Buddhismo Tiantai
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Tiantai zong (天台宗, Wade-Giles: T'ien-t'ai tsung; coreano: Ch'ontae jong, giapponese: Tendai-shu, scuola delle Terrazze celesti, scuola buddhista mahayana cinese fondata nel VI sec. e.v.)
La scuola Tiantai è una delle più importanti scuole mahayana del Buddhismo cinese e prende il nome da una catena montuosa, a suo tempo isolata e selvaggia, situata a sud di Nanchino, sul versante costiero della provincia di Zhejiang ove, nel 575, fu fondato il suo primo monastero. Fondatore di questa scuola e del monastero da cui essa prende il nome è il patriarca Zhiyi, ma nel computo del lignaggio dei suoi patriarchi cinesi vengono segnalati anche il maestro di Zhiyi, Huisi e il maestro di costui, Huiwen. Duramente colpita dalle persecuzioni dell'845, la scuola Tiantai esprimerà nel corso dei secoli ancora dei grandi maestri, ma verrà progressivamente soppiantata dalle scuole del Buddhismo Chan e dalle scuole del Jingtu zong (Buddhismo della Terra Pura). Diffusa in Giappone nel IX secolo dal pellegrino giapponese Saicho (767-822), dove prende la denominazione di scuola Tendai e dove è tutt'oggi fiorente, recentemente sembrerebbe rivivere un risveglio nella stessa Cina.
[modifica] L'insegnamento di Zhiyi (智顗) della dottrina dello yuanrong sandi (圓融三諦) e del Miàofǎ Liánhuā Jīng (妙法蓮華經)
Gli aspetti più interessanti della dottrina buddhista insegnata da Zhiyi, e che rappresentano il cuore dell'insegnamento della scuola Tiantai, si fondano su un originale sviluppo della scuola indiana Madhyamika promossa da Nagarjuna nel II sec. e.v. Questa dottrina, denominata della Triplice verità (cin. yuanrong sandi, giapp. enyu santai) sostiene che dal punto di vista della Verità assoluta (cin. kongdi) tutta la Realtà che ci appare è vuota di proprietà inerente: essa è impermanente dal punto di vista temporale e, nel contempo, non c'è un fenomeno che non dipenda dagli altri fenomeni. Questa vacuità (sans. śūnyatā, cin. kong) determinata dall'impermanenza e dall'interdipendenza dei fenomeni poggia tuttavia sulla Verità convenzionale (cin. jiadi) dove i singoli fenomeni vengono percepiti nella loro unicità. La sintesi esperienziale di queste due Verità, apparentemente contraddittorie, porta alla realizzazione della terza verita, la Verità di mezzo (cin. zhongdi). E' evidente l'originalità di questa posizione rispetto allo sviluppo dottrinale contemporaneo della scuola Madhyamika indiana (in particolare con l'opera di Candrakirti) dove invece veniva chiaramente indicata la prevalenza della Verità assoluta (paramarthasatya) come 'vera' realtà delle cose, rispetto alla Verità convenzionale (samvrtisatya), una 'verità' solamente funzionale, strumentale, che non corrisponde alla vera Realtà che è sempre e comunque vacuità (sunyata). Tale posizione viene interpretata da Zhiyi come una possibile lettura nichilista della dottrina del Buddha Shakyamuni. L'insegnamento di Zhiyi della Triplice verità legge il mondo fenomemico (la Verità convenzionale) nella Verità ultima per cui anche la mondanità, se ben compresa alla luce della Triplice Verità, non è distinta ed appartiene proprio dalla Verità ultima, in quanto tutte le cose e tutta la Realtà additano l'Illuminazione. Grazie a questo insegnamento vi è una