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Paolo Virzì - Wikipedia

Paolo Virzì

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Paolo Virzì (Livorno4 marzo 1964) è un regista, sceneggiatore e produttore cinematografico italiano. È tra i principali eredi della tradizione della commedia all’italiana.

[modifica] Biografia

Nato nel 1964 a Livorno da un maresciallo dei Carabinieri palermitano e da una casalinga con un passato da cantante, dopo un’infanzia trascorsa a Torino cresce nel quartiere popolare delle Sorgenti, nutrendo sin da piccolo una passione sconfinata per la letteratura, (“stordendosi di romanzi come qualcuno di canne”, dichiarerà lui stesso). Tra gli scrittori più amati Mark Twain e Charles Dickens, i padri nobili di quel romanzo di formazione che è servito da modello per le sue sceneggiature future.

Dopo l’esperienza giovanile in un paio di filodrammatiche livornesi, dove dà prova di versatilità recitando, dirigendo e scrivendo testi teatrali, stringe un sodalizio artistico con l’ex-compagno di liceo Francesco Bruni che diventerà negli anni successivi il suo co-sceneggiatore di fiducia. Frequenta per qualche tempo Lettere e Filosofia all’Università di Pisa e gira alcuni lungometraggi e cortometraggi di cui si sono perse le tracce, prima di abbandonare Livorno per Roma. “Va in città” come vent’anni dopo farà la ragazzina protagonista di Caterina va in città e come trent’anni prima aveva fatto il Moraldo de I vitelloni di Federico Fellini, un altro grande provinciale del cinema italiano.

Nella capitale frequenta il corso di sceneggiatura del Centro sperimentale di cinematografia dove si diploma nel 1987. Tra i suoi insegnanti ci sono Gianni Amelio e Furio Scarpelli. L’incontro con quest’ultimo è decisivo: Scarpelli diventa il suo maestro, mentore e padre putativo. Con lui collabora alla sceneggiatura di Tempo di uccidere (1989) di Giuliano Montaldo, tratto dal romanzo di Ennio Flaiano. Tra la fine degli anni '80 e i primi anni '90, Virzì dà il proprio contributo alle sceneggiature di Turné (1990) di Gabriele Salvatores, di Condominio (1991) di Felice Farina e di Centro storico (1992) di Roberto Giannarelli. Lavora con lo scrittore napoletano Raffaele La Capria, all’adattamento di Una questione privata di Beppe Fenoglio per un film-tv diretto da Alberto Negrin.

Spronato dal produttore Angelo Rizzoli, Virzì debutta nella regia nel 1994. Originariamente intitolato Dimenticare Piombino, dal nome della località toscana dove la vicenda è ambientata, La bella vita (interpretato da Sabrina Ferilli e Massimo Ghini) descrive l’irreversibile crisi d’identità della classe operaia attraverso la vicenda di un “triangolo sentimentale di ambientazione popolare e una storia di una piccola famiglia che va in crisi sotto i colpi della seduzione e della recessione” (la definizione è dello stesso Virzì), ricalcata sulla falsariga di un classico della commedia all’italiana, Romanzo popolare di Mario Monicelli, non a caso scritto dalla coppia Age e Scarpelli. Presentato con successo nel 1994 alla Mostra del cinema di Venezia l’opera prima di Virzì fu premiato con il Ciak d'oro, Il Nastro d'Argento e il David di Donatello nella categoria "Migliore Regista Esordiente”. Con questo esordio Virzì mette già in mostra il suo talento nella direzione degli attori.

Nel successivo Ferie d'agosto (1995) l'isola di Ventotene è il teatro del conflitto tra due famiglie italiane in vacanza. Con questa commedia interpretata da un cast formidabile (Silvio Orlando, Laura Morante, Ennio Fantastichini, Sabrina Ferilli, Piero Natoli) Virzì riflette sulla rivoluzione politica italiana dopo l’avvento del maggioritario e la discesa in campo di Silvio Berlusconi e sulla trasformazione di un paese improvvisamente chiamato a schierarsi su due fronti politici contrapposti. Ferie d'agosto vince il David di Donatello come miglior film dell’anno.

