Partito Radicale Serbo
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Il Partito Radicale Serbo (Srpska radikalna stranka, SRS) è un partito politico della Repubblica di Serbia.
SRS è nato nel 1990, dopo la fine del regime comunista, dalla fusione tra il Partito del Popolo Radicale e il Movimento Cetnico Serbo, a sua volta nato dalla scissione del Movimento per il Rinnovamento Serbo. Il termine Cetnico richiama i membri delle organizzazioni serbe che, nel XIX secolo, si impegnavano per l'indipendenza della Serbia dall'Impero Ottomano. Da qui è facile comprendere il carattere indipendentista e nazionalista del MSC e, di conseguenza, di SRS. SRS, infatti, si contraddistinse da subito nella difesa dell'idea della Grande Serbia, con il relativo totale controllo sulle regioni del Kosovo, della Vojvodina ed il mantenimento della federazione con il Montenegro.
[modifica] DAl 1990 al 2000
Alle politiche del 1990 SRS ottenne il 27% dei voti, ma, a causa del sistema elettorale, elesse appena 22 deputati su 250. Alle politiche del 1992, però, pur calando al 22,6% elesse 73 deputati, 49 in più. Tra il 1990 ed il 1993, SRS ed il suo leader Vojislav Šešelj sostennero il presidente Slobodan Milošević, del Partito Socialista di Serbia (SPS), nella guerra che portò alla divisione della ex Jugoslavia. Šešelj, per l'attività durante la guerra, è stato accusato dal tribunale penale internazionale per crimini contro l'umanità.
Alle politiche anticipate del 1993, SRS calò ulteriormente al 13,8% e dimezzò i propri seggi (39). Tra il 1993 ed il 1998, SRS fu all'opposizione del governo di Milošević, perché non condivise il mancato sostegno alla Republika Srpska durante il conflitto in Bosnia Erzegovina. Alle politiche del 1997, grazie alla propria intransigente opposizione, SRS salì al 28,1% dei voti ed elesse ben 81 deputati. Tra il 1998 ed il 2000 SRS e SPS tornarono ad allearsi, condividendo la sovranità della Serbia sul Kosovo ed opponendosi all'intervento della NATO nella regione.
[modifica] Dal 2000 ad oggi
Le proteste di piazza dell'opposizione democratica portarono, nel 2000, alla caduta del governo di Milošević. Alle elezioni politiche dello stesso anno SRS perse il 20% dei voti, crollò all'8,6% ed elesse 23 deputati. SRS passò, così, all'opposizione di un governo formato, tra gli altri, dal Partito Democratico (DS) e dal Partito Democratico di Serbia (DSS).
Alle politiche del 2003, accentuando i toni nazionalisti e l'attenzione ai temi sociali, approfittando, inoltre, della spaccatura tra DS e DSS, SRS ottenne il 27,6% dei voti, eleggendo 82 deputati e divenendo il primo partito serbo. Il risultato fu dovuto anche al travaso dei voti da SPS a SRS. I socialisti, infatti, privati ormai di Milošević, scesero ulteriormente dal 13,8% al 7,6% dei consensi.
Alle elezioni presidenziali del 2004, il candidato di SRS, Tomislav Nikolić, si piazzò al primo posto con il 30% dei voti. Al ballottaggio, però, venne superato dal candidato del DS, Boris Tadić, che vinse con il 54% dei suffragi. Al primo turno il candidato dei socialisti ottenne appena il 3,5% dei voti, ad ulteriore conferma del fatto che SRS è divenuto ormai il partito di riferimento dei nazionalisti serbi.
Alle politiche del 2007, i nazionalisti hanno ottenuto il 28,7% dei consensi, con un incremento dello 0,9%. Ciò nonostante SRS ha perso un seggio (81 in totale). Il variegato fronte "democratico" (DS, DSS, G17 Plus, LDP, GSS, LSV, SDU) ha potuto contare su un incremento di 8 seggi, grazie al calo del Partito Socialista di Serbia. Ad avvantaggiarsi è stato soprattutto il Partito Democratico, che è salito al 22,9% (+10,3%).