riconciliazione della bellezza, dell’estetica e in generale di tutte le attività umane, con più ascetici insegnamenti buddhisti sulla verità. Così la poesia, ad esempio, può essere considerata come un mezzo che conduce al perfezionamento spirituale. La contemplazione della poesia è semplicemente contemplazione del Dharma. Ciò può essere affermato per ogni altra forma d’arte, di studio e di attività. La traccia di questo percorso di svelamento della Realtà, secondo la scuola Tiantai, ha inizio con l'opera di Huiwen (vissuto intorno alla metà del VI sec., di lui non rimane alcuna opera) a cui la tradizione dà il merito di aver, per primo, intuito la 'simultaneità delle tre consapevolezze': consapevolezza della vacuità di ogni fenomeno, consapevolezza della sua unicità provvisoria e quindi consapevolezza unita di vacuità e unicità provvisoria di ogni fenomeno o suoi insiemi. All'opera di Huiwen segue quella di Huisi (515-77, si conservano di lui diverse opere), grande cultore del Sutra del Loto (sanscrito Saddharmapundarikasutra, cin. Fahuajing o Miàofǎ Liánhuā Jīng). Huisi intuisce nel simbolo del Loto, che non ha fiore che non produca frutti, una metafora della stessa vita. Non c'è vita che non si poggi sulla buddhità, sulla natura di Buddha. Quando la vita si esprime nelle condotte esse stesse non possono che condurre verso la stessa buddhità. Ogni azione è azione della natura di Buddha e conduce alla buddhità stessa, questo anche quando colui che agisce non ne è consapevole. La dottrina delle 'Tre consapevolezze' di Huiwen unita alle intuizioni di Huisi sul Sutra del Loto, con particolare riguardo al II capitolo dove vengono elencate le dieci talità della Realtà ognuna vista contemporaenamente nella sua vacuità e unicità provvisoria, portano Zhiyi ad esprimere la prima dottrina compiuta della scuola Tiantai. E' da tener presente il fondamentale ruolo del Sutra del Loto nell'insegnamento della scuola Tiantai, in quanto questo sutra contiene una complessiva reintepretazione, sotto forma di rivelazione, di tutte le dottrine buddhiste all'epoca discusse, sia nell'ambito del Buddhismo dei Nikaya (Hinayana) sia in quello del Mahayana. La lettura che dà di quest'opera Zhiyi non è tuttavia una lettura polemica nei confronti degli sravaka e dei pratyekabuddha, le due vie Hinayana secondo i mahayanisti indiani, bensì esprime la consapevolezza che all'interno di una lettura radicale della interdipendenza di tutti i fenomeni, anche i comportamenti ritenuti 'inferiori' da parte dei mahayanisti rivestono un autentico lavoro del Buddha. Questo profondo lavoro ermeneutico da parte Zhiyi trova origine nel fatto che, grazie soprattutto all'opera di Kumarajiva, dei suoi collaboratori e dei suoi discepoli, il Canone buddhista cinese conteneva ormai la quasi totalità delle principali opere buddhiste indiane. L'origine di tali opere, sutra e commentari, veniva per tradizione attribuita allo stesso Buddha Shakyamuni. Purtuttavia, erano evidenti le contraddizioni tra queste opere. Il Sutra del Loto rileggeva tutti questi insegnamenti fornendo una organica interpretazione e fornendo un ulteriore e innovativo messaggio di liberazione. Da qui la scelta del Tiantai di farsi portavoce di questa antichissima opera buddhista indiana e del suo messaggio rivelatore.