Prende il nome da un quartiere di Livorno una tra le più sentite e personali opere di Virzì, Ovosodo (1997), film che tratta di un giovane inadeguato alla vita, interpretato da Edoardo Gabriellini, una delle scoperte del Virzì talent-scout di volti nuovi del cinema italiano. La storia, nonostante la forte connotazione a livello locale, ha uno straordinario successo. Riesce a conquistare critica e pubblico e la giuria del Festival di Venezia, presieduta dalla neo-zelandese Jane Campion che consegnerà al regista il Gran premio della giuria.

Nel 1999 dirige Baci e abbracci. Il film è una miscela di favola, commedia sociale, pochade e di racconto natalizio alla Dickens. Ma il riferimento più evidente è L'ispettore generale di Gogol, che aveva già ispirato Anni ruggenti di Luigi Zampa. Attraverso la storia corale di un gruppo di ex-operai intenzionati ad aprire una allevamento di struzzi nella Val di Cecina, Virzì ritrae ancora una volta l’Italia di provincia sedotta dalla modernità. Nel film compare come attore, nel ruolo del leader del gruppo Snaporaz, il fratello Carlo Virzì, musicista di alcuni suoi film e regista de L'estate del mio primo bacio, scritto e sceneggiato da Paolo.

I dissesti finanziari di Vittorio Cecchi Gori, produttore e distributore dei primi film del regista, bloccano le riprese del picaresco My name is Tanino(2002). Girato tra Sicilia, Canada e Stati Uniti, il film ha una lavorazione travagliata. Il copione – firmato dal regista e Bruni, cui si aggiunge lo scrittore Francesco Piccolo – verrà più volte riscritto durante lo shooting per sopperire alla mancanza di finanziamenti. Il protagonista è di nuovo un esordiente, il siciliano Corrado Fortuna. E Tanino, giovanotto in fuga dalla sua Sicilia per inseguire vanamente il sogno americano, sembra una versione anni '90, ancora più sprovveduta e trasognata, del personaggio interpretato da Gabriellini in Ovosodo.

Alla Roma amata e odiata con le sue scoperte entusiasmanti e le sue delusioni cocenti è dedicato Caterina va in città (2003). Questa volta il ruolo dello sprovveduto provinciale che osserva il mondo circostante tra candore e spaesamento è ricoperto da una ragazzina, la piccola e goffa Caterina (interpretata dall’esordiente assoluta Alice Teghil), catapultata dalla tranquilla Montalto di Castro nella labirintica Roma per volontà dell’ambizioso padre Sergio Castellitto, nella parte di un livoroso pseudo-intellettuale di provincia che, dice Virzì, “assomiglia al lato oscuro di noi stessi, forse anche al mio!”. Margherita Buy vince il David di Donatello e il Nastro d’argento 2004 come miglior attrice non protagonista, mentre Alice Teghil si aggiudica il premio “Guglielmo Biraghi”.

Con N - Io e Napoleone(2006) per la prima volta affronta uno degli storici tabù del cinema italiano: il film storico in costume. Adattando il romanzo di Ernesto Ferrero N, Virzì arricchisce la trama ottocentesca con precisi riferimenti all’attualità. N è una riflessione sul rapporto tra l’intellettuale e il potere nell’età contemporanea. Tanto che quando qualcuno pronuncia la battuta “Per un nuovo miracolo elbano” non si può non pensare al parallelismo tra Napoleone e Berlusconi. Il cast è internazionale: oltre al protagonista Elio Germano, da segnalare Monica Bellucci e Daniel Auteuil.

Con il corale Tutta la vita davanti (2008) Virzì realizza uno dei suoi film più amari. Commedia grottesca sul mondo del lavoro e dai toni spesso apocalittici, Tutta la vita davanti è una sorta di La bella vita atto secondo ambientata in un call center, dove è la precarietà (lavorativa, sentimentale ed esistenziale) la vera protagonista della vicenda. Tra gli interpreti spicca un trio di donne: Isabella Ragonese – l'"eroina" solida e risoluta del film -, Micaela Ramazzotti e, in un ruolo per lei insolito, Sabrina Ferilli.

Nel 2007 Paolo Virzì ha fondato la casa di produzione Motorino Amaranto.

[modifica] Filmografia

[modifica] Collegamenti esterni

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