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Nostra Signora della Guardia - Wikipedia

Nostra Signora della Guardia

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Iconografia classica dell'Apparizione al pastore Pareto custodita nell'Abbazia di San Fruttuoso, a Camogli, in Liguria
Iconografia classica dell'Apparizione al pastore Pareto custodita nell'Abbazia di San Fruttuoso, a Camogli, in Liguria

Tra i vari titoli con cui la Chiesa cattolica venera Maria, madre di Gesù, quello di Nostra Signora della Guardia è legato all'omonimo santuario edificato sulla cima del monte Figogna, nei dintorni di Genova.

Per approfondire, vedi la voce Santuario di Nostra Signora della Guardia (Ceranesi).

Indice

[modifica] Storia della devozione

La devozione alla Madonna della Guardia ha inizio alla fine del XV secolo a seguito della presunta apparizione a Benedetto Pareto (1490), e rimane per lungo tempo una devozione propria dei fedeli della Val Polcevera, estendendosi poco a poco a tutto il ponente genovese (da Sestri, dove esiste il santuario della Madonna del monte Gazzo, a Pegli).

[modifica] L'apparizione

L'evento miracoloso ebbe come protagonista Benedetto Pareto, un contadino della zona. Il cognome Pareto è relativo ad una serie di località rurali; nel caso era riferito ad un nucleo di famiglie che abitavano in una frazione della parrocchia di Livellato, detta Pareti, in dialetto Parei o Paej, da cui presero il cognome. Benedetto Pareto era sposato, ed aveva due figli, Pasquale e Bartolomeo, che avrebbero poi retto il primo santuario.

Il primo resoconto del miracolo risale al 1530, ed è costituito da una Memoria del santuario che, composta in tali anni, intende provare la veridicità dei fatti. In essa viene narrata la storia del miracolo, basandosi sul racconto di tre testimoni - Nicheroso Parodi di Cesino, Bartolomeo Piccaluga di Morego, Francollo Verardo Livellato - tutti al momento in età dagli 85 ai 90 anni, i quali riferiscono di avere conosciuto di persona Benedetto Pareto e di conoscere con esattezza lo svolgersi dei fatti.

I quali appaiono con la seguente sequenza. La cima del monte Figogna era una Comunaglia, cioè terreno lasciato liberamente ai contadini delle comunità che potevano qui venire a fare il fieno, tagliare legna, ecc.

Nel 1490 Benedetto Pareto era sul Monte Figogna intento al lavoro, tagliava il fieno, probabilmente verso le 10 del mattino, dato che attendeva la moglie che gli portava il pranzo - nella Val Polcevera di allora i contadini mangiavano a tale ora -, quando ebbe la visione di una Signora maestosa, dal viso bellissimo, i modi dolcissimi, l'aspetto splendido. Ella gli disse essere la Regina del Cielo, e quindi precisò per rassicurarlo di essere Maria la Madre di Gesù. Gli indicò allora il punto del monte sul quale pretese fosse costruita una cappella a Lei dedicata. Poiché Pareto era povero, Ella gli promise l'aiuto necessario. Il Pareto raccontò il fatto alla moglie quando questa arrivò con il pranzo; la donna subito lo derise credendolo impazzito, e il contadino finse di dimenticare l'apparizione. Ma il giorno dopo, salito su un fico per mangiare, il ramo si ruppe e la caduta lo lasciò in fin di vita. Aveva appena ricevuto i Sacramenti quando ebbe una seconda apparizione della Madonna, che gli rinnovò la richiesta di costruire la cappella e lo fece guarire di colpo. Il miracolo della guarigione convinse i presenti a credere nel miracolo, e Benedetto poté far tacere la moglie e richiamare persone volenterose di costruire l'edificio.


[modifica] Il primo santuario

Benedetto Pareto pertanto riusciva a far costruire una piccola cappella che diveniva un centro di culto per tutta la Val Polcevera, sino alla zona di Genova. Un documento del 1507, del parroco di San Bartolomeo di Livellato, Giacomo Grandi, cita questa prima cappella associata alla sua parrocchiale.

L'esigenza cultuale condusse ad un primo ingrandimento. La Memoria del 1530 parla in proposito della Chiesa grandissima edificata nel 1528-1530, che corrisponde alla chiesa poi demolita per la attuale al principio del 1900. La costruzione sempre da questa fonte viene attribuita alle offerte di Bartolomeo Ghersi, che aveva guadagnato al lotto molto denaro, con il quale fece demolire la precedente cappella per ricostruirla ampliata. L'avvenimento è confermato anche da una lapide murata presso il santuario, il cui testo così riferisce:

« Hoc Opus Fieri Fecit

Bertolameus De Gersi Et

Pasquali Eiusq. Filio Ad Honore

Dei Et Beate Marie Virginis

Sit Ad Eternam Rei

Memoriam 1530 Die 15 Iunii »

In questo periodo la chiesa inizia ad essere arricchita di marmi, bassorilievi e statue, di cui alcuni tuttora presenti.

