Nicola Lo Buono

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Nicola Lo Buono (Bari, 4 giugno 1933) è un ex calciatore italiano che giocava nel ruolo di terzino.

Nicola Lo Buono
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Dati biografici
Nome	Nicola Lo Buono
Nato	4 giugno 1933 Bari, BA
Paese	{{{paese nascita}}}
Nazionalità	Italia
Passaporto	{{{passaporto}}}
Morto	{{{luogo morte}}}
Altezza	{{{altezza}}} cm
Peso	{{{peso}}} kg
Dati agonistici
Disciplina	Calcio
Specialità	{{{specialità}}}
Categoria	{{{categoria}}}
Record
Ranking	{{{ranking}}}°
Ruolo	Difensore
Squadra
Ritirato	{{{Terminecarriera}}}
Carriera
Giovanili
Club professionistici
1954-'55	Trani	? (?) IV
1955-'56	Lazio	10 (0) A
1956-'57	Lazio	7 (0) A
1957-'58	Lazio	16 (0) A
1958-'59	Lazio	30 (0) A
1959-'60	Lazio	23 (0) A
1960-'61	Lazio	5 (2) A
1961-'62	?	? (?) ?
1962-'63	Pescara	21 (0) C
1963-'64	Pescara	19 (0) C
Nazionale
{{{Anni nazionale}}}	{{{nazionale}}}	{{{presenzenazionale(goal)}}}
Carriera da allenatore
Incontri disputati
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Palmarès
Il simbolo → indica un trasferimento in prestito

Una formazione della Lazio del 1960-61: Lo Buono è il primo in alto a sinistra

[modifica] Cenni biografici

Iniziò la carriera con la maglia del Trani in IV serie nel 1954-55. Nell'estate del 1955, partecipò ad un incontro tra rappresentative di categoria tra Nord e Sud. Nell'occasione è presente sugli spalti l'ex calciatore Carlo Parola in qualità di osservatore della Lazio che lo fece acquistare dalla società biancoceleste unitamente al portiere della rappresentativa del sud Nello Orlandi. L'arrivo dei due nella Capitale passò quasi inosservato.

La Lazio infatti era reduce da una movimentata e dispendiosa campagna acquisti e Lo Buono e Orlandi erano considerati poco più che rincalzi. Orlandi in effetti venne relegato stabilmente in tribuna dal grande Roberto Lovati (giocò solo 7 partite in tre anni), Lo Buono viceversa riuscì a guadagnarsi un posto in squadra. L'allentore Carver lo fece esordire l'11 marzo 1956 (ad appena 22 anni), nell'incontro più difficile: Lazio-Roma. È il famoso derby di recupero dopo il famoso rinvio per neve, Lo Buono venne schierato come terzino sinistro in coppia con Giovanni Molino e la Lazio vinse l'incontro per 1 a 0.

Da quel momento non uscì più di squadra fino al termine della stagione. All'ultima giornata riuscì anche a realizzare alla Fiorentina quelle che resta la sua unica rete in maglia laziale. Il gol è a dir poco singolare: il portiere avversario Sarti (che poi sarà uno dei famosi 11 dell'Inter di Helenio Herrera) diede incarico al compagno Cervato di un rinvio dal fondo e quest'ultimo andò alla battuta con una traiettoria lunga. Lo Buono intervenne al volo per rinviare, indirizzando però la sfera verso la porta avversaria.

Sarti che di spalle stava rientrando per riprendere la posizione tra i pali, si accorse della palla solo quando la stessa andò ad adagiarsi nella rete. Pochi minuti dopo avvenne un azione analoga, ma questa volta la sfera colpita da Lo Buono centrò in pieno la traversa.

Terzino ambidestro, non eccezionale tecnicamente, ma combattente indomito, forte agonisticamente e dotato di buona elevazione, queste le caratteristiche di Nicola Lo Buono. Sapeva adattarsi ad ogni situazione: con Molino giocò a sinistra, passò a destra con Eufemi e tornò nuovamente a sinistra con Janich. Fluidificava spesso, in un epoca in cui il ruolo era ancora interpretato in chiave prettamente difensiva. Con l'allenatore Carver, che pure l'aveva fatto esordire, ebbe alterne fortune e rapporti non sempre idilliaci, con lo jugoslavo Ciric andò ancora peggio. L'avvento di Bernardini sulla panchina biancoceleste, coincise con il periodo migliore di Lo Buono con la maglia della Lazio.

Con il tecnico romano, instaurò un ottimo rapporto basato sulla reciproca stima tanto che i compagni di squadra lo ribattezzarono subito come il "figlioccio di Bernardini". Lo Buono visse due stagioni splendide, culminate con la conquista della Coppa Italia del 1958, competizione che lo vide sempre presente in tutti gli incontri disputati. Nell'autunno del 1960 la fortuna gli voltò le spalle e cominciò per lui un lungo e tormentato calvario. Nell'incontro di Coppa Italia contro il Palermo, disputato allo stadio Flaminio, si procurò uno strappo che lo costrinse a rimanere lontano dai campi per quasi un anno. Una volta guarito, sia il nuovo allenatore Todeschini che il suo sostituto Facchini, lo relegarono stabilmente tra le riserve e così a fine campionato venne ceduto al Pescara in serie C. La malasorte lo perseguitò anche in Abruzzo: prima uno strappo al tendine d'Achille, quindi una distorsione ai legamenti ne pregiudicarono irrimediabilmente la ripresa agonistica. Al termine della seconda stagione sulle rive dell'Adriatico decise dire addio al granda calcio accettando l'incarico di allenatore-giocatore nel Formia. Qui iniziò una carriera di tecnico dilettantistico e semiprò che seppe dargli quelle soddifazioni che il calcio professionistico gli aveva negato (ben sette campionati vinti!).

Nell'estate del 1986 ha assunto la carica di Direttore Sportivo della Vis Aurelia, uno dei più prestigiosi sodalizi del panorama giovanile romano.

[modifica] Statistiche

Il suo bilancio con la Lazio è di 103 partite complessive (91 in campionato e 12 in Coppa Italia) e 1 gol (in campionato). Con la maglia biancoceleste ha vinto la Coppa Italia del 1958.