[modifica] La dottrina dello yīniàn sānqiān (一念三千) e lo Yuandun zhiguan (圓頓止觀) di Guanding (灌頂)
La lettura del Sutra del Loto alla luce della elaborazione, di impronta Madhyamika, della Triplice verità porta Zhiyi a elaborare la dottrina dello yinian sanqian ("tremila mondi in un istante di vita", giapp. ichinen sanzen). Questa dottrina esprime un complesso olismo e omnicentrismo radicale che caratterizza l'unicità dell'insegnamento Tiantai nel panorama delle dottrine buddhiste. Essa sostiene che, dal punto di vista del pensiero, tutti i mondi (le singole esperienze e la individuazione dei singoli oggetti di esperienza) esistono certamente, ma la pratica meditativa consente di scorgerne la loro ambiguità, la loro indeterminatezza. Essi esistono solo in quanto la mente li delimita in modo arbitrario sia dal punto di vista spaziale che da quello temporale. Visti nella loro continuità temporale e nel loro condizionamente reciproco questi 'mondi' non possono essere considerati che 'vuoti', privi di una identità inerente. Ma il pensiero, ovvero la vita, non si accontenta della loro vacuità, soffrendo d'altro canto per la loro incostante 'esistenza' (ogni fenomeno appare, esiste e scompare): è l'ambiguità di questi 'mondi' a generare la sofferenza negli esseri senzienti (sanscrito sattva, cin. youqing) ed è il continuo esercizio di consapevolezza (zhiguan) sulla dottrina dello yinian sanqian che può portare la salvezza da questa condizione. Le realtà possibili (sans. dharma, cin. sanqian), indicati in questa dottrina, sono tremila in quanto inglobano tutte le condizioni esperibili: 10 sono le condizioni esistenziali (Dieci mondi, cin. shijie) che vanno dalla condizione infernale (cin. diyu) allo stato di Buddha (cin. fo), tali condizioni esistenziali vanno moltiplicate per se stesse in quanto tutte queste condizioni, da quella infernale a quella buddhica, implicano potenzialmente le altre nove esistenze al loro stesso interno. Queste cento potenziali esistenze vanno poi moltiplicate per le 10 talità (sans. thathata, cin. rushi shixiang) indicate nel Sutra del Loto e che corrispondono a: caratteristiche, natura, essenza, forza, azione, causa, condizione, retribuzione, frutto e uguaglianza di tutte queste talità tra loro. Questi mille dharma vanno poi moltiplicati per i tre mondi (sans. loka, cin. shi) ovvero per i cinque aggregati (sans. panca skandha, cin. wu yin), per gli esseri costituiti dai cinque aggregati (cin. zhongsheng) e per il luogo in cui essi vivono (cin. di), raggiungendo il numero di tremila mondi (cin. sanqian). La vita può manifestarsi in queste tremila condizioni cambiando costantemente anche a seconda dei vissuti della mente, ma questi tremila mondi sono, per la dottrina Tiantai, tutti immancabilmente vuoti e non sono né esistenti né non esistenti. Questo continuo esercizio di consapevolezza dell'omnicentricismo della realtà, dei mondi, e dei vissuti porterà il discepolo di Zhiyi, Guanding (561-632) nella sua breve opera, lo Yuandun Zhiguan (Perfetta e immediata meditazione di calma-e-discernimento, giapp. Endon Shikan) inserita nell'introduzione all'opera del maestro, il Mohe Zhiguan (Il grande trattato su concentrazione e discernimento, giapp. Maka Shikan, dove viene descritta la pratica meditativa dello zhiguan), a sostenere: «Mente, Buddha, esseri senzienti sono, parimenti, [la Via di mezzo]. Poiché tutti gli aggregati e le forme di sensibilità sono la realtà così come è, non c’è alcuna sofferenza da cui liberarsi. Poiché la nescienza e le afflizioni sono identiche al corpo illuminato, non c’è alcuna origine della sofferenza da sradicare. Poiché i due punti di vista estremi sono il Mezzo e le visioni erronee sono la Verità, non c’è alcun percorso da praticare. Poiché il samsara è identico al nirvana, non c’è alcuna estinzione [della sofferenza] da realizzare. Non essendoci né sofferenza né origine della sofferenza, nulla vi è di mondano; non essendoci né sentiero né estinzione, nulla vi è di sopramondano. C’è una sola, pura Realtà; non c’è nessuna entità al di fuori di essa. La tranquillità della natura ultima di tutte le entità è detta "calma"; il suo perenne splendore è detta "consapevolezza".» Tale olismo e omnicentrismo radicale giungerà anche a sostenere la non differenza tra la natura di Buddha, che comprende la profonda compassione nei confronti di tutti gli esseri senzienti, e la stessa malvagità. Non è quindi un criterio etico o trascendente a governare o ad offrire un destino dell'uomo, e degli esseri senzienti in generale, piuttosto la vita stessa che comprendendo sia il bene che il male ad indicare all'uomo il percorso da seguire. L'uomo qui non è inteso solo nella sua singolarità, che non può possedere se non come drammatico e importante 'interrogativo' della sua mente e delle sue emozioni, piuttosto come manifestazione della stessa intera Realtà. Per questa ragione Zhiyi sostenne, con Huisi, che l'assemblea del Picco dell'avvoltoio dove il Buddha Shakyamuni predicò il Sutra del Loto è in continuo svolgimento: essa sarebbe dunque la vita di tutti gli esseri.
