Negro
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Il termine "negro" (dal latino niger, "nero") indica in genere una persona appartenente a una delle etnie originarie dell'Africa e caratterizzate dalla pigmentazione scura della pelle. Queste etnie sono predominanti nell'Africa subsahariana, che per questo motivo veniva un tempo chiamata anche "Africa nera" (espressione rimasta nell'uso soprattutto, ma non solo, in ambito letterario). Utilizzato in senso più ampio, il termine può includere altri gruppi etnici di pelle scura, come negritos delle Filippine o gli aborigeni australiani.[1]
Il termine "negro", così come i suoi corrispettivi in altre lingue, ha assunto nel tempo significati metaforici legati soprattutto alla tratta degli schiavi africani; un esempio è la locuzione "lavorare come un negro" (ovvero "come uno schiavo") o l'uso della parola "negro" per riferirsi a chi lavora al posto di un altro (per esempio nel campo della letteratura).
Nell'italiano corrente, la parola "negro" viene in genere considerata non politically correct, e da sostituirsi con "di colore" o "nero"; di conseguenza, l'uso di questa parola viene associato all'espressione di disprezzo razziale. Un analogo processo di evoluzione linguistica è avvenuto in altre lingue, sebbene in tempi molto diversi.
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[modifica] Etimologia ed evoluzione del termine
In spagnolo e portoghese (come nell'italiano antico), negro significa semplicemente "nero". In epoca coloniale, e in particolare a seguito della tratta degli schiavi africani, la parola spagnola e portoghese entrò nell'uso nelle altre lingue con riferimento specifico agli africani. Da "negro" usato in questo senso derivano anche parole moderne come "negroide", introdotta a partire dal XIX secolo dagli antropologi che studiavano le "razze" umane.
In occidente, i termini derivati da "negro" (incluso l'inglese nigger) erano originariamente in uso comune, e non dotati di implicite connotazioni dispregiative. Per esempio, tanto l'edizione originale del romanzo abolizionista La capanna dello zio Tom che le sue tradizioni italiane della prima metà del Novecento fanno uso del termine "negro", così come avviene, per esempio, per le opere di un autore progressista come Mark Twain e per quelle di Joseph Conrad (che ha usato tale termine persino nel titolo di una sua opera, Il negro del "Narciso").
In inglese, negro e nigger hanno iniziato ad assumere connotazioni negative almeno dal XIX secolo. Uno dei più antichi movimenti anti-razzisti statunitensi, fondato nel 1909, venne battezzato National Association for the Advancement of Colored People ("Associazione nazionale per il progresso delle persone di colore"), evidentemente con l'intento esplicito di evitare le denominazioni derivate da "negro".
In Italia, il termine "negro" è caduto in disuso in tempi molto più recenti[2] e probabilmente a causa di una imitazione acritica del politically correct anglosassone.[3] Fino a prima degli anni '70, il termine non aveva connotati dispregiativi specifici; ancora nel 1968, per esempio, il cantante Fausto Leali lo usò nel titolo di una canzone di successo, Angeli negri. Secondo alcuni, l'identificazione di "negro" con le connotazioni dispregiative di nigger potrebbe essere riconducibile al doppiaggio italiano dei film statunitensi.[4]
In ogni caso, la condanna della parola "negro" nell'italiano moderno prevede di norma che essa sia sostituita con l'espressione "di colore"; l'aggettivo "nero" è un'alternativa considerata accettabile,[5] così come ovviamente l'uso di denominazioni più specifiche come "afroamericano".
La delegittimazione del termine "negro" pone problemi specifici ai traduttori di opere letterarie del passato. In alcuni casi, l'inglese negro o nigger o il francese nègre vengono tradotti in "negro"; questa scelta, tuttavia, è in genere accompagnata da una esplicita giustificazione da parte del traduttore.[6] In altri casi, "negro" viene tradotto oggi come "nero" o "di colore".[7]
[modifica] Bibliografia
- Flavio Baroncelli, Il razzismo è una gaffe: eccessi e virtù del politically correct, Donzelli Editore, 1996, ISBN 8879892061
- Wu Ming 1, New Thing, Giulio Einaudi Editore, 2004,
[modifica] Note
- ^ Sull'uso dispregiativo di nigger con riferimento ad aborigeni e meticci in Australia, vedi per esempio il romanzo autobiografico di Sally Morgan La mia Australia
- ^ Arturo Tosi, Language and Society in a Changing Italy, Multilingual Matters ed, 2000, ISBN=1853595004
- ^ O. Calabrese, I buffi integralisti del politically correct in Corriere della Sera, 19 settembre 1999
- ^ V. Negro, nero, nigger, in New Thing di Wu Ming 1
- ^ Si può osservare tuttavia che la parola nero era già presente nella retorica coloniale fascista (vedi p.es. Faccetta nera)
- ^ Si veda ad esempio l'introduzione di Giuseppe Culicchia a Le avventure di Huckleberry Finn, Feltrinelli 2005.
- ^ B. Gabutti, traduttore di Charles de Foucauld: esploratore del Marocco, eremita nel Sahara di René Bazin (1921) usa il termine negro e spiega che più avanti nel testo il termine verrà tradotto come "uomo di colore" o "nero".