Dopo la Memoria del Santuario del 1530, apare un altro documento con testimoni citati a verifica degli eventi: sono Lazzaro Parodi fu Corrado di Ceranesi e Stefano Parodi fu Pasquale di Torbi, nati entrambi circa nel 1530-1534, i quali lasciano nel 1604 una deposizione con giuramento davanti al notaio Mongiardino nella quale riferiscono avere per molti anni conosciuto e praticato il figlio di Benedetto Pareto, Pasquale, che morto il padre aveva preso la cura del santuario, ne teneva le chiavi e provvedeva al mantenimento (Stefano Parodi asserisce aver lavorato sotto di lui come muratore, come prima suo padre). I due testimoni inoltre riferiscono essere il culto noto in tutta la Val Polcevera. Ribadiscono quindi l'importanza dell'apparizione, successivamente all'anonimo stesore della memoria del 1530, gli storici genovesi p. Agostino Schiaffino (prima metà del Seicento), Giuliano Giancardi (1652), p. Aurelio Richeri (1732), Giacomo Giacardi (1732), Poch, Accinelli, Paganetti.

Per la chiesa ampliata nel 1530 era stata necessaria l'istituzione di una Masseria, di cui parla appunto la Memoria del 1530. L'istituzione degli amministratori però non aveva escluso dalle loro funzioni i Pareto, soprattutto Pasquale, figlio di Benedetto, che continuarono a dirigere direttamente l'attività del santuario e che più volte vennero eletti massari: tali appaiono così nel 1594 Giovanni Pareto, nipote di Benedetto, e nel 1596 suo fratello Cipriano Pareto. I Pareto però non potevano chiedere il Giuspatronato, essendo stata la Grande Chiesa del 1530 eretta con i denari di altri. Tale pretesa venne accampata nel 1610 da Giovanni Pareto, ma nonostante le sue proteste non venne accolta.


[modifica] Eventi di culto

La liturgia nel santuario spettava al parroco di Livellato sino al 1530; con la nuova chiesa inizialmente per alcuni periodi si nominò un cappellano fisso, dipendente ancora dal parroco. Era però chiusa nei periodi freddi invernali. Il primo cappellano fu un certo Francesco, citato dai documenti della masseria verso la metà del XVI secolo.

Tra le devozioni qui celebrate acquistò spazio il culto del Rosario, in nome del quale nel 1598 venne istituita la Compagnia dell'Altare del Rosario in testa alla navata di sinistra.

Il culto di N.S. della Guardia venne apprezzato dal visitatore apostolico mons. Bossio che nel 1582 visitò tutte le chiese dell'archidiocesi genovese.

Fra le grazie qui registrate si ricorda quella a fra Giuseppe Maria Simbelli, converso dei Padri Trinitari di S. Maria della Mercede, della parrocchia di San Benedetto di Fassolo (San Benedetto al Porto), che sofferente di etisia, il 26 luglio 1727 si fece portare al santuario e ne ricevette la guarigione. Il miracolo venne dichiarato con decredo del 17 giugno 1728 dal Vicario Generale Arvivescovile mons. Giuseppe M. Bolina.

Indulgenze e privilegi vennero riferiti al santuario dall'arcivescovo De Franchi (1727), dal papa Clemente XIV (1773), dal papa Pio VI (1797). Il santuario era meta di pellegrinaggi da quasi tutte le parrocchie del circondario.

Un importante pellegrinaggio si svolse il 21 luglio 1871, in occasione del Giubileo Pontificale di Pio IX. Ad esso seguì quello del 16 giugno 1876, in occasione del trentesimo anno di pontificato sempre di Pio IX. Il 7 luglio 1876 si revava in visita al santuario l'arcivescovo di Genova mons. Salvatore Magnasco, che ripeteva l'evento il 23 agosto 1887. Queste due visite sancirono inoltre l'inizio dei lavori di ricostruzione del santuario nelle forme attuali.

Ultima visita pastorale dell'Ottocento fu quella del 4 ottobre 1897 dell'arcivescovo di Genova mons. Tommaso Reggio.

Nostra Signora della Guardia (spesso indicato N.S. della Guardia) divenne una devozione genovese per iniziativa personale del papa Benedetto XV, genovese, il quale elevò il santuario al titolo di basilica minore.
Lo stesso papa fece costruire nei giardini vaticani un'edicola in cui fece porre la statua della stessa Madonna regalatagli dai genovesi.

Nel 1990 l'arcivescovo Giovanni Canestri pose sotto l'auspicio della Madonna della Guardia la missione diocesana che si sarebbe aperta due anni dopo, cioè nel 1992, nel barrio del Guaricano, a Santo Domingo, in Repubblica Dominicana.

Vi sono santuari dedicati a Nostra Signora della Guardia in varie parti del mondo:

La festa liturgica di N.S. della Guardia si celebra il 29 agosto.


[modifica] Immagini

Da sinistra:
  • L'Edicola della Madonna della Guardia dei Giardini Vaticani
  • La statua della Madonna della Guardia dei Giardini Vaticani
  • La statua della Madonna della Guardia della missione della Diocesi di Genova in Guaricano
  • La statua della Madonna della Guardia nel santuario della Guardia di Alassio

[modifica] Voci correlate

[modifica] Collegamenti esterni

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