[modifica] Zhanran (湛然) e la natura di Buddha (佛性) negli esseri insenzienti (無情)
Il sesto patriarca Tiantai, Zhanran (711-782), nella sua unica opera non commentaria, il Jin'gangbei (La Spada di diamante), svolse un attacco frontale alle principali scuole buddhiste cinesi contemporanee, lo Huayan e il Buddhismo Chan, che ritenevano la natura di Buddha (sans. buddhatva, cin. foxing) esclusiva degli esseri senzienti (cin. youqing). Zhanran sostenne che era impossibile limitare la natura di Buddha ai soli esseri senzienti. Essere un preciso 'essere' vuol dire implicitamente e potenzialmente essere anche tutti gli altri 'esseri': non può esistere, secondo la dottrina di Zhanran, una divisione nella natura di Buddha tra la consapevolezza degli esseri senzienti e l'inerzia degli esseri insenzienti (cin. wuqing). Ogni volta che un essere realizza la buddhità allora in quel momento tutti gli esseri sono Buddha; ogni volta che un'entità è insenziente, tutti gli esseri sono insenzienti. Tutto ciò in base all'interdipendeza di tutti i regni possibili come insegnata dalla dottrina di Zhiyi dello yinian sanqian: tutti gli attributi possibili sono sempre applicabili a tutti gli esseri possibili. Va ricordato, tuttavia, che le asserzioni di Zhanran si muovono sempre all'interno della yuanrong sandi (Triplice verità) predicata da Zhiyi. Dal punto di vista della seconda verità (Verità convenzionale, cin. jiadi) per Zhanran le differenze tra esseri senzienti e insenzienti vi sono ma, ed è questo il motivo dell'intervento del sesto patriarca Tiantai, la realtà è come una sfera il cui centro (la natura di Buddha e tutti i mondi possibili) è ovunque: anche negli alberi e nelle pietre.
[modifica] Il contributo di Zhili (知禮) sulla pratica dello zhǐguān (止觀) e sulla presenza del male (惡) nella natura di Buddha (如來藏)
Altro grande patriarca Tiantai fu Zhili (960-1028) che respinse la tendenza cittamatra di una corrente considerata eterodossa dalla scuola, i shanwai (i "fuori della montagna" ovvero i fuori dal monastero Tiantai). Zhili sostenne che la frase dell' Avatamsakasutra (Sutra della ghirlanda fiorita di Buddha, cin.Huayanjing, importante sutra Mahayana): «Non c'è differenza fra la mente, i Buddha e gli esseri senzienti», andava interpretata nel senso che ciascuna di queste tre realtà doveva essere considerata la creatrice delle altre due e viceversa. Questa interpretazione rifiutava dunque l'asserzione cittamatra che la mente fosse la sola fonte del reale e che potesse generare, o manifestarsi, come Buddha o esseri senzienti a seconda se fosse stata consapevole o offuscata. Zhili sostenne che questa asserzione non era una vera identità in quanto alla fin fine la mente possedeva almeno una qualità che alle altre due realtà (Buddha e esseri senzienti) mancava: essere creatrice e non creata. Dal punto di vista di Zhili, invece, ciascuna delle tre realtà (mente, Buddha e esseri senzienti) è creatrice, ciascuna di queste è creata e nessuna è più fondamentale delle altre due. Inoltre Zhili sostenne che l'obiettivo della pratica meditativa (zhiguan) dovesse concentrarsi sull'analisi dei processi ingannatori della mente e non la mera contemplazione della vacuità. La mente risvegliata per Zhili è una mente che grazie alla Triplice verità penetra i processi di generazione del Reale di cui essa stessa fa parte e non una mente che si fonde con l'assoluto e che rischia di fondersi di fatto con un trascedente