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Pincio - Wikipedia

Pincio

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Coordinate: 41°54′42″N 12°28′47″E / 41.91167, 12.47972

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La salita da Piazza del Popolo al Pincio.
La salita da Piazza del Popolo al Pincio.
San Pietro dalla terrazza del Pincio
San Pietro dalla terrazza del Pincio
Piazza del Popolo dalla terrazza
Piazza del Popolo dalla terrazza
Idrocronometro di padre Embrìaco
Idrocronometro di padre Embrìaco
l'Obelisco pinciano
l'Obelisco pinciano
il Quirinale dalla passeggiata del Pincio
il Quirinale dalla passeggiata del Pincio

Il Pincio (o colle Pinciano, dal latino Mons Pincius) è un colle di Roma. Il colle si trova a nord del Quirinale, e guarda sul Campo Marzio. Diverse ville e giardini occupano il colle, compresa Villa Borghese. Da Piazzale Napoleone I, in cima al colle, c'è un ampio panorama su Piazza del Popolo e sulla città.

Indice

[modifica] Storia antica

Era al di fuori dei confini originali della città e non fa parte dei Sette colli, tuttavia si trova all'interno delle mura costruite dall'imperatore Aureliano tra il 270 ed il 273.

Molte famiglie importanti dell'Antica Roma avevano dimore e giardini (horti) sul Pincio nell'ultimo periodo della Repubblica Romana, tra cui gli Horti Lucullani (creati da Lucullo), dove venne uccisa Messalina, la moglie di Claudio[1], costruiti grazie al bottino realizzato con la vittoria su Mitridate nel 63 a.c., gli Horti Sallustiani (creati dallo storico Sallustio), unificati agli horti luculliani in un’unica proprietà detta In Pincis nell’era imperiale, gli Horti Pompeiani, e gli Horti Aciliorum, degli Acilii. Il colle era noto nell'antichita come il Collis Hortulorum (il colle dei giardini). Il nome attuale viene da una delle famiglie che l'occupò nel IV secolo, i Pincii.[2]

Sul colle c'era la tomba dei Domizii, in cui vennero sepolte le ceneri di Nerone.[3]

[modifica] Storia moderna

Mira dell'osservatorio e busto di Angelo Secchi alla Casina Valadier
Mira dell'osservatorio e busto di Angelo Secchi alla Casina Valadier

Gian Lorenzo Bernini scolpì sulla Porta del Popolo, l’ingresso nord della città dove giungono pellegrini, mercanti, imperatori, artisti, il benvenuto alla Regina Cristina di Svezia, convertitasi al cattolicesimo e scesa a Roma: "Felici faustoque ingressu". La leggenda dei cronisti del tempo racconta che la Regina del Nord, il giorno del suo arrivo, il 20 settembre 1655, prima spianò il viso con la fronte corrugata, e poi sorrise.<

Quel che è certo è che nel giugno 1816, 161 anni dopo, fu approvato il progetto di piazza del Popolo di Giuseppe Valadier, che in otto anni costruì l'attuale piazza e il vasto giardino del colle del Pincio.

Nel parlare comune viene ancora detto "il Pincio" la parte di Villa Borghese dentro le Mura aureliane dalla terrazza su Piazza del Popolo a Villa Medici. Il Pincio è il primo giardino pubblico di Roma, voluto da Napoleone, e tra le passeggiate storiche è forse la più cara ai romani.<

La sistemazione odierna è dovuta, appunto, a Valadier che, su richiesta di Pio VII (il cui ritorno è festeggiato proprio con l'arco trionfale di piazza del Popolo), unì il colle più bello della città alla porta Flaminia e a piazza del Popolo in un unicum neoclassico, simmetrico: si è negli anni dell'influenza neoclassica napoleonica, anzi l'esercito francese è ancora a presidio della città eterna. Valadier studiò il delicato disegno dei due tornanti che salgono convergendo a metà della collina dal lato orientale della piazza verso la vasta terrazza panoramica dedicata a Napoleone I, con un viale in falsopiano, oggi viale Gabriele d'Annunzio, che sfiora i bassorilievi, la fontana, e poi i tre alti nicchioni fino alla terrazza panoramica; ideò pure la notevole quinta botanica, formata da palme e altre essenze sempreverdi, che guardano al di sopra delle rampe da piazza del Popolo fino a un incredibile panorama della Roma rinascimentale e vaticana. L'elemento urbano della piazza fu così collegato mirabilmente da Valadier mediante rampe e terrazze a quello paesistico dei giardini del Pincio. Valadier pose inoltre sul Pincio la sua residenza privata, la Casina Valadier, similmente al cassero della nave che Nelson comanda a Trafalgar. Purtroppo per lui morì prima di potervi alloggiare, e diventò così subito caffetteria pubblica e punto di contemplazione sulla città, come ancora oggi.

Da quando lo Stato italiano acquistò la Villa Borghese, nel 1902, il Pincio fu fittamente arredato con busti degli uomini del Risorgimento e della storia d'Italia (le donne ritenute meritevoli di un busto sono solo 3: Vittoria Colonna, Santa Caterina da Siena e Grazia Deledda). Il loro numero aumentò nel tempo, e alla fine degli anni '60 i busti erano 228[4], periodicamente afflitti da epidemie di vandalismo che ne attaccano preferibilmente i nasi.

Uno di questi busti ha una storia interessante: nel 1860 fu collocata al Pincio, vicino alla Casina Valadier, la "mira" dell'Osservatorio astronomico del Collegio Romano per la determinazione del meridiano di Roma, su richiesta del suo direttore, l'astronomo gesuita Angelo Secchi. Era, in origine, soltanto un segnale a scacchi poi perfezionato in colonna con un foro che permetteva di illuminarlo di notte. Nel 1878, alla morte del Secchi, il suo busto venne piazzato sulla colonna. Danneggiato nel 1960, fu ripristinato nel 2001 e fornisce ancora la mira (anche se non serve più)[5].

In un angolo in fondo c'è anche un monumento a Enrico Toti del 1922.

[modifica] Edifici e monumenti

[modifica] Collegamenti

 È raggiungibile dalle stazioni: Flaminio - Piazza del Popolo e Spagna.

[modifica] Note

  1. ^ Tacito, Annales 11, 1; 32; 37.
  2. ^ Cassiodoro, Variae 3, 10.
  3. ^ Svetonio, Nero 50.
  4. ^ fonte: Romaspqr.it
  5. ^ per l'Osservatorio e monsignor Secchi vedi [1]

[modifica] Voci correlate

[modifica] Collegamenti esterni

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