hosso e Shingon. Per questa ragione, Saicho iniziò a redigere una serie di testi dottrinali mirati a difendere gli insegnamenti della scuola Tendai contro le scuole rivali. In particolare contro la scuola Hosso, la quale ereditava dalla scuola cinese Faxiang la dottrina degli icchantika (cin. yīchǎntí o anche duànshàngēnzhě, giapp. issendai) ovvero di coloro a cui era impedita per sempre l' illuminazione (cin. puti). Saicho difese il principio per cui chiunque può raggiungere la buddhità, l' illuminazione. Sul piano della disciplina monastica (sans. vinaya, giapp. ritsu) Saicho stabili che i monaci dovevano completare un periodo di studio e pratica della durata di almeno dodici anni. Inoltre ritenne opportuno abolire l'ordinazione hinayana secondo il vinaya dharmaguptaka (sans. Caturvargikavinaya, cin. Shifenlu, giapp. Shibun ritsu), mantenendo invece l'ordinazione mahayana secondo il Brahmajalasutra (cin. Fanwangjing, giapp. Bonmokyo). In questo Saicho operò una cesura con il Buddhismo cinese, e con lo stesso Buddhismo Tiantai, che, con la scuola Luzong fondata nel VII secolo da Daoxuan, aveva sempre difeso la doppia ordinazione. Secondo Saicho i 250 precetti del vinaya dharmaguptaka essendo di origine hinayana (giapp. shojo) sarebbero stati di ostacolo allo sviluppo spirituale del monaco mahayana (giapp. daijo) a differenza dei 58 precetti mahayana contenuti nel Brahmajalasutra. Saicho, infine, propose alla Corte imperiale di poter effettuare le ordinazioni monastiche direttamente sul Monte Hiei liberandosi in questo modo dal condizionamento del monastero Todai-ji di Nara, sede della scuola Kegon e luogo, insieme allo Yakushi-ji e al Kannon-ji, di tutte le ordinazioni monastiche in Giappone. La Corte imperiale negò tale autorizzazione fino alla morte di Saicho, il 4 giugno dell'822. Una settimana dopo la sua scomparsa, infatti, giunse allo Hieizan l'autorizzazione ad attivare una piattaforma monastica, specificatamente mahayana, per le ordinazioni.

[modifica] La dottrina

L'insegnamento di Saicho, al ritorno del suo pellegrinaggio in Cina, fu subito indirizzato alla difesa della nuova scuola Tendai da lui fondata e originata dalla scuola cinese Tiantai. Saicho era profondamente convinto che il Sutra del Loto e gli insegnamenti cinesi del Tiantai (vedi questa voce, enyu santai, ichinen sanzen e shikan) contenessero la dottrina perfetta (giapp. engyo) dell'insegnamento del Buddha Shakyamuni. Era anche convinto di vivere durante il periodo del Dharma contraffatto (giapp. zōhō) e che nei due secoli successivi si sarebbero avviati gli ultimi giorni della legge (giapp. Mappo). A differenza dei fondatori delle scuole buddhiste giapponesi del periodo Kamakura (vedi Buddhismo giapponese), Saicho non fece, tuttavia, della dottrina dei Tre periodi del Dharma (vedi Mappo) un aspetto fondante del suo insegnamento o innovando per questo la dottrina buddhista. Consigliò solamente ai monaci di ritirarsi sui monti e di praticare con costanza il rispetto dei precetti (vinaya). Su questo punto Saicho operò invece una decisa innovazione rifiutando l'adesione ai precetti indicati nel vinaya dharmaguptaka (sans. Caturvargikavinaya, cin. Shifenlu, giapp. Shibun ritsu) vinaya di tutte le altre scuole cinesi e giapponesi, indicando l'ordinazione monastica solo in base ai 58 precetti mahayana indicati nel Brahmajalasutra (cin. Fanwangjing, giapp. Bonmokyo). Questo perché, ad avviso di Saicho, il rispetto dei precetti di una scuola hinayana sarebbe stata fonte di regresso per i monaci. Saicho, sempre a differenza della scuola cinese Tiantai, ritenne equivalenti (enmitsu ichi) le dottrine di quest'ultima con gli insegnamenti esoterici (mikkyo) impartiti anche dalla scuola Shingon. Ritenne, come anche Kukai, di insegnare ad ottenere l'illuminazione in questa vita (sokushin jobutsu) e di adattare gli insegnamenti in base alle effettive capacità dei discepoli.

[modifica] Voci correlate


[modifica] Collegamenti esterni


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