autogenerato. Zhili ribadì anche la dottrina riguardante il ruolo del male all'interno della natura buddhica (sans. tathāgatagarbha cin. rúláizàng). Il male per Zhili non può essere semplicemente eliminato, negato, con la pratica spirituale, ma esso deve essere compreso nella sua essenza e nella sua vera natura alla luce della Triplice verità. In questo senso la dottrina Tiantai si discosta dagli altri insegnamenti buddhisti, anche mahayana, che assegnavano all'ignoranza (sans. avidya, cin. wuming) la responsabilità della sofferenza e del male. Il male, l'ignoranza e la sofferenza compartecipano, per la scuola Tiantai, alla stessa natura buddhica e non ne sono affatto la negazione e quindi non vanno rigettati 'tout court' ma compresi nel loro meccanismo di genesi e di compartecipazione alla realtà.
[modifica] La presenza del male nella realtà e nella natura di Buddha nel dibattito contemporaneo su Zhili (知禮)
Le opere della scuola Tiantai non sono ancora state tutte tradotte nelle lingue occidentali. La loro progressiva traduzione, e la pubblicazione di studi al riguardo, ha provocato vivaci dibattiti internazionali. In particolar modo il lavoro di Brook Ziporyn Evil and/or/as the Good: Intersubjectivity and Value Paradox in Tiantai Buddhist Thought, pubblicato nel 2000 dalla Harvard University Press, ha provocato numerosissimi articoli in riviste specializzate di filosofia e di religioni comparate in tutto il mondo [1]. Il motivo del dibattito è riassumibile nello scritto lasciato da Zhili prima di morire in cui viene letteralmente riportato che: «Non c'è alcun Buddha che non sia un demonio, non c'è alcun demonio che non sia un Buddha». Le domande poste nel dibattito sono sostanzialmente due. La prima riguarda la coerenza tra la dottrina di Zhili con quella del primo Tiantai insegnata da Zhiyi, la seconda riguarda cosa effettivamente implichino questi insegnamenti di Zhili per l'uomo e per il mondo dei suoi valori. Di certo il tema, in ambito del Buddhismo mahayana, è più antico di quanto non sembri. Un accenno lo si riscontra nel Lankavatarasutra (Il Sutra della discesa a Lanka, cin. Lenqiejing), sutra di derivazione cittamatra propugnato anche dalle prime scuola del Buddhismo Chan, dove viene riportato (Cap.6, LXXXII):«Il tathagatagarbha (la natura di Buddha) contiene la causa sia del bene che del male. Esso genera tutte le forma di esistenza. Come un attore riveste diversi ruoli, essendo esso stesso privo di un'anima che gli appartenga». Inoltre la dottrina di Zhiyi richiama costantemente la compresenza, in tutti i mondi possibili, dalle forme infernali ai Buddha, di tutti i mondi possibili. Tuttavia alcuni studiosi contemporanei [2] indicano in Guanding, discepolo di Zhiyi, colui che ha introdotto il tema della compresenza e della necessità del male deviando di fatto dalla dottrina del maestro che su un piano di interpretazione etica era maggiormente coerente con il Buddhismo tradizionale. Ma il tema, controverso, non è ancora stato chiarito. Per quanto concerne invece l'argomento del secondo quesito, ovvero cosa implichi la dottrina religiosa della compresenza e necessità del bene-male, va ricordato che analogo tema, in ambito religioso, religioso-comparato, morale e psicologico, fu affrontato anche da Carl Gustav Jung durante la conferenza, tenutasi a Stoccarda nel 1959 e poi successivamente pubblicata, dal titolo: Gut und Bose in der analytischen Psychologie. [3]. Il lavoro di Jung, tuttavia, focalizzandosi sul valore trasformativo-spirituale di alcuni insegnamenti religiosi, non entrando dunque nelle implicazioni filosofiche del rapporto tra il bene e il male come fa invece il dibattito contemporaneo su Zhili, raggiunge una maggiore coerenza con gli scopi di questi insegnamenti anche nel caso delle dottrine Tiantai. Ciò premesso, se esaminiamo alla luce della Triplice verità la dottrina sul "male" formulata da Zhili potremo darne una lettura più coerente. Dal punto di vista della Vacuità (o della Verità assoluta) il "male" non esiste. La Vacuità infatti non rende conto dell'individualità. Essa è e basta, si manifesta per quello che è: nascita, morte, vita, positivo, negativo, etc., tutto manifesta senza privilegiare uno rispetto all´altro. Dal punto di vista della "Realtà" e "Verità convenzionale", il "male" esiste. Esiste perché la soggettività, l'individualità dell'essere senziente lo percepisce, lo giudica, lo fugge. Perché l'essere distinto nasce, vive, soffre e muore, sogna e desidera, è frustrato nei suoi desideri, impaurito dal dolore, addolorato dall'ingiustizia. La pratica dello zhiguan (giapp. shikan: calmarsi e guardare, discernere), com´è insegnata dalla scuola "Tiantai", è finalizzata a rendere conto di ambedue le "Verità" (assoluta e convenzionale), a leggerne una con lo sguardo dell'altra e tramite questo guardare, a individuare una modalità concreta di esistenza che renda conto di ambedue. L'assolutezza e la finitezza del mondo ma anche il 'grido' dell'individuo al suo cospetto. Questa pratica consentirebbe, secondo la dottrina Tiantai, di realizzare la "Verità di mezzo" o "Verità ultima". La dottrina buddhista Tiantai si distingue quindi nettamente da quella del Buddhismo Hinayana (o Buddhismo dei Nikaya), dove il "male" è frutto (e colpa) dell'ignoranza (sanscrito: avidyā) dell'uomo e solo se questi apporta dei correttivi (per mezzo dell'ottuplice sentiero, sanscrito: mārgasatya) che gli consentano la fuga dal luogo di dolore e dagli attaccamenti (samsāra) raggiungendo il nirvāna, sarà possibile la sua sconfitta definitiva. Ma si distingue anche dalle altre scuole buddhiste Mahayana che considerano il "male" causato dalla mancata percezione della Verità assoluta (paramarthasatya), e dal conseguente permanere nella Verità convenzionale (samvrtisatya). Tale errata percezione, secondo queste scuole Mahayana, può essere sanata esclusivamente dall'ingresso, mediante l'assorbimento meditativo (sanscrito: samādhi) che causa la scomparsa delle nozioni di "soggetto-oggetto", nella Verità assoluta, luogo che come abbiamo visto non consente la presenza del "male". Tutto ciò a scapito dell'individualità, della soggettività, vista, in questo ambito, come negativa percezione 'egoica'. La dottrina Tiantai del "male" segna quindi uno sviluppo rispetto alle dottrine Hinayana e del Mahayana tradizionale (Madhyamika e Cittamatra), le quali avevano già rigettato, sul tema del "male" le soluzioni "trascendentali" di alcune dottrine c.d. induiste. Tali dottrine, come peraltro le religioni abramitiche, avevano infatti di volta in volta proiettato il "male" e la sua causa all'interno di un essere trascendente inferiore (i demoni) affidando la risposta al problema del "dolore" nella speranza di un dio che potesse sanare la presenza sofferente del mondo fenomenico fornendo, magari dopo la morte, la felicità e le risposte complete agli interrogativi esistenziali.
[modifica] Il lignaggio (戒脈) Tiantai (天台宗)
Dal Fu fazang yinyuan zhuan (付法藏因緣傳): Buddha Shakyamuni 1. Mahakasyapa 2. Ananda 3. Sanavasa 4. Upagupta 5. Dhrtaka 6. Miccaka 7. Buddhanandin 8. Buddhamitra 9. Parsva 10. Punyayasas 11. Asvaghosa 12. Kapimala 13. Nagarjuna 14. Kanadeva 15. Rahulata 16. Sanghanandin 17. Gayasata 18. Kumarata 19. Jayata 20. Vasubandhu 21. Manorhita 22. Haklenayasas 23. Simha bhiksu 24. Huiwen 25. Huisi 26. Zhiyi
Il lignaggio cinese dal fondatore del monastero Tiantai, Zhiyi: 1. Zhiyi 2. Guanding 3. Fahua Zhiwei 4. Tiangong Huihui 5. Zuoqi Xuanlang 6. Jingqi Zhanran 7. Xingdao Daosui, 8. Zhixing Guangxiu. 9. Zhiding Wuwai 10. Miaoshuo Yuanxiu 11. Gaolun Qingsong 12 Jingguang Xiji 13. Baoyun Yitong 14. Fazhi Zhili
Il lignaggio cinese tradizionale: 1. Nagarjuna (cin. Longshu) 2. Huiwen 3. Huisi 4. Zhiyi 5. Guanding 6. Fahua Zhiwei 7. Tiangong Huihui 8. Zuoqi Xuanlang 9. Jingqi Zhanran 10. Xingdao Daosui 11. Zhixing Guangxiu 12. Zhiding Wuwai 13. Miaoshuo Yuanxiu 14. Gaolun Qingsong 15. Jingguang Xiji 16. Baoyun Yitong 17. Fazhi Zhili
[modifica] Note
- ^ Ad esempio: Jee Loo Liu The Paradox of Evil in Tiantai Buddhist Philosophy, Religion Compass Volume 1 Issue 3 Page 398-413, May 2007
- ^ Così: Chen, Y-S, Guan-yin-xuan-yi xing-er-wen-ti-zhi-tan-tao (A Study of the Vice Problem in the Significance of Kuangyin Sutra), Zhong-hua-fo-xue-xue-bao, 1992, no. 5, pp. 173–191.
- ^ Carl G. Jung Bene e male nella psicologia analitica, Biblioteca Bollati Boringhieri, Torino, 1993.
[modifica] Bibliografia
- Paul L. Swanson, Foundations of T'ien-T'ai Philosophy: The Flowering of the Two Truths Theory in Chinese Buddhism, Asian Humanities Press, USA, 1989. ISBN 0-89581-919-8.
- Brook Ziporyn, Being and Ambiguity: Philosophical Experiments with Tiantai Buddhism, Open Court, Chiacago and La Salle, Illinois, 2004. ISBN 0-8126-9542-9.
- Brook Ziporyn, Evil and/or/as the Good: Intersubjectivity and Value Paradox in Tiantai Buddhist Thought, Harvard University Press, 2000. ISBN 0-674-00248-2
- Brook Ziporyn, Tiantai School in Encyclopedia of Buddhism, Robert E. Buswell, Ed., McMillan USA, New York, NY, 2004. ISBN 0-02-865910-4.
[modifica] Voci correlate
- Buddhismo Mahayana
- Sutra del Loto
- Madhyamika
- Cittamatra
- Buddhismo cinese
- Buddhismo Chan
- Buddhismo Tendai
- Buddhismo Nichiren
- Zhiyi
- Huiwen
- Huisi
- Guanding
- Zhanran
- Zhili
- Zhikai
- Saicho
- Nichiren
[modifica] Collegamenti esterni
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